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Sognando Filadelfia

Sognando Filadelfia - immagine 1
di Marco Peroni
Redazione Toro News

Affacciò la testa dal finestrino per domandare dove si trovava il campo del Centellas. Dovettero chiedere tre volte fino a quando sboccarono su un panorama aperto di edifici abitati e moderni e in mezzo ad essi il muro del campo, un muro immenso e ocra su cui si era accanito ogni tipo di pioggia e distruzione. Ecco uno dei passaggi da 'Il centravanti è stato assassinato verso sera', un romanzo che allo stesso tempo incanta e dice, intriga e informa come tutti quelli dedicati dallo scrittore Manuel Vazquez Montalban alle avventure dell’investigatore Pepe Carvalho. Si parla della Barcellona a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, alla vigilia di quelle Olimpiadi che ne stravolgeranno per sempre architetture e identità: la storia ruota in particolare attorno alle mire di speculatori senza scrupoli sul campo di un piccola ma gloriosa società. Far morire quella società per impadronirsi della sua terra: un losco giro d’affari in cui sembra coinvolto persino il vecchio costruttore nonchè presidente del grande Barcellona.Il Centellas, una squadra con una storia di quartiere, alle origini del calcio catalano, capace di lottare per l’egemonia con il Barcellona, l’Europa, l’Espanol o il San Andrès, ma dalla guerra civile a malapena un club sopravvissuto che tirava avanti, spinto dal tifo incondizionato di un quartiere e dalla proprietà di uno stadio situato in una zona strategica per l’espansione della città”.… Insomma, non vi ricorda niente? E’ stupefacente come in larghi tratti questa storia assomigli a quella che abbiamo vissuto sulla nostra pelle. Per noi granata, che abbiamo ancora negli occhi quell’estate a un passo dalla sparizione, dietro ogni pagina c’è un brivido che aspetta. Non è difficile immaginare che, se le cose fossero andate diversamente, avremmo fatto nel giro di pochi anni la fine della società di cui si parla nel romanzo. Avremmo seguito il destino che ancora sta schiacciando il nostro mitico Filadelfia. Saremmo diventati una riserva di caccia, poi altri cento libri uno più bello dell’altro, poi un museo, poi una cineteca e infine nulla. Un ricordo. “Il campo era circondato da quartieri popolari, quartieri dozzinali, di geometrie a buon mercato, per immigrati anonimi che avevano riempito di vegetazione finestre e terrazze. Era come una presenza contrastante e un po’ inutile, come un capriccio del paesaggio urbano, una rovina”…Vazquez Montalban di sicuro sapeva lasciar correre la penna incontro ai grandi cambiamenti, per avvolgerli di parole e restituirceli ogni volta chiari e decifrabili. In particolare, ha catturato così bene il rischio che per molte identità, modi d’essere e passioni ha rappresentato il fragore della modernità neo yuppie degli anni Novanta, quel frullatore economico che sequestrava sentimenti in cambio sensazioni. Montalban ha descritto un mondo di coktails e seprazioni che per noi granata finisce dove inizia l’ultima delle rovine del Fila. Che quel campo non è soltanto un campo, o un album dove attaccare consumate foto: è anche l’unico luogo in tutta la città in cui, per la forza di un colore, un vecchio e un ragazzino avrebbero ancora qualche cosa da raccontarsi.“Nessuno sa oggigiorno cosa sia un vecchio. Solo i vecchi lo sanno, e io non mi sento ancora vecchio. Per il momento, osserva come hanno fatto sparire dal vocabolario persino la parola. Si parla di terza età. Mi ricorda quegli anni del franchismo in cui gli operai venivano chiamati produttori. Essere operaio era politicamente osceno e pericoloso. Oggi essere vecchi è osceno e pericoloso”.Purtroppo, il destino non ha concesso allo scrittore spagnolo molti anni di vita dopo la stesura di questo romanzo. Sarebbe stato curioso andare a cercare, in mezzo alle bellissime pagine che certamente ci avrebbe ancora lasciato, la continuazione di questa vicenda vestita di giallo ma con tanto, tanto granata dentro… Magari avremmo scoperto altre forme più sottili e raffinate di speculazione: per esempio, tiro a indovinare, che quel Barcellona che sa un po’ di bianconero si sarebbe avvantaggiato di un enorme regalo del Credito Sportivo per rifare il trucco al proprio stadio… Di modo che i tifosi del Centellas, ormai senza colori e impianto, l’avrebbero pagato ben due volte: la prima come cittadini, e l’altra ogni domenica, come improvvisati supporters della squadra ospite. Uno "splendido" quadretto a cui siamo andati molti più vicini di quanto crediamo... ma che forse nemmeno questo grande scrittore spagnolo pieno di fantasia sarebbe riuscito a immaginare. Un abbraccio a tutti, Marco