di Steve e Valentino Della Casa
mondo granata
Siam tifosi, o caporali?
FATHER: Il popolo granata ha sostenuto fino all’ultimo la squadra. I risultati si sono visti, il cuore granata ha fatto una apparizione breve ma intensa negli ultimi cinque minuti. Resta un po’ di tristezza per lo stadio non propriamente pieno. Qui qualche considerazione va fatta. Molti hanno pensato che fossimo già in B, qualcuno ha pensato (e lo ha anche scritto, basta vedere i post) che non andare allo stadio fosse un modo per contestare la squadra. C’è stato anche chi ha proposto in modo un po’ bizzarro di ritirare il nome Toro e la maglia granata per non offendere il passato. Ho sempre saputo che le difficoltà si combattono combattendo, e che è facile essere tifosi quando tutto va bene. Sarà stato anche il derby, ma la giornata dopo la morte di Meroni lo stadio comunale era pieno. E il giorno in cui andammo in B con Cimminelli e la gobba vinceva lo scudetto eravamo in piazza più noi di loro. Orgoglio granata, del quale sono sempre stato orgoglioso. E’ vero che dopo la squalifica seguita alla sconfitta in casa con il Milan lo stesso anno molti, tra cui il sottoscritto, non sono più andati allo stadio sino a fine stagione. Ma qui è diverso. Si rifonda se si combatte, gli assenti hanno sempre torto. E per quanto mi riguarda, finché c’è speranza, combatto. Lo scudetto lo abbiamo vinto all’ultimo minuto, e all’ultimo minuto è anche arrivato il goal di Natali. Non valgono lo stesso, ma per la mia fede si equivalgono.
SON: Qualche tempo fa era comparso un nostro articolo sulle partite senza sentenza: o si vince o si vince. Ebbene io penso che anche il Catania fosse una di queste. E per una volta abbiamo vinto. Però… C’è un però da tirare in ballo, anche stavolta. Mi ha fatto tristezza vedere l’Olimpico meno vuoto, come se fosse un Torino-Catania qualsiasi, non una partita in cui ci siamo giocati praticamente mezza serie A. Mi ricordo agli inizi dell’era Cairo, quando allo stadio superavamo i nostri falsi parenti e per entusiasmo (vabbè, capirai che novità), e per numero di spettatori. Lì il tifo si sentiva eccome, ed un Delle Alpi gremito di gente per vedere un Torino-Arezzo qualsiasi, a metà stagione, mi riempiva gli occhi di gioia. E la storia è continuata così, con moltissimi tifosi allo stadio e un coro unico che inneggiava al Toro. Ora il coro continua imperterrito, e quasi le assenze dei tifosi, se dovessi chiudere gli occhi, non le noterei. Eppure io guardo la partita, e anche gli spalti, e ho notato che da qualche partita a questa parte vengono meno persone, proprio nel momento clou della stagione. E mi dispiace, molto. Certo, la squadra ne resta comunque svantaggiata (ma non ho bisogno di ripeterlo anche io, ci pensano già giocatori, allenatore, dirigenza), ma lo stesso tifoso assente si perde una delle emozioni a mio parere più belle della settimana: lo stare con altre persone, che si uniscono a te per l’amore di una squadra, che commentano con te, che si disperano con te, che ridono con te, che esultano con te. Anche questo è il Toro, a mio parere. Non dimentichiamolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA