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Siamo al delirio

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di Silvia LachelloGiovedì 17 febbraio 2011Caro Diario,giornata mondiale dei gatti: miao.Tre giorni fa legnata novarese, fra due giorni partita: non azzardo previsioni, non adesso... faccio come fanno i gatti e mi acciambello su una coperta...
Redazione Toro News

di Silvia LachelloGiovedì 17 febbraio 2011Caro Diario,giornata mondiale dei gatti: miao.Tre giorni fa legnata novarese, fra due giorni partita: non azzardo previsioni, non adesso... faccio come fanno i gatti e mi acciambello su una coperta morbida e calda e faccio le fusa e ogni tanto mi stiracchio e non penso ad altro se non ad acciambellarmi su una coperta morbida e calda per fare le fusa e stiracchiarmi un po’... ho già finito di curarmi le ferite.A modo mio, io sono un felino: non faccio troppo casino e, quando cado, tendenzialmente atterro su quattro zampe.Ti ricordi di quando ti parlavo del mio segreto? Bene, credo che parte di esso sia il sapermi rialzare, pur se avvantaggiata dal fatto di cadere su tutte le zampe di cui dispongo.Brava, Silvia: mi autocongratulo, via.Venerdì 18 febbraio 2011Caro Diario,son giorni strani questi.Navigo come un guscio di noce in un mare tempestoso, ma poco per volta prendo confidenza con le onde e più le onde si fanno minacciose e più mi viene voglia di affrontarle.Funziono così, io: male, ma funziono così.Sabato 19 febbraio 2011, Toro-Pescara 3-1Caro Diario,il Toro me lo doveva.Il Toro aveva un debito con me.Non lo salderà mai, ma in parte lo ha fatto.Ecchecca§§o... 'sta vita è già difficile di suo, poi arrivano mazzate, mazzate del tutto personali, mazzate che fanno male, mazzate che non fanno respirare per qualche giorno, mazzate che raddrizzano ancora di più la testa (come se ce ne fosse il bisogno), mazzate che ti fanno rivedere tutta la scala dei valori, mazzate che non si dicono, ma quelli che ti conoscono, quelli che 'ti sanno' vedono sul tuo volto, nei tuoi occhi, si capiscono da quello che scrivi e da come lo scrivi, da quello che dici, seppure avulso dal tuo contesto interiore, e da come lo dici, come se un bisturi invisibile, ma comunque tagliente, incidesse le parole ALLARME ROSSO sulla tua fronte, sulla totalità del tuo modo di esprimerti, e tutto cambia e allora dici: “Speriamo che il Toro vinca...”... e il Toro vince.Il Toro va sotto di un gol e quasi non ti importa, non ti rifugi nell'assordamento dell'iPod, ma ti attacchi compulsivamente alla macchina fotografica, non ti disperi e rimani lì a guardare il rettangolo verde, consapevole del fatto che non potrai più staccarne gli occhi, perché quelle Maglie, quelle Maglie, quelle Maglie.Il Toro va sotto di un gol e stai morendo dal caldo, ma ti stanno spuntando le lentiggini, o forse non sono lentiggini, ma a qualche cosa bisogna pur pensare, no?Allora pensi al Toro: sei lì per quel motivo, no?E il Toro segna.E segna ancora.E segna una terza volta.E ti verrebbe da dire: “Il calcio è semplice”.E allora lo dici.E ti viene da ridere.E ti viene pure da piangere – che palle – perché, tanto, sei fatta così e chi ha provato a cambiarti ha fatto una brutta fine (tié).Le spalle si fanno meno pesanti e ti viene da dire: “Io lo sapevo...”.Io lo sapevo.Io lo sapevo che finiva così.E' una frase detta e ridetta.Di solito la si associa ad una sconfitta.Talvolta accompagna una rete degli avversari anche se siamo in vantaggio di due gol e, di fatto, non cambia nulla, se non nelle coronarie degli spettatori.Anche se siamo in vantaggio di due gol... vabbe', sì, lo so: questa è fantascienza, però è scientificamente provato che qualche volta è accaduto.Io lo sapevo che finiva così.Sai che si può dire anche in caso di vittoria?Sì, sì: davvero!E certe mazzate, certe mazzate che la vita riserva, si fanno più dolci, più... affrontabili.Il Toro ha vinto, caro mio, e fuori c'è il sole.Se domani piove, siamo a cavallo.Olé.Domenica 20 febbraio 2011Caro Diario,piove: il cielo mi ascolta.Mi godo il Delirio d'Onnipotenza del caso e mi raggomitolo (miao) nei miei pensieri, questi pensieri dolci come le due pere che hanno aperto il pomeriggio.Mi hanno detto di lasciar perdere le pere dei cugggini strisciati, sai? Mi dicono tante cose, in tanti... presto attenzione a tutti, ma non mi nego alcuna occasione di godimento.Sai che cosa ti dico? Olé. Anzi: olé, olé!Lunedì 21 febbraio 2011, seraCaro Diario,c’è un mio Amico che oggi ha combattuto una battaglia. Chissà se avrà mai voglia di raccontare il suo 21 febbraio, uno di questi giorni... ciao, Saglietti, e complimenti: direi bene, sei volitivo, di temperamento. (*)Martedì 22 febbraio 2011Caro Diario,stavo pensando... stavo pensando che il calcio è semplice e anche vivere lo è: basta respirare ossigeno e buttare fuori anidride carbonica.Eppure non è solo quello... voglio dire: serve anche altro.Per esempio: respirare idee e buttare fuori ragionamenti, respirare emozioni e buttarne fuori altre... sicuramente il riscaldamento globale non ne soffrirà e quello personale ne gioverà, eccome se ne gioverà!Dove voglio arrivare? Boh.Ho troppi pensieri, provo a spazzare via quelli inutili, tipo quelli relativi alle analisi semantiche su quel che il Capitano scrive sul suo sito, per dire...Tutto lì? No, ma è un inizio.Buono o cattivo che sia, è pur sempre un inizio.Come si starebbe meglio se non ci si improvvisasse medici chirurghi animici (sciamani, va’...) andando a dissezionare parole, gesti, azioni altrui, senza uno scopo se non quello di sperare di trovare negli altri il marcio che si sa essere presente in sé.Tutti siamo portatori, sani o insani, di marciume, tutti, accidenti.Sono sempre stata convinta, però, che se ci si dedicasse per almeno quattro minuti al giorno al guardarsi dentro ai propri occhi (materiale da utilizzare: se stessi, uno specchio), si sarebbe tutti più indulgenti con gli altri e la voglia di accanirsi contro l’umanità scemerebbe.Io ho voglia di Toro, sai?Anche di quello brutto (che quando è brutto è VERAMENTE brutto).Ho voglia di Toro e di dire IO LO DICEVO nel senso in cui lo intendo io: IO LO DICEVO che vincevamo, usando l’imperfetto come quando si era bambini.Quando si era bambini... facciamo che io ero il capo dell’astronave aliena e tu eri il terrestre spaventato?Facciamo che io lo dicevo e poi il Toro vinceva e anche se perdeva gli volevo bene lo stesso?Così... tanto per giocare un po’: ho bisogno di distrarmi.Il calcio è semplice e giocare è una cosa seria, talmente seria che quando io ero il capo dell’astronave aliena, i terrestri avevano davvero paura, talmente seria che si può anche giocare ad essere felici ed esserlo veramente, talmente seria che tutto diventa vero e con la verità, con la realtà non si scherza mica... se ne può ridere, ma scherzare no.Nota: al solito rompipa§§e che mi scriverà per dirmi che non ho parlato di qualcosa di cui, secondo lui, avrei dovuto parlare... 'caro' mio, no: non ho parlato di Bianchi e del suo gesto dopo il gol. Ne parlano già in troppi e non ho nulla da aggiungere, a parte ciò che ho scritto sopra. Il Toro MI doveva una vittoria, io TI dovevo questa goccia di dolcezza.(*) Saglietti mi ucciderà per avere scritto ciò... quindi vi ringrazio e vi saluto: è stato bello. Spero comunque abbia voglia e tempo per raccontarvi e spiegarvi... altrimenti lo farò io nella mia prossima reincarnazione :-)Altra nota: buon compleanno, Mamma! Quando torni allo stadio?