mondo granata

Strange weather

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Un anno fa, in questi stessi giorni, la porta che dava sul mare era spalancata e da fuori arrivava l’aria umida e ristoratrice che, col ritmare delle onde, cullava le ultime battute della mia Istantanea, alle 3 di mattina, come sempre.Ora la porta è serrata, il rumore del mare è rimasto chiuso oltre ai vetri e sopra le lenzuola c’è una bella coperta ad attendermi, per festeggiare i giorni di ferie di questo luglio islandese.Benché io non sia in Islanda.Le notizie da Torino certo non sono migliori.Piove tutti i giorni.Sai che novità.Forse ci siamo talmente assuefatti a questo clima bastardamente tropicale, che lo diamo per scontato. Neanche più ci accorgiamo che non vediamo più il cielo, talmente la città e le valli sono cariche di umidità dannata, che rende statici i pensieri e faticosa la lucidità.Forse è il nostro stesso eterno chinare la testa ad averlo attirato.Se può piovere, stai pur tranquillo che Torino non mancherà all’appello, anzi, probabilmente sarà il primo posto dove lo farà.

- Desidera, Ragioniere? Sì, mi faccia pure piovere in testa, tanto è meglio se non prendo sole e continuo a lavorare…

Esiste uno strano parallelismo tra il clima di questa città e quello che la città stessa è diventata. E’ un clima più giusto. La città che sapeva di ribellione e ospitava contraddizioni stridenti, al suo interno, aveva un clima più estremo in alcuni fenomeni, ma non estraneo.Ora Torino ha il clima che si merita e che rispecchia il suo essere. Una città tanto bella e patinata da aver completamente rinnegato le proprie origini e la propria storia. Un posto che piace così a tanti, da poter essere al posto giusto  in tutte le parti del mondo, tranne che qua. Ma sono cambiati i tempi, inutile frignare.Godiamoci questa umidità convinti che sia la cosa giusta, fingendo di vedere un cielo azzurro al posto dello stanco manto lattiginoso.

 

Già, ma io sono lontano, anche se non di molto.Vago lungo quello che ho sempre disprezzato, ombrelloni e spiagge, sentendomi a casa, sentendomi arrivato, trascorrendo le ore a guardare il mare, mentre l’eco di una lontana canzone sovrappone il presente alle sensazioni di una lontana nottata nella quale stavo guidando per la Spagna.

 

New York on a summer nightStaring at the sea,Tell me is there something wrong?That you don’t talk to me…

 

C’è una strana voglia di sussurri, di cose che passano sulla pelle come una brezza, che sfiorino soltanto il proprio respiro.Voglia di estraniarsi e di guardare gli altri, modulando il proprio respiro sul ritmo notturno di quella soffice canzone.In questi giorni sto sperimentando la bellezza del tenere il cellulare staccato.E’ bellissimo, zero rogne, zero voglia di scendere in conversazioni banali, zero voglia di commentare il calciomercato…

 

Qualche settimana fa avevo scritto che il Toro era morto, nella misura in cui non esisteva più la sua gente.Ne sono tuttora convinto e forse la mia reazione di allontanamento è soltanto una tessera del mosaico. (N.d.A. No alla tessera del mosaico!)Non riesco a comprendere le persone che “hanno già voglia di Toro”, o “voglia di tornare allo stadio”.Ma neanche un po’. Padreterno me ne scampi, senza prendermi in parola.Vivo momenti estremamente sereni quando il campionato è fermo, figuriamoci se non sto nella pelle… per cosa poi? Per un qualcosa che mi ha condito la vita di rabbie e delusioni?Vade retro, Saragat.Si sta talmente bene senza, che mi sembra davvero di vivere sensazioni molto più granata non pensando minimamente allo stadio.

 

La notte avanza, il mio cinismo pure.Apro la finetsra, ho bisogno di respirare un po’ le onde, benchè piene di un freddo insano, che ritmano ancora lentamente con le parole di Glenn Frey.

 

Strange weather,Dark clouds in the skyStrange weather,To keep our love alive…

 

Vago tra figure di nonni e nipotini.Alle volte immortalo i particolari più insignificanti, e non mi rendo conto che è soltanto un desiderio di prolungare il mio soggiorno in questi posti sempre così estranei, e che ora sento di condividere come non mai.Faccio scatti alla mia dolcissima bambina sulle giostrine da 50 centesimi perché forse sto cercando di fermare la mia infanzia in quegli scatti, quando tutto aveva molto più senso.Quando gli spazi erano allargati ed il tempo di un viaggio sembrava immenso.Passato bucolico o non bucolico? Chi se ne frega, la sostanza è quella.E poi, vagando tra i palazzi, immaginando gli alloggi che guardano il mare, sento parlare molto di più nel mio dialetto qui che nella mia città.Ed il mio dialetto è una cosa meravigliosa, sapete? Perché è il dialetto degli anziani, della saggezza, della casa.Dio mio, quanto è strano sentirsi a casa lontano da casa.

 

So think it over one last time,Don’t say this is the end‘cause I remember how it used to be..And it can be that way again…Strange weather…

 

E sia così.Scandiremo questi ultimi giorni con la dannata malinconia delòe cose belle, quelle che ti fanno capire che stai bene, mentre ti stanno già portando via.Assaporeremo ogni angolo, ogni respiro, ogni momento mai così lontano, mai così vicino, prima di ripiombare nel walzer dei luoghi comuni, ballato da chi ha voglia di tiritere.- Allora, sei pronto a tornare in posta? Sei carico?Ma carico di cosa? Di miserie semmai.Non ho mai capito queste cazzate, questa voglia di normalità a tutti i costi.Carico di niente, carico di estraneità, semmai.

 

Ogni tanto un barlume mi riporta al Toro.Ma sapete, stiamo attenti, perché da un po’ di tempo non provo fastidio soltanto per il ripetere concetti quali Superga, Meroni, Valentino etc. (non perché siano diventati banali, bensì perché li abbiamo svuotati del loro significato originale, a furia di abusarne).Sto provando fastidio anche verso la parola “Toro” stessa, perché sta facendo la stessa fine.Provo profonda invidia verso chi riesce a trovare ancora parole di gratitudine nel presente.Io non ne ho, e se le dicessi mi sentirei un attore, o un falso.

 

Ma la natura di una persona è pur sempre quella, e se nella mia vita fossi dovuto diventare un gobbo, penso che l’avrei già fatto.Capita dunque che, in un moto d’orgoglio, mi venga una gran voglia di vedere tanta, ma tanta gente allo stadio, durante tutto l’anno.Queste sono le cose più da T. che mi sento di dire.Vi pare poco?

 

Strange weather,Somehow I will survive…Strange weather,You and I.

 

Detto questo, Cari Amici, Istantanee va in ferie e cerca di ricaricare le pile.Ci sono diversi progetti in cantiere, alcuni eterni, altri fattibili.Vedremo.Certo è che se ci fosse qualche soddisfazione sportiva a condire il lavoro mio e dei miei colleghi “rubrichisti”, non sarebbe neanche male.Istantanee dunque riapre a settembre.A voi tutti un Viva “Toro” (appunto!) gigantesco.

 

Strange weather è una canzone di Glenn frey, pubblicata nel 1992 all'interno del bellissimo disco omonimo. Mauro Saglietti