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Tra sogno e realtà: incontro col Capitano

Tra sogno e realtà: incontro col Capitano - immagine 1
di Walter Panero
Redazione Toro News

Piove sul colle. Il cielo è grigio come uno straccio sporco. C’è anche la nebbia in questo pomeriggio di primavera che sembra d’autunno. Sto salendo a piedi verso la Basilica. In mano ho un mazzo di rose rosse. Tra poco le deporrò là. Vicino alla lapide che ricorda i nostri angeli. E’ un gesto che faccio ogni anno e non saranno certo due gocce d’acqua a fermarmi.Sono a pochi passi dal luogo in cui tutto divenne morte e la gioia si trasformò in tristezza. L’uomo sembra venire proprio verso di me. E’ elegante col suo impermeabile chiaro sul vestito grigio che sa un po’ di antico. Deve avere una quarantina d’anni; o forse meno, ma la sua faccia scavata e l’abbigliamento elegante lo fanno sembrare molto più vecchio di quanto è in realtà. Ora è a un paio di metri da me. Lo guardo. Mi sembra…sì mi sembra di riconoscerlo….no…sono un pazzo…non può essere…eppure l’ho visto centinaia di volte nei pochi filmati in bianco e nero; nelle foto, sempre quelle; in quel poster che ancora tengo in camera. Devo trovare il coraggio. Devo assolutamente parlargli. Capire se è proprio lui. Farò una brutta figura? Pazienza! Chi se ne frega? E se poi fosse davvero lui…

 “Buongiorno…ehm…signore…”“Buongiorno a lei…”“Ma lei sembra proprio….ma lei è…”“Piacere! Sono Valentino Mazzola”Arrossisco come un ragazzino timido al primo appuntamento galante.“Ma allora è proprio lei….”“Ebbene sì….mi hai riconosciuto….sono proprio io…a volte il 4 maggio passo da queste parti per ricordare quel giorno maledetto…”Il cuore mi batte all’impazzata.“Ha tempo? Possiamo scambiare due parole? E mi dica: come la devo chiamare. Signor Mazzola? Capitano?  ““Di tempo, per un granata come te, ne ho quanto vuoi….ma ti prego…dammi del tu: dimentichi che ho solo trent’anni. Se mai sarei io a dover dare del lei a te che, se non sbaglio, hai qualche anno di più. Se ti fa piacere chiamami pure Capitan Valentino. D’altronde è quello che ero e che sono”“Va bene, Capitano. Le…ehm…ti farò solo qualche domanda….qualche piccola curiosità. La prima che mi viene in mente è se da lassù riesci a seguire il calcio di oggi”“Sì lo seguo. Mi capita di vedere qualche partita del campionato italiano e delle coppe europee. Naturalmente seguo anche le partite delle squadre nazionali, specie ai mondiali e agli europei”“E dimmi: cosa ne pensi?”“Il calcio è molto cambiato dai tempi nostri. Intanto, come sai, girano molti, molti, molti più soldi. Un giocatore mediocre di serie B oggi guadagna più di quanto prendessimo noi ai nostri tempi. Poi si fanno molte più partite e il gioco è diventato assai più veloce. In generale, il fisico conta molto di più, anche se noi non scherzavamo affatto sia come preparazione fisica, che come rapidità…”“A questo proposito: come ve la cavereste lei ed i suoi compagni nel calcio di oggi?”“Ancora con questo lei?! Credo che sarebbe dura abituarsi a tutte quelle esagerate attenzioni dei giornali e delle televisioni: ai nostri tempi potevi girare liberamente per strada senza che nessuno ti venisse a rompere le scatole più di tanto. Ma sai che ti dico? E’ vero che, come tutti sostengono, il calcio è cambiato, ma alla fine si gioca sempre in undici contro undici, e lo scopo è sempre quello di infilare la palla nella porta avversaria. Penso che con la preparazione moderna, io e i miei compagni avremmo fatto la nostra bella figura anche al giorno d’oggi ”“Quali sono le squadre che ti piacciono di più in Italia e nel mondo ai tempi nostri?““Devo dire che in Italia non c’è molto da divertirsi: l’Inter vince ma gioca male. Per il resto mi piacciono il Genoa e il Cagliari. In Europa, sarà banale, ma mi divertono molto il Manchester United e il Barcellona”“C’è qualche giocatore contemporaneo che ti piace? Qualcuno che in qualche modo ti somiglia?”“Giocatori bravi ce ne sono tanti, ma se dovessi sceglierne uno solo prenderei di sicuro Cristiano Ronaldo che ha tutto: velocità, dribbling, tiro, colpo di testa. Insomma, anche se lui predilige giocare sulla fascia, è completo. Come lo ero io. Naturalmente apprezzo molto anche Messi che fa miracoli con quel fisico minuto che si ritrova”E in Italia?A me piace molto Totti, anche se ormai è spesso infortunato. Abbina un fisico prestante con una tecnica eccezionale. Segna tanti gol. Ed è un trascinatore: un vero capitano. “Torniamo alle squadre: quali hai apprezzato di più in tutti questi anni?”“Naturalmente il Real Madrid degli anni ’50 e il Milan a cavallo tra gli ’80 e i ’90 sono state le squadre più vincenti e spettacolari. Ma io ho amato soprattutto il  Manchester di Matt Busby, Bobby Charlton e George Best; l’Ajax di Crujiff;  il Liverpool di Bob Paisley ed il miracoloso Nottingham Forest di Brian Clough. Naturalmente, un posto particolare nel mio cuore occupa l’Inter in cui giocava Sandrino. Quella che i giornalisti definirono Grande Inter. A livello di Nazionali, ho apprezzato la Grande Ungheria che giocava un po’ come noi, e l’Olanda del cosiddetto calcio totale”“Parliamo di Nazionale: ti piacciono gli Azzurri di adesso?”“Sinceramente non la seguo molto. Ho visto le partite dei mondiali, certo. Ma senza entusiasmarmi particolarmente. Lippi non lo sopporto proprio. E quella squadra era lo specchio di un calcio malato. Ben altre emozioni provai quando vincemmo il mondiale nel 1982. Quello è stato uno dei momenti più belli. Insieme alle vittorie di Sandrino e naturalmente…”“Allo scudetto del Toro?”“Bravo. Quello è stato il momento di maggior gioia in questi anni. Eravamo tutti là insieme abbracciati. Con noi c’era anche Gigi Meroni che ci aveva raggiunti da qualche anno. Che urlo al gol del grande Pupi contro il Cesena. E quante lacrime di gioia alla fine. Che gran festa quella sera mentre vedevamo la gente che saliva qui sul colle…”“Invece quali sono stati i momenti più tristi?”“Tanti. Tantissimi. Tutte le retrocessioni del Toro, naturalmente. Le sconfitte brucianti come quella nella finale di Uefa in cui il nostro urlo si bloccò in gola sulla traversa di Sordo. E poi vedere il succedersi di dirigenti improponibili: tanti farabutti che si sono susseguiti alla guida della nostra squadra. Ho pianto nel veder arrivare lassù Fausto Coppi, un amico mancato troppo giovane. E sono stato tanto male anche quando ci ha raggiunti quel ragazzo pelato che scattava sulla bici: che brutta fine ha fatto. Così giovane, poi.  Ma la cosa più triste e dolorosa per me sai qual è?”“Quale, Capitano?”“Vedere il nostro stadio ridotto com’è adesso ad un cumulo di macerie su cui crescono le erbacce. Quella che dovrebbe essere casa nostra, il nostro tempio, non esiste praticamente più. Penso che in qualsiasi posto del mondo tutti insorgerebbero denunciando questa vergogna: da noi, nella nostra città in cui l’opinione pubblica è manovrata da chi sai, niente. Tutti zitti. E tutti pronti invece a riverire quegli altri che stanno costruendo con tutti gli onori uno stadio che non c’entra nulla con la storia di Torino. Che schifo. Non farmi dire altro.”“Veniamo al nostro Toro di adesso. Cosa ne pensi?  Ce la faremo a salvarci?”“Io penso che alla fine ce la faremo ancora una volta. L’arrivo di Camolese (ma non potevano chiamarlo prima?) sembra aver finalmente dato una carica positiva alla squadra. Naturalmente molto dipenderà dalla partita di domenica col Bologna, ma io sono ottimista. Noi cercheremo di aiutarvi da lassù come abbiamo fatto a Pasqua contro il Catania. Ricordi quel temporale e quella grandinata?”“E il futuro come lo vedi? Sei fiducioso?”“Naturalmente un’eventuale retrocessione complicherebbe di molto le cose. Ma Cairo, che pure in questi anni ha fatto tanti errori, saprà farne tesoro e riuscirà finalmente a costruire una squadra competitiva. E poi, in fondo, qualche giocatore buono lo abbiamo: Sereni, Natali, Abate e Dzemaili mi piacciono molto. Bianchi si è finalmente messo a segnare con regolarità. E poi c’è Rosina…”“Già. Cosa pensi dell’uomo che indossa la tua maglia e porta quella che fu la tua fascia?”“Penso che sia un buon giocatore. Forse non il fenomeno che un paio d’anni fa avevamo immaginato e sperato. Ma è un buon giocatore. Deve solo recuperare un po’ di fiducia in sé stesso e forse un po’ di condizione fisica. La gente, la nostra splendida gente, dovrebbe stargli vicino e non fischiarlo al primo errore come ha fatto ultimamente. Il nostro popolo sa essere splendido, ma anche tremendamente difficile. Questo è il momento di stare tutti uniti e non di mugugnare. Non dobbiamo piangerci addosso. Non è il momento di fare processi. Ci penseremo tra un mese quando avremo fatto più punti possibile e ci saremo salvati. Queste cose riferiscile un po’ ai tuoi amici là in curva.”“Sarà fatto, Capitano. Cercherò di far conoscere a più persone possibile il suo…ehm il tuo messaggio…

L’uomo si allontana portando con sé sessant’anni della sua e della nostra storia. Mi saluta con la mano. La sua figura si perde nella nebbia. So bene che non potrò rivederlo mai più. Parlargli. Sentire quella voce. Rimango lì immobile sotto la pioggia. Leggo i nomi degli invincibili. Mi accorgo di essere rimasto per tutta la conversazione col mio mazzo di rose in mano. Lo depongo lì come ogni anno. Mi allontano anch’io e scompaio nella nebbia.Rivedo quel volto tra gli altri volti. Apro gli occhi. Fisso la parete di fronte a me. Gli Angeli di Superga sono lì schierati. Sembrano ancora vivi. Ci sono tutti: Castigliano e Ballarin, Rigamonti e Loik, Maroso e Bacigalupo, Menti e Ossola, Martelli (che sostituiva Grezar) e Gabetto. E naturalmente c’è Capitan Valentino: bello e forte come un Toro. Devo assolutamente alzarmi. Oggi è lunedì e mi aspettano al lavoro. Indosso la mia camicia col torello stilizzato sul taschino. Vado in ufficio dove troverò i miei oggetti del toro. La foto di Pupi che esulta davanti a Zoff in ginocchio. La foto del Toro campione d’Italia nel 1948-49. E se anche dovesse succedermi qualcosa di brutto oggi che è il giorno del nostro ricordo, non mi lascerò abbattere. Mi basterà pensare alla faccia, alla voce ed alle parole di Capitan Valentino. E sapere che da lassù lui ed i suoi compagni ci osservano e cercano di proteggerci. I nostri Angeli custodi gioiscono con noi, si commuovono con noi, soffrono con noi.