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mondo granata
di Silvia Lachello
Buongiorno Toro... trentuno anni fa mi preparavo per andare al liceo. Era un martedì ed era giorno di compito in classe: latino. Odiavo dover portare con me il pesantissimo IL (vocabolario da undici chili, copertina gialla di stoffa, la sovraccoperta di carta lucida era finita chissà dove). Prima di uscire di casa ero passata dalla cucina a salutare mamma: stava sentendo la radio e la radio strillava, anche se a volume basso, sì, la radio strillava che a New York un pazzo aveva sparato a John Lennon.Il vocabolario giallo, come d’incanto, era diventato leggero ed io pesante, pesantissima, pietrificata. Ero corsa via, verso la fermata del bus. "Hey, è morto John Lennon...", ci si diceva quasi sottovoce.Poi in classe, seduta al banco, il vocabolario giallo alla mia sinistra, il testo da tradurre alla mia destra, il foglio vuoto davanti a me.Si trattava di Diogene. Sì, Diogene: quello che girava per Atene tenendo una lanterna in mano e rivendicando di star cercando l’uomo. Un pazzo. Sicuramente è stato un pazzo... chi può averti ucciso, John? Come si chiama il tuo assassino? Magari non è vero... magari è uno scherzo stupido... però che senso avrebbe? Allora sei morto davvero... Intanto mettevo il punto finale sul foglio protocollo, chiudevo il vocabolario giallo, aspettavo la fine della mattinata per tornare a casa e vedere il telegiornale.Allora sei morto davvero... e ridevo, per una strana reazione nervosa... eppure mi ricordo che in quel film diventavi vecchio... e poi uscivo per comprare la Stampa Sera... sei morto il giorno dopo essere morto, John... e ridevo di nuovo... sei morto l’otto dicembre, ma qui, qui e a Liverpool, era già il nove, è ancora il nove, è il giorno dopo... e poi tornavo a casa e mi chiudevo in camera stringendo fra le braccia la copertina di "Double Fantasy".Nei giorni seguenti parlammo solo della tragedia e successivamente, con un amico, avremmo riso sguaiatamente (avverbio scagliatoci addosso dai compagni di classe) leggendo un’intervista in cui Paul McCartney diceva di essere un po’ stanco di sentir parlare di John mentre quasi nessuno si preoccupava del suo dolore (gli stessi compagni di classe avevano definito ‘stronzo’ dire ciò, a noi faceva ridere... forse perché noi, il mio amico ed io, eravamo devastantemente attaccati alla vita, boh, chi lo sa...).Perdonatemi... ogni tanto vi racconto i fattacci miei e non necessariamente sono fattacci legati al Toro... o forse sì... perché nel mio vocabolario, non quello giallo come il sottomarino, le tragedie sono neologizzate come 'Superga'.La morte di John Lennon fu una delle mie Superga e allora... e allora merita di non essere dimenticata, merita di essere ricordata.Buon fine settimana, Sorelle e Fratelli, pensando solo ed esclusivamente al Pescara.
-- Dedico questo pezzo a Marco e a tutte le condivisioni assurde (per gli altri) di una vita fa. --
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