- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
mondo granata
Le biografie sono forse il genere di letture che da un bel po’ di tempo a questa parte mi interessano di più. Specialmente quelle in cui chi scrive mette se stesso in secondo piano, con spirito di servizio. Non mi piace mai chi cerca le emozioni facili tirando pennellate di colori forti, dove la forza sarebbe già tutta nella storia, nella persona, nella vicenda che si vuole raccontare. Per cui stamattina, più in punta di piedi che posso, vorrei aggiungermi al saluto che da tutta Italia arriva al nostro Mario Monicelli. Un uomo che ha saputo metterci in commedia facendoci specchiare, facendoci pensare, seminando quella bella inquietudine che probabilmente si chiama poesia. Una poesia utile come un cacciavite, quotidiana come un piatto di fettuccine, amica come una telefonata. Una poesia che ha arricchito la cultura popolare, che ha preso tutto dalla strada e alla strada l’ha restituito. Mai, nemmeno una volta, museo. Mai, nemmeno una volta, architettura intellettuale in cui sentirsi ospiti, invitati che devono fare bella figura.Chissà perché mi viene in mente una definizione che (non vorrei sbagliarmi, nel caso mi perdonerete) il grande storico della letteratura italiana Francesco De Sanctis diede di Giacomo Leopardi. Qualcosa tipo: “più ci parla duramente dell’amore, più ci fa venire voglia di vivere questo sentimento. Più ci parla duramente della vita, più ce ne fa innamorare”. Ecco, spesso la poesia vive di sapienti contrasti, e con i film di Monicelli a me è capitato sempre così: più mi divertivo, più in qualche angolo di me mi commuovevo; più mi lasciavo andare nella storia, più in qualche angolo di me si affacciava un pensiero. E’ per questo che, credo, i suoi sono film che potresti rivedere all’infinito.Così, quando ho saputo la notizia, non so perché mi è scappato quasi un sorriso. Non fraintendetemi. Intendo dire un sorriso come quando ci si saluta dicendosi “per fortuna è andato tutto bene”. Perché non c’è niente di meglio che arrivare dritto fino in fondo, dopo quasi cent'anni, con le proprie gambe e con le proprie idee intatte. E dopo aver lasciato qualcosa di eternamente bello e pericoloso per tutti. Chi non ci metterebbe la firma? Un abbraccio a tutti, Marco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA