Fratelli, bentrovati e auguri di buon quellochevoletevoi.L’argomento di questa settimana è stato gentilmente offerto dalla singolare coincidenza fra calendario calcistico e musicale, servito dalla realtà su un piatto d’argento – proprio come un assist – e io mi provo a metterla dentro di piatto facendo le cose facili...Sabato pomeriggio (campo di calcio permettendo) saremo a Genova, a incontrare una delle poche società italiane che possa vantare fascino e non “solamente storia”, spirito e non “solamente” scudetti. C’è pure un gemellaggio, ma io ci aggiungo una personale simpatia per le bandiere rossoblu che sventolano nel sole anche senza particolari ragioni calcistiche, per quei due colori sbiaditi sopra il cemento del porto mangiato dalla salsedine, per le migliaia di scooter che planano sul Marassi a mille all’ora, piccole stelle comete meccaniche la cui scia è una sciarpa di stoffa manco a dirlo rossoblu... Mi è simpatico, il Genoa che sa di carrugi e mercati del pesce e rime in dialetto.Domenica, inoltre, saranno dieci anni esatti che ce la caviamo senza De Andrè, anche se per fortuna non senza le sue canzoni. Non sto a dire quanto sia stato importante per me e per un sacco di altra gente di ogni età. Non pensavo ci fosse qualcosa della sua figura pubblica che mi fosse sfuggito, e invece si. E’ uscito da poco un libro, De Andrè Talk (a cura di Claudio Sassi e Walter Pistarini) che raccoglie tutti gli articoli più importanti dedicati al cantautore, e ho scoperto solo leggendolo quanto fosse tifoso della squadra che porta il nome della sua città.E’ stata una bella sorpresa, e ho deciso di trascrivere e condividerla con voi...“Genova Notte”, 6 marzo 1966(intervista con Ennio Crevacuore)Tuo padre è del Genoa.. perché segue poco la squadra?Perché è oberato dal suo lavoro privato.Sei tifoso del Genoa come tuo padre?Direi di si…Vai alle partite?Non ne ho mai persa una.Secondo te quali sono i giocatori più bravi?Direi in difesa Vasara. Come mediano Rivara e all’attacco Zigoni. Il Genoa, se mi è concesso dirlo, ha dei giocatori fortissimi, ma no si è mai veduto un gioco d’insieme.Secondo te il Genoa tornerà in “A”?Non posso dire di no, perché sono troppo sfacciatamente partigiano. Il cuore mi fa dire di sì.Come vedresti una fusione con la Sampdoria?La vedrei piuttosto bene dal punto di vista spettacolare. A patto che le maglie rimanessero rossoblu, e la squadra si chiamasse Genoa! Insomma, più che una fusione, vedrei meglio l’eliminazione della Sampdoria!Hai mai pensato di comporre un inno per il Genoa?Tutta la mia musica e i miei sentimenti rifuggono gli inni. Le mie sono marce e ballate, non cose patriottiche o campanilistiche. Per il Genoa semmai potrei comporre una canzone d’amore…Che cosa fai quando non hai niente da fare?Vado a pescare o a caccia e ovviamente vado a vedere il Genoa… oppure, quando vi sono squadre forti che possono battere la Sampdoria, io sono sul campo!Regala due parole a tutti i Genoani..Amici, per voi, per noi e per me, la solita speranza di ritornare in “A” e di rimanerci per altri vent’anni.. oggi sono qui tra voi!!!“Domenica del Corriere”, n. 1 gennaio 1974(intervista con Gigi Speroni)Chiacchierare gli costa sempre fatica, adesso poi è veramente stanco. Cerca di distrarsi parlando di calcio. E’ tifosissimo del Genoa che appena può segue in trasferta."Le nostre passioni hanno delle origini imprevedibili, anche nel calcio. Durante la guerra ero sfollato in Piemonte e per me Genova era un mito, qualcosa di straordinario. Quando a cinque anni la vidi per la prima volta me ne innamorai subito, tremendamente e alla prima partita della mia vita, Genoa-Sampierdarenese, sposai subito la squadra che portava il nome della città. Un amore che non ho mai tradito, il più solido della mia vita fatta di contraddizioni continue. E’ strana veramente la vita. E ora ti prego, vado a buttarmi sul letto. Domani devo tornare in sala d’incisione".“Oggi”, gennaio 1980Articolo di Fabrizio De Andrè sul rapimento in cui fu coinvolto con Dori GhezziE’ difficile resistere per quattro mesi. Non ho potuto nemmeno farmi la barba. Per lavarci la faccia ci fornivano acqua di ruscello. Solo un paio di volte ci hanno fatto la pastasciutta ma di solito ci nutrivano con pane duro di Gallura, pancetta, formaggio e tonno, tanto tonno. L’unica cosa che non ci hanno fatto mai mancare erano le sigarette. Un paio di volte abbiamo letto notizie sul nostro rapimento: una su “La uova Sardegna” di Sassari, l’altra su “L’informatore del Venerdì” di Cagliari. Non ci hanno nemmeno permesso di sentire la radio, tranne un paio di domeniche per distrarci con il campionato di calcio: ricordo di aver sentito la radiocronaca di due vittorie del Milan e soprattutto di una netta sconfitta del mio Genoa, il tre a zero a Terni. E quella è stata una domenica ancora più tremenda per me...
mondo granata
Segni particolari
di Marco Peroni
... Che ne dite? Una vera "chicca" per chiunque non consideri il calcio quella cosa in cui entrare lasciando fuori il cervello. Continuiamo a divertirci, teniamoci stretti e avanti tutta. Forza Toro.
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