mondo granata

Un angelo nel cielo, un assassino per la strada

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Sono di poche parole, stranamente, almeno credo.Sarà per la doppia edizione dell’Istantanea, uscita fuori programma martedì.No… c’è dell’altro.Da qualche giorno c’è qualcosa che mi tormenta, che mi fa stare male, che probabilmente continuerà a farmi stare male.Sapete di cosa parlo, non voglio fare riassunti, e credo che anche chi ci legge da lontano sia venuto a conoscenza della notizia.Dio Santo, non riesco a darmi pace.

 

Ogni giorno, come prima cosa, mi collego ai siti dei maggiori quotidiani che si occupano della nostra cronaca cittadina, sperando sempre più flebilmente di vedere la notizia della cattura del delinquente assassino…Ma niente, niente di niente.Sento dire che il cerchio si sta stringendo ogni giorno di più, ma questo cerchio si è ristretto ormai fino a diventare un punto.Tutto assomiglia troppo a quanto avvenuto al casello di Santena, il remake ancora più tragico.E ora la notizia pian piano sparisce dai giornali e ci si rassegna lentamente.Prima lo shock, poi la rabbia e la speranza.Quindi le braccia sconsolate che si allargano quando capisci che non li prenderanno mai, che sulla strada esistono persone per cui morte di un bambino è soltanto un’eventualità, un ricordo da mettere via insieme alla polvere sotto il tappeto.

 

Alessandro è morto poco dopo aver scelto i giocattoli.Neanche la trama di un lacrima movie potrebbe essere così straziante, ingiusta e umiliante.Aveva sette anni, avrebbe avuto coccole da dare e da ricevere, palloni da rincorrere, mani da stringere, avrebbe incontrato amori, avrebbe gioito, si sarebbe disperato, avrebbe avuto pagine da leggere, foto da guardare, stelle cadenti da cercare nel buio, e forse, chi lo sa, avrebbe visto un mondo migliore, con quella speranza che ormai manca a noi, che fa sì che allarghiamo le braccia sconsolati e disperati nella nostra impotenza.L’amore per un figlio… non faccio altro che pensare a quella povera madre e alla sua disperazione, e vorrei dire di più, scendere nel dettaglio, ma mi rendo conto che sarebbe pornografia delle emozioni, rimestante e spaventosa, che queste parole non sono niente, sono soltanto una rimescolata rabbiosa di impotenza.Un bambino che muore è una bestemmia del cielo.Un bambino che viene ucciso così, lasciato sul freddo asfalto di Natale, mentre un codardo assassino scappa, è la parola che si fa muta, l’acqua che diventa fuoco, mentre le fiamme gelano la pelle. E’ una scena dell’apocalisse, che appena grattiamo via la patina della nostra realtà, si rivela nel suo orrore.

 

Oh, lo so bene, lo so bene.No, non  accetto però il solito discorso sul fatto che i bambini muoiano in tutto il mondo, che bla bla e bla bla.Lo so benissimo, ma so anche bene che il qualunquismo è sempre dietro l’angolo, pronto ad appiattire, generalizzare.C’è sempre qualcuno pronto a farti il processo perché guardi nello specifico, invece di abbracciare in modo politically correct tutti i problemi dell’universo.Di questo si sta parlando, non di altro.Di quello che abbiamo avuto sotto gli occhi.

 

Chi ha potuto fare una cosa simile?Non tanto l’incidente, purtroppo spesso le disgrazie capitano indipendentemente dalla nostra volontà.Un attimo di distrazione, un pensiero improvviso, Dio non voglia.No, non è quello.Chi è potuto essere così vigliacco e probabilmente strafottente, da ritenersi così al di sopra di tutto, tranne che della propria ignoranza, da scappare, lasciando lì per terra un bambino che muore?Ma chi sei? Dio?Chi caspita sei?Ti sei spaventato? Hai agito d’istinto?Costituisciti allora.Invece no!Qui ci troviamo di fronte ad un assassino, a qualcuno che ha come esclusivo obbiettivo quello di farla franca.E stop.Un criminale, perché tale è, e in tale modo dovrebbe essere trattato e giudicato, che ha messo tranquillamente in preventivo il fatto di vivere il resto della propria vita con questo fastidioso ricordo.Coscienza?Quale coscienza può avere uno del genere?La sua coscienza è una risata.Uno che probabilmente, fa parte di qualche branco allargato, dove il ghigno beffardo e arrogante, la gradasseria e lo svilimento dell’uomo a bestia è metro di riuscita e ammirazione.O ancora, di qualche congrega sociale nel cui dna è scontato che la vita altrui non abbia valore, e l’arroganza e la prevaricazione costituiscono la scelta principale e sarcastica.E non fatemi dire altro.

 

Qualcuno probabilmente sa.Ma anche se sa, non pensa minimamente, ma proprio non gli passa per l’anticamera del cervello, di dire qualcosa.Per paura?Non credo. Credo piuttosto per la stessa condivisione di quell’egoismo bastardo e animale che è alla base di quanto avvenuto.Appelli.. Sì, a cosa servono?A farsi ridere dietro.A diventare retorici e patetici quando magari già lo si è.No, non credo proprio che l’autore di quanto successo possa bazzicare su questo sito, o su queste pagine.Se però esiste un’infinitesima probabilità che le parole arrivino a destinazione… chiedo a chi sa di pensare a quel negozio di giocattoli.E a niente altro.Soltanto a quello.E a quel bambino che non ha potuto riceverli in dono.

 

Non mi farei certo illusioni, qualora anche lo prendessero, conosco bene questo paese.In una nazione dove Meredith si è sgozzata da sola, Chiara Poggi si è chiaramente suicidata e dove abbiamo assassine in libertà, non mi illuderei certo di qualche pena esemplare per un caso di pirateria della strada.Sopraggiungerebbe il pietismo, la storia sfortunata, o le pene ridicole.No, non mi farei proprio nessuna illusione.

 

A Milano un caso simile si è risolto in 36 ore.Le prime 48 ore sono fondamentali in vicende come questa, come del resto in tanti altre.Non sono un investigatore, e non voglio fare le pulci a nessuno.Quando nella giornata di domenica ho sentito che “si attendeva l’apertura delle concessionarie”, per controllare il numero di matricola del fanale, ho fatto un salto sulla sedia.24 ore dopo?Ci sarebbe stato da ribaltare il mondo, altro che 24 ore dopo, a costo di andare a prendere l’analista software di turno sulle piste da sci.24 ore sono un tempo lunghissimo, ore nelle quali una macchina può essere smontata pezzo per pezzo in qualche garage od officina compiacente, se si hanno le conoscenze giuste.Magari riportata allo stato originale senza carenature e riverniciata, oppure compressa come una scatola di sardine da qualche demolitore, o infrattata in quelle terre di nessuno che sono le sponde della Stura, perché no?Spero di sbagliarmi, ma temo che non vedremo più quella vettura maledetta.24 ore sono un tempo utile per sparire, andare lontano, magari in un’altra regione o in un altro stato, dove confondersi tra tanti nessuno.Perdonatemi, non voglio fare il pressappochista e sicuramente chi sta conducendo le indagini lo sta facendo con coscienza di causa e professionalità.Forse sto soltanto cercando di prendermela con qualcuno, tanta è la rabbia disperata.

 

Quello che è successo sabato sera in Corso Peschiera, non è successo soltanto a un bambino, è capitato a tutti noi.E’ come se tutti noi fossimo lì, su quell’asfalto, a gridare, a imprecare, a maledire il destino e il vigliacco spregio delle regole, a fare di Alessandro il nostro figlio, che non riusciamo a salvare.Il nostro rassegnarsi è forse la triste dimostrazione che anche noi siamo morti su quell’asfalto. Che rispetto merita una società dove lasciamo che i nostri bambini vengano uccisi nel modo in cui è morto Alessandro, nel quale non sappiamo fare altro che allargare le braccia impotenti di fronte a un bambino ucciso per la strada?

 

Mi piacerebbe ci potesse essere un minuto di silenzio sabato.Si fanno per tanti motivi, alcuni istituzionali, altri meno.Ma dubito che lo si possa fare per un bambino. Sarebbe troppo facile, onesto, giusto.Non capiterà, perché si dovrebbe passare sopra leggiucole del cazzo, perdonatemi, burocrazia schifosa ed intelletto mancante!Sì, proprio così, vorrei che ci fosse un silenzio vero, non con quei ridicoli e beffardi applausi che qualcuno si ostina a far partire. Cosa ci sarebbe da applaudire per la morte di un bambino, qualcuno mi spiega?Mi piacerebbe fosse un silenzio disperato, che non potesse lasciare spazio a nessun applauso consolatorio neanche in seguito.Che fosse il nostro modo di chiedergli scusa per non averlo salvato e per non riuscire a regalargli la giustizia che gli spetta.Sì, mi piacerebbe ci fosse un silenzio che spaccasse il cuore.

 

Alessandro è morto poco dopo aver scelto i giocattoli.Spero che ora ne abbia tanti con sé, lassù, adesso.

 

 

Perdonatemi, oggi è andata così. Mauro Saglietti