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RINALDO RICCI
Se una mamma o un papà potessero scrivere un messaggio al proprio figlio, sarebbe questa la frase giusta. Ed è quello che ha fatto la Maratona domenica sera contro la...
RINALDO RICCI
"Se una mamma o un papà potessero scrivere un messaggio al proprio figlio, sarebbe questa la frase giusta. Ed è quello che ha fatto la Maratona domenica sera contro la Sampdoria. Uno striscione non nuovo, è vero, nè da "striscia la notizia", ma nobile e dolce. E loro, i figli della Maratona, non hanno tradito tanto amore. Abbiamo consumato fiumi di inchiostro per tentare di capire di che male soffrisse il Torino, ma troppo spesso ci siamo fermati alla superficie, dimenticandoci che la squadra è soprattutto un'anima, fatta di gambe, testa, tanto cuore. E gioia, paura, timidezza. Ogni figlio cresce con tutti questi sentimenti sparpagliati. Ai genitori il compito di aiutarli a ritrovare la stella migliore. Anche a costo di lezioni severe, come la contestazione di mercoledì scorso. E non importa se dietro l'angolo c'è sempre qualcuno che vorrebbe adottarne uno a seconda di dove gira il vento.
"Sui giornali quasi tutti sono saliti sul carro dei vincitori, vuoi che fosse Zaccheroni, o Cairo. Ma nessuno si è fermato a riflettere davvero. Perchè i veri vincitori sono stati i giocatori e, ancor di più i tifosi. Poi Zaccheroni e Cairo. Perchè è falso dire che la squadra la fanno i tifosi, ed è falso dire che la Maratona non ha pazienza di aspettare, la Maratona ha aspettato e continua ad aspettare, ma ogni tanto fa sentire la sua voce, proprio come deve fare un genitore che lascia crescere il figlio con fiducia, ma interviene se esso sbanda. E non importa se tra i figli ci sono anche quelli più ribelli, o incapaci di accettare gli insegnamenti o il credo granata. Perchè anche se diversi, sono sempre fratelli. E allora non si spari più su Pancaro o Fiore soprattutto. Perchè loro semplicemente non hanno capito. Capito cosa vuol dire portare una maglia che è diversa da ogni altra. Loro arrivano da famiglie più ricche e sono abituati ad una vita un più semplice, come se le cose gli fossero dovute. Non hanno capito ma capiranno.
"Capiranno che il sudore e il mal di schiena di Ardito sono il sacrificio più dolce per una causa tanto preziosa. Capiranno la forza di Cioffi che nulla sapeva del Toro ma del Toro ha visto sessantamila cuori battere in una finale playoff. Capiranno la gioia di Rosina, il figlio più difficile, escluso e poi ributtato in strada a guadagnarsi la vita con il suo talento. Capiranno il pianto di Comotto per una fascia di capitano, la fascia del fratello maggiore. E la pazienza, la tristezza di Abbruscato, che appena segnato il rigore corre da Rosina e quasi gli dà la mano, come si fa con un fratello. Capiranno che quella corsa verso la Maratona a fine partita non è un vezzo qualunque e di chiunque, ma un ringraziamento a chi li ama. Quel giorno, quando anche loro capiranno, allora saranno davvero giocatori del Toro, e chiederanno scusa per non aver capito. E saranno perdonati.
"Zaccheroni è un uomo freddo, ma anche lui un padre. Lui non conosceva i suoi figli per il tanto peregrinare verso altri lidi. Li ha studiati, li ha provati, ora li sta rendendo una famiglia vera. E Cairo, che ha avuto paura più di una volta di aver sbagliato tutto, ora dormirà sonni più tranquilli. E non certo perchè i giornali che gli hanno sempre voltato le spalle, oggi stranamente sono con lui. No, non per questo, ma perchè sa che il suo cuore non aveva sbagliato. Non sono i tre punti ad aver resuscitato il Toro, forse si perderà e si soffrirà ancora, ma essere una famiglia, è la vittoria più importante. Oggi chi indosserà quella maglia sa che dietro di lui avrà migliaia di padri e di madri, sa che non "sarà mai solo", sa che quando cederà avrà un fratello vicino pronto ad aiutarlo. Così, solo così si è giocatori del Toro.
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