Fratelli, buongiorno. Vi racconto una storia che non ha nulla a che fare con il calcio ma secondo me è molto, molto granata. Torno alle vecchie abitudini di Fuoriarea, parlandovi di un libro che ho finito ieri sera: Dream brother. Vita e musica di Tim e Jeff Buckley. Sono dentro fino al collo in questa storia tragica e meravigliosa allo stesso tempo e mi sento – per capirci – come uno che ha appena finito La farfalla granata, cammina per Piazza Vittorio e pensa “ecco, è proprio di qui che passava il nostro Gigi”.E’ la storia di un ragazzo americano di origini irlandesi, Tim, travolto dalla passione per la musica e la libertà: mix esplosivo, specialmente per chi ha un padre militare e repressivo. Ma ad aiutarlo ci sono gli occhi di tutti quelli che lo ascoltano cantare, innamorandosi della sua aria da bambino indifeso ma con l’estensione vocale più assurda di sempre. Sono gli anni Sessanta e il folk va per la maggiore: Tim nasce entro quei confini ma non vi resterà per molto, lanciandosi in una discesa fatta d’alcool, droghe, donne e canzoni senza più strofe e ritornelli, né alcun riferimento per ascoltatori che non siano disposti a scivolare con lui. Fa la sua guerra a chiunque provi a limitarne gli spazi: in una fortunata trasmissione televisiva (che forse avrebbe portato fortuna pure a lui), alla richiesta di un pezzo da tre minuti si lancia in un’improvvisazione di un’ora e quaranta; alla casa discografica che cerca di trattenerlo nel pop, risponde con dischi che sono incursioni continue in ogni genere. Ha mollato gli ormeggi, Tim Buckley, lasciandosi dietro ragazzi sbalorditi, ragazze sbalordite, masse indifferenti e discografici incazzati: ma soprattutto un figlio, Jeff, avuto giovanissimo e più o meno abbandonato al suo destino. La sua musica è meravigliosa, la sua vita no. Qualche anno più tardi trova una donna con cui riesce a stare bene, ne accetta il figlio e prova a non ripetere gli stessi errori di una volta: ma le difficoltà economiche si fanno più pesanti e gli ultimi due dischi sono la straziante rappresentazione di un artista senza confini che prova con tutte le sue forze ad andare incontro al pubblico, per sopravvivere. Ma non bastano i fioretti e la morte arriva come un incidente, un destino e forse anche una liberazione: si repsenta sotto forma di overdose, in una calda sera del 29 giugno 1975, mentre Tim ha ventott'anni. Ma il libro ricostruisce minuziosamente anche la vita di Jeff: il bambino cresciuto con la madre, assetato di musica, continuamente alle prese con un padre assente e ingombrante allo stesso tempo. La sua voce incanta presto New York: la Sony investe una montagna di soldi nel suo talento e persino nella sua straordinaria bellezza fisica: due cose in cui è identico al padre. Il suo primo e ultimo album, Grace, diventa in breve tempo un classico della musica rock: ma nemmeno a lui la vita sa sorridere. Lo abbandona, anzi, la notte che per gioco si butta nel Mississippi con tanto di Jeans e anfibi.
mondo granata
Tim e Jeff Buckley
di Marco Peroni
Raramente la sorte si è accanito tanto con due "gemelli": facendo di uno il padre dell'altro, regalando loro bellezza, voce e talento in quantità smisurate, ma costringendoli a morire in fretta e furia. Anche se Tim e Jeff Buckley, un po’ come i ragazzi del Grande Torino, si sono presi in anticipo la rivincita sul destino: facendo cose che, semplicemente, non potranno mai essere dimenticate. Un abbraccio a tutti, Marco
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