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E' passato esattamente un anno dalla scomparsa di Sauro Tomà, l'ultimo giocatore del Grande Torino. La sua è una storia di grande legame con il Toro e con il Filadelfia, tanto da comprare casa proprio vicino al tempio delle imprese granata una volta finita la sua carriera da giocatore. Un legame che, dopo la caduta dell'aereo dei suoi compagni a Superga, lo ha portato a non riuscire mai più a esprimersi allo stesso modo per il dolore e per questo nel '51 salutò la maglia granata per accasarsi al Brescia. La sua storia in granata è stata strettamente connessa anche con alcuni problemi fisici. Il primo rischiò di non farlo mai arrivare al Toro, perché fu lui a convincere Novo a portarlo in maglia granata nonostante un problema ai polmoni; il secondo fu quello che gli salvò la vita ed è il persistente problema al ginocchio che aveva nel periodo dell'amichevole a Lisbona.
Da quel momento il dolore ha caratterizzato la sua vita, una sofferenza per aver perso degli amici prima che compagni di squadra, su tutti capitan Mazzola, che fu il primo ad accoglierlo nel capoluogo piemontese e con il quale creò una profonda amicizia. Così, finita la carriera, non hai mai smesso di ricordare il Grande Torino sia attraverso i libri, sia partecipando a eventi.
Un anno fa, poi, l'addio che sembrava quasi un ultimo saluto al Grande Torino. La camera ardente a Palazzo Madama e il saluto di tutto il Torino furono un omaggio doveroso ad un uomo perbene ed elegante che rappresentò al meglio quella squadra fino alla fine dei suoi giorni.
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