Una cosa triste.Triste e tragica.Una cosa triste, tragica e agghiacciante.Questa storia non è di fantasia.Mi piacerebbe che lo fosse, che fosse tutto inventato o campato per aria.E invece no, porca miseria, no.Ogni cosa, ogni piccolo dettaglio, è stato ahimè vissuto, il più delle volte sulla nostra pelle.Vi siete mai imbattuti in una persona scalognata, alla quale viene presto affibbiata la nomea, non sempre ingiustificata di “porta rogna”?E questa persona ha pure a che fare col Toro?E’ triste parlarne, anche perché qui si tratta di un amico, di un caro amico.Non oso e non posso menzionarlo. Tentiamo di chiamarlo come se fosse suono che copre le cose che non si possono dire in televisione.BIP.Chiamiamolo così.Via, partiamo. Tenete a disposizione qualcosa di ferro nelle vicinanze. Capirete presto perché.
mondo granata
Tenetelo girato!
- Sono preparatissimo su Leopardi, stavolta se mi fa delle domande la stendo…- Ma hai studiato tutti i canti?- Tutti?- Sì, certo…- Tutti tutti?- Sì… va beh, tutti tranne due… “L’ultimo canto di Saffo” e “Il passero solitario”, ma so tutti gli altri quasi a memoria. Potrei cantarli davvero.- Ah… Lo guardai un po’ perplesso.Non c’erano interrogazioni previste per quella mattinata, tuttavia era sempre opportuno stare all’occhio.Ci conoscevamo da poco, lui non era ancora diventato BIP, la persona della quale temevi persino di pronunciare il nome, per paura di quello che poteva scatenare anche solo il pensare a lui.Era un bravo ragazzo, arrivato da poco in classe, subito mio compagno di banco e per giunta tifoso del Toro, nell’ultimo anno di liceo, annata 1987-88. I primi dubbi e i primi timori cominciarono proprio quel giorno, quando mancavano soli venti minuti alla campanella d’uscita, e la prof. d’Italiano decise a sorpresa di interrogare da posto.Non ad estrazione, ma seguendo l’ordine dei banchi.Scene tristi, io pregavo, cercando una spiritualità mai avuta, altri fingevano malori.Ci fu una raffica di “due”, uno dietro l’altro, scene mute degne di Marcel Marceau. Mancavano solo più cinque o sei minuti al fischio finale, sancito dalla campanella, e c’era ancora lui prima di me.Affermare che non sapevo un kaiser su Leopardi mi sembra superfluo.Lui, che diceva di sapere “quasi” tutto, almeno lui non avrebbe tenuto la bocca tappata e mi avrebbe salvato dalla figuraccia incombente.
- Parlami dell’"Ultimo canto di Saffo”! – tuonò l’insegnanteChiusi gli occhi in segno di disperazione. La resa era vicina.- Ah… eh… uh… - sentii bofonchiare il mio amico.- Va bene, va bene… vedo che non sei molto ferrato su questo… vediamo allora “Il Passero solitario”.Ci fu un colpo nella classe.Era una testa.La mia che sbatteva contro il banco.Dico, due su due!Lui non conosceva due canti e la prof. era andata a chiedergli proprio quelli.Che coincidenza, pensai e pensammo.Ci sbagliavamo.
Non tardammo molto a capire di che razza di Giona si trattasse.Troppe coincidenze si rivelano indizi. E gli indizi si rivelavano prove.C’era lui sul pullman che ci portava a scuola? Il pullman si guastava.Si organizzava per giocare a pallone con lui? Il pallone si bucava. O peggio, diluviava giusto in quell’intervallo.Si usciva per andare in birreria? I locali erano pieni. E non si trovava posto.Venimmo a sapere che il padre gli aveva prestato una sera la vettura nuova.Bella, luccicante e intonsa.Fatti pochi metri si era messo a grandinare. Sembrava piovesserococomeri quella sera. Così aveva riportato la macchina bollata a casa.E il giorno dopo era arrivato lui bollato a scuola.Cose che capitavano, tra di noi ridevamo e scherzavamo su queste “coincidenze”. Si parlava di ragazzo “sfigato”, nessuno aveva ancora osato associarlo alle iatture più nere.
Già, però lui era del Toro.E col Toro non si scherza.Non eravamo ancora andati alla partita insieme. Lui non aveva l’abbonamento e si presentava saltuariamente.- Cavoli, che partita terribile! Sono imbestialito! – mi disse un lunedì mattina. Il giorno prima era andato a vedere Toro-Empoli. Avevamo perso 0-1, puoi capire, grazie un tiro da fuori area di Della Scala (!).Mormorai qualcosa (all’epoca l’incazzatura durava solitamente fino al martedì) e non ci feci caso.Un altra volta però arrivò incavolato perché il giorno prima si era recato allo stadio e, non solo il Toro aveva pareggiato per il rotto della cuffia col Como, ma sul Comunale si era anche abbattuto un nubifragio devastante.Un lunedì di inizio maggio infine, nel quale ero veramente nero per il derby del giorno prima, si sedette al suo posto e mi sussurrò:- Bella fregatura! Sono entrato quando hanno aperto i cancelli, a cinque minuti dalla fine. Giusto in tempo.Alzai lo sguardo e gli rivolsi un’occhiata feroce.Il giorno precedente avevamo perso il derby grazie a un gol di Rush all’ultimo minuto.
Quando cominciavo ad avere fondati sospetti che la sua aurea negativa si diffondesse anche tutto intorno al Toro, arrivò la finale di ritorno di Coppa Italia, contro i ciclisti.A Marassi eravamo stati furtati 2-0, con rigore negato a Cravero. Al ritorno occorreva un’impresa.- Ma devi proprio venire? – gli chiesi preoccupato e timoroso.- Perché? Non ho il biglietto, ma vengo lo stesso davanti allo stadio… magari qualcosa trovo!Sospirai in silenzio. Forse mi ero sbagliato, forse non portava “proprio” così sfiga.Solo un po’.Sperai che comunque non trovasse il biglietto.
Ovviamente pioveva quel giorno, segno inequivocabile della sua presenza nei dintorni del Comunale.La storia di quella partita è gloriosa ma triste.Il Toro giocò alla morte e nei primi trentacinque minuti ribaltò la situazione, portandosi sul 2-0.Poi pian piano la fiammata si spense e si andò così ai supplementari, dove Salsano, grazie anche al piazzamento nefasto di Lorieri, trovò il jolly che valse la Coppa ai ciclisti.Trovai la forza di parlare dopo tre giorni.E lui pure, perché era un tifoso sanguigno.- Sei poi riuscito a vedere la partita?- Sì, ho tribolato un po’. Sono entrato al ‘40. Mi sono perso i gol…- Lo immaginavo - risposi.Lui mi guardò senza capire.
Il tempo di archiviare quell’annata con l’esame di maturità (avevamo scommesso su quale lettera sarebbe stata estratta, per stabilire il fortunello che sarebbe stato interrogato per primo, e guarda caso uscì l’iniziale del suo cognome), e ci perdemmo di vista, lasciandoci alle spalle prof, amici ed amori che ci avevano accompagnato per tutto l’anno.
Ci ritrovammo quasi per caso l’anno seguente all’università, per i corridoi di Palazzo Nuovo.Posto alienante per incontrarsi. All’epoca c’era così tanta gente impegnata a tirarsela che raramente trovava il tempo per guardare in faccia chi gli sfrecciava vicino.Ancora più raro era trovare una faccia amica.E’ difficile perdere una buona amicizia e quasi mi ero dimenticato di tutta quella serie di strani segnali nefasti che avevano accompagnato il finale del campionato precedente.- Siamo messi male, quest’anno…! – dissi- Lascia stare, ho proprio tanta paura. Non vorrei che finissimo davvero in B…Frugai nelle tasche disperato.- Beh, speriamo di no... vai ancora allo stadio? – chiesi incautamente.- Sì, quest’anno ho fatto l’abbonamento… Ma che fai? Cerchi le chiavi?- Ehm… sì, non le trovo più…- Comunque non le ho viste tutte… Sono andato con… fammi pensare…con Sampdoria… Verona… Col Milan sono entrato alla fine… poi ho visto il derby, quella col Napoli, Pisa, Lecce. Poi ho saltato Lazio e Fiorentina… e domenica sono andato col Pescara. A proposito, perché non andiamo assieme a vedere Toro-Roma domenica?- Eh… uh? Sì, perché no?- Va bene allora, ma ‘hai trovato le chiavi o no?
Uscii da Palazzo Nuovo e mi sedetti su una panchina. Quello che avevo appena sentito non mi quadrava. Cosa aveva detto BIP? Sampdoria… era la prima di campionato e avevamo buscato 2-3. Verona… 1-1 miracoloso alla fine.Col Milan era entrato alla fine… e Van Basten aveva pareggiato al 90’…Il derby? .. Perso! Il Napoli? Sconfitta 0-1! Pisa e Lecce, due 0-0… Poi cosa aveva detto?“Ho saltato Lazio e Fiorentina”… due vittorie.“Sono andato a vedere il Pescara”… 1-1 con rigore sbagliato da Cravero…- Si sente male?- Eh?Un professore mi guardava preoccupato dall’alto.Senza accorgermene mi ero steso sulla panchina e stavo cercando di prendere aria, preda del mio pallore.Me sventurato! Senza rendermene conto mi ero appena impegnato ad andare allo stadio con un cecchino della sfiga, i cui bisnonni probabilmente erano stati a bordo del Titanic, qualche parente doveva essersi trasferito a San Francisco all’inizio del secolo e gli avi dovevano esser stati abitanti di Atlantide.Povero il mio Toro, pensai. Non bastava una squadra scalcagnata, ora ci si mettevano anche gli influssi iettatori esterni, come se non ne avessimo già abbastanza per i cavoli nostri.
Il Torino 1988-1989 era partito con grandi presupposti e speranze.Eravamo in 7000 a Chivasso per un’amichevole di luglio, ad osannare Edu Marangon e Skoro.Pensavamo che la cessione di Crippa, Bergreen e Poster non avrebbero inciso più di tanto.Illusi.Ci ritrovammo con una squadra malfatta e sgarrupata, che precipitò, ahinoi, in B.Deboli in tutti i reparti, avevamo il solo Muller, brasiliano che si accompagnava alla per nulla appariscente moglie Jussara, capace di risollevare la baracca.Autentico talento, capace di numeri di alta scuola (Sto parlando di Muller, non di Jussara), non aveva però la continuità o la testa per giocare a pallone.Figuriamoci nel Toro, dove se non dai tutto, i tifosi non te la perdonano.C’è da dire che quando aveva voglia, però giocava da Dio.Non sono rimaste molte partite nella memoria dei tifosi. Poche in verità.Torino-Roma però è una di quelle.
Muller ci portò in vantaggio alla mezz’ora, con una giocata strepitosa, conclusa con un diagonale che non lasciò scampo al giovane Peruzzi.Quasi mi dimenticai che lì, uno scalino più sotto, in piena Maratona c’era lui, lui che non aveva ancora visto una partita vinta quell’anno.Semmai ne avesse mai vista una.
- Ora speriamo che non pareggino… mi disse preoccupato nell’intervallo - …ma che fai? Hai di nuovo perso le chiavi?- No, mi sto toccando i c…! - urlai ad alta voce, facendo voltare parecchia gente, tra cui una ragazza carinissima, che mi guardò con espressione sdegnata.La piantò lì, fino all’inizio della ripresa, quando riprese la litania:- Ecco, stiamo giocando male! Va a finire che segnano…E puntualmente segnarono. Con Voeller.Cominciai ad avere pensieri foschi.Sempre più foschi e cupi.Fino a quando, in occasione di un calcio di punizione dal limite per noi, non sbottai:- Ora basta, sei tu!- Eh?- Sei tu che porti sfiga! – aggiunsi preda della rabbia, ad alta voce. Attorno a noi si fece il silenzio.- Eh? Ma io?- Tutte le volte che ci sei tu perdiamo o ne capita qualcuna. Porti una rogna impressionante…- Ma… ma…- Girati ora! Non guardare la punizione!- Ma come? Ma non?- Girati, adesso hai rotto. Stiamo finendo in serie B! E’ la nostra ultima speranza…!Una richiesta probabilmente assurda, dettata dalla superstizione e dalla rabbia del momento.A malincuore si voltò, stupito.Uno scalino sotto di noi, tutta la Curva rivolta al campo, lui che guardava noi.La rete si gonfiò immediatamente.Gol.Gol, gol nostro, non sto scherzando.Non potrò mai dimenticare quel momento. E’ impossibile spiegarlo e chi non c’è stato pensa sia uno scherzo.Non so che faccia feci, non so che espressione assunsero gli altri amici tutti intorno.La spinta della Curva mi fece urlare e capitombolare come al solito, ma in quel momento non sapevo bene se gioire, sghignazzare o mettermi a piangere.La Curva urlava e io guardavo la sua espressione sbacalita.Tutti gli amici urlavano sghignazzando, consci di essere stati testimoni di qualcosa di incredibile.
Viviamola dal suo punto di vista.Deve essere stato drammatico.Ti dicono che porti sfiga.Ti costringono a girarti.Tu lo fai a malincuore, per tacitare questi amici traditori.E appena ti volti cosa capita?Senti un urlo spaventoso e tutta la Curva ti frana addosso.Vedi la gente che ti addita e sridazzando dice “E’ lui, è lui!”.Quando riesci a voltarti, in tutto quel bailamme, vedi che la palla è in fondo alla rete.Dio, che situazione…!
Sulla punizione, la difesa giallorossa aveva ribattuto la palla. Era intervenuto Fuser che, al volo, aveva ingrigliato Peruzzi.
Non eravamo stati gli unici testimoni di quello che era avvenuto, però.La mia esclamazione, precedente al gol, aveva attirato l’attenzione di tante persone presenti tutte intorno.- Tenetelo girato! – urlava una signora sopra di noi, con la faccia tutt’altro che ironica.- Guai a voi se lo fate voltare! Guai a voi! Avete capito? – diceva un ragazzo un po’ più in là.Non sapevamo cosa dire. Si stava cadendo in serie B e la gente aveva trovato la panacea (peraltro giustificata) a tutti i mali.Fu così che il poverino fu costretto ad assistere ai minuti rimanenti con la schiena al campo, incavolato come un vitello.E fu anche così che il Toro giocò una delle migliori partite di quel campionato disgraziato.Ovviamente segnammo un altro gol, e che gol, con Muller che confezionò un delizioso pallonetto a Peruzzi.Ma si era in stato di grazia.Con lui voltato, se avessimo continuato a giocare avremmo probabilmente vinto 500-1 ed in breve saremmo riusciti a conquistare anche lo scudetto.Ricordo il suo volto scuro.Non esultò neanche al gol di Muller, mentre la gente lo indicava sghignazzando.Se ne andò a fine partita, finalmente libero di guardare il terreno di gioco, senza neanche salutare.Non volle mai più venire allo stadio con noi da allora.Sinceramente, non ho mai capito perché.
Di lui e delle sue variegate sventure venni a sapere notizie saltuarie e frammentarie.Mantenemmo comunque i contatti.Una volta lo incontrai allo stadio.Mutai espressione. Era una partita facile contro il Piacenza.Ovviamente la perdemmo.Lo sentii per telefono l’anno passato:- Sai, vado a vedere la partita domenica, è la prima volta quest’anno… – mi disse.- Ah, ok.Misi giù e telefonai ad un altro amico, comunicandogli che per quella partita gli avrei regalato il mio abbonamento. Era inutile lottare contro qualcosa di inarrestabile.Quel sabato andai a giocare a calcetto.Quando tornai a casa accesi il televideo.Non mi stupii più di tanto nel vedere che l’Udinese stava vincendo 0-2 al Comunale.Mentre pensavo, il risultato si mise a lampeggiare: 0-3.Spensi la tele.Alle volte non c’è veramente nulla da fare.
Ho impiegato molto più del solito a scrivere questo articolo.Non tanto per la sofferenza nel ricordare certi avvenimenti, questo no.Quanto piuttosto per il fatto che l’ho scritto con una mano sola.L’altra mano?Beh… indovinate un po’?Ad ogni modo credo che noi, nonostante tutte queste sciagure, si debba superare questi pensieri pieni di superstizione…Col tempo ho imparato a pensare che essere positivi allontani queste negatività.Ci credo davvero, sapete?Un attimo solo, suonano alla porta.
Era l’Ufficiale GiudiziarioHa portato cartelle esattoriali vecchie di cinque anni.Praticamente posso spararmi.Stavo dicendo? Ah, sì, ecco. Dicevo che non bisogna credere a questi elementi sinistri, non si deve cedere alla tentazione di credere che certi elementi portino rogna.Ma… da dove viene quest’acqua sopra la tastiera?Oh cavolo… scusate un attimo. C’è una macchia sul soffitto… si deve essere rotto un tubo nell’appartamento del vicino. Vado a controllare.
Maledizione! Ci saranno danni per tot euro. Deve essere sicuramente solo una coincidenza.Nn vgli pensare che sia il mi amic che prta rgna!Ma. che csa capita?Prca miseria! Nn riesc più a scrivere bene! Mi è partit il tast cn la quarta vcale!Che sfrtuna enrme!E adess cme facci?Speriam che nn ne partan altri, anche perché vrrei finire l’articl!iut! Si è rtt nche il tst dell prim vcle!Che sfig!iut!Cmunque frz Tr, frtelli!Sempre Frz Tr! Mauro Saglietti
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