di Walter Panero
mondo granata
Tutti a casa alèèèèèè…
“Abbiamo Palombo, Semioli, Bertani, Pozzi....e poi...e poi....vi distruggiamo!”
“Mi raccomando: rovinateli!”
“Secondo me sono un po' più forti di voi....da genoano mi auguro di no....però....”
“Abbiamo un organico da metà classifica in A....non vi vediamo proprio....vinceremo questo campionato con 15 punti di vantaggio...”
“Ce la potete fare...loro in casa fanno fatica...”
“Li odio!Li odio!Li odio!”
“Un pari può andar bene....però...”
La mia settimana è stata questo. Ed altro. Come un derby. Più di un derby. Da lunedì non potevo fare due passi in strada senza che qualcuno mi fermasse. Genoano o Doriano che fosse. Tutti a parlare. Tutti a chiedermi del grande evento. Tutti a domandarmi: “Venerdì ci vai?”Ed io: “Belin, se ci vado! E certo! Non me ne perdo una a Torino in qualunque giorno della settimana, vuoi che non ci vada stavolta?!?”. Stavolta che posso fare come fanno tutti. Uscire dal lavoro, andare a casa con un autobus lento come una lumaca semi paralitica, mangiare qualcosa di corsa, salutare la moglie doriana, o meglio mezzadorianaemezzagranata, e andare allo stadio in autobus. O a piedi. O come cavolo si vuole. Altro che due ore di treno o di macchina. 'Fanculo! Stasera gioco in casa anch'io (anche se poi casa mia è la casa del Toro e basta), un po' come quelli che abitano a Santa Rita, vanno allo stadio a piedi e si lamentano pure perché fa freddo, sono stanchi o hanno mal di pancia. 'Fanculo anche a loro che tanto stasera non ci sono!
Certo che è davvero strana 'sta partita per me che abito qui. Il Toro gioca in trasferta, ma io sono a casa. Anche se devo andare in giro senza una sciarpa, senza un minimo segno (a parte la faccia) che io tifo per la squadra ospite. Anche se mi tocca sentire quelli con la maglia da ciclisti (con il massimo rispetto per tutti i ciclisti del mondo) che dicono ogni male di noi. E mi tocca stare lì senza parlare. Senza poter rispondere perché sono “ospite” e non si sa mai e poi a casa c'è una moglie che aspetta e magari si preoccupa.
Andare in trasferta, essere in trasferta è soprattutto incontrare gli amici. Percorrere con loro la strada che dalla stazione porta allo stadio. Andare in trasferta dovrebbe essere anche camminare su strade che non conosci di una città che non conosci, e vedere persone con una maglia diversa che non hai mai incontrato. Ma io queste strade le conosco eccome. Le percorro tutti i giorni, altro che. E anche questa gente ha un accento che sento tutti i giorni e facce che vedo tutti i giorni. Che vedevo ieri. Che vedrò lunedì al bar, al lavoro, in strada, ovunque. Che vedo ogni giorno quando torno a casa dal lavoro. Ma stasera loro sono gli avversari. Loro sono i nemici. Da sbeffeggiare. Da insultare. E comunque stasera conta solo il Toro. Contano solo i fratelli che arrivano dentro la gabbia man mano, alla spicciolata urlando come dei forsennati per farsi sentire da tutti. Conta solo il Toro. E basta.
“Non importa dove il Toro giocherà, i granata son quaaaaaa!” (e dove dovrebbero essere?)
“Come c..zo si faaaaaaa a tifare la Saaaaamp....” (già....me lo chiedo tutti i giorni come si fa)
“Senti che puzza di pesceeee....avete il mare inquinatoooo...” (eh sì...io lo dico sempre...e il pesce mi fa anche schifo e comunque preferisco la montagna al mare....ma allora perché ci venite in vacanza a creare traffico e a riempire le spiagge dove la domenica non trovi manco un centimetro quadrato di spazio?)
“E le Doriane p...ane p...ane....p...ane....e il loro figli conigli, conigli, conigli....” (No...scusate...questa non la canto, poi un giorno vi spiegherò perché...)
Non siamo tantissimi, ma ci facciamo sentire. E poi di gente ne sta ancora arrivando. Si fa sentire Nives, con suo nipote e la fidanzata che arriva dall'Argentina (per il Toro? Non so, ma è bello credere che sia così). Si fanno sentire Monica e Fabrizio. E Guido con i suoi amici. E Ciccio. E Stefano. E Giulia. E tutti. Io stesso urlo come non mi accadeva da non so quanti anni. Forse dall'ultimo derby. Forse da prima. Ma d'altronde quello di stasera per me è quasi un derby. E' inutile negarlo: sento questa partita come se fosse un derby. Altro che storie!
Si comincia. Loro sugli spalti sembrano tantissimi e sono tutti colorati da ciclisti. Anche in campo sembrano tantissimi. Più di noi. Sbucano da tutte le parti. Ci distruggono. Sì: forse aveva proprio ragione quello che l'altro giorno sosteneva che loro sono molto più forti di noi. Come poteva essere diversamente, con quei Semioli e quel Foggia che vanno via da tutte le parti? Con Bertani che ci mette in crisi ogni volta che tocca la palla? Con Coppola che dovrebbe essere il nostro portiere, ma che a tratti sembra il dodicesimo “ciclista” in campo? E così i ciclisti segnano. E così i ciclisti esultano. E così i ciclisti sono convinti di averla già vinta, questa benedetta-maledetta partita.
Dai Toro! Non è finita! C'è ancora tempo! Fai vedere che siamo qualcosa in più di quello che si è visto finora. E noi, ragazzi, non molliamo! Non mollare, Nives! Non mollare, Guido! Non mollare, Ciccio! Non mollare, Stefano! Non mollare, Giulia! Ce la possiamo ancora fare! Ce la possiamo ancora fare! Ce la possiamo ancora fare!
Dai Stevaaa!....Entra in area!...mettila in mezzo....dai....dai....Chi sei? Chi diavolo sei? Suuuuciuuuuuuuu!!!....e andiamo! 1 a 1 per noi. Esultanza. Silenzio intorno. E poi tutti a sedere per l'intervallo. Finalmente. Le mie povere gambe stanche. Mica ho più l'età per sostenere questi sforzi. Per stare in piedi e urlare come un forsennato, manco fossi un ragazzino come quelli che vedo là dietro.
Chissà cosa accadrà adesso, penso mentre il secondo tempo sta per iniziare. Probabilmente loro faranno un ulteriore sforzo per vincere la partita, ma se non dovessero riuscire a trovare il gol nei primi minuti magari riusciremmo a prendere il controllo del match. Loro penserebbero che, tutto sommato, il pari non è poi così male e porteremmo a casa questo punto preziosissimo.
“Toglie Suciu!” mi dice qualcuno alla mia sinistra.
“Ah...sarà stanco....beh....metterà Basha al suo posto...” rispondo.
“Ebagua!”
“Ebagua?!?....allora....”
“Si prova a vincere!” mi dice lui.
“Si prova a vincere!” mi dicono dieci messaggi che arrivano contemporaneamente sul mio cellulare.
Giusto. Si prova a vincere! Magari rischiando di perdere, ma si prova a vincere. Magari non ci riusciremo, ma si prova a vincere. In fondo, deve aver pensato il nostro immenso Mister, che cosa abbiamo da rimetterci? Se dovessimo perdere il Doria ci supererebbe in classifica, ma resteremmo ancora lì ad un punto. Ma se dovessimo vincere, beh....se dovessimo vincere sai che colpo, sai che botta al loro morale e che iniezione di fiducia per noi? Una valutazione di una semplicità disarmante, ma quanti allenatori italiani l'avrebbero fatta? Quanti? Forse Cola? Forse Lerda? Forse Monzon?Lasciamo perdere che è meglio, va...Caro Mister, pur non conoscendola personalmente (mi piacerebbe un giorno poterla incontrare a Genova o a Torino, chissà...), penso che lei sia un grande e sento di volerle un mare di bene. Non solo perché con lei condivido un destino da “emigrante” pur con città invertite. Non solo per il suo “look” meraviglioso (lo dico senza ironia!) che sembra il mio quando vado a spasso al Porto Antico nelle calde sere d'estate (ma quando cavolo finisce qui a Zena l'estate?). Ma soprattutto per il suo essere “uomo della strada”, uomo della logica, uomo della semplicità, dote così rara in un mondo in cui ci impongono di pensare che solo le cose complicate siano belle ed interessanti. E' bellissimo vedere che facciamo cose semplici e non astruse: correre, divertirsi, cercare di giocare a calcio. Ma ci voleva tanto? Evidentemente sì se era da anni che questo non accadeva.Poi voglio bene anche a Iori che comanda il centrocampo, quello stesso Iori di cui st'estate, quando l'avevamo preso, molti dicevano: “ma chi c..zz. è 'sto Iori...sarà il solito mediocre...”.Infatti. Ma chi dice queste cose le vede le partite o fa dell'altro? E se fa dell'altro, perché parla senza sapere di cosa parla?Poi voglio bene ad Ebagua che si fa trovare sempre pronto a lottare come un leone. E ad Antenucci che, da quando lo spostano sulla sinistra proprio davanti ai nostri occhi, inizia a far letteralmente impazzire la difesa doriana che non ce la fa più. Come tutto il Doria ed il suo pubblico che ormai se ne sta zitto, quasi fosse rassegnato.Ma quello a cui voglio più bene, forse perché lo conosco da più tempo, è lui. Quello che per molti è un paracarro. Quello che per molti è di troppo. Quello che per molti “è meglio Cacia....è meglio chiunque....”. Quello, lo stesso, che ha fatto quarantotto gol in ottantatre partite nelle ultime due stagioni e un pezzo (lascio fare la media a coloro che lo criticano). Lo stesso che ci ha regalato l'urlo di Vicenza all'ultimo secondo. Lo stesso che ora è lì ad aspettare la palla. A controllarla. A spararla con tutta la sua forza verso la rete che si gonfia. A venire sotto di noi. A farci urlare come pazzi scatenati e abbracciarci come fratelli anche se ci conosciamo solo di vista. A farci godere come non accadeva da non so quanti anni. Tutto il resto è gioia, follia, esaltazione. Insomma: libidine.
“Tutti a casa alèèèèèè....Tutti a casa alèèèèèè.....”.
Loro zitti. E noi impazziti come se avessimo vinto un derby. No, non è un derby, però....però vuoi mettere? Certo, siamo solo all'inizio di questo lunghissimo campionato (e noi lo sappiamo bene quant'è lungo e pieno di pericoli) ma da quanti secoli non vincevamo qui a Genova? Da quanti secoli non vincevamo più una partita importante con questo piglio? Da quanti secoli non ne vincevamo quattro consecutive in trasferta? Da quanti secoli non vincevamo cinque partite su sette?
“Tutti a casa alèèèèèè....tutti a casa alèèèèèè....”
Quelli con la maglia da ciclisti (sempre con tutto il rispetto) se ne vanno sì a casa. Con la testa bassa. Eh sì...loro si aspettavano di vedere una partita diversa, specie da com'era iniziata. Forse si aspettavano di vedere un torello spaventato come quello che vagava per i campi della cadetteria lo scorso anno. Invece stasera hanno visto il Toro. Quello vero. Altro che balle!
“Tutti a casa alèèèèèè....tutti a casa alèèèèèè....”
Ma si che prima o poi ci faranno uscire da qui e ce ne andremo anche noi a casa. E poi in fondo chi se ne frega? Ci possono far stare qui dentro questa gabbia, dietro a questa rete, anche per un'ora. Pazienza. Ce ne faremo una ragione. Possiamo comunque continuare a cantare i nostri cori. Potremmo farlo per tutta la notte. Fino a domani. Fino a mercoledì. Sempre.
E comunque, anche se qui tra i fratelli me ne stavo quasi dimenticando, io sono già a casa. Gli amici che saluto quando lasciamo finalmente la nostra “prigione” ne hanno ancora un bel po' di strada da fare. Io no. Io stasera sono a casa. Per una volta. Mi basta attraversare a piedi il centro di una città ormai quasi silenziosa, rispondendo alle decine di messaggi che mi arrivano dalla Genova rossoblu, da quella blucerchiata, da Torino e anche dalla Francia e dall'Inghilterra. Col sorriso stampato in faccia e nel cuore. Non ha davvero prezzo vedere le facce abbacchiate dei gruppetti di doriani con la sciarpa. Sentire, senza farsi notare, i loro commenti.
“Abbiamo iniziato bene, ma poi loro sono usciti fuori alla grande...corrono di più....sono più squadra....hanno la mentalità giusta....e poi hanno un grande allenatore.....”
Quante volte ho sentito questi discorsi uscendo dallo stadio? Quante volte queste frasi sono uscite dalle nostre bocche sconsolate dopo l'ennesima figuraccia? Quante volte? Non riesco a ricordarle tutte. So solamente che sono tante, tantissime. Specialmente negli ultimi anni.
Invece questo è il momento di andare finalmente orgogliosi di ciò che abbiamo. Certamente la strada da percorrere è molto lunga e piena di trappole. Ma finalmente abbiamo un vero Mister. Finalmente abbiamo una squadra che corre. Una squadra che lotta. Una squadra che non si arrende. Una squadra che gioca. In poche parole: finalmente abbiamo un Toro vero, e non quella roba senza senso delle ultime tre stagioni.
Un Toro del quale andare fieri.Un Toro grazie al quale potrò camminare a testa alta per la città.Ed essere fermato dalla gente che, con un misto di sorpresa e di rispetto, mi dirà: “Belin che Toro l'altra sera! Non me l'aspettavo!”
E io sorriderò. Farò spallucce con finta modestia. Parlerò della partita cercando di analizzarla con obiettività.Ma dentro di me la penserò esattamente come loro.Belin che Toro! O se preferite cazpita che Toro, o mizzega che Toro, o zio cane che Toro abbiamo visto l'altra sera a Marassi!
Ci saranno altre partite. Verranno periodi duri. Ci penseremo. Da mercoledì in poi.Credo però che questo sia il momento di godersi il momento.Credo però che questa sia, dopo tante delusioni, l'ora di godersi questo splendido Toro e di farlo fino in fondo.
Grazie ragazzi! Grazie Mister!
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