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mondo granata
Piccolo passo indietro, prima della partita di domenica contro la Samp, perchè, a freddo, altre due paroline sul derby sono necessarie. Forse dovremmo cominciare a pensare che sia una partita qualunque, magari solo un po' più importante delle altre. Forse dovremmo evitare di caricarci di aspettative e provare ad assumere un atteggiamento più disinteressato. Potremmo tentare, o almeno fare finta. Questo derby, insomma, è diventato una partita maledetta. Intendiamoci: domenica scorsa quelli lì hanno rubato, il gol era più fasullo di quella stella patacca che vogliono incollarsi sulle loro tristi maglie zebrate. Però noi, mannaggia, non abbiamo giocato come abbiamo dimostrato di saper fare. Quella che una volta era la carica da derby, quella che ha fatto diventare eroi onesti pedatori come Torrisi e Bonesso e ha trasformato Maspero in idolo, per intenderci, adesso sembra aver subito una mutazione, divenendo ansia da prestazione da stracittadina. I numeri sono impietosi: non facciamo un gol ai rigatini da tanto, non li battiamo da troppo. Vero è, lo ribadiamo, che avremmo una cesta piena di recriminazioni da fare almeno per i tre ultimi derby, ma c'è qualcosa che non va nell'approccio alla gara. Sentire la parola derby dovrebbe equivalere a far risuonare prepotentemente nelle orecchie il suono della celeberrima tromba di Bolmida, quella del quarto d'ora granata, quando Valentino Mazzola si rimboccava le maniche e non ce n'era per nessuno. Sembra che invece a parecchi dei nostri tremino le gambe a pensare alla stracittadina: diventano molli, svagati, timorosi e, quasi per reazione, si sfogano con rabbia distruttiva, non costruttiva, sugli avversari. Segno di debolezza. E sorge anche un dubbio: ma questi ragazzi conoscono la nostra storia? E' chiaro che un derby è meglio vincerlo, è chiarissimo che brucia tantissimo per come abbiamo perso l'ultimo, ma, porca miseria, neanche un tiro in porta... Non entro nel merito delle scelte di Ventura, su cui tutti hanno già detto tutto, ma un derby si gioca con cuore, anima e cattiveria, dove cattiveria non vuol dire attentare alle caviglie dell'avversario. Se proprio dobbiamo perderla, perdiamola da Toro. Ora c'è solo da rientrare nei binari del bel gioco fatto vedere fino a prima del derby. Il calendario ci da una mano: ci aspetta la Samp, la derelitta Doria, una delle delusioni di questo inizio campionato. E ci aspetta quel simpaticone di Enzino Maresca, simbolo della peggio gobberia che ricordiamo benissimo e che qualche genio voleva portare in granata. Ma siamo matti? Ecco, direi ai nostri ragazzi di studiare la storia, di rivedersi quel derby gagliardamente pareggiato per ispirarsi. L'altra squadra di Torino, fino a pochi anni fa, si affrontava così. Guardate cosa ci fece Maresca, caricatevi, e sfogatevi contro la Samp. Ci proviamo?
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