Martedì 13 aprile 2010, Torino-Piacenza 1-1. Caro Diario, fra tre minuti è mercoledì e mancheranno tre giorni alla prossima partita.Nessun pensiero, nessuna parolaccia, niente di niente.Che nervoso. Mercoledì 14 aprile 2010, notte Caro Diario,non ho gradito.Ma proprio per niente.E non riesco a dormire.Non mi sono piaciute un sacco di cose:- arrivare allo stadio arrancando (e bbbbasta con 'ste infrasettimanali...)- essere senza la Stefi- prendere quel gol così- dover informare la Stefi (sì, era a casa in compagnia del televideo, sai che figata...)- non aver cenato- aver preso tutto il freddo che non avevo preventivatoVabbe', voltiamo pagina, guardiamo avanti e tutte queste amenità.Sai, oggi non ho tanta voglia di essere positiva... questa volta ci pensino gli altri... mica è il mio mestiere... è solo una tendenza naturale della mia essenza... ma che due palle, però... no, non il Toro (sì, anche il Toro, maledizione)... io, io sono annoiata da me medesima, io e la mia naturale tendenza al perdòno anche quando pérdono... e non importa che abbiano pareggiato: io questa la vivo come una sconfitta.E mi rendo conto improvvisamente di non amare perdere.Mi girano i cabasisi pur non disponendone. Strano... non mi facevo così.Così attaccata al vincere o al perdere.Boh... non si finisce mai di conoscere le persone, non si finisce mai di conoscere se stessi. Mercoledì 14 aprile, tardo pomeriggio Caro Diario, ho capito tutto: è mancato il "WOW FACTOR".Sul finire della partita, ovviamente.WOW FACTOR è stato il gol di Rolly. Tutti abbiamo fatto WOW.NON WOW FACTOR è stato il gollonzo del pareggio. Nessuno ha fatto WOW.NON WOW FACTOR è stato non aver sfruttato le occasioni. Idem come sopra.WOW FACTOR sarebbe stato ripartire e far crollare il cielo, ma qui si entra in discorsi possibilistici che con NOI non hanno nulla a che fare. Amen. Fuori dallo stadio la marea Granata digrignava i denti, il suono era quello del mare quando il mare sta per divorare la spiaggia, quello della valanga quando la valanga sta per diventare tale.Qualcuno era arrabbiato, qualcuno furioso, qualcuno incazzato, qualcuno imbestialito, qualcuno stizzito, qualcuno triste... io ero triste, per esempio, e quando ho visto Paolo ho fatto il muso lungo.Gli sono andata incontro ed ho trovato pure il coraggio per abbracciarlo nonostante indossasse il giubbotto dell'Everton... eh sì, perché davanti al suo: "Perché fai quella faccia? Siamo lo stesso del Toro, no?" tutta la rabbia è svanita.Ne sono stata consapevole molte ore dopo ma va bene così.Sì, siamo lo stesso del Toro.SIAMO LO STESSO DEL TORO. Giovedì 15 aprile 2010, sera tardi Caro Diario, siamo lo stesso del Toro.Eccome se lo siamo... sono appena tornata a casa dopo aver assistito ad un'esibizione del coro di Davide.Quel bambino... così del Toro e non lo sa.Sai, lui ha la mia stessa paura (TERRORE PROFONDO) di perdere i punti di riferimento.Alla sua età io sono ancora uno di essi.Eravamo nel teatro: lui sul palco, io fra il pubblico.L'ho individuato subito e vedevo che mi cercava.Io sapevo che lui sapeva che io sapevo che lui sapeva (no, non mi sono incantata) che c'era un solo modo.Ha attivato la modalità scanner e poi ha individuato il mio braccio dritto e la mano con il mignolo e l'indice ben tesi, l'anulare e il medio piegati. Il pollice? Anche quello era teso.Perché lui lo sa, lui sa che il mignolo e l'indice sono il segno del Toro e il pollice è lui, sono io, siamo noi.E' il nostro modo per riconoscerci in mezzo alla folla.Lui cerca il Toro, lui cerca la mamma... e ci trova entrambi.E quando ci trova fa un sorriso grande.E vaffanculo a tutto il resto.E' il NOSTRO WOW FACTOR.Pensa se fossi stata gobba... che segno avrei potuto utilizzare? Quello delle pere? Ma è un'eventualità da non prendere minimamente in considerazione: in tutti gli universi alternativi esistenti io sono del Toro. Il problema non si pone.Sì, vaffanculo a tutto il resto... tra l'altro: il lavoro di potatura procede.Dolorosamente ma procede.Presto se ne vedranno i frutti e saranno buoni.Sto facendo tanta legna: servirà per quando arriverà l'inverno... e sarà un inverno freddo se il Signor Vulcano Eyjafjallajokull (vorrei sapere come si pronuncia, così... per mia kulltura) continuerà a spandere cenere per i cieli d'Europa e anche più in là. Tanti anni fa, quando il bimbo di cui sopra era un ammasso di cellule della cui esistenza avevo appena preso atto, ero andata a teatro a vedere/sentire gli Stomp.Erano anni, quelli, in cui mi ero allontanata dallo stadio per vari motivi che un giorno ti racconterò... o forse no... ti dicevo: erano anni in cui non ero allo stadio, erano anni in cui mi struggevo per il Toro, ma lo stadio era off limits... stop: riparto dal teatro.Bene, gli Stomp iniziano il loro concerto, i tamburi vengono percossi e, come Jake Blues nella scena del Reverendo Cleophus James, mi ritrovo a dire: "La Maratona... la Maratona... la Maratona... sì! Ho visto la luce! La Maratona!"Mi metto le mani sulla pancia e gli parlo. Parlo con il piccolo ammasso di cellule. Gli prometto di portarlo in Maratona. Con lui ci ritornerò. E lascio passare gli anni. Ci siamo stati in Maratona. Io e quel piccolo grande individuo.Lui non lo sa.Lui non sa di essere del Toro.Non lo sa completamente.Ma io non ho fretta.Mai. Non avevo più pensato a quella sera in cui gli Stomp (le vie del Toro sono infinite...) mi avevano restituito una parte di me fino a poco fa, mentre recidevo un ramo un po' ostico.La vita prende, la vita dà.E per ora il bilancio è oltre ogni aspettativa.Un po' per merito mio ed un po' perché la buona sorte mi segue come la mia ombra nelle giornate di sole.Forse è anche per quello che amo tanto la pioggia: la mia ombra non scompare anche se il sole è offuscato. Venerdì 16 aprile 2010, sera tardi Caro Diario, certo che il Signor Vulcano Eyjafjallajokull ci sta dando dentro, eh? Che figo.Mi piacerebbe sapere se è più inquinante la nube di ceneri vulcaniche da esso prodotta oppure la quantità di aerei che avrebbero dovuto (ma non hanno potuto) volare in questi giorni.Così... sempre per mia kulltura.Intanto voglio spendere qualche parola per Nives.Nives è amica di Walter che prima era amico di Mauro e poi è diventato amico mio e ora anche Nives fa parte del mio clan: chiaro, no?Fra i miei riti di stadio c'è l'incontro con Walter durante l'intervallo (sì, ok, Mauro lo vedo dopo... perché ci siamo dati un gancio o perché andiamo a sbattere l'uno contro l'altra, sempre persi nei nostri pensieri) e martedì... martedì mi ha portato Nives.Sai come funziona... ci si abbraccia, ci si dice "Finalmente!!!" e subito i convenevoli vengono messi da parte perché tanto ci si conosce già.Walter... devo chiedergli scusa: Nives e io ci siamo messe a 'strategizzare' (brutto neologismo, bella messa in pratica) di calcio e non l'abbiamo più considerato.Ma quando mi sono voltata per ringraziarlo aveva la faccia contenta, quella faccia che viene quando riconosciamo qualcosa di NOI in altri NOI.Nives e il Signor Vulcano Eyjafjallajokull hanno la stessa energia: sono felice che faccia parte della mia vita, Granata e non.E' sempre tardi questa settimana, sempre tardi... tardi quando scrivo, tardi quando taglio i rami secchi, tardi quando do le risposte... sempre tardi... ma va bene così: mi piace trascinarmi indolente verso la fine del giorno.Può sempre capitare qualcosa di bello.Aspetta... fammi controllare un momento... Ah! La sagra delle pere! Once more! Twice more! Ah!Come sono dolci... le pere? No: gli altri. Sabato 17 aprile 2010, primo pomeriggio Caro Diario, respiro male, respiro malissimo.Mica me ne sono accorta.E poi me l'ha chiesto.Ho dovuto prendere atto.E dire di sì. Sempre lui: mio figlio.In direzione di un somewhere in cui avremmo fatto un pranzetto romantico, mi stringe la mano e mi dice: "Mamma, sei già in ansia prepartita?""Oh... be'... in realtà... io... veramente... sì.""Lo so: respiri male!" [ride]"Dici? Ma no, dai...""Sì, sì!" [continua a ridere]"E' così evidente?""Be', hai la voce diversa dal solito, respiri male e sei buffa: io ti conosco!" [sghignazza]"Oh boy..." [sussurro]Di lì a poco siamo in prossimità del ristorantino che abbiamo scelto per il nostro pranzo... uhm, è veramente vicino all'altristore: non ci andrà mica tutto per traverso?Forse sì, forse no... forse se facciamo - come sempre - il nostro rito magico non faremo correre alcun rischio ai nostri stomaci... e allora via con l'incantesimo!Siamo davanti all'altristore.Mio figlio mi stringe la mano sinistra, mia figlia quella destra.Uno sguardo di intesa e... "i Granata son qua, i Granata son qua, i Granata sono qua, non importa dove il Toro giocherà, i Granata son qua!!!", la Maratonina itinerante attraversa indenne quel territorio vomitevole e l'ansia per un po' se ne va. Sabato 17 aprile 2010, tardo pomeriggio Caro Diario, temporaleggia.Vado. Domenica 18 aprile 2010, mattina, ieri: Torino-Cesena 1-1 Caro Diario, c'è Torino-Cesena e Torino-Cesena... e non necessariamente hanno lo stesso significato.E vabbe'.E' un continuo andare a cozzare violentemente contro la propria Nemesi ma forse, e dico forse, il Toro è la Nemesi di se stesso.Sconfortata? No.Rassegnata? Neppure.Arrabbiata? Boh.Stanca? E be'...Dunque? Niente: avanti.E poi indietro e poi avanti e poi ancora indietro.Due passi avanti e uno indietroAnzi no: due passi avanti, uno indietro e poi uno a destra e uno a sinistra.Hey: la classifica si muove in senso verticale (ma va là?).Muoversi di fianco equivale a rimanere immobili o a precipitare precipitevolissimevolmente... perché in questo universo non ci siamo solo noi ma sembra che il concetto venga trascurato... oppure venga preso in considerazione e, per un immotivato snobismo mentale, ritenuto ininfluente.Se nel sistema solare si potesse spostare di un centimetro la traiettoria dell'orbita lunare sarebbero casini.Se nel sistema Toro si potesse fare piazza pulita di atteggiamenti controproducenti i casini scomparirebbero.Forse.Chissà.La faccio sempre troppo semplice, eh? Ma qualcosa devo pur fare mentre mi si annodano di nuovo la gola, i pensieri, il cuore, lo stomaco, qualcosa devo pur fare... tipo... tipo 'ammazzarmi' di Beatles... anzi, no: Wagner. Sì, mi 'ammazzo' di Wagner.Poi torno.Forse.Chissà. Lunedì 19 aprile 2010 Caro Diario, hai presente quelli che raccontano (male) barzellette così brutte che non fanno ridere nessuno tranne loro medesimi? E che, continuando a sghignazzare, ti raccontano perché facciano tanto ridere?Bene, te ne parlerò prossimamente: ne conosco alcuni, ho un vasto repertorio di umanità e sub-umanità fra le mie conoscenze.Per fortuna - te l'ho detto: io sono fortunata - conosco anche persone che sono più.Semplicemente più. Poi ti devo raccontare di un tifoso del Toro che ho conosciuto oggi: si chiama Simone, ha tre anni, è orgoglioso quanto basta, e grida "Forza Toro!" per le scale dell'asilo, ma non adesso, non adesso...
mondo granata