Ho tentennato a lungo prima di decidermi a pubblicare questo articolo.Per svariati motivi. Tanto per cominciare, per il fatto che il tentativo di acquisire una società è sempre materia delicata.In secondo luogo perché il personaggio principale di questa storia era un buon amico e sono stato molto dibattuto su come raccontare una vicenda, che ha tratti grotteschi, tragicomici e surreali, senza sbeffeggiarne troppo il protagonista unico.Ed infine perché questa storia si colora di risvolti malinconici.Credo che qualcuno di voi ricorderà questi fatti, che avvennero nell’inverno a cavallo del 1992 e del 1993.
mondo granata
Sarò il nuovo presidente!
Bene, sono convinto che ora purtroppo perderemo per strada tutti coloro che si sono resi conto che questa non è una vicenda di attualità stretta.Peccato. Se avete voglia di restare, siete i benvenuti, in caso contrario grazie comunque per avere contribuito a far girare il contatore che trovate in fondo alla pagina.In queste terre di carestia, ce n’è sempre bisogno :-).Noi quattro superstiti invece, continuiamo su questo tram in viaggio verso il paradossale.
Questa è una storia strana, che comincia in una tarda serata del gennaio 1993.Sono in montagna con la mia ragazza di allora, nella sua casa di Torgnon. Dire che fuori si gela è una barzelletta.- Presto, barrichiamoci in casa! - dico trafelato.Voi penserete a qualche ovvia motivazione.Invece no. Non era per quello.Ve l’ho detto, è una storia strana.E’ la storia di Mister G.
Mio padre conobbe Mister G. allo stadio di san Siro, nel 1972, dietro ad una porta difesa da Cudicini. in occasione di un Milan-Torino, per il quale la parte sana di questa città si catapultò in un esodo epocale. Probabilmente la sola trasferta della carriera paterna come tifoso. Finì male, vinse il Milan per 1-0 con gol di Benetti su rigore e rete annullata a Toschi allo scadere. Ma si sapeva. Fu il campionato del gol di Agroppi annullato a Marassi, e questo dovrebbe dire abbastanza, se non tutto.Mister G. Ovviamente non era questo il suo nome, ma dopo che all’inizio del 2009 ci siamo svenduti e prostrati per due mesi a una sigla misteriosa, ho creduto opportuno proseguire sulla stessa lunghezza d’onda.Era un piccolo industriale torinese, all’epoca sulla quarantina.Lui e mio padre diventarono amici ed io lo conobbi quando la mia passione granata esplose, all’inizio del 1976. Con loro due vidi la prima partita della mia vita, Toro-Cagliari 5-1 del 2 maggio 1976, e sempre con lui spesso andai a vedere altre partite, durante quegli anni, ricchi di vittorie, ma avari di soddisfazioni.Mister G era un pilota. E che pilota, signori!Appassionato di Formula 1 (sapeva interpretare e spiegare tecnicamente ogni gesto dei piloti), amava le auto brillanti e se ti capitava di poter fare un giro con lui, magari sulla strada del Pino, potevi stare certo che l’emozione era assicurata.Mister G dunque era un buon amico. E poi era del Toro, sfegatato come la mamma, che ebbi la fortuna di conoscere (non per niente i suoi genitori erano stati custodi del Fila quando lui era piccolo).Per noi bambini o ragazzini, era rassicurante vedere quei quarantenni così infervorati nel loro tifo. Ci faceva capire di essere nel giusto.Ma…
Ma come molte delle belle storie, anche questa ha un risvolto un po’ particolare ed amaro.Mister G. era un personaggio estroso, sinceramente passionale.Forse per questo, andava ciclicamente incontro a periodi di… chiamiamola “esaltazione”, oppure felicità eccessiva.Nel 1980 suonò alla porta della casa di mio padre.Si presentò con una Ferrari.Aspettate, non è tutto.Nello stesso giorno si era comprato anche una Renault Fuego (gran bella macchina in quel periodo).Due nello stesso giorno.Mio padre e mio fratello, stupefatti, saltarono a bordo della Ferrari con lui e fecero il giro della città.A sera, Mister G. organizzò una grande cena con gli amici, al ristorante la Dentera (nei pressi della strada che parte per Superga, per chi non è di Torino). Si presentò con il labbro spaccato.Sua mamma, quando aveva saputo della Ferrari, della Fuego, e dei due alloggi che si diceva avesse venduto per completare l’acquisto, aveva imbracciato un piatto e lo aveva usato come fresbee.
Dopo quella esplosione di fuochi artificiali, tutto rientrò nella routine più o meno normale.Certo, chi ha le corse nel sangue ha una passione fenomenale difficile da sopire.Nel 1987 il nostro amico acquistò una Lancia Delta 4WD, con la quale partecipava a rallies e prove di velocità in salita, ma a parte quello, tutto tranquillo.Il fuoco però covava sotto la cenere, ed era pronto ad esplodere.
Estate 1992. Al Toro è il momento del patatrac che segnerà i 17 anni successivi.Borsano è travolto, smantella la squadra, vende Cravero, Policano, anche Lentini.La gente è in piazza scatenata. Una notte di rabbia percorre la città.Il campionato riprende, ma il presidente è nel mirino della contestazione feroce, nonostante i moderatissimi Distinti Centrali e la ruffianissima Tribuna di allora si oppongano ai fischi della Maratona, mentre il processo di smantellamento viene completato.Da più parti si leggono voci di imprenditori interessati a rilevare le sorti del Toro, ma come un macigno, in una eventuale trattativa, pesavano i presunti debiti della gestione Borsano.All’orizzonte non si è ancora affacciato il notaio Goveani, ma questa è un’altra storia.La squadra si difende in campionato e avanza in Coppa Italia, dove risulterà vincitrice.La tensione nell’inverno 1992 è comunque palpabile.- Caro Babbo Natale, dacci una mano. Portaci via Mauro Borsano - recita uno striscione esposto contro la Roma, che occupa tutto il secondo anello della Maratona.In quel periodo Mister G è in fase di super attività.Il suo obbiettivo è quello di aprire una fabbrica in Brasile, ma presto la sua creatività avrà uno sfogo ben più clamoroso.
E’ sera.Sono a cena a casa di mio padre.Squilla il campanello, va lui a rispondere.- E’ Mister G. - dice interdetto.- Lo aspettavi? - faccio io.- No - risposta laconica.
Quando entra in casa, ammutoliamo.Il suo sguardo è deciso, secco, determinato.Si siede accanto a me, estrae un notes e, con fare inesorabile, comincia a riempire i fogli di appunti.Sa della mia grande passione granata e io lo guardo stupito e un po’ intimorito.- Io sono un tipo deciso, vado subito al dunque e non ho tempo da perdere - mi dice.Poi mi porge il foglio del notes.- Cos’è? - chiedo sempre più intimorito.- Leggi, non vedi?- Ma… è… una formazione…!Appunto. Era la formazione del Toro.Il Toro del futuro.
Boccheggio, cerco aria. Cerco soprattutto uno sguardo amico, ma in quella cucina vedo solo facce sbigottite. Mi sembra di essere finito in una commedia del teatro dell’assurdo di Ionesco.Leggo nomi allucinanti e vorrei ridere, ma il suo sguardo me lo impedisce.Vedo scritto Rijkard, Van Basten, Vierchowood, Maldini, Careca, Maradona, tra l’altro in esilio.Cerco di metterla sul serio-ironico, ma non è facile.- E’ bellissima, ma… - Ma? - mi incalza.- Ma... Ci sono sette stranieri. Al massimo se ne possono schierare tre… - mi scappa da sghignazzare.Lui mi prende il foglio dalle mani, bofonchia qualcosa e lo strappa.Penso ad uno scherzo, tutti stiamo pensando a un tiro mancino, ma lui è serissimo.- Mi dici cosa ti sei messo in testa? - gli chiedo.Mi guarda dritto negli occhi - Non l’hai ancora capito?Balbetto come una papera. Sembro un mostro spiritato.La sua risposta è secca come le altre - Compro il Toro.
Quando se ne va, impieghiamo dieci minuti a riprendere l’uso della parola e a raccattare tutti i fogli che ha scarabocchiato, con formazioni tali che il Brasile dell’82 era una squadra di ciucci al confronto.Tutto sommato pensiamo a qualche nuova trovata, oppure, cosa più probabile, che lui sia venuto a contatto con qualche personaggio importante del mondo industriale.L’impressione è confermata il giorno dopo, quando dopo lungo peregrinare, mi rintraccia al telefono (ancora non esistono i cellulari, e ciò sarà la mia salvezza).Commetto allora il primo di una serie di errori un po’ furbetti.Nel senso che tiro la pietra e nascondo il braccio.Lui vuole una trattativa e vuole entrare in contatto con le persone giuste.Io non trovo niente di meglio che dirgli di recarsi alla trasmissione di Teletime il martedì sera. Lì sicuramente ci saranno persone che, a fine puntata lo sapranno indirizzare e dirgli con chi parlare.Già, martedì. Ovviamente so che non ci sarò. Sarò in montagna.Lontano da ogni possibile ed eventuale fattaccio, anche se non ho neanche la più lontana idea di quello che sta per capitare.
E’ martedì sera, siamo a Torgnon, dunque.Sì è al tepore di camino e punch caldo. Fuori cadono fiocchi gelati.Il telefono della casa di montagna non squilla quasi mai.Quella volta lo fa, alle 22.30. Ovviamente ci si spaventa.E’ mio padre. Urla come un ossesso.- Quel piffero! (non dice “piffero”, dice un‘altra cosa)….Stringo il telefono pregando di non sentire quello che sto per sentire. Mio padre continua.- Quel piffero… E’ andato a candidarsi in diretta alla presidenza del Toro…- Eh???? - mi siedo con una mano sulla fronte. Il sangue mi si raggela.- E gli hanno pure fatto l’applauso! Sono tutti convinti che lo compri lui…!Scivolo verso terra, con una mano sulla fronte - Ossignore ossignore ossignore… - ripeto con sguardo allucinato.- Guarda che vuole sapere dove sei! Dice che vuole parlarti del tuo ruolo in società. Ti sta venendo a parlare…La comunicazione cade. Cado anch’io.Prima balbetto, poi perdo conoscenza.Quando rinvengo, ho la febbre alta e uno straccio bagnato sulla testa. Devo aver smadonnato anche in Swahili. Chiudo a chiave e ci si barrica in casa.E pazienza se le idee non sono quelle giuste.
Il racconto dettagliato della serata, mi viene fatto da mio fratello, tre giorni dopo, al mio ritorno a Torino camuffato da semaforo rosso, in modo tale da confondermi, in mezzo a tanti altri.E’ la storia di una sciagura.Non essendoci stato il sottoscritto, Mister G. si era recato alla trasmissione proprio con mio fratello e con un mio caro amico, attratto dalla sua forte personalità, a bordo di una nuova e fiammante Delta integrale.La trasmissione di Teletime si teneva nell’ex-cinema “Apollo” di Largo Giachino, proprio accanto allo stabilimento Stievani, il cui titolare era proprietario di Teletime, emittente locale abbastanza famosa.In molti ricorderanno la trasmissione condotta, con pubblico in sala da Luciano Gambucci, Colombo e Piero Gay, che così tanta popolarità ebbe all’inizio degli anni ‘90.Mister G aveva parcheggiato l’auto proprio SUL marciapiede di fronte all’ingresso, della sala, in modo tale da non passare inosservato, ma l’arrivo in studio era stato fantozziano.Sull’ultimo scalino della scala che precedeva l’atrio di ingresso, mio fratello era inciampato, capitombolando così addosso a Mister G.I due erano finiti a gambe all’aria uno sull’altro in maniera rovinosa, nell’imbarazzo e nell’ilarità generale.Oggi le comiche.Erano volati paroloni grossi da parte di Mister G, il cui presentarsi da acquirente del Toro non era stato certo trionfale.A trasmissione inoltrata, era avvenuto il fattaccio.Anziché attendere il termine del programma, per chiedere informazioni, Mister G, seduto tra il pubblico, aveva preso il microfono e dichiarato pubblicamente di essere intenzionato a rilevare il Toro.Primo applauso.Non solo! Aveva anche dichiarato di avere dietro di sé personaggi del calibro di Ferrero, Lavazza e la Martini e & Rossi.Puoi capire. Il messia è sceso in terra.Pubblico in delirio e applausi a scena aperta.Tanti a risentirci alla prossima settimana e, come ciliegina, Mister G si era caricato sulla Delta una ragazza dello studio, lasciando così a piedi mio fratello e il mio amico.
Non aveva nessuno dietro di sé.Erano tutte balle, non c’era nulla oltre la sua grande passione. Non sono mai riuscito a capire che cosa gli fosse saltato in mente, per fare una sparata simile, al punto di autoconvincersi di essere in grado di rilevare la società.Forse volle più bene al Toro che a se stesso.
Sperai tutto fosse finito lì, invece, due sere dopo il mio ritorno dai monti, mi beccò di nuovo a cena da mio padre.Altra scena indimenticabile. Si sedette di fianco a me e mi disse senza mezzi termini:- Voglio che mi organizzi un incontro con gli Ultras!
Il cielo pianse.Io pure.Certo, come no? Mi vedevo già presentarmi trullo trullo da Giovanni (Margaro), dirgli - Heilà. come andiamo? - e aspettare che mi dividesse in quattro come aperitivo, prima di dirgli rantolando il motivo della mia visita e attendere che Pino Strega mi dividesse con perizia e pazienza inesorabile in sedicesimi.Vidi il mio futuro. Una maschera di sangue.- Ehm… ehm… farò del mio meglio… - dissi per temporeggiare.La cosa si stava mettendo male, molto male.Per quanto la cosa stesse sfuggendo dalle mani a tutti, non riuscii ad esimermi dall’accompagnarlo una seconda volta a Teletime, la settimana seguente.Non provai nemmeno a contraddirlo, e questo fu un altro grave errore.
La serata non andò come la precedente, però.I conduttori, che non erano proprio gli ultimi arrivati, in settimana dovevano avere preso informazioni ed aver scoperto che sotto il vestito, come diceva il film, non c’era niente.Pertanto, anziché ospitarlo sul palco, come da promessa della settimana precedente, lo ignorarono.In settimana, tra l’altro, Mister G aveva già cominciato a farsi vedere al Filadelfia, parlando e comportandosi da futuro presidente e la sua presenza non era certo passata inosservata.Quella sera attese pazientemente il suo turno (la telecamera lo colse vigliacca in un momento di soporifera stanchezza), quindi quando il microfono transitò dalle sue parti, si scatenò.Cominciò col dire che nel pomeriggio aveva chiuso la sua fabbrica per dedicarsi esclusivamente al Toro. Io di fianco, pregavo che Padreterno avesse pietà di me.Poi si lamentò del fatto che era da una settimana che cercava un colloquio con Moggi (nostro DS) e che le sue due segretarie facessero da Linea Maginot, negandogli il contatto.Andò avanti così, nell’imbarazzo generale, portavoce di una fantomatica trattativa mai inventata.Parte del pubblico lo fermò, a fine trasmissione, per incoraggiarlo.Qualcun altro invece aveva mangiato la foglia: - Guardali, i tifosi del Toro! Hanno eletto il loro presidente: Superciuk! - disse una voce tra le altre.
E io lì, pirla, commisi un altro grave errore.La domenica seguente mi recai in trasferta a Firenze, col mio amico che era stato in tv con lui la prima volta.Sul torpedone in molti, riconoscendomi per l’apparizione televisiva, mi chiesero notizie su di lui.Fu così che mi venne in mente di telefonargli dalla città toscana.Ma non da solo.
Quando rispose alla chiamata, non mi diede il tempo di parlare.La notte precedente, per lui era stata una nottata particolare.Una pattuglia dei carabinieri lo aveva incrociato, mentre stava sfrecciando, come al solito come un indemoniato, sulla strada del Pino.Avevano tentato di intimargli l’alt, ma lui se ne era fatto beffe ed era cominciato così un inseguimento epocale.Una pattuglia erano diventate due, tre, quattro, Dio solo sapeva quante. Non riuscivano a fermarlo, e del resto chi sapeva fermare Mister G al volante?Alla fine erano riusciti a bloccarlo soltanto quando aveva imboccato un vicolo cieco.Alla domanda delle stralunate forze dell’ordine che, gli chiedevano perché mai si fosse comportato così, aveva risposto con un devastante “Volevo divertirmi…”.Si limitarono a ritirargli la patente e gli andò bene.Ma si era ai limiti dell’impossibile.Quando ebbe terminato di raccontarmi il fattaccio, gli dissi - Senti la voce della Curva che ti acclama…Avevo con me sei-sette persone che intonarono il suo nome seguito da alè-alè.Temo che lui abbia pensato che l’intera Curva stesse veramente inneggiando a lui.Il dubbio mi è rimasto.Come risultato, al mio arrivo a Torino mi ritrovai promosso Vicepresidente e il mio amico divenne Amministratore Delegato.Di un bel niente, lo eravamo in modo virtuale.Ragazzi, lo so che sembrano un insieme di panzanate, ma vi garantisco che è tutto vero!Riflettendoci bene, però, credo che nessuno abbia compiuto una ascesa tanto repentina nel Toro e una discesa altrettanto subitanea, quanto il sottoscritto…Sì, perché la situazione era quasi vicina all’epilogo.
Tutto precipitò di lì a breve.Corse in Brasile per la nuova fabbrica e, per conoscere gli aggiornamenti sulla situazione, telefonò nel cuore della notte a mio padre, con chiamata a carico di quest’ultimo, che reagì con una valanga di miserie.Al suo ritorno continuò a comportarsi da presidente in pectore, recandosi al Filadelfia giornalmente, arrivando persino a parlare con i giocatori e con i loro familiari (assicurò alla madre di Venturin che, finché lui fosse stato presidente, il figlio non si sarebbe mosso dal Toro), entrò nel cortile con la Delta integrale, si mise a sgommare sulla ghiaia, e ai vecchietti che lo guardavano inorriditi, disse - Questo è il vostro presidente. Se vi va, bene. Altrimenti è così lo stesso!Come ciliegina finale, un giorno al Filadelfia si presentarono quattro dei suoi operai, che lui aveva incaricato di andare a sostituire i vetri rotti dell’impianto.Ovviamente vennero fatti filare via in malo modo, tra urla e sbraiti.
La situazione era ormai paradossale, ed ebbe termine in modo improvviso.Un importante giornalista (molto in… gamba), incuriosito dal clamore della vicenda, richiese un incontro con lui.Lui acconsentì e rilasciò un’ampia intervista nella quale illustrò i suoi progetti futuri nel Toro.Ne fu molto soddisfatto.La verità, però, si rivelò amara.Quando venne pubblicata, l’intervista parlava di lui come di “Cavallo pazzo” ed i toni lo ponevano inevitabilmente in una luce ridicola.Lui perse le staffe, si dice spaccò mezzo ufficio.Poi lo placarono.L’ultima volta che lo sentimmo, stava trascorrendo una convalescenza, per rimettersi dal grande sforzo emotivo e da tutte quelle vicende paradossali.Non lo sentimmo più, perdemmo i contatti, dopo quei giorni.Spesso negli anni abbiamo ricordato i giorni nei quali lui voleva comprare il Toro.Il nostro vecchio amico.
Mi è capitato di ripensare a questa strana storia, proprio in questi giorni, con il distacco un po’ amaro degli anni trascorsi e con la consapevolezza della nostra storia travagliata e di quello che è venuto dopo il 1993, che spesso ha trasformato la farsa in realtà.Cosa sarebbe capitato, se si fosse presentato oggi, mi chiedo?Pagine e articoli sul web, trasmissioni televisive, pletore di tifosi pronti a svenarsi con le brache calate, senza sapere niente di lui. E poi 80 pagine di chiacchiere sui forum, trepidanti di attesa e piene di bene informati che giurerebbero e giurerebbero di aver sentito di sfuggita in un bar, dallo zio della sorella del cognato del vicino che “la trattativa sta andando avanti”.L’amore per il Toro alle volte può annientare quelli che riteniamo i canoni comuni di comportamento.
Mister G… ogni tanto ci ripenso con un po’ di malinconia.Soprattutto perché era un buon amico.In fondo che cosa voleva di tanto strano, se non che la squadra della sua città che facesse gol?Chi era il pazzo, alla fine della fiera? Lui che voleva far mettere vetri nuovi al Fila, o noi, che l’abbiamo lasciato demolire senza dire nulla? E’ una domanda raggelante, alla quale è difficile dare una risposta.Forse proprio non ce l'ha. Mauro Saglietti
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