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mondo granata
di Walter Panero
Fine agosto 2010
“Abbiamo una buona squadra e un Mister giovane....magari questo sarà davvero l'anno buono e, malgrado non ci diano tra le favorite, riusciremo a tornare in serie A...”
“Davanti non saremmo neanche male, ma con Lerda non si va da nessuna parte....le sue squadre non sanno difendere....prenderemo un sacco di gol....non andremo manco ai play off....”
“Ma va là....vedrai....vedrai che ce la faremo...sono pronto a scommettere che a fine stagione torneremo finalmente a festeggiare....e tu ti dovrai ricredere....”
“Va bene scommettiamo! Una birra?....”
“Benissimo!...Preparati a pagare....”
“Me lo auguro di cuore, ma purtroppo a dover pagare sarai tu....”
“Ma daaiii....ne parliamo a giugno quando festeggeremo insieme.....”
Inizio giugno 2011
L'ottimista, quello che credeva nella promozione, ero io. L'altro, il pessimista, era un amico che alcuni di voi certamente conoscono e che, fin dall'inizio, non credeva nel nostro ritorno in A. Non con questa squadra. Non con questo Mister. Aveva ragione lui, purtroppo. E, a ben vedere, non c'è stato praticamente mai un momento nel quale io abbia seriamente pensato di poter vincere la scommessa. Siamo partiti malissimo; abbiamo vissuto tra novembre e dicembre un momento di illusoria speranza con i famosi dieci risultati utili consecutivi; siamo nuovamente andati in crisi tra gennaio e inizio marzo quando Lerda venne esonerato e io avevo già tirato fuori i soldi per la famosa birra; ci siamo di nuovo illusi dopo la persino eccessiva vittoria di Ascoli e le successive affermazioni col Grosseto e con l'Albino Leffe che sembravano averci garantito almeno la zona play off; siamo infine nuovamente piombati nel baratro con il pareggio interno col Piacenza che a mio avviso è stato il momento di svolta negativa della nostra stagione. Più del pareggio ad Empoli. Più della sconfitta col Padova che, se mai, è stata la ciliegina sulla torta. Personalmente, dopo il pareggio col Piacenza, ho smesso di crederci. L'ottimismo che fino a quel l'istante mi aveva sempre spinto a sperare se n'è andato, e non ho fatto altro che aspettare il momento in cui la sentenza definitiva sarebbe arrivata. Cosa che poteva accadere ad Empoli o magari, con un po' di fortuna, ai play off. Ma era inevitabile che arrivasse. E paradossalmente è stato meglio sia arrivata prima che poi. Meno illusioni. Meno sofferenze.
La verità è che fin da ottobre si era capito che non avremmo mai potuto lottare per un posto tra le prime due e che l'unica speranza lecita sarebbe stata quella di giocarsi la promozione ai play off. Già allora appariva evidente che sarebbe stata ancora una volta una stagione di grande, enorme sofferenza. Già allora si era capito che questa, al di là dei nomi altisonanti almeno relativamente alla categoria, era una squadra costruita male, con giocatori per lo più scarsi (non tutti, ma molti) e per giunta supponenti. Con un Mister inesperto e presuntuoso, un mix deleterio. Con una dirigenza quasi sempre inesistente che ha continuato a commettere errori su errori: nel giugno scorso qualcuno aveva dichiarato che saremmo andati in ritiro con una rosa praticamente al completo, invece a fine agosto eravamo ancora un cantiere aperto e per questo abbiamo pagato lo scotto nel momento in cui ci siamo trovati ad affrontare organici più completi e più affiatati. Poi c'è stato il mercato di gennaio: apparentemente molto buono. Apparentemente, appunto. Antenucci non si è praticamente mai integrato con Bianchi ed hanno finito quasi sempre per pestarsi i piedi. Budel si è rivelato per quello che era, ovvero un mediocre centrocampista al quale peraltro non è stato manco dato il tempo per inserirsi. Su Gabionetta stendiamo un velo pietosissimo. Cavanda non pervenuto. Note positive? Il solito contributo del Capitano, senza i cui gol ci saremmo trovati a sfiorare la C; eppure domenica certi “scienziati del calcio” seduti vicino a me allo stadio lo hanno contestato continuamente additandolo come il principale colpevole della stagione negativa. Poi certe fiammate di Gasba che, al di là di tutto, è stato l'unico ad offrire qualche lampo di qualità (do you remember Ascoli?). Quindi la crescita di Ogbonna che si è confermato un difensore fortissimo, specie in prospettiva. Infine i guizzi di Lazarevic, arrivato quasi per caso e dimostratosi un giovane di grandissima qualità e di sicuro avvenire. Da vivere altrove, però.
Il resto è stato buio pesto. Quasi tutti ormai indicano il Presidente come il principale responsabile di questa oscurità, di questo buco nero nel quale siamo caduti e dal quale non riusciamo a tirarci fuori. Probabilmente hanno ragione. Le responsabilità di Cairo sono purtroppo evidenti agli occhi di tutti. Arrivò nell'estate del 2005 disponendo di un credito enorme da parte di tutta la gente granata. Portò entusiasmo e risultati. Portò la promozione immediata ed insperata. Diede l'impressione di avere le capacità necessarie per farci ritornare grandi. Sappiamo tutti come è andata a finire. Troppa improvvisazione e tante scelte sbagliate ci hanno fatti tornare là dove eravamo partiti. L'apertura di credito di cui Cairo godeva è andata in fumo. E gli applausi, le lodi si sono trasformati in fischi, sberleffi, insulti, contestazioni. Così noi ci ritroviamo con il peggior Toro della storia insieme a quelli delle stagioni 1996-97 (Vidulich & C) e 2003-2004 (Cimmi & Tilli).
Domenica, prima del match, quando ancora il nostro cuore era pieno di speranza, ho scambiato quattro chiacchiere con un “fratello” che molti di voi conoscono e che ha qualche anno più di me . Ricordavamo i tempi in cui per il Toro arrivare sesto in serie A era considerato un mezzo fallimento. Ecco: ora noi eravamo lì a giocarci le ultime speranze per la conquista del sesto posto, in serie B, però. Che tristezza. Che disgrazia. Che depressione. Colpa di Cairo, certo. Ma solo sua? Ne siamo sicuri? Chi si riempie la bocca di “Cairo Vattene!”, di “Cairo vendi il Torino!” (e lo fa certamente in buona fede, ci mancherebbe) è davvero sicuro che l'allontanamento di Cairo sarebbe la panacea di tutti i mali? I guai del Toro sono iniziati con la Presidenza Cairo, oppure hanno radici ben più profonde che risalgono a tempi molto più lontani e a vicende che vanno al di là di questioni meramente calcistiche? Di sicuro con Cairo non abbiamo un futuro, ma pensiamo davvero che senza di lui ci sarebbe un domani meraviglioso o anche solo meno peggiore di quello attuale? Se fossi certo di questo, sarei il primo a scendere in piazza a contestare e infarcirei i miei articoli di invettive contro Cairo. Ma non lo sono. Purtroppo. Non sono sicuro di nulla in questo momento. Non sono sicuro che il Toro abbia un futuro, Cairo o non Cairo. Ammiro il coraggio di chi ancora ci crede, ma io faccio fatica. Perdonatemi.
Che succederà? Che fine faremo? Onestamente non riesco a darmi una risposta convincente a queste che sono le domande che tutti noi ci poniamo. Dicono che tornerà Colantuono. Bella roba! Uno che, mentre i nostri giocatori si stavano ancora facendo la doccia e noi piangevamo sugli spalti o davanti alla televisione dopo la finale col Brescia dell'anno scorso, già salutava tutti per scappare a Bergamo, casa sua. Se quella è casa sua, questa non lo sarà mai. Punto. Uno che, di fronte ai sospetti (che poi sono quasi certezze) che riguardano un suo giocatore coinvolto fino al collo in un clamoroso scandalo calcistico, definisce la cosa come “tutto una comica”. Complimenti! Dichiarazioni che a me ricordano quelle di Giraudo nel maggio del 2006 quando cominciava ad emergere quello schifo che sarebbe passato alla storia come “Calciopoli”. E questo dovrebbe essere il nostro nuovo (si fa per dire) Mister? Ma ci rendiamo conto?!?. Che pena. Dicono che se ne andranno Ogbonna e Bianchi. Saranno contenti molti tifosi. Quelli per cui se c'è un giocatore di talento, lui è il colpevole unico quando le cose vanno male. Certo è colpa di Bianchi se abbiamo subito la bellezza di 48 gol in 42 partite. E' colpa di Bianchi se siamo quello che siamo. Di Bianchi e di nessun altro. Vattene Capitano! Buona fortuna! Questa gente non ti merita. Questa gente non merita niente! Anzi sì: merita esattamente quello che ha: ovvero questo Toro. Un Toro che, avanti di questo passo, lotterà per la C e resterà in B per anni ed anni come fece il Genoa tra il 1995 ed il 2007.
E adesso che faremo? Davvero non ne ho idea. So soltanto che cosa farò io. In primo luogo chiamerò l'amico che già a fine agosto non credeva in questo Toro e annegheremo la nostra tristezza nella birra che, purtroppo, sono costretto a pagargli.So anche che sono stanco e non ce la faccio più a scrivere di Toro. Non in questo momento. Un momento di cui sinceramente ora non sono in grado di definire la durata. Forse settimane. Forse mesi. Davvero non lo so. Per questo ora vi saluto. Ci rivedremo da queste parti forse a fine agosto. Forse a settembre. Sicuramente quando troverò la voglia di fare ciò che proprio ora non mi riesce: ritrovare un pochino di ottimismo, recuperare la voglia di parlare di Toro con un minimo di entusiasmo. Concludo col mio consueto Forza Toro sempre, comunque ed ovunque. Laddove sempre e comunque significa sempre e comunque. Possiamo incavolarci, lamentarci, intristirci come sta accadendo a me, ma preferirei non leggere o sentire dichiarazioni anche di tifosi eccellenti che affermano di vergognarsi di essere tifosi del Toro. Sono ben altre le cose di cui, nel calcio come nella vita, è giusto vergognarsi: ce ne stiamo accorgendo anche in questi giorni. Io non mi vergogno, e mai mi vergognerò di quello che sono, perché credo che la fierezza di ciò che siamo è l'unica cosa che ancora ci resta, nonché l'unica cosa da cui potremmo sperare un giorno di ripartire. Per quanto mi riguarda sono e resterò sempre e per sempre fiero della nostra maglia e dei nostri colori che niente e nessuno riuscirà ad infangare. Che niente e nessuno potrà mai toglierci.
Ringrazio infine tutti coloro che, durante tutta questa stagione lunga e pesantissima, hanno avuto la pazienza di leggermi. In particolare coloro che mi hanno scritto mail bellissime e, in alcuni casi, davvero commoventi. Un saluto particolare va infine a quegli amici da cui la vita mi aveva allontanato e che, leggendo i miei scritti, sono rientrati in contatto con me. E' stato bello ritrovarvi e, laddove possibile, rivedervi. Buona estate a tutti, un abbraccio e sempre forza Toro!
Post scriptum: mi dicono adesso che ieri Colantuono ha deciso di rimanere a Bergamo, casa sua. Meglio così per lui e per noi. Chissà se allenerà in A, in B o in Lega Pro?
(*) Titolo di un romanzo del grande scrittore argentino Osvaldo Soriano, nelle cui opere si parla di calcio e di un sacco di altre cose.
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