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Sesso Drogba e Rock’n’Roll

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di Marco Peroni
Redazione Toro News

Ancora due parole su sabato sera poi basta, giù la testa verso Bergamo in cui ci giochiamo tantissimo e arriviamo in una discreta condizione. Lo dico subito: ci credo, e credo pure che se ci salviamo il prossimo anno sarà molto, molto migliore (campagna acquisti con Foschi, progetto condiviso e coerente sulla conduzione tecnica, giovani da valorizzare ancor di più).Però, resta un buco nello stomaco che provo a spiegarmi. La cosa che mi fa andare di fuori non è che abbiamo perso l’ennesimo derby e sempre allo stesso modo, ma è il pensiero che non vinciamo da una quindicina d’anni e, soprattutto, non segniamo un gol da sei o sette.Come ve lo spiegate? Lascio perdere le ragioni che dipendono dall’altra parte (doping, mogging ecc) e passo subito a noi. La differenza tecnica c’è sempre stata, e forse in certe stagioni del passato è stata anche superiore a oggi. Ma quello che è cambiato è il calcio e, più su, il mondo. Per quanto riguarda il pallone, le regole attuali rendono più difficile sopperire al gap tecnico: per intenderci, le asfissianti marcature di Ferri costerebbero oggi un mare di cartellini. Inoltre, si è alzato moltissimo il livello atletico dei calciatori (guardi una partita dell’Italia a Mexico 70 e pensi: potrei farcela anche io)… Così, se una volta cercavi almeno di correre di più dei grandi campioni, oggi questi si distinguono soprattutto per una cosa: sono più alti, grossi, resistenti e veloci di te.L’ultima cosa che ti è rimasta è il senso della differenza, l’orgoglio, l’odio sportivo. Noi comunità di tifosi siamo riusciti a traghettarci fino qui più o meno interi, ma è sempre più difficile che certe cose passino dagli spalti all’erba. La nostra squadra mi sembra davvero unita, impegnata in tutte le sue componenti nell’inseguire la salvezza. E merita il nostro sostegno, questo non è in discussione come qualche tempo fa. E’ solo che, fin qui, siamo nel campo del normale e il Toro non lo è mai stato più di tanto. Mi pare che oggi manchino alcune caratteristiche storiche della psicologia granata. Come per esempio la follia, la spregiudicatezza, il gesto apparentemente irrazionale che in realtà rientrava  in una nostra logica. Non tirare mai da fuori area, per esempio, mi pare una delle conseguenza di questa mancanza di incoscienza. Subire gli avversari sui calci piazzati, quando il gioco è fermo e salgono le paranoie. Ai ragazzi manca la sicurezza che ti viene dal sentirti parte di una stria speciale. Magari era un’illusione, ma che ti faceva fare un chilometro in più e mollar gomitate. Le squadre si somigliano sempre di più e noi ne facciamo le spese.Quindici anni senza vincere un derby, senza che il Toro si rivalga sul Torero, senza che il pronostico sia invertito, senza sorprese, senza rivincite, senza imprevisti, senza fuori programma, senza sorprese. Tutto normale, tutto a posto, tutto calmo, tutto fermo, tutto zitto, tutto ok, tutto chiaro, tutto vicino, tutto in diretta, tutto in alta definizione, tutto spento. Via la Coppa delle Coppe, via la Coppa dei Campioni con le squadre di Malta e Cipro, via i panettieri in un turno secco che se non stavi attento ti facevano un mazzo così. E via pure le intercettazioni, nel caso qualcuno ricada nel vizietto.Quanti anni sono che non vinciamo un derby? Quanti anni sono che il Filadelfia è sparito? Quanti anni sono che non abbiamo più una casa? Quanto stanno lavorando le istituzioni per agevolare la costruzione del mega mc donald bianconero? Quanto hanno lavorato per agevolare la ricostruzione di un riferimento una comunità inserita nel tessuto della città?...

Finché i non-luoghi vinceranno sui luoghi avremo identità scialacquate e derby senza grandi imprese... Però tutto cambia: con l’aria che tira in giro potremmo conoscere in futuro equilibri molto diversi. Di certo, noi saremo sempre là a sventolare il nostro colore, qualunque mondo si profili.

 

Un abbraccio a tutti, Marco