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mondo granata
di Steve e Valentino Della Casa
FATHER: E così un’altra partita è andata e un altro goal è stato rubato. Non che sia una novità, ma quest’anno va peggio del solito. Dovrebbero essere otto i goal rubati, con una media del genere anche l’Inter avrebbe dei problemi. Quindi sono triste: continuo a essere fiducioso, ma sono anche incazzato. E poi è come se avessi perso qualcuno di caro. Mi spiego. Le trasferte del Toro le vedo quasi sempre a Roma, al club Roma Granata. Sono granata doc, simpatici, pieni di passione. E facevano vedere le partite in un posto geniale, che sembrava una sede extraparlamentare degli anni Settanta. Sulla Casilina, all’angolo con la Togliatti, c’è un’autorimessa. Davanti c’è un pratone, e come è noto era Pasolini ad amare i pratoni del Casilino. Lì ho visto un sacco di sfide, ho visto qualche vittoria e molte sconfitte, soprattutto quest’anno. Da oggi quel garage chiude e così non saremo più lì a vedere i match. Per me è una grave perdita. Mi consola che gli amici di Roma granata, gente forte e pratica, abbiano già un altro posto. E mi consola ancora di più che l’insano ottimismo che mi possiede non è ancora scemato. Forza Toro, a Torino come a Roma.
SON: La cosa fantastica del mio “tempio granata” è che ho sempre visto il Toro perdere. Dai, diciamo fantastica fino ad un certo punto allora. L’esordio che ho avuto lì è stato il fantasmagorico: Chievo-Torino 3-0, con conseguente esonero di Zaccheroni (che, vorrei sottolineare, è stato l’unico tecnico a portarci in zona Uefa, senza poi proferire verbo dopo il suo esonero…). Poi ho visto un’eccellente Fiorentina-Torino 4-1, ed era la seconda partita di De Biasi in A col Toro, essendo subentrato proprio al tecnico di Cesenatico. E poi ne ho viste altre, tante altre, e altrettante sconfitte. Ci continuo a tornare, e non rimpiango mai la mia scelta, che scaramanticamente parlando è per me un suicidio. Parlo della Cricca, in Corso Margherita, a Torino. Mi diverto tantissimo, nonostante poi esca sempre, e dico sempre, incazzato nero, senza voglia di mangiare o parlare con chicchessia. Ma poco importa. Il bello di questi posti è il ricreare un piccolo stadio, dove si grida, si esulta (io per ora mai, ma posso immaginare chi è felice dopo una nostra vittoria in trasferta), si sbraita, talvolta ci si inalbera per le cavolate dei nostri giocatori, o per questioni tecnico-tattiche. Però è proprio questo clima di stadio che andiamo ricreando che ci permette di essere ancora, comunque, vicini alla nostra squadra, nonostante magari ci separino chilometri e chilometri. Anche questo è tifare, anche questo è Toro.
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