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mondo granata
Carissimo Diego,sono Clemes e vivo purtroppo a Vinovo... la mia disaffezione nasce dalle umiliazioni patite in tutti questi anni. Ho 54 anni quindi posso parlare con cognizione di causa. La mia prima partita fu un derby, perdemmo (guarda caso 2 a 1), ti parlo di... VIERI.. POLETTI.. FOSSATI......dopo circa 40 anni di curva ti lascio immaginare le cose che ho visto e ho dovuto digerire.Sono troppe le domande che mi sono posto in questi anni e le risposta è sempre stata le stessa: a Torino, e dico a Torino (non a Juventus) ci sono due squadre e io purtroppo tifo per quella più scarsa. Ora ti giro una domanda: perchè (a parte qualche rara occasione) nessuno sia mai riuscito ad acquisire il Toro per farlo diventare una società normale e non l'ombra dell'altra? Siamo così diversi da Roma o da Milano? Tutte le notizie che negli anni sono arrivate sono solo leggende metropolitane? Sono paranoico o ciò che ho visto, e che vedo oggi, lascia almeno qualche dubbio? Ti ringrazio, Ciao! Clemes (granata58)Caro Clemes, la tua mail è un ottimo spunto per proseguire il nostro viaggio nella disaffezione: non punti il dito né sui prezzi dei biglietti, né sull'organizzazione della Società ma su un fatto ancora più tangibile: quello dei risultati. In effetti, per quanto non sia una regola matematica, i risultati spesso sono una conseguenza delle possibilità economiche di un Club, magari possono essere più o meno soddisfacenti ma, tendenzialmente, se c'è denaro da spendere si possono evitare quei tonfi clamorosi di cui spesso il Torino si è reso protagonista, magari non vincendo sempre (nemmeno gli Sceicchi ce la fanno, ed il Manchester City in Europa lo dimostra...) ma comunque mantenendo un buon livello. Rispondendo alle tue domande, però, per quanto non possa nascondere che, indubbiamente, in passato l'acquisizione del Toro da parte di facoltosi imprenditori possa non essere stata vista di buon occhio dalla Famiglia Agnelli e da tutto l'entourage della seconda squadra di Torino, forse in molti casi si è trattato davvero di leggenda metropolitana, propria di una tifoseria che, ahinoi, è abituata a guardare molto al proprio passato e a serbare poco ottimismo per il proprio futuro.Del resto, non può essere tutto qui: i risultati contano, ma non sono tutto. Detta così pare un'ingenuità da sognatore, ma se fosse veramente così allora quanti Club avrebbero ragione di esistere nel panorama mondiale? una ventina malcontata? E' evidente che non sia questa la chiave del problema. La scorsa settimana, mentre intervistavo Claudio Sala alla cena del Toro Club CTO, scherzandoci su non ho potuto fare a meno di riportargli che forse i granata di oggi hanno qualche timore in casa perché noi tifosi chiediamo loro di essere come quel Toro di cui lui era il Capitano. A quel punto non ha potuto che rispondermi che quando lui indossava quella fascia gli stessi tifosi, fra i quali forse c'eri anche tu, li mettevano in costante paragone con il Grande Torino caduto a superga venticinque anni prima.Parliamoci chiaro: il Toro non vince un campionato da 36 anni, l'ultimo titolo è una Coppa Italia che allora valeva un po' più di oggi, è vero, ma che, trascorsi ormai vent'anni, non può certo essere sufficiente a definire il Toro una squadra 'vincente'. Eppure... il Toro è sempre stato il Toro. Quando ero bambino anch'io sentivo mia nonna raccontare degli Eroi di Superga e recitarmi la formazione dello Scudetto a memoria, ma quello non era il 'mio' Toro, e quando abbiamo riempito il Delle Alpi con sessantamila cristiani contro il Mantova non c'erano né Claudio Sala, né Paolino Pulici, ma Davide Nicola e Elvis Abbruscato. Non che il Delle Alpi fosse sempre così pieno, ma quando ero bambino percepivo intorno a me quel qualcosa che ora, non soltanto perché sono ormai inaridito dall'età che avanza, ho qualche difficoltà a reperire tra gli insulti a Presidente e Capitano in Maratona, i fischi ai nostri stessi giocatore e i seggiolini bianchi dell'Olimpico che vorrei vedere mai più vuoti.Questo 'viaggio' vuole proprio muoversi in questa direzione, capire cosa sia quel 'quid' che, al di là dei risultati, ha affievolito quello spirito che, anche questo me l'ha insegnato la nonna, vuole il granata andare oltre ogni difficoltà. Sia anche perdere un derby, dover tollerare presenze scomode in città, o addirittura retrocedere ogni tot stagioni.E' questo che vogliamo comprendere, anche grazie a te ed agli altri lettori che invitiamo, ancora una volta, a continuare a scriverci.Diego Fornero (Twitter: @diegofornero)
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