mondo granata

Siete grami

Siete grami - immagine 1
 di Silvia LachelloGiovedì 25 marzo 2010, tardo pomeriggio, quasi seraCaro Diario,chissà se la Sagra delle Pere continuerà... ultimamente noi le sganciamo e gli altri le raccolgono per farsele esplodere in mano: vedi come...
Redazione Toro News

 

di Silvia LachelloGiovedì 25 marzo 2010, tardo pomeriggio, quasi seraCaro Diario,chissà se la Sagra delle Pere continuerà... ultimamente noi le sganciamo e gli altri le raccolgono per farsele esplodere in mano: vedi come cambiano le cose?Tutto ciò mi fa riflettere sull'utilità degli altri.Lo devo dire: una volta erano molto più utili.Ti spiego.Una volta i risultati degli altri erano di sprone, erano come un fiume di energia che scorreva accanto al nostro flusso esistenziale.Quanto a noi... be', noi viaggiavamo sopra ad un treno.Ogni tanto ci sporgevamo da un finestrino con cautela per trarre ispirazione da quel fiume (do not throw anything out of the window).Il fiume scorreva dritto? Facevamo in modo di aumentare la velocità.Il fiume diventava impetuoso come torrente? Talvolta cercavamo di sintonizzarci sulla stessa velocità, talvolta venivamo travolti da essa.Il fiume diventava una secca? Ne approfittavamo e ci prendevamo anche il tempo per ridere.Perché, comunque, siamo degli allegroni. Noi.Siamo, eravamo, saremo degli allegroni. Lasciamo perdere il tempo verbale.Anzi no: siamo.Siamo degli allegroni.Ci piace assaporare la vita.Ci piace anche essere tristi di quella tristezza che non si leva mai di torno.Soprattutto siamo.E' così.Ed ora vado a scegliere altri mobili con Paolo, sento che mi chiama su Messenger... chissà se la Sagra delle Pere continuerà...Giovedì 25 marzo 2010, notte fondaCaro Diario,siamo proprio degli allegroni noi.E siamo anche bravi a contare: undici pere in dodici giorni.Il fatto che l'undici sia il mio numero preferito non ha rilevanza.Di nuovo mi ritrovo a ridere, di nuovo mi ritrovo con un senso di giustizia universale nel midollo.E mentre una microscopica parte di me dice di smetterla e di occuparmi solo dei fatti miei, dei fatti granata, del mio Toro... oh be', mica è una valle di lacrime questa: è la vita e voglio viverla NON in gramaglie, evitando di scivolare negli abissi del “Tanto noi siamo sfigati...”.Essere del Toro è anche andare sempre incontro a quella cosa per cui se stai per rinunciare ne accade un'altra per cui ti rendi conto che la parola rinunciare non appartiene al tuo vocabolario e che l'hai pensata o detta solo perché ti è rimasta in testa come il ritornello di una canzone brutta ma ipnotica.Buona notte, dunque, pronta a sognare nuove macedonie, soprattutto pronta a sognare che il mio Toro c'è e che al risveglio ci sarà ancora.Venerdì 26 marzo 2010Caro Diario,sarà stata la suggestione ma questa notte ho fatto un sogno lungo, lunghissimo, dettagliato, faticoso. Faceva perfino freddo. Così freddo che mi sono svegliata con un raffreddore coi fiocchi e i controfiocchi.E vabbe'... prima o poi doveva capitare: nulla di grave. Divento solo un po' più noiosa: problemi altrui, sicuramente non miei.Sto diventando grande, sto diventando più egoista, sono molto ma molto ma moltissimo raffreddata: abbi pietà di me.Anyway... nel sogno correvo, correvo un continuazione. Non scappavo né volevo raggiungere una meta. Semplicemente correvo.Il correre liberatorio, quello che si fa per entrare più in contatto con se stessi.E nella mia lunga corsa toccavo tutti i luoghi che amo di più: alcune zone di Torino, le stesse zone che sono care alle mie sorelle e ai miei fratelli granata, poi Londra, Thurso, Clifden, l'Isola di Skye, il Connemara, il Monte Rosa, il fiume Po quando è ingrossato dalle piogge e fa paura e mentre si gonfia carica di energia, Giant's Causeway, il Ring of Brodgar, il Monferrato d'autunno, la camera da letto di quando ero ragazza, il fienile in fondo all'aia di casa dei nonni, la Barre d'Etel dove la marea si scontra con se stessa... e continuavo a correre finché non mi imbattevo in una collina (ho scritto 'imbattevo' non 'sbattevo', eh?) e decidevo di fermarmi.Mi sedevo sull'erba e mi avvolgevo nella mia bandiera granata – la porto sempre con me, anche nei sogni – perché avevo freddo, un freddo mortale, come se mi si stesse strappando l'anima dal corpo.Ma era solo la stanchezza della lunga corsa, il dispiacere di aver solo sfiorato quei luoghi senza potermici fermare, senza avere avuto l'opportunità di scoprirvi cose nuove.Ecco... questo è il motore della mia vita: trovare il nuovo in ciò che già conosco. C'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, no?Io adesso vorrei scoprire dove ho messo la Tachipirina, però... 'sto freddo non mi abbandona.E mia figlia – cinque anni, ribadisco: cinque anni – mi ha appena redarguita dicendomi che “Noi del Toro non ci arrendiamo mai!”.Gioia mia... ovvio che non ci arrendiamo mai ma, di già che sei lì, mi porti un'undicina di fazzoletti?Io non mi arrendo ma... vado a dormire. E a guarire. Pronti? Etciù! Seeeee...Sabato 27 marzo 2010Caro Diario,zodo balada.Domenica 28 marzo 2010, Reggina – Toro 1-2Caro Diario,che orario stupido per giocare ma fa lo stesso.Ho visto la partita dalla nonna Olga: mi ha preparato un pranzetto da supercoccola.Abbiamo visto il primo tempo e, con tutte le preoccupazioni del caso (primo tempo orrendo), nell'intervallo ci siamo messe intorno al tavolo: la nonna, la Stefi e la io (un articolo non si nega mai a nessuno). Parlavamo di cose casuali tanto per non dare spazio alla sfiducia nel processo vitale ma eravamo un po' stranite.Finito il rapido pranzo è iniziato il secondo tempo e quando non speravamo più in nulla la vita è tornata a sorriderci.Che cosa ci era mancato? L'abitudine alla vittoria, per esempio. Abitudine alla vittoria nello stesso senso in cui mia figlia mi diceva che noi del Toro non ci arrendiamo mai. Non quell'abitudine in cui ci si adagia. No, no: quella è roba che fanno gli altri. Noi siamo più belli, noi siamo altro.Ecco, sì: loro sono gli altri, noi siamo altro. Anche se ce ne dimentichiamo.Ce ne dimentichiamo a tal punto che pensiamo che per il troppo godere per le pere altrui l'equilibrio universale richieda ulteriori versamenti di sangue da parte nostra.E' sbagliato.E' sbagliato in senso assoluto, è sbagliato perché pensare di essere sfigati attira solo sfiga (anche se la sfiga non esiste e devo assolutamente ricordarmi di andare più nel dettaglio prossimamente), è sbagliato perché di versamenti di sangue ne abbiamo già fatti oltre l'umano limite, è sbagliato perché è sbagliato.Ribadisco quel che vado dicendoti da un po': io ci credo anche quando non ci credo e meno male che ci sono amici che me lo ricordano quando me ne dimentico.E in quell'ultimo quarto d'ora, mentre avevamo già i nostri tre punticini in tasca, mentre stringevamo gli altri in un assedio che – ca... voli – dovevamo lanciare prima, in quel quarto d'ora ridevamo, noi tre, ridevamo per la meraviglia.Quella meraviglia che è il NUOVO trovato oggi.Quella meraviglia che è la nonna Olga che ogni volta che un amaranto toccava uno dei nostri esclamava: “Il Signore non vi vuole bene: siete grami!”.Quella meraviglia che è ribaltare le situazioni.Sì.Mi piace.Mi piace quella sottile sofferenza nel sapere che la mia bandiera è piegata nella borsa, mi piace quando arriva il momento in cui corro a liberarla, mi piace alzare le braccia al cielo urlando “Gooooool!!!!”, mi piace sentire quella stoffa granata che mi si accartoccia sulla faccia.E' un falso scientifico che gli spinaci contengano molto ferro, è una verità universale che il Toro... oh, il Toro... esiste qualcosa di più totalizzante? Sì, forse qualcosa gli si avvicina ma... il Toro. Punto.E quanto alla mia bandiera... be', lei è sempre pronta: io pure.Lunedì 29 marzo 2010Caro Diario,non è vero che io sono sempre pronta.Cioè: dipende.Per esempio non ero pronta a litigare violentemente con alcuni fratelli.E' roba vecchia, ormai, i litigi sono superati, ampiamente superati.Ma hanno lasciato il segno.Per fortuna ho la bella grazia di scegliere fratelli che siano più fratelli degli altri per cui, alla fine, ci si viene incontro, si rivedono le proprie posizioni, si rimane della propria idea ma non si butta via il pregresso, non si butta via tutto il lavoro di costruzione amicale.Come? Non ci sono fratelli che sono più fratelli di altri? Le belle balle.L'obiettivo comune rimane sempre lo stesso (il Toro) però in nome di esso le strade prendono direzioni diverse, così diverse da provocare strappi, strappi così dolorosi da sembrare inguaribili.Ecco: io non ero pronta a quegli strappi.Evidentemente dovevo imparare qualcosa di nuovo... e il nuovo non sempre è piacevole, a quanto pare.Comunque ora bando ai magoni e avanti, testa bassa e caricare sempre anche se... ufffff... sono stanca... vabbe', capita ai migliori, capita anche a me che migliore non sono, che sono così così ma nel mio essere così così sto bene.E tifo Toro. Punto.

 

 

Martedì 30 marzo 2010Caro Diario,credo di essere meteoropatica ma al contrario: sta piovendo e l'umore è tornato ad essere al top.Sto perfino ridendo. Ma che cosa dico... sto sghignazzando.Pensa un po': la mia piccola Giulia oggi è in gita in un agriturismo in cui imparerà a fare la frittata con le erbette... è giusto insegnare l'uso corretto delle uova ai bambini finché sono piccoli, molto piccoli.Poi ti devo raccontare di quella nonna elegante e distinta, una vera madamin, che ieri non riusciva ad aprire il passeggino del nipote e che dopo un "Ma porca gobba!" ed un "gobba pu§§ana!" ha raggiunto l'obiettivo, sistemato il nipote e si è avviata verso la strada felice e contenta, ma non adesso, non adesso...