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Tu, ometto

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di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Tu, ometto, che il lunedì vai a scuola con la consapevolezza che tutti ti prenderanno in giro perché sei del Toro. Perché perde sempre.Tu che magari sei il solo a farlo nella tua classe, dove piuttosto tifano Milan e Inter, anche se sono nati qui.Tu che potresti essere biondino e magari, chi lo sa, hai gli occhi chiari.

 

Non so perché ho pensato a te.Forse ero alla ricerca di vittime ed eroi nel mondo granata.O forse perché di te nessuno parla mai veramente.Ti hanno vestito del più bello dei colori quando non camminavi ancora e ti hanno dato una bandierina, che sventoli orgoglioso.Ti parlano di cose che non conosci, di antiche e tragiche storie, di lontane glorie, di giocatori che non ci sono più, di pallonetti da metà campo e di gol in rovesciata che però tu non hai mai visto.Tu, ometto che vedi la passione che ci mette il papà nel raccontartele e ti chiedi come mai quelle cose belle, adesso che ci sei tu, non ci siano più. Tu, ometto, che sei solo, sempre più solo.Tu, ometto con la bandierina, tu sei la vittima di questa situazione, tu sei l’eroe.Tu che meriteresti un altro mondo.

 

Tu, ometto che ti ritrovi in un monolocale e tutti ti parlano di un castello meraviglioso.Tu, che quando hai detto “TORO” è stato come se avessi detto “Papà”.E quando hai sorriso per la prima volta è stato come se il Toro avesse fatto gol.Tu, ometto che corri dietro al pallone quasi più grosso di te nel piccolo spiazzo sotto la Maratona e sei bellissimo, forse l’unico motivo per cui valga ancora la pena andare allo stadio.Tu che cerchi di far tua la palla, mentre la gente urla, impreca e forse non te ne importa nulla. Solo al gol, nei sempre più rari momenti di un gol, ti fermi a guardare il campo che non vedi, e guardi stupito tuo papà, che grida come un matto.Tu, ometto che hai fantasmi al posto di eroi e supereroi.Tu, che hai bisogno del tuo tempo, non è giusto che tu viva di ricordi sbiaditi altrui.Tu, ometto, che vedi tuo papà fermo in una stazione ad aspettare non si sa bene che cosa.Se il treno del passato, sempre più distante, o quello del futuro, che non arriva mai.Mentre gli altri sfrecciano.E non capisci, vorresti fare qualcosa per lui, ma non puoi.

 

Alle volte mi chiedo come sarà la tua vita.Chissà se resisterai, ometto, se ti importerà di resistere.Se te ne importerà ancora qualcosa.Se sarete in pochi, se avrai un presente granata che possa ancora diventare ricordo.Se anche per te il Toro, la gioia e la voglia di vivere saranno la stessa cosa.O se il Toro sarà qualcos’altro.

 

Mi piace immaginarti con un go-kart a pedali da spingere, con le formine sulla sabbia, oppure solo e silenzioso con il primo libro.O ancora ti vedo mentre dormi tutto rannicchiato e sogni quella che sarà la tua vita.Chissà se avrai canzoni, corse dietro ad un pallone, amori, telefoni e pianti sapendo che comunque in un angolo della tua vita c’è sempre il Toro.Se, qualora avrai voglia di andare a quello che chiameranno stadio, riuscirai ancora a staccare la spina del mondo e a non pensare più a nulla mentre sei lì, come ha fatto tante volte quell’illuso di tuo papà.Chissà se il tempo che verrà ti darà l’opportunità di abbracciare qualcuno solo per gioia e amicizia e non per interesse. Se riuscirai ad evitare l’enorme onda che ti vuole appiattito e uguale a tutti gli altri, se saprai ragionare con la tua testa.Se saprai innamorarti per il piacere di farlo, e non per sentirti gratificato.Se avrai la fortuna di vivere quei cinque secondi di sguardo ricambiato che valgono tutta una vita.Se anche a te gli occhi si tingeranno di rosso ascoltando una canzone.O soprattutto riascoltandola.E chissà che cosa penserai un giorno di noi, di noi che ci abbiamo provato, abbiamo resistito e sperato così a lungo che le cose cambiassero e tornassero quelle di un tempo.Così a lungo.Se ripensando a noi ci considererai strani e illusi, se scuoterai la testa, se riuscirai mai a capire perché l’abbiamo fatto.

 

Tu, ometto, che ti hanno già preparato una vita di plastica, di “sissignore”, di concetti predigeriti, di critica addomesticata, di vallette che ballano, di soldi facili che non ci saranno mai, di pubblico che ride, urla e applaude ruffiano e beota a comando.Tu ometto, che non hai bisogno delle mie ombre e dovrei lasciarti fare la tua vita.Tu, che meriteresti ben altro che i miei musi, la mia rabbia e questo sguardo che non riesco a nascondere.

 

Ometto, non so cosa insegnarti, non so cosa dirti sia sbagliato o no.Non oso dirti di credere in qualcosa.Tu, ometto, vorrei potessi essere tu ad insegnare qualcosa a me e a darmi la forza.Vorrei mi dicessi “Stupido!”, mi prendessi per il bavero e mi scuotessi.Tu, ometto, che ho paura di farti fare una vita solitaria.Tu, ometto, che ti vorrei, ma temo di renderti infelice. Tu, ometto, così piccolo con la tua bandierina di fronte a una immensa montagna da scalare.

 

Ometto, avevo bisogno di parlarti quest’oggi.Forse avresti bisogno di altre parole, ma come posso farlo io, che non so immaginare un solo secondo di vita o una sola scelta, che non sia stata dipinta in qualche modo da uno sfondo granata? Tu che, bastardi loro, ti hanno negato le cose belle che ho avuto io. Tu ometto, amico prima che figlio. Tu, ometto che non ci sei e chissà se ci sarai mai. Tu sei la vera vittima di tutto questo. Tu, ometto, non lo meriti. E se ha ancora senso parlare oggi di eroi granata, tu con la tua bandierina e il tuo sorriso sei l‘unico vero eroe rimasto nel mio cuore Mauro Saglietti

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