mondo granata

Un’altra frequenza

Redazione Toro News
Renato, Renatino o Renatone, comunque si volesse chiamarlo, scomparve alla metà di aprile.Fu il Tecnico della Radio a telefonare al Pittore, poco dopo le 18.- Non c’è Renatone Non è arrivato. Cosa devo fare?- Cosa significa “Non è...

Renato, Renatino o Renatone, comunque si volesse chiamarlo, scomparve alla metà di aprile.Fu il Tecnico della Radio a telefonare al Pittore, poco dopo le 18.- Non c’è Renatone Non è arrivato. Cosa devo fare?- Cosa significa “Non è arrivato”? Hai provato a chiamarlo?In sei anni di Radio Toro, Renatone non aveva mai saltato una sola puntata della sua trasmissione.- Non è in studio! – rispose perentoriamente il Tecnico – Ho bisogno di sapere che cosa fare!Il Pittore spostò il telefonino dall’orecchio e girò la manopola dell’autoradio, portandosi rapidamente sulla frequenza di Radio Toro.Nulla, solo fruscio. Era inaccettabile.- Che cosa devo fare? Lo spazio commerciale è praticamente terminato… – il Tecnico insistette a colpi di grancassa.- Metti della musica, o mettiti a cantare! Quello che vuoi, anche roba italiana!Insomma, tutto, tranne questo fruscio! Sto arrivando…Il Pittore chiuse il telefonino, poi lo riaprì e compose il numero di Renatone, facendo inversione con una mano sola.Non ottenne risposta. Il cellulare dell’amico era muto.Si fece largo nel traffico e digitò il numero di casa per avvisare del ritardo.Scansò le inutili domande della moglie e riappese prima che la donna potesse attaccare la mazurka di rimbrotti...Il Pittore aveva la testa piena di sgraditi pensieri.Se Renatone non era arrivato in tempo per la sua trasmissione, doveva veramente essere capitato qualcosa di grave.

 

L’idea di Radio Toro era nata sette anni prima, in uno dei tanti incontri in birreria.Lui, Renatone e Cece, un’orribile contrazione del nome Cesare.Amici da sempre, amici da una vita, sarebbe banale descriverlo.- E se facessimo una radio che parla soltanto di Toro? 24 ore al giorno?Erano poco meno di quarantenni a quel tempo, con un bagaglio comune di esperienze che avrebbe fatto fatica a rispettare i limiti di peso per un check-in aereo.Renatone, un uomo grande e grosso e solare, con la barba che cominciava a ingrigire, era colui al quale la buona sorte aveva concesso qualche squarcio di sereno nella vita. Era riuscito a mettere qualche soldo da parte, non ancora eroso dall’ingordigia e dall’insensatezza del Nuovo Ordine Mondiale, oltre che dagli alimenti per l’ex moglie. L’unico che potesse permettersi di sprecare soldi in una pazzia del genere.

 

Così, dopo qualche mese avevano iniziato le trasmissioni nello scantinato di una scuola.Le apparecchiature erano state acquistate di terza mano da un tecnico amico di Renatone, ma il successo della Radio era stato grande ed insperato.E dopo soltanto un paio d’anni i tre amici erano stati in grado di trasferirsi all’ultimo piano del grande Palazzo a Vetri, occupato sino ad allora da una compagnia di assicurazioni.

 

Il Pittore si soffiò il naso e diede un’occhiata a Cece, che camminava su e giù poco distante, accanto alla consolle. Le luci di trasmissione sembravano due occhi famelici e pulsanti, che attendevano energia per essere messi in moto.Gli inquirenti, capitanati dal Dottor Semenza (un nome che li aveva fatti scoppiare a ridere entrambi, al pensiero che la sua segretaria potesse chiamarsi Dottoressa Germoglio) avevano cercato in svariati luoghi, durante i due giorni che erano intercorsi dalla scomparsa di Renatone, senza alcun esito. L’uomo si era come volatilizzato. Era uscito da Radio Toro, la sera precedente, dove aveva condotto il programma delle 19, Ricordi e Musica, e nessuno sapeva se fosse riuscito ad arrivare a casa o meno. Soltanto il giorno seguente, non vedendolo arrivare in Radio, il Tecnico aveva dato l’allarme.Nessuno aveva visto o sentito nulla di strano e il suo appartamento era risultato vuoto, sebbene preda del consueto disordine. La sorella, il parente più prossimo non ne sapeva nulla, e così l’ex moglie.Svanito nel nulla. Probabilmente scappato chissà dove con una donna, sostenevano gli inquirenti nelle loro domande.Una donna che Cece ed il Pittore sapevano bene non esistere.

 

Conoscevano bene il loro amico. Sapevano bene che doveva avere smesso di amare ben prima di conoscere la moglie. Una simpatia ben presto marcita sotto il peso di interessi divergenti.Certo, negli ultimi giorni non avevano potuto fare a mano di notare quanto il loro amico fosse stanco e provato e di come spesso soffrisse di una brutta malattia chiamata “nostalgia“.Ne avevano parlato a Semenza, buffo personaggio, non solo nel cognome.Più istrionico attore che investigatore, un foulard azzurro perennemente legato intorno al collo e un’espressione di finto divertimento disegnata ad arte, era uomo di difficile lettura.Aveva chiesto ai due amici se sospettassero che Renatone avesse avuto validi motivi per farla finita.No, Renatone era troppo innamorato della “sua” radio e dei tanti interessi che la vita avrebbe ancora potuto regalargli, per scappare via in un altro mondo.

 

Il loro ultimo incontro era avvenuto qualche giorno prima della scomparsa.Una riunione per discutere su quanto fossero vere le voci dei movimenti “occulti” attorno alla società granata. Cece aveva condotto indagini informali, ma la verità non aveva tardato a venire a galla.Oltre ai problemi annosi e spinosi, una piccola parte della tifoseria si era rivelata corrotta da qualcuno che rimaneva nell’ombra, così come altre volte era capitato in passato.Renatone, legato ad un tipo di tifo più viscerale, aveva scosso ripetutamente la testa, in preda a uno sdegno che faceva fatica ad essere contenuto.- Io voglio parlare di questa storia…- Sei matto? Ce li ritroviamo qui in studio… Non diciamo stupidaggini.- Ma la gente deve sapere quello che sta succedendo. Dobbiamo trovare il modo di raccontare la verità!Si era alzato sdegnato. Aveva guardato gli amici – A che punto siamo arrivati… Questo non è più Toro…Poi se ne era andato lasciando la porta aperta.

 

L’ultimo piano del Palazzo a Vetri negli anni era diventato il loro rifugio azzurrino, dal quale la parte peggiore delle loro vite restava inesorabilmente fuori.Benché nei primi anni non avessero avuto in concessione la radiocronaca delle partite del Toro, i tre amici si erano inventati una sorta di commento parallelo, fatto di emozioni e sofferenza, che presto era diventata famosa tra i tifosi.Radio Toro, con le sue trovate goliardiche e nostalgiche al tempo stesso, aveva presto dimostrato di essere attraente per gli inserzionisti pubblicitari, e aveva ottenuto il beneplacito della società granata, con giocatori della prima squadra spesso ospiti in studio.Renatone, Cece e il Pittore erano diventati famosi, benché quasi nessuno conoscesse i loro volti e avevano personalizzato lo spazio a loro disposizione.Renatone conduceva tutti i giorni una rubrica di musica e aneddoti, nella quale si lasciava grande spazio agli ascoltatori. Era un tifoso vecchio stampo, di quelli ancora con “l’aereo sulla bandiera”, come si diceva per definire un tifoso con molta esperienza. Nelle sue trasmissioni amava ricordare la vecchia Torino, degli anni ’60, quella delle piccole botteghe che stavano per essere spazzate via dall’industrializzazione. Quella del cerea rassicurante agli angoli delle strade.Naturalmente era necessaria una forte scrematura per mantenere alta la qualità della programmazione. C’era sempre qualche zozzone, come diceva lui, pronto a telefonare per fare polemica e sfogare la propria rabbia repressa, o chi sosteneva che loro prendessero i soldi da Tizio, Caio e Sempronio. Renatone di solito allargava le braccia. Non si poteva combattere contro l’ignoranza della razza umana troppo a lungo, tanto più da chi avrebbe fatto carte false per prendere soldi sul serio.Tanto Renatone era lo specchio della solarità, così Cece, viveva di passioni contraddittorie, una delle quali era il Toro, che malediceva puntualmente dopo ogni sconfitta, giurando e spergiurando che avrebbe abbandonato la squadra al suo destino.Nessuno però osava mettere alla prova la sua conoscenza. Conduceva con grande successo una rubrica di aneddoti in musica, nella quale dialogava sovente con il pubblico a casa.Il Pittore invece era l’artista, l’esperto musicale del trio. Le sue due ore serali di Musica granata erano conosciute in tutta la città e accompagnavano con dolcezza, talvolta con grinta, la gente del Toro alle ore tarde. Nei locali della Radio, inoltre, erano esposte alcune sue opere. Era convinto che i suoi quadri astratti un giorno sarebbero potuti diventare un qualcosa di grande. Benché a lui non interessasse. Gli bastava il gesto di aver creato qualcosa, pur nella certezza che non avrebbe guadagnato un centesimo da quella occupazione.

 

- Cosa stai facendo? - chiese il Pittore.Cece si accorse che l’amico gli stava parlando e si tolse le cuffie.- Sto ascoltando una cosa strana…Fissò l’amico dal basso in alto. Erano trascorse due settimane dalla scomparsa di Renatone.Niente era emerso ufficialmente, nessuna chiamata, nessun ritrovamento. L’unica novità fu scoperta dal Pittore, che aveva fatto consultare i registri contabili della Radio da un amico commercialista.La Radio era in perdita netta, nessuno di loro due lo aveva mai immaginato.Renatone doveva avere rimesso un capitale, nei registri figuravano cicliche “iniezioni” esterne di denaro per pagare licenze e nuove apparecchiature.L’amico aveva voluto tenerli all’oscuro di tutto affinché la Radio continuasse ad essere un vero giocattolo per loro. Una vetrata azzurrina da dove dominare in lontananza una vita spesso avversa.

 

Radio Toro senza Renatone assomigliava a casa sventrata dalle bombe.Cece e il Pittore avevano organizzato dirette quasi ininterrotte, per raccogliere informazioni sull’amico scomparso, e si era mobilitata una catena umana fatta di amicizie e conoscenze, che tuttavia non aveva portato a nessun risultato concreto.La programmazione ne era risultata sconvolta e quella sera, nonostante la partita quasi imminente, i due avrebbero provato ancora una volta a parlare in diretta dell’amico scomparso.Mancavano trenta minuti alla diretta e la musica programmata sul computer stava scandendo il tempo che mancava all’appuntamento.- Sto ascoltando una cosa strana - disse Cece togliendosi le cuffie e porgendole all’amico.- Questa è la registrazione della sua ultima trasmissione. Il microfono due ha registrato non solo quello che andava in onda, ma anche le parole che venivano dette nello studio…- Ma lui era da solo nello studio, non c’era neanche il Tecnico….- Siediti e ascolta.Il Pittore indossò le cuffie e portò il file al punto di inizio della trasmissione. Era una registrazione che sembrava normale. La voce di Renatone però era incerta. Sembrava distratto, come lo era stato per tutto l’ultimo periodo. Una sorta di ansia accompagnava il suo vocione che era sempre stato sicuro.Le canzoni si alternavano con gli interventi da casa. L’argomento era un’annata del passato e molti ascoltatori avevano espresso in diretta la loro testimonianza.Poi era arrivata una telefonata strana. Una ragazza, molto giovane, Caterina.La voce di Renatone si era fatta più tesa, quasi ansiosa. Le aveva chiesto come stesse e dove si trovasse, dicendole che era molto contento di sentirla.- Senti, abbiamo chiacchierato parecchio, lasciamo che la musica parli un po’, con un vecchio successo, ok?- Va bene…- Questa è per voi, amici, un vecchio 45 giri dalle frequenze di Radio Toro, musica e passione.Una voce grave annunciò, seguita subito dopo da una chitarra, l’attacco di Eskimo.Renatone non era mai stato politically correct e non era comune ascoltare Francesco Guccini alla radio. Ma a lui non era mai importato che qualcuno non sapesse riconoscere le poesie malinconiche delle sue strofe e si fermasse ad un superficiale pregiudizio.

Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così, l' estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...

 

Nella registrazione del fuori onda però, con la musica in sottofondo, si udiva Renatone riprendere la linea con Caterina. Si potevano sentire soltanto le parole del loro amico, confuse, frammiste alla nostalgia di Guccini per le “balle in testa” che si hanno a vent’anni.- Sì... Certo… Questa volta verrò…. Promettimi che stai distante da Corso Italia, te ne prego… Sì, arrivo…Eskimo era stata l’ultima canzone del programma. Renatone si era congedato dagli ascoltatori e aveva chiuso la trasmissione.Poi era scomparso.

 

Il Pittore si tolse le cuffie e le ripose senza espressione.- Allora? - chiese Cece - Che ne dici? Credi che dovremmo portarlo alla polizia?L’amico allargò le braccia.- Io credo di sì, - proseguì Cece - anche se prima vorrei dare un’occhiata ai nastri dei giorni precedenti…- Chi era questa Caterina? Lo sai?- Assolutamente no... Dalla voce sembrerebbe una ragazzina. Però… mi chiedo se hai notato delle cose strane…- Che cosa? - domandò il Pittore- La voce di Renatone, prima di tutto. Era tremante, strana. Non l’avevo mai sentito così… E poi…- E poi?- Ha parlato di Eskimo come un 45 giri, guarda di fronte a te.I due uomini avevano la consolle davanti a loro. Non c’era traccia del piatto.

 

- Si sarà confuso…No - disse Cece sicuro - Eskimo non è mai stato pubblicato come 45 giri, che io ricordi…Il Pittore fu distratto dallo squillo del cellulare.Cece lo vide allontanarsi in zona di sicurezza. Comprese chi fosse dallo sguardo dell’amico. Fece finta di non accorgersi della sua mano che si apriva e chiudeva rabbiosamente. Era uno dei momenti “No”, aveva imparato a conoscerli. Di lì a un attimo l’amico gli avrebbe comunicato di dover tornare a casa, e avrebbe ringhiato tra i denti.- Senti… lei stasera sta male. Non voglio lasciarla da sola… fai tu la trasmissione, scusami con gli ascoltatori…Se ne era andato senza dire una parola. Non c’era bisogno di dire nulla.Quando mancavano cinque minuti all’inizio della trasmissione, il suo cellulare vibrò per un sms.Lo aprì con ansia, lasciandoselo sfuggire.No, non era Nicole.Non la sentiva da tre giorni.Bramava per un soffio del suo respiro. Temeva di non sentirla più.La amava. Ogni fruscio di vento che sfiorava il suo cellulare poteva essere l’anticamera della vibrazione di una chiamata.Era terribile mettersi nelle condizioni di attendere una chiamata che non arriva.- Dai microfoni di Radio Toro, musica e passione, iniziamo un’altra nottata insieme. Una notte che non è certo felice come vorremmo…Gli aveva dato un aut-aut. O la lasci, o non farti più sentire, tre giorni prima.Non ne sarebbe mai venuto fuori, anche se la amava.Cece parlava, parlava di Renatone, pensando ad altro, all’sms che non arrivava, ad un rivolo d’acqua che potesse irrigare quella siccità.Fuori dai vetri le luci della città in basso regalavano un senso di pace. Lei doveva essere tra quelle luci laggiù. E invece lei, l’altra, a casa, era dall’altra parte.Si sentì solo e le luci della consolle gli sembrarono due occhi rossi pulsanti.C’era stato un tempo in cui tutto aveva avuto un senso.- Va bene Carlo - Grazie per il tuo incoraggiamento, Sono sicuro che ritroveremo il nostro amico. Lo so, ne sono sicuro! Goditi il prossimo pezzo, nel frattempo. Sono i Queen con These are the days of our lives, Ciao!

You can't turn back the clock you can't turn back the tideAin’t that a shameI’d like to go back one time on a roller coaster rideWhen life was just a gameNo use in sitting and thinkin’ on what you didWhen you can lay back and enjoy it through your kidsSometimes it seems like lately - I just don't knowBetter sit back and go with the flow

 

Cece ricordò la sera di Toro-Mantova. Aveva rinunciato a una sicura serata con Nicole, per stare con gli amici, nella loro radiocronaca affannosa.Non era stato un peso, aveva compreso da tempo che rinunciare al Toro per una donna non era una buona cosa.Le donne andavano, il Toro, pur tra mille insicurezze era sempre rimasto.Ricordò loro tre che si abbracciavano e lo spumante versato a fiumi un po’ ovunque.E poi la radiocronaca dei festeggiamenti, che loro intravedevano e immaginavano oltre quelle vetrate, raccontato dai cellulari dei tifosi, interpretato da un bengala lanciato in lontananza.Nessuno poteva contaminare il loro rifugio aereo e sereno.Radio Toro per loro era diventato l’ultimo rifugio della libertà.

 

Le registrazioni delle trasmissioni precedenti avevano rivelato che Caterina aveva già telefonato in altre occasioni a Renatone.Il Pittore stava ascoltando la registrazione più vecchia in loro possesso, risalente a un mese prima, le altre erano già state archiviate e sarebbe occorso un po’ di tempo per rintracciarle.Non esistevano elementi, nei discorsi di Caterina, che potessero far capire qualcosa in più su di lei. Parlava del Toro degli anni ’70 e Renatone la trattava con quel filo di emozione riservato alle persone che si conoscono da tempo. Quando la trasmissione si interrompeva, e rimaneva soltanto la registrazione ambientale, si poteva individuare la voce del loro amico che si intratteneva brevemente con la ragazzina. Non puoi essere tu… Non puoi dire queste cose… Dimmi chi sei veramente? Da dove mi chiami? Non so se potrò… Ho provato una volta e quasi non riuscivo più a…E poi Eskimo, tante volte.Prima o dopo la sua telefonata, neanche Renatone fosse riuscito ad avvertirla in anticipo.

Perché mi amavi non l'ho mai capitocosì diverso da quei tuoi clichéperché fra i tanti, bella,che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me

 

- Credo sia il caso di parlarne con Semenza… - disse il Pittore, togliendosi la cuffia. Forse loro saranno in grado di rintracciare questa Caterina. Davvero Renatone non ti ha mai accennato a questa ragazzina?Cece scosse la testa, distratto da un sms del suo cellulare.- Alle volte credi di conoscere le persone, anche gli amici… e poi – proseguì il Pittore – Ma… mi senti?Cece era altrove, lontano con la mente. Aveva concluso la trasmissione da qualche minuto, e sembrava più stanco del solito.- Scusa… tutta questa storia… mi sta consumando….Cece sapeva benissimo che l’amico non lo avrebbe creduto neanche per un istante. - Mia moglie vuole un figlio – aggiunse, sibilando il concetto – Dio solo sa a cosa stessi pensando quando sono andato ad infilarmi in questa situazione…Cece guardò fuori dalle vetrate e per un istante il Pittore pensò che stesse guardando lontano, ad un tempo che era stato felice.

 

Quella sera il Pittore condusse la sua trasmissione in maniera sobria, quasi dimessa. Parlò della sua collezione in esposizione, visita gratuita, ma ebbe la situazione che nessuno fosse interessato alla sua arte, meno che mai la sua famiglia. La moglie aveva preteso che lui si recasse a dipingere in garage, a causa del forte odore dei suoi colori.Ma sì, poteva anche essere.- Questa sera parliamo di riflessioni musicali legate al Toro – disse al microfono – nella speranza che il nostro amico possa tornare presto a farci compagnia. Renatone, se ci senti, sappi che ti vogliamo bene. Ti aspettiamo. Questa è Have you ever been in love dei Paris

Have there been times to laughAnd times you really wanna cryFinding reasons to believe her'Cos she'd die a little if she liedAnd when in times of doubtHave you ever tried to work it outBut still she leaves you wonderingWhat it's all about

 

Fuori si era messo a piovere con violenza, le gocce bagnavano le vetrate.Lo studio privo di amici gli parve improvvisamente vuoto e assente.In quel momento squillò il telefono.- Pronto, chi abbiamo in linea?

 

- Deve perdonarmi – disse Semenza – ma voglio farle ascoltare una cosa molto interessante… forse voi potete darmi una mano a chiarire un punto…Il Pittore camminava con il Tecnico della radio nei sotterranei del Palazzo di Giustizia, seguendo a passetti veloci Semenza che faceva strada.- Siete riusciti a scoprire chi è questa ragazzina, Caterina?- Non ancora, purtroppo, stiamo ancora passando al setaccio i contenuti delle registazioni… non abbiamo molti elementi.- Neanche qualcosa sul riferimento a Corso Italia…?- Non mi faccia parlare, la prego. Sono io che dovrei fare le domande…Più il Pittore lo guardava, più si convinceva che quel personaggio anomalo, stranamente cortese e col foulard fosse saltato fuori da qualche sceneggiato anni ‘70.Li condusse all’interno di un laboratorio, dove salutò il tecnico presente, che li condusse di fronte a un monitor, sul quale era visualizzata un’onda sonora.- Quello che voglio farvi sentire è particolarmente strano – disse l’uomo – Questi sono i file ambiente, che mi avete trasmesso, ascoltateli con attenzione…La riproduzione ebbe inizio con la voce di Renatone, la sera della sua ultima trasmissione.I suoi discorsi, la telefonata di Caterina, Eskimo di Guccini, la telefonata che continuava senza che i radioascoltatori la potessero sentire…- Notate qualcosa di strano? – chiese Semenza.- No – rispose il Pittore – E’ la registrazione che vi abbiamo consegnato…- Infatti! - rispose Semenza - Ora ascoltate questa. Non è più una registrazione ambientale, ma quello che si è effettivamente ascoltato alla radio.La registrazione partì e l’onda sonora cominciò a muoversi sul monitor.Nuovamente la voce di Renatone tornò a ripetere, con audio migliore, quello che aveva detto in precedenza. Al momento però della telefonata di Caterina, tutto diventò un fruscio elettrostatico.- Ma che diamine… - si lasciò scappare il Tecnico.- Un disturbo, una scarica. Va avanti diversi minuti e copre tutto il periodo della telefonata e della canzone. L’audio ritorna al termine del brano, dopo che la telefonata tra Renatone e Caterina è terminata…Il Pittore scosse la testa, senza riuscire a capire.- Abbiamo analizzato le restanti registrazioni, comparandole con quelle ambientali. Il fenomeno si ripresenta… ogni qual volta c’è stata una telefonata di Caterina. - Che cos’è quel fruscio? - chiese il Pittore, torcendosi le dita.- Speravo poteste dirmelo voi… - rispose Semenza.

 

Il Pittore stava guidando verso casa, l’autoradio accesa sulle frequenze di Radio Toro.Cece stava parlando con tono strano e stanco, quasi sembrava avesse bevuto qualcosa che lo avesse intorpidito.Il Pittore non ci fece caso. Ripensò piuttosto a quel fruscio rimasto impresso nelle registrazioni, che aveva cancellato tutto il resto. Aveva sentito parlare di problemi di trasmissione, ma non di quelle proporzioni. E soprattutto non così precisi nell’intervenire soltanto quando la ragazzina si faceva sentire al telefono, o Renatone faceva partire Eskimo.Rifletté su Renatone. Aveva quasi 50 anni, quella ragazzina non doveva averne più di diciassette, forse diciotto. Fu preso da pensieri strani e sinistri. Chi era quella ragazzina. Perché l’amico in tanti anni non glie ne aveva mai parlato?Si rese conto che stava girando in tondo, senza una vera meta.Non aveva voglia di tornare a casa ed essere costretto a dipingere in cantina, senza poter portare in casa i propri lavori.Il figlioletto che avrebbe potuto nascere. Ogni giorno più distante, un desiderio sbiadito con una persona che un tempo aveva amato. Se non fosse stato per lui, se ne sarebbe andato di casa da tempo, anche se sapeva bene di non essere in grado di farlo.Confuso e stanco, quasi arrivato a casa, si accorse appena di quello che stava capitando per radio e della voce di Cece al microfono.Abbiamo parlato di nostalgia e rimpianti, con una certa pacatezza. Godiamoci un grande brano, che parla proprio di questo. Sono i Queen, con These are the Days of our lives…Il pittore sapeva quanto quella canzone piacesse a Cece.Attese che le placide percussioni di Roger Taylor entrassero in scena. Anche lui adorava quella canzone.

‘cos these are the days of our livesTher’ve flown in the swiftness of time These days are all gone now butSomething remains…When I look and I find no change.

Improvvisamente l’abitacolo si riempì di fruscio elettrostatico.

 

Il Pittore fece inversione e corse a perdifiato verso la Radio.Il fruscio non accennava a smettere. Quattro, sei, otto, dieci minuti,C’era qualcosa che non andava. Tentò di telefonare al numero fisso della radio, ma ricevette il segnale di libero, senza che nessuno rispondesse. Provò al cellulare di Cece, senza fortuna. Attraversò la città di corsa, ma fu solo nei pressi del Palazzo a Vetri che la voce dell’amico tornò a fluire, stanca e pastosa, dagli altoparlanti della vettura.Chiediamo scusa ai gentili ascoltatori, ma, come avrete intuito, abbiamo avuto un problema tecnico...Il Pittore fu in studio dieci minuti più tardi, quando il programma dell‘amico era concluso da poco...Lo trovò ancora sulla sedia di registrazione. Era pallido e fissava il vuoto.- Mi dici cosa è successo? Nicole? Tua moglie? Chi delle due?L’altro lo guardò come se fosse appena tornato da un mondo fatto di pensieri.- No… è stato un problema tecnico, te lo giuro...- Non ci credo neanche se lo vedo. Cosa è successo qui? Qualcosa che è già capitato a Renatone, vero? Tu sai qualcosa, parla…!- Io non so nulla, qui si è messo a vibrare tutto e visto che il Tecnico non c’è, ho dovuto arrangiarmi…Il Pittore lo guardò. La barba sfatta, l’atteggiamento da chi aveva perso.- Tu non puoi andare avanti così - gli disse. E si voltò per andare via.- Se per questo neanche tu - rispose l’amico con riscoperta lucidità.Il pittore si fermò, ancora di spalle,- Oggi sono stato dal commercialista - disse sospirando - Siamo sommersi dai debiti. La radio ha una settimana di vita, poco più. A meno che non troviamo un finanziatore, cioè come trovare l’acqua nel deserto… Ci fu qualche istante di silenzio.- Dunque è la fine di tutto? - chiese Cece, accavallando i piedi su una sedia.- Temo di sì, sta andando tutto a rotoli - il Pittore aprì un armadietto, tirò fuori una bottiglia di whisky e si sedette di fianco all’amico.- La tenevo per i nostri eventuali trionfi, ma…- Dove andresti, se tu potessi scappare? - gli chiese improvvisamente Cece, cogliendolo impreparato - Se tu avessi soltanto un’opportunità per scappare lontano. Un posto - disse con voce sognante - dove tutto ha un senso. Dove andresti? Io tornerei negli anni ‘80, mi lascerei vivere scegliendo strade diverse, cercando coraggio quando sono stato pavido.Il Pittore gli porse un bicchiere di carta con un fondo di liquore. Sembrava non ne avesse bisogno, dai discorsi che faceva.Quella sera fu l’ultima volta che il Pittore vide Cece.

 

Il pomeriggio seguente il Pittore ricevette una telefonata da Semenza, che gli chiedeva di passare con urgenza al Palazzo di Giustizia.Trovò l’uomo con un nuovo vestito inappuntabile addosso, il solito foulard azzurro al colo, il solito ghigno beffardo involontario.- Abbiamo trovato Caterina - disse.- Dove? - al Pittore si gelò il sangue. Forse c’era ancora una speranza.- Venga con me.Semenza lo accompagnò in macchina verso una zona che conosceva bene e sin da subito il Pittore iniziò a scuotere la tesa.- Non può essere…Non ci volle molto a raggiungere una lapide il cui marmo sembrava consumato dal tempo.La foto di una ragazzina sorridente.Il Pittore impallidì.- Questa ragazzina morì oltre trent’anni fa. Fu investita da un furgone, in Corso Italia. E’ passato molto tempo, ma per quanto siamo riusciti a scoprire, era la ragazza del vostro amico, Renato.Fu come se il sangue si fosse ghiacciato nelle vene del Pittore.Non aveva mai detto nulla… nessuno aveva mai saputo niente.- Questo vuol dire - proseguì Semenza, senza più ghigno, ma con espressione severa - che il vostro amico stava parlando con una persona morta. O con qualcuno che fingeva di esserlo.

 

Si era fatto tardi. La testa vorticava di pensieri e confusione. Tutto era mischiato dagli avvenimenti convulsi di quei giorni.Si avviò verso la macchina e chiamò a casa per avvisare che non sarebbe tornato a casa per la cena. La moglie gli inveì contro ricordandogli con cattiveria tutto quello che aveva tenuto in serbo per l’occasione buona. Quello era l’ultimo dei suoi problemi. Riattaccò con un senso di sollievo.Compose il numero di Cece.Nessun segnale di risposta, neanche quello di linea libera.Entrò in macchina e si sintonizzò su Radio Toro.Fruscio.Chiamò il Tecnico. Era a casa, quello era il suo giorno libero.Si mise nuovamente a correre verso la Radio.

 

Gli oggetti di Cece erano tutti lì, nello studio, come se lui fosse stato lì fino a un attimo prima.Ma lui non c’era.Il Pittore mise in onda una playlist programmata e cercò di capire quello che stava capitando. Telefonò alla moglie, chiamò Nicole, cercando di non allarmare nessuna delle due.Entrambe credevano che Cece fosse in Radio.Il telefono fisso squillò in quel momento.Il Pittore si gettò sul microfono.- Non riesco a tornare… - disse una debole voce confusa.- Cece… dove diamine sei!?- Non riesco a tornare…- Dove sei? Cosa hai fatto? Dimmi dove sei, che ti vengo a prendere!!- L’amico sogghignò. Tu non capisci… Ieri ce l’ho fatta… oggi non più. Non c’è il Palazzo a Vetri…- Che cosa?- O meglio… c’è, ma è diverso. Non posso entrarci. La voce di Cece si stava facendo debole e sempre più confusa.- Ho preso alcuni gettoni… stanno finendo… - DOVE SEI? DIMMELO!- Ora ho capito Renatone… era la sua amichetta, vero? Non devi preoccuparti per me... Qui tutto ha un senso…La voce scomparve.- Cece!!! Rispondimi! Rispondimi!!!!Il Pittore compose immediatamente il numero dal quale era partita la telefonata.Una signorina preregistrata gli rispose che il numero era inesistente.Le luci rosse della consolle lampeggiavano come due occhi beffardi.

 

- E’ sicuro di non volermi raccontare quello che sa? Sono sicuro che lei ha capito esattamente quello che è successo. Certo, ora sarà difficile giustificare la scomparsa di due persone…Il Pittore, in stato di choc, aveva chiamato Semenza.Il Giudice stava mangiucchiando delle olive all’ascolana sul tavolo di una vicina birreria, ma il Pittore non toccato cibo per tutto il tempo della loro permanenza.- Davvero… sto bene. Non si preoccupi per me… Non sono tipo da scomparire.- Lei è convincente come una carota che parla. - Non mi capirebbe… tutta questa è una follia…- Il mondo è fatto di follie, forse capirei.- Preferisco… prefersico di no… grazie per la birra.Il pittore si avviò verso la vettura, la prospettiva di una scenata in casa non lo spaventava più.Pensava che Semenza fosse rimasto indietro, ma la sua voce lo sorprese da dietro le spalle, quando ormai era quasi arrivato alla macchina.- Si dice che il dolore possa manipolare la materia, averne la meglio. Sono l’unico dei miei colleghi a credere a queste filosofie spicciole New Age. Forse è per questo che non ho fatto e non farò mai carriera. Mi sarebbe piaciuto diventare Giudice un giorno, ma… -sospirò – Amico mio… faccia la scelta giusta.

 

Il Pittore annunciò, con voce rotta e confusa, che Radio Toro avrebbe chiuso i battenti entro tre giorni. L’uomo spiegò al pubblico che “una serie di eventi imprevedibili e drammatici” causavano la fine di quell’esperienza, della quale però tutto il popolo granata doveva ritenersi soddisfatto e orgoglioso.Si scatenò immediatamente un putiferio di telefonate di solidarietà, persone che proponevano un piccolo aiuto economico, proporzionato alle loro possibilità, chi sosteneva di sapere esattamente dove si trovassero i due uomini che erano scomparsi e così via.Il Pittore si sentiva stanco.Eccovi il prossimo brano. E’ un brano triste e appassionato, che parla dell’essere innamorati. Loro realizzarono tre singoli all’inizio degli anni ‘80, ma non riuscirono a fare un LP. Sono i Paris con Have you ever been in love?

In the morning lightHalf awake and half asleepHave you ever lay there thinkingWas it all in a dream

But you reach out and she's thereEvery moment everywhereHave you ever been in love

 

Fissò le luci rosse della consolle durante il brano.Lei telefonò subito dopo la canzone.

 

La riconobbe subito dal tono della voce.Ebbe un tuffo al cuore, ma non ne fu sorpreso.Quanto tempo era passato?Riusciva ancora ad emozionarsi soltanto immaginandola?- Dove sei stata? Cos hai fatto?Sentì le sue parole ovattate e confuse, col suo tono di voce di venticinque anni prima.Sono sempre stata qui… Non me ne sono mai andata…Quasi gli parve di vederla e di vedere se stesso giovane, vicino a lei.Per un attimo fu fuori dal palazzo a vetri, sotto il cielo nero di una notte affollata di nuvole.Non la vedeva da troppo tempo.Se tu avessi soltanto un’opportunità per scappare lontano. Un posto… dove tutto ha un senso. Dove andresti? Risentì le parole di Cece, mentre fissava gli occhi della persona che forse non aveva mai smesso di amare.La vedeva lì, in quel mondo parallelo, mentre la canzone era alle battute finali.Il Pittore si voltò. Dietro di sé aveva il Palazzo a vetri.- Devo tornare - disse in un linguaggio che non aveva suono.Lei gli sorrise.

 

Si ritrovò seduto alla consolle, ma occorse del tempo prima che capisse realmente il luogo nel quale si trovava. Le luci rosse lampeggiavano selvaggiamente soddisfatte, a un ritmo insostenibile.Tutto intorno solo frusciò.Il Pittore si scusò per l’inconveniente tecnico e portò a termine la trasmissione in qualche modo.Sotto, all’uscita del Palazzo a Vetri, vide la sagoma di Semenza che lo fissava da lontano, appoggiato alla sua vettura.

 

Lei telefonò anche la sera seguente.Un giorno che era stato di pioggia torrenziale.Il Pittore rispose al telefono e poi fece partire il disco dei Paris.

When she's far awayDid you ever felt the need to strayAnd tried and then discoveredIt just doesn't pay

And with her you can be trueFor with her you can be youHave you ever been in love

 

Si ritrovò all’esterno, in una città ovattata che conosceva bene.Non pioveva. Il sole era caldo come quello che aveva conosciuto in giorni lontani.La teneva per mano, camminando nelle strade con macchine vecchie di due decenni, in mezzo a tram che erano stati soppressi.- Se vuoi - disse lei sorridendo con ingenuità - puoi fermarti qui. Io ne sarei contenta…Si abbracciarono.- Domani - disse lui, più giovane di 25 anni - Domani verrò con te… metterò a posto le ultime cose, l’ultimo giorno della Radio…Si separò da lei a fatica.Una parte di lui non voleva più tornare indietro.Faticò a trovare la strada che portava al Palazzo a Vetri, mentre lentamente e dolorosamente il presente riprendeva forma.Ma che importava? L’indomani sarebbe stato con lei.Quando quella sera uscì dalla radio stravolto e si buttò sotto la pioggia senza sentirla, sapeva che Semenza era lì attorno, che lo osservava.Lo sapeva.

 

L’ultima sera.Arrivò alla Radio barcollando, il volto rigato da quella che sembrava pioggia.Si sedette alla consolle e la vista, offuscata dalle lacrime, distorceva i led rossi in macchie pulsanti di dolore.Trovò la forza di parlare.Era l’ultima sera della radio.Nella testa turbinarono i discorsi di quella giornata.Non mi sembri felice, credevo avresti fatto salti di gioia, ci tenevi tanto…Certo che sono felice… certo… davvero.Sua moglie era incinta.

 

Spostò le mani tremanti sulla consolle.Le righe scendevano copiose sulle guance, come un pierrot senza più tempo.I led dell’apparecchiatura erano occhi pulsanti che attendevano una risposta.Rossi, rossi, ancora più rossi.

 

Semenza si accese una sigaretta e si appoggiò al sedile della sua vettura, poco sotto il Palazzo a Vetri. La radio sintonizzata sul programma del Pittore.Lo aveva visto entrare, pochi minuti prima.Fare la scelta giusta… - pensò Semenza - Chi poteva sapere quale fosse realmente…?Chi poteva essere realmente Giudice?Udì la voce tremante e stanca del Pittore uscire dagli altoparlanti.-E andiamo allora con l’ultimo brano in programma…Semenza chiuse gli occhi. Poi attese, trattenendo il fiato. Mauro Saglietti