mondo granata

Toro, bello ma (quasi) senz’anima

Domenico Catagnano
Io invidio i tifosi del Verona. Li invidio perché la loro squadra sta lassù, perché, molto banalmente, ha vinto le partite che doveva vincere e ha perso quelle che poteva perdere. L'Hellas non ha nomi stratosferici in rosa ma gioca bene, è...

Io invidio i tifosi del Verona. Li invidio perché la loro squadra sta lassù, perché, molto banalmente, ha vinto le partite che doveva vincere e ha perso quelle che poteva perdere. L'Hellas non ha nomi stratosferici in rosa ma gioca bene, è solida e, in fin dei conti, non ha grossi torti arbitrali di cui lamentarsi. Invidio il Verona perché sta dove dovremmo essere noi. E invidio l'undici di Mandorlini come in passato ho invidiato l'Udinese, il Catania, il Cagliari, il primo Palermo di Zamparini... tutte squadre che i top player se li costruivano in casa e che in questi anni si sono piazzate abbondantemente nella parte sinistra della clssifica.   Certo, a differenza degli scaligeri noi abbiamo l'handicap della carrettata di sviste (eufemismo) arbitrali che ci hanno tolto un bel po' di punti, però ultimamente ci stiamo mettendo davvero troppo di nostro. La partita a Livorno è sembrata la fotocopia di quella di dieci giorni prima con l'Inter: un altro 3-3, un altro punto acciuffato in extremis, ma, soprattutto un'altra rimonta subita.    Ci eravamo già fatti raggiungere in vantaggio di due gol in casa (partita col Milan, uccellati dall'ingenuità e dalla giacchetta nera), abbiamo subito una doppia rimonta della quale avremmmo fatto a meno anche in trasferta. Ma siccome amiamo superarci, mercoledì ci eravamo pure fatti sorpassare: da un sicuro 0-2 a 3-2, roba da matti. Col Livorno, con tutto il rispetto, mica col Barcellona. Ancora due punti persi, altro che punto guadagnato!   E i numeri sono impietosi: non vinciamo dal 22 settembre, ossia da sei giornate, in casa abbiamo preso i tre punti solo alla prima col Sassuolo. Inoltre, come l'anno scorso, ci stiamo ammalando di pareggite: siamo a quota cinque, nessuno ha fatto come noi.   Eppure questo Toro è spesso bello a vedersi, a tratti entusiasmante, come non lo si vedeva da tempo. Lo ripetiamo neanche fosse un mantra: quando Cerci si accende non solo illumina tutti quelli che gli stanno intorno ma la mette pure dentro, Ciro il Grande cresce ancora (e siamo a tre, finirà il campionato in doppia cifra, ne sono sicuro) e D'Ambrosio scalpita ed è da preservare prima che sia troppo tardi (contratto, contratto, contratto!).   Siamo, passateci la citazione molto pop, belli senz'anima. O meglio quest'anima non la tiriamo fuori quando servirebbe. Ad esempio mentre c'è da difendere un vantaggio. Non è un caso che Milan, Sampdoria, Verona, Inter e Livorno ci abbiano rimontato. Cinque gare su dieci, la metà. Troppo, ragazzi. Okay, qualitativamente la nostra difesa non è il massimo (vero è che mancano Bovo e Rodriguez che però, almeno sulla carta, non hanno proprio le caratteristiche dei salvatori della patria), ma è possibile che ad ogni attacco avversario si abbia l'impressione che Padelli & co. siano pronti a combinare la frittata?   Nell'attesa che si riapra il mercato -perché qualcuno là dietro bisognerà pur prenderlo- non ci resta che sperare. Sperare che questi ragazzi imparino a gestire meglio le partite, sperare che mascherino le carenze tecniche col carattere (ma occhio a non metterne troppo, che abbiamo capito che gli arbitri non esitano a fischiarci rigori contro o a mostrare cartellini rossi), sperare, semplicemente, che i nostri difensori, già a partire dal partitone contro la super Roma, giochino un po' più da Toro. Una volta ci esaltavamo quando partivamo con tutti i pronostici sfavorevoli. Proviamo a fare in modo che anche domenica prossima sia così?    Domenico Catagnano