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Un tempo si chiamava semplicemente “razzismo”, oggi, in maniera più sofisticata, “discriminazione territoriale”. La sostanza non cambia e quella di intonare cori di questo genere resta una bruttissima abitudine, da punire con pugno duro e tolleranza zero. Punire però non significa sparare indiscriminatamente nel mucchio, ma è sempre necessario riflettere bene sulle decisioni da prendere alla luce dei fatti. La scelta di sanzionare la Curva Primavera del Torino dopo la partita con l’Inter appare infatti francamente discutibile. La motivazione del giudice Tosel è quella della partecipazione di una cinquantina di sostenitori granata ai cori intonati dal settore occupato dai tifosi interisti. Al di là del fatto che i nostri inviati allo stadio non hanno sentito nulla del genere, se non dal solo settore riservato agli ospiti, viene da chiedersi se sia giusto punire indiscriminatamente un’intera curva, composta per lo più da famiglie che vanno allo stadio per divertirsi, per colpa di una piccolissima e facinorosa minoranza. Il problema vero, come qualcuno ha giustamente evidenziato, sta a monte, e va individuato nella “lotta senza quartiere” che si è venuta a creare tra le istituzioni e le tifoserie organizzate: le prime continuano a punire, le seconde a dimostrare di non voler “mollare”, continuando a cantare i propri cori. A questo punto il razzismo o, per usare un termine più moderno e chic, la “discriminazione territoriale”, c’entrano poco. O meglio: esistono eccome, e vanno estirpati, ma non rappresentano il problema in questa situazione. Infatti le canzoni contro i napoletani o amenità di questo tipo non vogliono colpire un’etnia in particolare, ma sono il simbolo della solidarietà tra i gruppi Ultrà: voi ci chiudete la curva? Noi non molliamo e continuiamo a cantare il “coro proibito”. E’ evidente che uscire da questa situazione non è affatto semplice e che si rischia di iniziare un braccio di ferro che non fa bene a nessuno. E’assolutamente necessario che si trovi un sistema per individuare e punire i veri razzisti, senza penalizzare persone che non c’entrano nulla e che vogliono solo godersi dal vivo lo spettacolo di quello che era il campionato più bello del mondo. Roberto Maccario
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