di Silvia Lachello
mondo granata
Toro ti odio
domenica, 8 febbraio 2009
Caro Diario,è un’onda lunga quella che ci sta travolgendo.Quando il fiume s’ingrossa, quando gli argini sono già rotti, c’è un momento in cui il tempo cessa di esistere. L’acqua si fa immobile e poi arriva “la Grossa”: l’onda più alta, quella distruttiva, quella contro la quale nulla si può fare se non rimanere a guardare.Con incredulità, terrore, dolore. Ma anche con la consapevolezza che “la Grossa” è passata: non può accadere nulla di peggio.E’ passata: andiamo avanti.E’ un’onda lunga quella che ci sta travolgendo ma non è “la Grossa”.“La Grossa” c’è stata nel ’49 e poi nel 2005.Potrebbe esserci anche nel 2009, potrebbe esserci... e m'intristisce che da più parti mi sembra la si stia invocando.
Ricostruire non è facile e va fatto con lentezza.Fuori da qualsiasi emozionalità.FUORI DA QUALSIASI EMOZIONALITA’.Siamo una Famiglia difficile da gestire: abbiamo fame, abbiamo sete, abbiamo male al cuore, abbiamo male alle gambe, fatichiamo a respirare, ci lamentiamo.Siamo anche orfani e nelle notti fredde (questa è siberiana) ci rannicchiamo uno contro l’altro per scaldarci un po’. Uno contro l’altro. CONTRO.E' una reazione normale e scontata: dopo un'alluvione anche una sola goccia di pioggia fa paura.Togli l'emozionalità e ti rendi conto che una goccia d'acqua è solo una goccia d'acqua e non una nuova alluvione.
La nostra emozionalità ha andamento regolare che si snoda per la settimana:- speranza e battito di cuore (prima del fischio d'inizio)- delusione (dopo la partita)- rabbia (ripensando alla partita, additando il 'colpevole di turno'... poi ti spiegherò meglio la storia del 'colpevole di turno'...)- risentimento (mentre la rabbia inizia a smorzarsi)- resa (quando il granatismo riaffiora)- consapevolezza (forza Toro)- struggimento (al pensiero di quel che siamo NOI)- eccitazione (quando diavolo inizia la partita???)- speranza e battito di cuore (prima del fischio d'inizio)
Ed in questa specie di onda, di cui pure io sono vittima, intanto sogno uno stadio tutto granata, tutte le voci (tutte!) che dall’inizio alla fine scandiscono TO-RO, TO-RO, TO-RO, come in un canto tribale, un incanto sonoro che fa vibrare la terra, che accumula e distribuisce energia.
Ma non è questo il punto.
Sono mercenari. Quelli lì, quelli lì che indossano la maglia granata sono mercenari. E non ci trovo proprio nulla di strano.In fondo non lo siamo tutti? Chi al lavoro, chi a scuola, chi nel fancazzismo (sui fancazzisti che sempre hanno da insegnare ai volenterosi ci sarebbe da aprire un capitolo a parte ma ora non ce la faccio proprio...).Non viviamo tutti secondo la regola del “dare moneta, vedere cammello”?Che cosa c'è tanto da scandalizzarsi se un giocatore non si immerge nella sacralità dei miei, dei nostri valori?Io, e non solo io, non mi sognerei mai di identificarmi con l'azienda per cui lavoro.Loro mi danno la moneta, io gli do il cammello.A volte è un cammello senza una gamba, a volte è un cammello che in velocità supera il giaguaro.E' logico che il cammello senza una gamba sia meno apprezzato, è logico che una fornitura discontinua (una volta un cammello azzoppato, una volta un cammello giaguaresco) crei instabilità e perfino rabbia.Ci sta tutto.Ci sta che la pretesa di prestazioni continue e non altalenanti diventi rabbia.I miei mercenari. Quelli lì, quelli che indossano la maglia Granata.Li sostengo ugualmente. Con tutto l'amore che il Toro mi ha insegnato a dare senza nulla pretendere in cambio.Perché qui entra in gioco il sentimento, l'essenza... sì, sì: proprio quella roba lì che è così forte, così robusta, così potente, così tenace, così impetuosa, così dura, così irremovibile, così. Punto.Quella che vedo io nella foto è una ruota dell'aereo che NON riportò i Ragazzi a casa dal Portogallo ed è simbolo di morte, rinascita e quant'altro.Non me la sento di rimproverare chi non vede in essa nient'altro che una ruota d'aereo.Vabbe'... sostenerli, dicevo.Nonostante la Paura. Con la P maiuscola.
Io c'ero, io c'ero quando il Toro era forte, quando il Toro metteva Paura.Agli altri, non a NOI.Metteva proprio Paura.Anche i bambini gobbi in classe tacevano e si nascondevano in prossimità dei derby. Anche dopo. Soprattutto dopo.E poi... anni (termineranno?) di nonsisache.Mi domando: che cosa hanno inciso questi anni di nonsisache dentro di noi? Dentro la nostra essenza? Mai domi, d'accordo... anche nel momento più buio, sempre indissolubilmente granata, sempre.E se... se tornassimo a far Paura? Saremmo in grado di gestire emotivamente tutto il godimento? O trascineremmo con noi la Paura?Saremmo in grado di gestire il tornare ad essere vincenti? Ora come ora NO.Siamo come i giunchi di uno stagno.Basta un alito di vento e... tutti a destra, tutti a sinistra, tutti avanti, tutti indietro: giostraaaaaaaa!!!
Sai, un'immagine mi è rimasta impressa del dopo alluvione (il 1994, quel novembre...).I campi erano spianati, come se fosse passato un gigantesco rullo compressore.Il fango liscio rifletteva i primi timidi raggi di sole e la luce restituita era quasi accecante.Pioppi accasciati, insalate spappolate, mura divelte, binari contorti.E poi dritti come monumenti di granito... loro.Cavolfiori.Sì, cavolfiori!L'acqua aveva trascinato via la terra intorno al torsolo per cui avevano l'aspetto di chiodi alieni piantati saldamente nel suolo. Saldamente.Dritti e saldi.Sicuramente anch'essi avevano vacillato nel passaggio della Grossa.Sicuramente.Però erano lì. Unici testimoni dell'apocalisse.Ma sto divagando: NOI siamo del Toro, mica siamo cavolfiori! Che diamine!
Parliamo di nuovo della Paura.La Stefi dice che la Paura è una dovuta e benefica reazione chimica a determinati stimoli. Ci credo, se lo dice lei ci credo.Per me la Paura è LO spartiacque fra l'apprendere una lezione mettendola in pratica e la non azione.Quattro anni fa. Sì, quasi quattro anni fa. Prima Paura e poi Smarrimento. Non esserci più. Mica balle.Preferisco (ma va là?) avere Paura. Dare un nome al proprio Nemico è averlo sconfitto al 90%.
Oppure.Oppure smettere di sperare. Se non si hanno speranze non si può avere paura.Abbiamo bisogno di essere consolati, però.Non è stato consolatorio vederli giocare come hanno giocato domenica? Intendo dire domenica scorsa, non oggi.Per me lo è stato.Preferisco trasformare la consapevolezza delle potenzialità espresse in speranza piuttosto che in rabbia rivolta alla discontinuità. Io. Io preferisco fare così. Fino alla fine, comunque vada.E poi preferisco concentrare la mia attenzione su altro, su altro che accade al di fuori di quel bel rettangolo verde.Ci sono voci troppo rumorose, troppo. Così rumorose che mi stanno perfino annoiando…
Ah, sì... è un'onda lunga quella che ci sta travolgendo.Si può scegliere, c'è sempre una possibilità di scelta: farsi travolgere oppure spostarsi un po'.E spostarsi dove? Ma, non so... allo stadio, per esempio. O su un buon libro scritto da qualcuno che abbia una più elevata onesta intellettuale rispetto a chi scrive solo per riempire spazi vuoti con parole che altro non sono se non gramigna.Brutta roba la gramigna.Si insinua e sbreccia anche i muri più forti.A volte penso che l'Amore, il troppo Amore per il Toro, ci dividerà.Io oggi mi sono spostata. Cercando di non farmi travolgere. Ma forse ho sbagliato i tempi.E sì sì, e già già. La Grossa deve ancora arrivare ed io mi sono già spostata.Faccio finta di aver fatto le prove generali.Quindi mi metto di nuovo ad osservare. Qualcosa succederà.E non è detto che mi deBba spostAre.Vacillo ma non mollo.Vacillo? Nemmeno troppo, sai? Mi faccio tante domande ma in fondo la risposta è una sola.Ed è tinta di granata.
Domani parto per quel viaggio che sai e non ti porterò con me, caro Diario: non voglio correre il rischio di perderti fra un tragitto e l'altro. Torno per San Valentino, praticamente domani.E ti ritroverò al tuo posto, esattamente come troverò al suo posto tutto questo Amore (di nuovo: spero che non finisca per dividerci…).Forza Toro, ne?
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