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Granata in viaggio / La prima tappa è archiaviata: 104 km scivolati lentamente sotto le nostre ruote e...la prima foratura!
"Il sole delle 9 disegna sull'asfalto delle ombre lunghe e nitide: le borse anteriori, quelle posteriori, i portapacchi di acciaio come lo scheletro di un dinosauro in un museo di storia naturale. Sono pronto, ho tutto quello che mi serve per stare lontano da casa due o tre mesi. Saluto la mia famiglia; mia mamma, ormai rassegnata all'idea di un figlio giramondo, e mia sorella che prima di dare il primo giro di pedivella mi da un bacio e attacca sul manubrio un coccinella verde portafortuna. Il mio "gregario" è Renato Boschetti, strascinato con la minaccia dell'uso della forza in questa avventura su due ruote. L'ammiraglia non c'è: nessun supporto tecnico, dovremo contare solo sulle nostre forze e conoscenze (scarse) in fatto di meccanica e manutenzione. E quindi non possiamo fare altro che partire e scoprire un colpo di pedale dopo l'altro cosa ci riserverà il futuro.
"Pedaliamo lungo il Po, il fiume più lungo d'Italia. I pioppi corrono verticali di fianco alle nostre biciclette, quasi come a volerci seguire. Una distesa chilometrica senza soluzione di continuità. Non possiamo fare altro che pedalare e pedalare, un movimento lento ma costante, un mantra che si ripeterà per due migliaia di chilometri attraverso quella parte di Europa nata pochi decenni fa, mentre io nascevo, nel 1994. I Balcani. Ma adesso non ci pensiamo nemmeno: decidiamo giorno per giorno che strada seguire e quanti chilometri fare.
"Dopo circa 30 chilometri alla velocità di crociera - che per noi sono circa 25 km all'ora nell'immenso Oceano Padano - la prima foratura. L'avevamo messo in conto, dopotutto. Via il dente, via il dolore. Ci fermiamo al bordo della strada, e dopo 20 minuti riusciamo ad avere la meglio sulla camera d'aria e sul copertone. We made it! Saltiamo in sella, direzione Pavia, dove da settembre vivo più o meno stabilmente a causa (anzi, grazie) all'università. Abbiamo appuntamento con alcuni amici per pranzo. Mangeremo alle tre del pomeriggio. La strada che dalla Lomellina porta alla città bagnata dal Ticino è terribile: file di camion e tir corrono come bufali impazziti. Non siamo ciclisti professionisti, non ci stiamo allenando per vincere la Grande Boucle il prossimo anno o per scalare il Mont Ventoux. Siamo viaggiatori in bicicletta, e ci rifiutiamo di opporre alla velocità e all'arroganza dei gommati nient'altro che la lentezza.
"Arriva il tramonto: il cielo rosso fuoco si mischia con quello blu e nero ventato da fulmini lontani, lontani come i minareti e i bazar di Costantinopoli. Che raggiungeremo tra un mese o poco più. Nel frattempo siamo ospiti di Samuele, un ragazzo di Lodi conosciuto su couchsurfing. Una cena per dimenticare 104 km di fatica: carbonara, salamelle e patatine fritte. Una birra fresca in mano, le goccioline che scivolano veloci lungo il collo della bottiglia, aspettando la birra più buona, quella bevuta sul Bosforo con il vento dell'oriente a muovere la schiuma.
"Ah, forza Argentina.
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