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Marco ha tredici anni ed è sempre stato un bambino sveglio. Da qualche tempo, poi, ha anche cominciato a interessarsi al mondo che lo circonda. Fabio, suo padre, lo porta con sé quasi tutte domeniche a vedere le partite del Toro. E Marco si informa di tutto e di tutti. Vuole sapere la storia di questo o quel giocatore. Vuole conoscere il passato della squadra per cui in maniera sempre più appassionata fa il tifo. Vuole che il padre gli racconti di com'era andare allo stadio quando lui era giovane e come giocassero certi calciatori di cui lui ha visto soltanto qualche vecchia immagine un po' appannata dal trascorrere del tempo. Oggi il Toro gioca in trasferta e, prima di sintonizzarsi sulla partita, la televisione di casa loro è accesa sul telegiornale che sta riepilogando i fatti più importanti della settimana. Solite chiacchere dei politici. Soliti scandali. Solite violenze. Marco è ormai concentrato sulla partita e non ascolta. Anche suo padre è distratto ed inizia a dare una mano alla moglie a sparecchiare la tavola. All'improvviso, però, Fabio si blocca: la sua attenzione viene catturata dalla televisione. Con un tono brusco che solitamente non gli appartiene, zittisce il bambino che sta iniziando a cantare qualche coretto da stadio. Il bimbo non capisce. Subito si indispettisce. Poi volge il suo sguardo verso la televisione e vede che l'attenzione del padre è completamente rapita da quello che il giornalista sta dicendo.
“....A vent'anni dalla morte è stato ricordato dal Presidente Napolitano che ha usato parole di grande commozione....”
“Papà...papà....cosa succede? ...come mai ti sei bloccato...? Io non so chi fosse questa persona, questo Presidente di cui stanno parlando alla televisione. Ma di sicuro dev'essere stato un uomo importante se ne parlano così bene ancora adesso. E soprattutto deve essere stato importante per te, se adesso che lo ricordano ti stanno venendo le lacrime agli occhi....”
“Marco...sì. Quell'uomo si chiama, si chiamava, Sandro Pertini. Ed è stato un politico molto importante per il nostro Paese. Soprattutto per quelli che hanno la mia età. Il primo Presidente della Repubblica di cui ho un ricordo nitido. Il primo Presidente che sapeva parlare con schiettezza alla gente e in modo particolare a noi ragazzi. Un uomo raro, di quelli che oggi non esistono più. Un po' come tuo bisnonno che si è fatto quattro anni di guerra e poi è andato in montagna a combattere con i partigiani....”
“Del bisnonno mi hai già raccontato tante volte....ma adesso voglio che mi parli di lui....di quell'ometto con gli occhiali e la pipa che hanno fatto vedere in televisione....”
“Aspetta Marco. Mi è venuta in mente una cosa. Una cosa che....vieni con me: forse ricordo ancora dove l'ho messa....dev'essere giù in cantina....”
Fabio prende suo figlio per mano ed esce di casa. Insieme percorrono di corsa i sette piani che dal loro appartamento conducono alla cantina. La porta si apre. La luce si accende. Ci sono stati tante volte insieme, perché è lì che tengono le loro biciclette che, in primavera, usano per fare lunghi giri in campagna. Nella cantina ci sono diversi scaffali con alcune bottiglie di vino e un'infinità di cianfrusaglie. Il bambino aveva già notato, in passato, la presenza di una serie di scatoloni con sopra scritti dei numeri che potevano corrispondere a delle date.
“E' qui che tengo tutte le cose che mi ricordano il passato” dice Fabio “le ho radunate per anno. Ci sono vecchi giornali sportivi e non solo. C'è la collezione completa dei miei Guerin Sportivi degli anni '80 e '90....”
“Guerin Sportivi?”
“Sì...il Guerin Sportivo: un settimanale bellissimo di calcio e di sport. L'unica rivista su cui si parlava con competenza di calcio estero...a quei tempi non era mica come adesso che basta accendere la televisione e ti dicono vita, morte e miracoli di qualsiasi squadra e di qualsiasi giocatore, indipendentemente da quale sia la parte del mondo da cui proviene....Ma tutto questo te lo farò vedere un'altra volta....ora voglio rispondere alla tua domanda di prima. Ora voglio cercare... Eccolo....ecco qui lo scatolone del 1990 in cui dovrei aver messo....”
Il padre, dopo averlo tirato giù con fatica dallo scaffale su cui si trovava da anni, posa il polveroso scatolone sul pavimento della cantina. Poi lo apre e inizia a cercare dentro, tirando fuori con calma le varie cose che esso contiene.
“Eppure sono sicuro...l'avevo messo proprio qui....me lo ricordo bene....ah....finalmente. Eccolo!”
Fabio estrae dalla scatola un'agenda di colore nero tutta impolverata. Vi soffia sopra per far volare via un po' di polvere. Poi prende uno straccio per ripulire ancora la copertina. La apre. Il suo viso si scioglie in un grande sorriso di soddisfazione.
“Sì...è proprio quello che cercavo. Ora aiutami a risistemare le cose. Ce ne torniamo su che se no tua madre ci dà per scomparsi. La partita inizia tra una mezzoretta ed abbiamo tutto il tempo per dare un'occhiata a questa agenda ed al suo contenuto”. I due tornano nella loro casa. Il padre porge il diario al figlio, il quale lo osserva con curiosità. Ad ogni giorno corrisponde un'annotazione, ora breve, ora più lunga. Si parla di esami da sostenere. Di ragazze. Di sport. Soprattutto di Toro. Un Toro che, come adesso, giocava in serie B.
“Dai Marco che non abbiamo molto tempo prima che la partita cominci, ti faccio vedere io dove devi leggere...” dice il padre mentre apre la pagina corrispondente a domenica 25 febbraio “Ecco. Leggi qui. Leggi tu quello che c'è scritto....e fallo ad alta voce....”
“Ma papà. Scrivevi malissimo. Non riesco tanto a capire questi scarabocchi. Aiutami tu a leggere.”
“Hai ragione, non è che scrivessi tanto bene....dai prova a leggere. Se c'è qualcosa che non capisci ti aiuto io...”
“Va bene. Ci provo. Dunque.
Domenica 25 febbraio 1990.Forse tra qualche lustro i miei figli, poi i miei nipoti, diranno di aver sentito parlare di un certo Signor Sandro Pertini e mi chiederanno sue notizie, così come ora io faccio chiedendo a mio nonno informazioni sui protagonisti dell'ultima guerra mondiale.A questa domanda che inevitabilmente mi verrà posta sarà sicuramente molto complicato rispondere e non perché non vi siano argomenti da affrontare, ma perché sarebbe un problema dare un giusto taglio alla presentazione.Bisognerà parlar loro del partigiano, del politico che fu tra i fondatori della nostra Repubblica, del grande Presidente o infine dell'uomo Sandro Pertini? Ovvero di quel vecchietto piccolo ed un po' bisbetico che non aveva paura di spiattellare la verità su argomenti che altri trattavano con cautela diplomatica eccessiva, di quell'uomo che non si vergognava di passeggiare tra la folla e di inneggiare come un semplice tifoso tra altri centomila tifosi, al trionfo della nostra Nazionale di calcio ai mondiali di Spagna. Un politico, un idealista, ma soprattutto un UOMO, un grande, immenso Uomo: ecco chi è stato Pertini Sandro per me e per quelli che come me sono stati bambini in quel periodo così oscuro per la nostra storia.Questo dovranno soprattutto sapere i miei figli, i figli dei miei figli. Forse non riusciranno a capire del tutto quello che dirò loro. Ma come è possibile che un personaggio pubblico, una persona così rilevante come il Presidente della Repubblica fosse così schietto? Come può essere vero che un ultra ottantenne convocasse ogni giorno migliaia di ragazzi al Quirinale e discorresse con loro comportandosi a sua volta come un adolescente?Risposta: non lo so come fosse possibile, ma io posso testimoniare che era tutto vero e, ora che la pipa di Nonno Sandro si è spenta per sempre, posso comprendere, osservando la commozione della gente per strada, dagli anziani ai ragazzi come me, quanto egli fosse amato dal suo popolo; da questi Italiani cui lui aveva dedicato tutto se stesso e dai quali ricevette tante soddisfazioni, ma anche tante delusioni.
Ciao Sandro Addio partigiano Pertini Buon viaggio Presidente...”
“Però papà!” dice il ragazzino un po' commosso “complimenti! Scrivevi davvero bene! E si vede che ci mettevi il cuore. Sembrava che scrivessi proprio a me....quanti anni avevi allora?”
“Venti. Ne avevo venti. E all'epoca, tra studi, ragazze e Toro, tu eri proprio l'ultimo dei miei pensieri. Ma evidentemente già sentivo che un giorno avrei fatto leggere a qualcuno queste righe. E' la prima volta che lo faccio, sai....” e si asciuga, cercando di non farsi notare, le lacrime di commozione che gli scendono lentamente dagli occhi.
“Aspetta papà....qui c'è ancora scritto qualcosa....” dice ancora il ragazzino“Eh? Questo non me lo ricordo....fammi vedere....” gli risponde il padre cercando di sfilargli di mano il diario.
“No! Voglio leggere io. Allora, c'è scritto: Barletta-Toro 1 a 0. Abbiamo toccato il punto più basso della nostra storia....”
“E' vero! Quella domenica il Toro perse a Barletta e io pensavo che avessimo davvero toccato il fondo. Un giorno ti racconterò di come siamo riusciti, in poco più di due anni, a passare dalla sconfitta di Barletta alla vittoria sul Real Madrid e alla finale di Coppa Uefa. E di come poi siamo arrivati al punto in cui ci troviamo ora. Questo sì, uno dei più bassi della nostra storia. Ma adesso non abbiamo più tempo. A Padova stanno per scendere in campo. Andiamo a vedere la partita e speriamo di riscattarci dalla batosta di sabato scorso.
“Andiamo papà! E Forza Toro!”
“Sempre Forza Toro!”
Sandro Pertini nacque a Stella San Giovanni (SV) il 25 settembre 1896 e morì a Roma il 24 febbraio 1990. Fu eletto Presidente della Repubblica l'8 luglio del 1978 all'età di 82 anni e rimase in carica fino al 29 giugno 1985. Chi ne ha un ricordo diretto non può fare a meno di rimpiangere la sua schiettezza ed il suo assoluto rigore morale. Merce rara già a quell'epoca, quasi inesistente ai giorni nostri.
La storia di Marco e Fabio è frutto della mia fantasia, anche se in loro ognuno di noi potrà forse trovare qualcosa di sé. Le parole scritte in occasione della scomparsa di Sandro Pertini, invece, sono reali. Sono state estrapolate integralmente dal diario di un ragazzo che, quando il Presidente morì, studiava all'Università ed aveva poco più di diciannove anni.Quel ragazzo è l'autore di questo racconto che spero non abbia annoiato troppo i lettori che hanno avuto la costanza di giungere sino sua fine.
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