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 di Giacomo Serafinelli Buongiorno Toro...Mazzola nacque il 26 Gennaio del Diciannove a Cassano d'Adda, e proprio alle acque dell'Adda strappò, a soli dieci anni, un suo amico che stava affogando. Già allora erano...
Redazione Toro News

 

di Giacomo Serafinelli

 

Buongiorno Toro...Mazzola nacque il 26 Gennaio del Diciannove a Cassano d'Adda, e proprio alle acque dell'Adda strappò, a soli dieci anni, un suo amico che stava affogando. 

Già allora erano presenti, in nuce, le caratteristiche di coraggio, forza e altruismo, che avrebbero fatto di Mazzola l'autentica leggenda  che è e sarà per sempre.

Arrivato a Torino via Venezia, aveva un carattere schivo e semplice, che lo portava a rifuggire la vita mondana. In lui si indovinava una voglia di provincia, quella sua provincia lombarda fatta di osterie, gesti semplici e giornate interminabili a giocare a carte davanti ad un rosso sincero.

Una provincia che sapeva essere anche dura, fatta com'era di lavoro, fatica e sacrificio; infatti Cassano d'Adda diede i natali, una ventina d'anni dopo, a Gianni Motta, indimenticato esponente di uno sport, il ciclismo, che vuole guardare in faccia chi lo pratica, e che non concede sconti.

E Mazzola, che dovette lavorare fin da giovanissimo per aiutare la famiglia, sapeva bene che ci sarebbero voluti tutto il suo impegno ed il suo sacrificio per arrivare in alto.

Aveva carisma, ed era dotato di quella che i greci chiamavano kalokagathia*.

Aveva classe, ma anche  senso pratico, e sul campo non si concedeva frivolezze, ma giocate 

belle ed efficaci.

Rimarrà celebre un episodio verificatosi durante uno dei tanti derby giocati dal capitano: dopo essere entrato in area ed aver dribblato Bacigalupo, Boniperti scagliò in porta un tiro a colpo sicuro; talmente sicuro che si era già voltato ed, esultante, si stava  dirigendo verso il cerchio di centrocampo. Fu in quel momento che, come per volontà della divinità calcistica, colei che un altro lombardo, Gianni Brera, chiamò Eupalla, Mazzola si materializzò sulla linea di porta, quasi fosse nato in quel luogo ed in quel momento. Quel pallone non entrò mai in rete, e la gioia rimase strozzata in gola agli eterni rivali a strisce; come un magone che impedisce di respirare. Magone ed incredulità nel vedere Mazzola che, dopo quel gesto atletico, si involò palla al piede fino a raggiungere in pochi istanti l'area avversaria e, lui sì, a segnare trasformando una delusione nella gioia più bella.

Era così il capitano, di poche parole e di grande cuore.

E la sua è una storia che ha il colore marrone scuro del cuoio e il profumo pulito della forza e dell'onestà.

Buona giornata, Toro e ricorda: nel dubbio, tira in porta!

 

*Il termine kalokagathia esprime come sostantivo astratto il concetto condensato nella coppia di aggettivi καλός καγαθός ("kalòs kagathòs" è la crasi di καλός καi αγαθός), la cui polirematica significa, letteralmente, bello e buono. Con questi termini si indicava nella cultura ellenica l'ideale di perfezione umana: l'unità nella stessa persona di bellezza e valore morale, un principio che coinvolge dunque la sfera etica ed estetica   (fonte: Wikipedia)