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Uno di noi

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di Walter Panero
Redazione Toro News

Febbraio 1990. Sogni di un ragazzino. A me piace abbastanza Mister Fascetti. E’ un toscanaccio senza peli sulla lingua che, col suo aspetto burbero, ha saputo trasformare un gruppo di buoni giocatori in una squadra vincente. Una squadra che finora ci ha dato tante belle soddisfazioni e, dopo un’annata deprimente come la scorsa, ha saputo restituirci la fierezza di essere tifosi del Toro. Una squadra che sicuramente non avrà problemi a tornare in serie A e che ha ancora tutte le possibilità di vincere questo campionato.Mi piace, anche se molti lo criticano. Alcuni dicono che non ha mai saputo dare un vero e proprio gioco ad una squadra che basa i suoi successi sulle capacità dei singoli. Altri lo accusano (e non riesco a dar loro torto) per la scarsa personalità e l’atteggiamento rinunciatario con cui il Toro scende in campo quando gioca in trasferta. Altri ancora sostengono che il tecnico toscano è un allenatore di categoria: insomma lo ritengono idoneo a guidare la squadra nel campionato cadetto, ma assolutamente inadeguato a dirigerla in serie A in caso di promozione. Sono del parere che sarebbe giusto dargli l’opportunità di allenare il Toro anche in serie A. Ma ho anche le idee molto chiare sull’uomo che i nostri dirigenti dovrebbero scegliere qualora, a fine stagione, decidessero di affidare la squadra ad un altro Mister. Da qualche tempo ho un sogno. E quel sogno ha i capelli arruffati da ex ragazzo un po’ naif ed il sorriso sornione sotto i baffi scuri. Quel sogno ha il carattere concreto e genuino dei contadini della nostra provincia. Io sogno di veder seduto sulla nostra panchina Emiliano Mondonico.Mio padre mi ha detto che, diversi anni fa, ha giocato per due stagioni nel Toro. Era un calciatore estroso che non lasciò grandi tracce e grandi ricordi, se si esclude la volta in cui si fece squalificare apposta perché, nel fine settimana successivo, voleva essere libero di andare a vedere i Beatles per la prima ed unica volta in concerto in Italia.Da allenatore me lo ricordo dapprima alla Cremonese, portata in serie A dopo 54 anni al termine della stagione 1984-85, e poi al Como dove ha condotto i lariani ad uno storico nono posto nella stagione 1986-87. Nella stagione successiva, è stato ingaggiato dall’Atalanta che militava in serie B. Oltre ad averla immediatamente riportata in A, ha saputo condurla ad una storica semifinale di Coppa delle Coppe contro i belgi del Malines che poi vinsero quella competizione battendo in finale l’Ajax. Al termine della stagione scorsa, i ragazzi del “Mondo” sono giunti sesti in campionato, ottenendo uno dei migliori risultati della storia dei nero azzurri bergamaschi. Ma il mio amore per il Mondo, che già mi stava simpatico, è nato più o meno un anno fa quando, in un giorno di gennaio, l’Atalanta riuscì a sconfiggere la Juve in casa sua grazie ad un gol di Evair. Una delle poche soddisfazioni in una stagione piena di amarezze per noi granata. L’amore è diventato una vera e propria fissazione da quando, ad ottobre, l’Atalanta ha nuovamente sconfitto i gobbi a casa loro con un gol del biondo argentino Caniggia. Da quel giorno, non c’è più stato un momento in cui io non abbia sognato di vedere il “Mondo” con addosso la tuta granata. Se proprio Fascetti andrà via, dovrà essere lui a condurci alla riscossa. Perché la prossima stagione dovrà essere per noi quella dell’atteso riscatto. Quella in cui torneremo ad affrontare i gobbi. E col baffo di Mondonico in panchina, che sa bene come fregarli, riusciremo finalmente anche a batterli, quei gobbi maledetti.

 

A volte i sogni si avverano

Come tutti sappiamo, pochi mesi dopo, l’uomo dei miei sogni Emiliano Mondonico venne effettivamente a sedersi sulla nostra panchina. Vi rimase per quattro stagioni, le più belle degli ultimi vent’anni di storia granata. Per chi, come chi scrive, non ha un ricordo nitido dei tempi di Pupi, Ciccio e il Poeta, le più belle di sempre. Il Toro del ritorno in Europa mentre la Juve di Maifredi se ne stava a casa. Il Toro che ci fece sognare al Bernabeu. Il Toro che, in poco più di due anni, seppe passare dalla sconfitta di Barletta alla vittoria col Real Madrid. Il Toro del terzo posto dietro il grande Milan e la Juve del Trap. Il Toro del trionfo in Coppa Italia. Il Toro dell’ultima partita europea ad Higbury contro l’Arsenal. Il Toro di Marchegiani e Cravero. Di Tarzan Annoni e di Fusi. Di Bruno e Policano. Di Martin Vazquez e Scifo. Di Lentini e Bresciani. Di Casagrande e Pennellone Silenzi. Il Toro del “Mondo”. Un Toro che ogni tanto ci faceva arrabbiare perché, una volta in vantaggio, veniva spesso raggiunto. Troppo rinunciatario, dicevano alcuni.Ma fu soprattutto un Toro vincente. Un Toro capace di giocarsela con chiunque. Un Toro di cui andare fieri come non mai.Un Toro vero, condotto da un uomo vero. Un contadino prestato al calcio che preferiva il pane e salame ai piatti sofisticati. Lo scopone ai video giochi (memorabili le sfide con Lido Vieri ed i giornalisti). Un uomo che, la sera della sfortunata finale di Uefa ad Amsterdam, passò alla storia per quella sedia alzata come segno di protesta contro tutte le ingiustizie del calcio. Contro tutte le sfortune che, in quella serata storica ma triste, si abbatterono ancora una volta sul destino del nostro Toro. Un uomo che, nel momento del trionfo più grande contro la Roma in finale di Coppa Italia, seppe dedicare la vittoria a tutti quei ragazzi che erano troppo piccoli per ricordare lo scudetto e che erano cresciuti senza mai aver visto il Toro vincere qualcosa. Tra quei ragazzi c’ero anche io. E per questo ti sarò grato per sempre, caro vecchio “Mondo”. Pensavamo che quello fosse l’inizio di un ciclo. Nessuno di noi, quella sera di giugno del 1993 poteva immaginare il baratro nel quale saremmo caduti di lì a pochi anni. Un baratro da cui non saremmo mai più venuti fuori.Al termine della stagione 1993-94, Mondonico ci lasciò per tornare all’Atalanta che seppe portare fino alla finale di Coppa Italia nel 1995-96. Tornò al Toro, che nel frattempo era sceso in serie B e sembrava non riuscire a rialzarsi, all’inizio della stagione 1998-99 e seppe riportarci nella massima serie. Ma quello non era più il Toro e neppure il nostro “Mondo” riuscì ad impedire una nuova retrocessione nella stagione successiva.

Il “Mondo” uno di noi

Quest’anno, dopo aver allenato tra le altre il Napoli, la Fiorentina e nuovamente la Cremonese, il “Mondo” è subentrato ad Armando Madonna alla guida dell’Albinoleffe che, dopo un inizio stentato, ha saputo scalare diverse posizioni in classifica. Oggi ci troveremo di fronte ad una parte importante del nostro passato. Con tutto il rispetto per il nostro attuale Mister, quando vedrò Mondonico sedersi su una panchina diversa dalla nostra, avrò un tuffo al cuore. Penserò ai miei sogni di ragazzino. Sogni realizzati e poi infranti. Penserò alle partite a scopone dopo gli allenamenti. Penserò soprattutto a quella sedia alzata come un’arma lanciata contro l’ingiustizia. Penserò che Emiliano Mondonico, detto il “Mondo”, è stato e resterà sempre uno di noi.