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Toro-Padova
di Giacomo Serafinelli
Buongiorno Toro...quella che si giocherà domenica (a proposito: giocare di domenica mi sembra un catartico ritorno alla normalità) è una partita importantissima, addirittura decisiva, ma l'attesa che la precede è strana; è un'attesa da finale, ma Toro-Padova, purtroppo, non lo è.
La tifoseria è carica e fiduciosa, ma bisogna essere consapevoli che domenica c'è in palio solo un lasciapassare.
Facciamo finta di essere ai Mondiali: la partita che il Toro si appresta ad affrontare sono i quarti di finale. Certo, in teoria la finale non è lontanissima, ma la strada per raggiungerla è disseminata di insidie e popolata di squadre desiderose quanto noi di arrivarci. Non si può fallire, non più.
Si potrebbero dire molte cose, ben più di quante possiate ascoltarne da un barista intento a prepararvi il cappuccino. Il Padova è una delle squadre più in forma del campionato ed ha a disposizione due risultati utili su tre. Ma qualsiasi argomentazione si possa portare a favore dei veneti, non sarà mai sufficiente a togliermi dalla mente che il Toro, se una buona volta si decidesse a fare il Toro, non dovrebbe temere nessuno. I ragazzi, per quanto artefici di una stagione grigia e deludente (non potrei definire in altro modo un campionato in cui a novanta minuti dalla fine non siamo sicuri neppure di disputare i play off), sono ancora artefici del proprio destino. Per quanti errori siano stati fatti, per quante occasioni siano state specate come la più sciagurata delle cicale, il Toro ha ancora una possibilità di salire in serie A. Ma è l'ultima. Vedremo se il fatto di essere messi di fronte a questa responsabilità, farà nascere un moto d'orgoglio nei giocatori e nell'allenatore.
Gli addetti ai lavori, non ultimo mister Cagni su questa testata, hanno sempre detto che il Toro, per qualità tecnica, è al livello di Atalanta e Siena; devo ammettere che leggendo queste parole provo amarezza nel guardare la classifica e nel pensare che, dopo una serie di partite mediocri, forse gli stessi giocatori siano disillusi e scoraggiati. Novanta minuti non bastano per un riscatto, ma di certo possono essere l'inizio di qualcosa di importante.
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