Non ci sto. Ieri, le dichiarazioni di Urbano Cairo mi hanno scosso. “Non smobiliteremo la squadra in caso di retrocessione in serie B”. Al di là dei pensieri di ciascuno di noi se sia il caso o meno di ricostruire un gruppo di giocatori che sino ad ora ha deluso, mi ha profondamente colpito che il nostro presidente, solitamente ottimista, abbia parlato di serie B. Sarà stato realista, starà già programmando il futuro prendendo in considerazione più ipotesi, ma per la prima volta le sue dichiarazioni mi sono sembrate orlate di rassegnazione. Solo lunedì, Camolese aveva fatto trapelare un po’ di disincanto dopo i suoi primi quindici giorni di lavoro trascorsi sull’onda dell’entusiasmo. Non voglio pensare che sia già tutto finito. L’ambiente che creiamo noi tifosi del Toro è da delirio collettivo. E’ da dicembre che sugli spalti si sente ripetere la stessa frase: “Ormai è serie B”.“ Ce lo meritiamo”. Può anche darsi che ce lo meritiamo, ma quante squadre hanno meritato di salvarsi o di vincere scudetti in questi anni? Possibile che non riusciamo a salvarci anche immeritatamente? E’ un illecito sportivo? Ci sarà una commissione giudicante a fine anno che ci retrocederà d’ufficio perché forse Lecce e Bologna hanno meritato più di noi perché hanno espresso un gioco migliore? O perché hanno un attaccante che ha segnato più gol? Mancano otto partite, il calcio è strano. Gli anni scorsi si sono salvate squadre che sembravano spacciate. Le motivazioni sovvertono i valori. Non sono frasi fatte, è la realtà. Come bisogna essere realistici, capendo che la salvezza quest’anno è difficile, allo stesso modo bisogna essere realistici pensando che nulla è impossibile. Ce lo ha insegnato la Reggina da qualche anno a questa parte, ce lo ha insegnato la salvezza miracolosa del Cagliari il campionato scorso, non da meno il Parma di Ranieri due tornei fa. Ora, perché non possiamo provarci noi? Scusate lo sfogo, ma di miracoli ne abbiamo visti anche a Torino, sponda granata naturalmente, e tanti. Sforzandomi un pò, me ne sono venuti in mente alcuni curiosi e tra questi vorrei condividerne uno con voi. 2 ottobre 2004. Si gioca al Delle Alpi, in notturna, Torino-Catania; il Catania era passato in vantaggio con l’ex di turno Marco Ferrante sotto la porta della Maratona (si era trattenuto dal festeggiare in segno di rispetto verso i suoi vecchi colori). Pippo Maniero pareggia subito dopo. Si gioca l’ultimo pallone utile della partita. E’ il 93’. Ormai la gara sembra finita in parità, ma un giocatore di nome Humberto, subentrato un quarto d’ora prima al posto di Conticchio, si avventa sull’ultimo traversone proveniente dalla sinistra del campo. Salta in area di rigore e colpisce di testa un pallone difficilissimo. Segna, esulta, dona i tre punti al Torino. Daniel Soares Humberto detto Martello era un giocatore che giunse al Torino proprio nell’estate del 2004 dal Caxias squadra della serie cadetta brasiliana. Non si poteva parlare di promessa, aveva già 26 anni, era reduce da un grave infortunio al ginocchio e aveva giocato nel Ponte Preta e nell’Internacional di Porto Alegre. Insomma, non era un campione prima e non lo è mai diventato dopo. Probabilmente adesso il suo nome farà parte di quelle liste su internet di giocatori stranieri sconosciuti che non hanno mai lasciato un segno nel calcio italiano. Rimane comunque un giocatore che ha creduto ad un pallone che si poteva perdere sul fondo. E nel suo piccolo ha compiuto un miracolo, regalandosi un po’ di felicità e regalandola anche a noi in un campionato di serie B che dovevamo vincere a tutti i costi.
mondo granata
Toro, si può fare il miracolo!
di Guido De Luca
Crediamoci, forza. Non arrendiamoci.
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