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mondo granata
Sei anni fa, esattamente il 24 Maggio 2003, il Toro perdeva l’ultima partita di campionato a Como e i lariani con quel risultato scavalcarono i granata, lasciandoli all’ultimo e tristissimo posto in classifica..Non so come la pensiate voi, ma io considero quell'evento il punto più basso della nostra storia, di gran lunga inferiore al pur tragico epilogo del campionato cadetto successivo del 2003/04 che registrò all’ultima di campionato al Delle Alpi, soli 899 spettatori paganti e che segnò il peggior risultato di sempre in cento anni di storia granata. Ci crollò il mondo addosso, e l'assedio di molti tifosi portò sulle strade di Torino ben 50000 tifosi a manifestare il proprio orgoglio verso i colori granata e fece rivivere atmosfere indimenticabili ad un popolo ferito. Sembra l'eternità, ma son passati solo sei anni e l'essere oggi nuovamente in piena lotta per la retrocessione ha un qualcosa di fastidioso che non va sminuito nell'ordinaria amministrazione.Già l'aver schivato la tagliola del orgoglio napoletano, designato per segarci le gambe, è stato un risultato notevole, ma l'andamento di questo campionato scaleno è da considerarsi un ricamo inaspettato. Molte sbavature, molti disguidi, alcune sbandate poi corrette, ma quello che più conta oggi è che siamo ancora in bolla.Perfino i riciclati del Camola, spesso deleteri, si sono dimostrati efficaci se non decisivi.Non so se ci salveremo già domani, ma è quasi certo che anche l’eventuale ultima sfida a Roma sarà giocata da una posizione dominante. In tutto questo, ricordando il Mantova e anche le atroci notti in cui ci aggiravamo come fantasmi sui tornanti della via crucis, colgo il segnale di un'energia inestinguibile.Il carburante deriva dall'esclusiva che il Toro possiede: lui sa fabbricare emozioni e i granata le sanno cogliere. L'intensità di quei 90 minuti, moltiplicata per 103 anni, ha sedimentato una tale passione che, quando si gioca, la vita si ferma per vedere come va a finire. C'è un disegno misterioso che impone pedaggi esosi, c'è una trama imprevedibile che spesso ci mortifica dopo averci adescati, ma il Toro risponde all'incalzare della storia e pretende di farne parte.Mi viene in mente Winston Churchill quando, dopo il terrificante bombardamento di Londra, intuì la possibile vittoria in quanto il nemico aveva dato tutto quello che aveva, ma l'Inghilterra era sopravvissuta. Quello che è successo al Toro quest’anno e non solo, somiglia troppo alla "soluzione finale" concepita per poterlo estinguere e se il Palazzo è la Luftwaffe, Collina sembra Himmler e la Menarini la sciocca portaborse di Goebbels.Hanno sganciato l'atomica per spianare il Toro, manipolando gli arbitri ed i suoi assistenti e adattando le regole ai propri bisogni, ma il nostro eterno amore ha sconfitto gli abissi resistendo un minuto oltre l'apocalisse.E oggi siamo lì a misurare il punto che tiene distante la muta dei cani affamati, ciascuno con un buon motivo per reclamare l'osso: il Lecce gabbato anch’esso da troppe sviste arbitrali, il Bologna schiacciato dalle esigenze di poter festeggiare degnamente il suo centenario, la giuve ammaliata dall’invidia di essere sempre in minoranza nella città che li ospita e forse solo il Chievo non ha zaini pregressi da rivendicare. Non so esattamente chi sia il nostro nemico: forse la sorte, forse un vicino di casa intriso di benzina e di superbia, forse una faida che spara nel mucchio, o magari una scommessa perduta, o la rivalsa di chi coltiva l'egemonia, forse la vendetta di uno sgarro indigesto.Trovare l'assassino oggi è impossibile, anche perché il morto non c'è stato. Il Toro vive ancora e tutti noi che non l'abbiamo mai lasciato solo abbiamo il diritto di essere fieri e di scambiarci ghirlande granata.Comunque vada, s'è visto che il mondo continua a girare anche se tutto pare immobile e, come diceva lo speaker di una volta ... "la Maratona è pregata di lasciare spazio ad altri tifosi granata che stanno arrivando"... e tutti si mettevano di sbieco a spina di pesce perché sapevano che "più siamo e meglio stiamo". Ecco, noi domani ci metteremo di sbieco per farci stare tutti allo stadio confidando nella “regia” che dall’alto dei suoi giochi di potere fra cavi e schermi, governa su tutto: schiaccia un pulsante e succedono cose, crea un impulso e cambia lo scenario, attiva un relais e trasforma la pace in guerra; poi, con astuzia raffinata, manovra euforia e disperazione come uno chef che dosa il dolce e il salato per sedurre i palati esigenti. Ebbene, lor signori sappiano che il Toro domani contro i grifoni giocherà per vincere, perché a noi non basta un pareggio come al Chievo, e invece dei tre ispettori che ha deciso di mandare domani al Comunale e non allo stadio clivense, designasse per una volta un arbitro equilibrato invece di alternarne uno manigoldo e uno compiacente a campi inversi, sarebbe un bene per tutti.
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