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di Silvia LachelloBuongiorno Toro... lui si chiama Mario, va verso la sessantina, ed è gobbo. Gobbo old style, di quei gobbi che hanno ancora paura, di quei gobbi che hanno ancora rispetto, di quei gobbi che "per favore, sbrigatevi a...
Redazione Toro News

di Silvia LachelloBuongiorno Toro... lui si chiama Mario, va verso la sessantina, ed è gobbo. Gobbo old style, di quei gobbi che hanno ancora paura, di quei gobbi che hanno ancora rispetto, di quei gobbi che "per favore, sbrigatevi a tornare in A perché senza di voi non c’è mica tanto gusto e poi... siete sempre sei punti sicuri!" e poi si mettono a ridere nervosamente perché, da qualche parte in fondo al fegato, gli è rimasto il terrore di certi derby. Mario è gobbo, dicevo, ma chissà come mai ne sa sempre più del Toro che della giuve.Lei si chiama Maria, è molto orgogliosa, si trova nel mezzo del cammin di una vita che le ha riservato la buona sorte di essere del Toro, anche se spesso - e, nonostante tutto, poco volentieri - maledice il giorno in cui ha messo piede allo stadio per la prima volta ed è rimasta ammaliata dal contrasto fra il Granata delle maglie e il verde dell’erba. Maria dice che non è esattamente un contrasto, quanto piuttosto un felice incontro che genera tribolazioni.Lui si chiama Cesare, è nato il 18 luglio 1997. Doveva nascere a fine luglio, ma a sua madre si ruppero le acque mentre, armata di panzone, si avviava all’angolo di via Tunisi con via Spano. Il 18 luglio 1997 era un venerdì e qualcosa stava cambiando per sempre. Cesare è perennemente arrabbiato con il Toro e, onestamente, non posso dargli torto.Lei si chiama Serena, ha dodici anni, vorrebbe chiamarsi Agitata per sentirsi meno dissonante dal suo carattere. Ha smesso di credere alle favole da molto tempo, ma è molto difficile allontanarla dai sogni. Mamma e papà hanno provato a distrarla dal Toro con vari diversivi: lo sci, il nuoto, il pattinaggio, il disegno. Non c'è stato niente da fare: Serena brandisce la sua Bandiera e si difende e si protegge così.Lui si chiama Giuseppe, ha quasi novant'anni e gambe ancora forti. Ogni mattina, che tiri vento, pioggia, grandine, neve, oppure il sole sia impietoso, esce di casa per andare a comprare il giornale, bere il caffè al bar e poi fa una passeggiata intorno al Fila. Giuseppe ricorda sempre tutto e sempre sente la nostalgia. Si pasce in essa, per sua stessa ammissione, perché, in fondo, la nostalgia è rassicurante ed è meglio ripiegare su vecchi dolori, che si conoscono alla perfezione e non riservano più alcuna sorpresa, piuttosto che su quelli nuovi.Non ho voglia di parlare del Torino.Del Toro, sì.Buona settimana, Sorelle e Fratelli.