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Scusi, cosa ha fatto il Toro?

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di Walter Panero
Redazione Toro News

Un tempo funzionava così…

“Signore, scusi, sa mica dirmi cosa ha fatto il Toro?”. L’uomo con la radiolina all’orecchio mi guarda con un misto di stupore e di sdegno. Arrossisco. Evidentemente ho scelto la persona sbagliata. Bastava osservarlo meglio per capire che si tratta di un classico gobbo. Gli volto le spalle. Per fortuna lì vicino c’è un vecchio coi capelli bianchi ed un maglione granata. Lui sì che è uno dei nostri. Maglione a parte, è sufficiente guardarlo in faccia. “Me car cit” mi dice “l’uma torna paregià….abbiamo pareggiato anche oggi….1 a 1 contro il Cosenza di Gigi Simoni …a l’a segnà….ha segnato Policano ma, dopo pochi minuti, ci hanno raggiunti con un gol di un certo Galeazzi….fora ‘d ca ij riesuma pròpi nen a vince na partìa…in trasferta non riusciamo proprio a vincere…”. Oggi avrei voluto ascoltare il match del Toro alla radio. Di solito, ci sono delle radio private che trasmettono le nostre partite, magari grazie ad inviati locali che spesso ti fanno arrabbiare perché tifano smaccatamente per la squadra di casa. Ma si vede che la Calabria è troppo lontana, e la mia nuova grande radio granata che i miei mi hanno regalato un paio di anni fa per Natale, proprio non ne ha voluto sapere di collegarsi col “San Vito” di Cosenza. Ho provato allora a sintonizzarmi sulla Rai. Ma anche lì non c’è stato verso. Tra Milan e Napoli, Inter e Juve, Ameri e Ciotti, la voce di Ezio Luzzi oggi raccontava la partita di Brescia, dove la squadra locale affrontava, nel big match di questa settima giornata, il Cagliari di Ranieri.Così, arrabbiatissimo, ho deciso di chiamare un paio di amici e di andare a fare un giro in centro senza pensare più al Toro che, evidentemente, non interessa a nessuno. Peccato che poi non abbia resistito. Quando, guardando l’ora, mi sono reso conto che la partita era sicuramente finita, ho iniziato a fermare tutte le persone in possesso di una radio.  Non è stato facile trovare l’informazione che cercavo. Ma alla fine il vecchietto dai capelli bianchi mi ha saputo aiutare. Accidenti! Ancora un pareggio in trasferta! Mentre in casa dominiamo, lontano da Torino non riusciamo proprio ad ingranare. Qualcuno dice che la colpa è di Fascetti che non dà alla squadra la mentalità giusta. Davanti al suo magnifico pubblico, che poi siamo noi, il Toro riesce sempre a dare in meglio e a scatenare il suo potenziale. Fuori, invece, sembra limitarsi al compitino e si accontenta sempre di un semplice pareggio. Per carità: anche così si muove la classifica. Anche con la politica dei piccoli passi sono certo che riusciremo a salire in serie A.Ringrazio il signore di prima cercando di bofonchiare qualcosa in Piemontese. Guardo l’ora e vedo che si è fatto tardi. Saluto i miei amici e mi dirigo verso la fermata del 10. Arriverò a casa giusto in tempo per vedere la sintesi della partita di serie B. Ho paura che anche in questo caso daranno spazio al campo di Brescia, visto che oggi il Cagliari ha fatto il colpaccio. Ma non si sa mai. Poi, dopo la partita, aspetterò l’inizio di Novantesimo Minuto dove magari, dopo aver mandato in onda i servizi sui vari incontri di serie A, faranno vedere le immagini della partita del Toro nello spazio dedicato alla serie B. Altrimenti, non mi resterà che attendere il Tg3 regionale. O la Domenica Sportiva che però trasmette la B a notte fonda.  Poi, domani pomeriggio, come ogni lunedì, mi guarderò A tutta B, la trasmissione condotta da Gianni Vasino  che dà spazio ad ampi ed approfonditi servizi sulla categoria cadetta di cui, che ci piaccia o no, quest’anno facciamo parte.

E adesso?

A ripensarci ora mi rendo conto di quanto, in vent’anni, il mondo dell’informazione sia cambiato. Ciò appare evidente anche nelle piccole cose come la ricerca di notizie su una partita di calcio quando la tua squadra gioca in trasferta. Oggi siamo bombardati di informazioni a tutte le ore. Il Toro gioca in trasferta e non hai la possibilità di andare sul posto? Se sei a casa puoi sederti comodamente sul divano e l’unica fatica che devi fare è prendere il telecomando per cercare il canale giusto. Se sei in giro, ma hai la possibilità di accedere ad un computer, puoi connetterti e vedere le immagini della partita che ti interessa in qualsiasi parte del mondo tu ti trovi. Soltanto se sei in macchina torna in auge la cara vecchia radio. E comunque ci sono sempre gli amici che ti informano puntualmente mandandoti decine di messaggi che ti descrivono le fasi più importanti della partita (eh già, ragazzi, vi rendete conto che vent’anni fa i cellulari non c’erano?!).Ma supponete per un attimo di trovarvi in un posto, magari all’estero, dove i cellulari non prendono o dove le linee sono così sovraccariche da impedirvi qualsiasi comunicazione con l’Italia. Supponete che non ci siano televisori nei paraggi. E che neppure le radio italiane diffondano notizie. Supponete che in quel momento stia giocando il Toro….

Mendrisio si trova a pochi chilometri dal nostro Paese. Ma, anche se non sembra visto che vi si parla Italiano, è in territorio svizzero. Purtroppo in Svizzera, come in tutto il resto del mondo, del Toro frega poco o nulla a nessuno. Con qualche rara eccezione: per esempio c’è chi, come me,  ha scelto di essere qui perché ama il ciclismo dello stesso amore profondo con cui ama il Toro. A Mendrisio quest’anno ci sono i mondiali di ciclismo. E sono presente. Come sul Sestrière e alle Cinque Terre al Giro. Come ad Annecy e sul Ventoux al Tour. Come lo scorso anno a Varese. Come decine di altre volte. Io sono sempre presente quando c’è qualche corsa importante. Così come cerco di essere sempre presente quando il Toro gioca in casa. In genere, i miei due amori si conciliano, perché le corse più importanti sono d’estate e d’estate il Toro non gioca.Ma può accadere che non sia così. Come quella volta in cui il Toro giocava in casa col Bologna ed io mi trovavo in Belgio per il Giro delle Fiandre. O lo scorso anno, quando mi esaltavo per lo scatto di Ballan mentre il Toro perdeva in casa con la Lazio. O come quest’anno. Il Toro gioca una partita importantissima a Frosinone ed io sono qui, a Mendrisio, circondato da Svizzeri e Tedeschi imbandierati, Svedesi e Norvegesi con i loro cappelli da Vichinghi, Belgi ed Olandesi mezzi ubriachi. Insomma: tutta gente alla quale del Toro non importa nulla. Sono circa le quattro e mezzo. Mentre la gara degli Under 23 entra nel vivo, a Frosinone deve essersi appena concluso il primo tempo. Il mio cellulare non riceve. Eppure avevo detto a mia madre di inviarmi delle informazioni. Lo avevo detto anche al Polacco. Anche la Silvia e Nives di solito mi informano quando sanno che non posso vedere le partite. Nulla. Il tempo passa. Saremo già a metà del secondo tempo. Vedo un ragazzo con la maglia del Brescia. Vorrei chiedere informazioni a lui. Ma appena nota che ho la felpa del Toro mi guarda con odio. Meglio girare alla larga, penso. Ecco, un fratello Viola. Magari lui sa qualcosa. Provo a chiedere. Niente. Cosa volete che importi ad un tifoso viola del Toro e della serie B? Giocano in Champions, loro. Altro che serie B! Intravedo un altro granata. Lo guardo come un bambino guarda delle caramelle. Anche il suo cellulare non prende. Anche lui è alla disperata ricerca di informazioni. Sono le cinque e mezzo passate. La partita sarà finita, ormai. Entro in un bar per bere una birra. Il mio cellulare si mette a trillare una, due, tre, innumerevoli volte. Il barista e gli altri ospiti si voltano e mi guardano con disprezzo. Il solito italiano casinista che non riesce a fare a meno del suo cellulare, pensano. Mi sento come Nino Manfredi nel film Pane e Cioccolata. Eccola mia mamma. Ecco il Polacco. Ecco Nives. E la Silvia. Mi arrivano una decina di messaggi uno dietro l’altro. In pochi secondi passo dall’esultanza per aver saputo ora del gol di Leon, all’amarezza per il pareggio dei ciociari. Per non parlare del palo e del rigore sbagliato da Bianchi. Quindi ancora esultanza per il nuovo vantaggio, seguita da nuova delusione. Insomma: le emozioni di novanta minuti condensate in pochi secondi. Mi pare di aver capito che il Toro ha gettato al vento una grossa occasione per allungare, ma tutto sommato questo risultato è accettabile.  Si torna in albergo dopo aver camminato parecchio come quasi sempre accade quando si va alle corse. E qui riesco a vedere qualche immagine condensata della partita. Proprio come accadeva vent’anni fa. Ma adesso basta pensare al Toro. Domani potrò dedicare tutte le mie attenzioni al ciclismo. Giocare di sabato ha anche qualche piccolo vantaggio.

Post scriptum. La bella storia dell’eterno piazzato.

 Il mondiale di Mendrisio è stato vinto dall’australiano Cadel Evans. Un po’ di delusione si è diffusa tra gli Italiani che si aspettavano la vittoria di Cunego, mancato proprio sul più bello, e soprattutto tra gli Svizzeri che volevano fortemente il trionfo del loro idolo Cancellara. Alla fine, però, tutti si sono sciolti in un grande applauso quando hanno visto il vincitore tagliare il traguardo in solitudine, e soprattutto durante la premiazione quando l’australiano non è riuscito a trattenere le lacrime. Il bello del ciclismo è proprio questo: ognuno tifa per i propri beniamini, ma non dice una parola contro i corridori avversari. Nel ciclismo non può esistere il tifo contro, perché la gente sa che tutti i corridori, specie i ritardatari, sono da applaudire comunque per l’immensa fatica che fanno. E poi Evans, finora mai sfiorato da vicende di doping, ha una bella faccia che sa di antico. Dopo aver tagliato il traguardo, continuava a ripetere a tutti “si può perdere tanto, ma non si può perdere sempre”, riferendosi ai suoi numerosi secondi e terzi posti, ottenuti spesso in circostanze sfortunate e poco chiare. Fino a domenica, il buon Cadel era il simbolo di chi è sempre arrivato ad un passo dalla vittoria senza riuscire ad ottenerla. Ma a Mendrisio ha finalmente trovato la giornata del suo grande riscatto. C’è qualcosa di famigliare nella sua storia di uomo e di atleta. Qualcosa che sa terribilmente di Toro.