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Beppe Massone, 79 anni, non è stato un nome famoso di chi calcò l’erba del Filadelfia, ma il suo profumo gli è rimasto nelle narici fino al suo ultimo respiro, domenica notte, in un giorno...
Beppe Massone, 79 anni, non è stato un nome famoso di chi calcò l’erba del Filadelfia, ma il suo profumo gli è rimasto nelle narici fino al suo ultimo respiro, domenica notte, in un giorno d’estate torrido senza calcio, se non quello amichevole. Oggi chi tiene in piedi l’amore per i colori granata è il figlio avuto dalla prima moglie, Angiolo, che vive a Barberino di Mugello (Fi) e porta alto il nome del Toro nella zona, in mezzo ai fratelli viola. La storia dei Massone legati al Torino comincia nell’era di Novo, quando il Comm. Enrico, padre di Beppe, industriale del settore edile, comincia a finanziare quello che diventerà il Grande Torino e prosegue fino al termine dell’era Pianelli. La passione contagia anche il giovane Giuseppe che entra nel settore giovanile granata e vi rimane fino alle soglie della maturità da geometra, non ha grandi doti tecniche e il padre preferisce che il figlio si dedichi allo studio piuttosto che al calcio, si chiude così la carriera calcistica di Beppe all’età di 19 anni, ma resta la passione.
Durante la guerra non è facile viaggiare, ma Beppe quando può scappa da casa, nel senso letterale del termine, caccia due lire ai genitori, è proprio il caso di dire, e insegue la sua squadra del cuore. Presente a La Spezia quando il Torino viene battuto dalla squadra dei Vigili del Fuoco, è a Roma quando Mazzola e compagni strapazzano i giallorossi all’Olimpico per 7-1, così quando viene battuta l’Alessandria con il punteggio epico di 10-0, campionato '47/48. Proprio Beppe aveva incontrato Valentino Mazzola sul tram qualche giorno dopo la sconfitta per 2-0 contro i grigi all’andata, e Valentino era ancora nervoso per quella sconfitta, al punto che promise a Beppe: “A Torino li sotterriamo di gol” e così fu.
Quando nasce il figlio Angiolo (che seguirà la carriera del padre e anch'egli farà parte del settore giovanile del Toro) all’età di tre anni lo porta per la prima volta allo stadio, nasce così l’amore del figlio per i colori granata, ma non ama la tribuna, è affascinato dalla Maratona e allora dice a suo padre: “Voglio andare in mezzo alla gente più calda” e così Beppe Massone porta il figlio colà è l’Università del vero tifoso del Toro. E’ proprio questo folto popolo granata accompagnerà per il suo ultimo viaggio Beppe, che di lassù non potrà certo sentirsi solo, visti i tanti amici che l’hanno preceduto. Qua in terra però la vita continua e sta per nascere il pronipote a Firenze, che senza dubbio verrà istradato dal futuro nonno alla passione granata, in ricordo di una tradizione che non finirà mai.
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