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Uomini in costruzione

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MARCO PERONI Nei giorni in cui si parla – giustamente! – di Recoba e Rosina, Corini e Barone, ho voglia di sottolineare qualcosa di cui forse non stiamo ancora godendo abbastanza: sono tornate le sorprese. Sono ritornati i giovani di...
Redazione Toro News

MARCO PERONI

Nei giorni in cui si parla – giustamente! – di Recoba e Rosina, Corini e Barone, ho voglia di sottolineare qualcosa di cui forse non stiamo ancora godendo abbastanza: sono tornate le sorprese. Sono ritornati i giovani di qualità, i giocatori da scoprire dopo che li ha scoperti già la società, grazie al lavoro degli osservatori. Una delle cose che mi piaceva di più della partita, una volta, era vedere come se la sarebbe cavata quel mediano sconosciuto in arrivo dalla C, o il ragazzo della primavera negli ultimi venti minuti di gara, magari attaccando sotto la Maratona. Mi ricordo quando si parlava dell’Ultimo Fenomeno: erano i Lentini erano i Bresciani erano i Carbone… Poi ne abbiamo passate di tutti i colori e i giovani, le sorprese, sono le prime cose che ci sono venute a mancare. Per anni ci siamo dovuti accontentare dell’usato sicuro e del sicuramente usurato, delle eterne promesse o delle promesse mantenute altrove. Da troppo tempo ci mancava una società con voglia di futuro, progetti e competenza… E forse anche un pizzico di curiosità, che è la base di qualsiasi buona impresa, anche economica (una società sportiva che voglia crescere non può non esserlo: petrolieri e cavalieri a parte). Per troppo tempo abbiamo allevato talenti vendendoli per sopravvivere: più spesso, li abbiamo regalati finendo quasi per rimanerci secchi.Ma adesso si ritorna a godere con giovani come Rubin (che mangia l’erba dell’Olimpico di Roma e, quando l’arbitro fischia la fine dell’incontro, capisci che gli dispiace), o Vailatti (che segna, si rompe, ringrazia e guarisce: tutto questo da in piedi), o Malonga, (di cui si dice un gran bene dappertutto), o Motta (che, semplicemente, gioca in nazionale). Siamo ritornati sulla nostra via maestra: e visto che siamo anche Fuoriarea, in onore alle ritrovate sorprese provo a farvene una anche io. Magari, se avete a cuore le canzoni, le parole che si vedono e anche un po’ dell’Altra America, ascoltate il brano intitolato L’uomo più curioso di Stefano Barotti. Lo trovate qui:www.myspace.com/stefanobarottiE’ una delle canzoni del secondo disco di Stefano, Gli ospiti. Il primo – che ho letteralmente consumato – si chiamava invece Uomini in costruzioneed è stato recensito come uno dei lavori più interessanti della scena indipendente degli ultimi anni. Lui è un ragazzo di Massa. Ho scoperto che in comune abbiamo non soltanto un bel po’ di passioni (tu chiamale se vuoi: ossessioni) ma, per anni, anche il mestiere di imbianchino come occasionale scorciatoia verso la fine del mese. Sono stato a casa sua, il pomeriggio di qualche anno fa (ma per lui doveva essere mattina presto… c’erano le finestre chiuse, le tapparelle ancora giù)… volevamo uscire ma non trovava il portafoglio. Lo cercava pigramente, lentamente. A un certo punto nomino un amico comune, che ha suonato in un disco di Lucio Dalla negli anni Ottanta: lui si è girato di scatto, serissimo, ha affondato la sua mano dentro a un immenso muro di vinile e ha estratto l’album giusto. Evidentemente, capii, era una persona con delle priorità!... Quando l’ho sentito il concerto, alla sera, mi sono emozionato: ha la voce di un ragazzo che canta, più che di un cantante, e canzoni da artigiano, levigate e sincere. Ma anche qualcosa di più che non sto a sforzarmi di definire per non sostituirmi a voi. Dimenticavo: non lo sentirete in radio e non ve lo tireranno dietro appena metterete piede in un negozio di dischi. Ma non tutto si misura con la classifica : proprio questo dicevamo la settimana scorsa, no?Buon ascolto e un abbraccio,

Marco