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Lunedì 3 ottobre 2011. In un bar di Molassana, periferia di Genova. Mercoledì sera ci vai?” mi dice l'amico genoano mentre prendiamo un caffè nel piccolo bar di periferia dove ha sede uno storico club rossoblu. No....no....troppi casini....sai com'è....il lavoro....non posso di nuovo prendere un permesso....quel gobbo del mio capo mi romperebbe le balle....e poi a casa...mia moglie...non posso mica lasciarla di nuovo da sola....e poi....e poi....eh no....mi sa che mercoledì me la vedrò tranquillo in tele seduto sul divano di casa....per una volta va bene anche così....” L'amico, di quelli tanto per capirci che sono stati a Fermo e a Lumezzane in serie C, di quelli che preferiscono andare in trasferta, per dire, a Catania o a Cagliari piuttosto che a Milano o a Torino perché a Milano o a Torino ci vanno tutti e non c'è manco gusto, dicevo l'amico mi lancia un'occhiata che è un misto di incredulità e scetticismo. Amico mio....se ti posso dire una cosa....non prendertela....ma secondo me mi stai raccontando....ti stai raccontando un sacco di musse (1)...da quanto tempo ci conosciamo? Cinque anni? Sei?..Sei....sono sei anni ormai....da quando ho lasciato Torino per venire a stare qui....era quell'estate bastarda in cui noi fallimmo e voi..... Porco due! E come se me la ricordo! L'estate in cui in poche ore ci ritrovammo dall'esaltazione per il ritorno in A dopo dieci anni alla tragedia della retrocessione in C. Belin che rabbia! Belin che tristezza!...”
“Che tristezza anche per me che tutto in una volta lasciavo casa mia....la mia città....gli amici....e soprattutto il Toro che peraltro rischiava di sparire.....”
“Ecco....appunto....l'hai detto....il Toro!...Proprio lì volevo arrivare.....se poco poco ti conosco tu mercoledì ci vai eccome allo stadio! Vedrai che sistemerai le cose sul lavoro.....vedrai che tua moglie sarà contenta che tu ci vada perché preferirà saperti lontano ma felice, piuttosto che a casa con la carogna....vedrai che ora di domani mi dirai che avrai cambiato idea....ti conosco....tu sei come me....non possiamo resistere al richiamo....è troppo grande la forza che esercitano su di noi le nostre squadre....è troppo grande l'attrazione che su di noi hanno quei colori.....sempre, comunque ed ovunque....lo dici spesso anche tu....”
“No, guarda, ti sbagli.....stavolta ti sbagli....stavolta....”
“Magari....ma secondo me no....sono pronto a giocarmi qualsiasi cosa sul fatto che tu mercoledì te ne andrai su....in macchina....in treno....non importa come....ma tu mercoledì andrai su!”
“Vedremo....”
“Vedremo sì....ma io di dubbi non ne ho...manco uno!” Mercoledì 5 ottobre 2011. Ore 17.15. Sul treno. Siamo in cinque. Tutti Torinesi. C'è una coppia sulla sessantina, lei bionda con occhiali e naso adunco sprofondato nel suo libro, lui con capelli brizzolati e l'aria di quello che nei telefilm americani di solito ammazza la moglie. Ovvero la bionda di prima che continua a leggere ignara del fatto che magari lui sta pensando di farla fuori. Poi ci sono due uomini, penso due pensionati, probabilmente gobbi, che non la smettono un attimo di chiacchierare tra loro. Ma volete piantarla di parlare?! Devo scrivere, io. Ecchecavolo!Cosa ci sono andati a fare dei Torinesi a Genova in questo periodo? Che domande! Sono andati là per il “Nautico”, no?! Che gusto ci sia ad andare a vedere degli oggetti che tanto tutti sanno che non potranno mai permettersi di comprare non sono mai riuscito a capirlo. Certo: domani loro avranno qualcosa da raccontare agli amici.
“Ieri sono stato a Genova a vedere il Nautico!”
“Oooohhhh...che bellooooo.....”
“Eh sì....bellissimo....davvero una bella esperienza...”
Che poi di Genova, della sua luce, delle sue atmosfere, dei suoi profumi non abbiano visto e sentito un fico secco non importa. In fondo chi se ne frega? Così va il mondo. Che ci piaccia o no.
Io sono l'unico che né leggo, né chiacchiero. Ma tengo gli occhi piantati nel portatile per scrivere 'sta roba qui. Io sono l'unico qui a cui, pur vivendo a Genova, del Nautico non frega una beata fava. Io sono l'unico che stasera torna sì a casa, ma non come la intendono loro per i quali casa è una tavola imbandita e un bel divano accogliente. Non voglio dire che le tavole imbandite mi facciano schifo, anzi, ma per me quella non è casa....per me casa è un'altra roba. Voglio dire: per me casa è esattamente dove gioca il Toro! Nient’altro.
Ebbene sì. L'amico genoano mi conosce davvero bene e non aveva sbagliato. Lui se lo sentiva. Lui lo sapeva perfettamente che io stasera sarei stato qui. Sul treno che mi porta dal Toro.Come col Citta. Come col Varese. Come col Brescia. Come sempre. Dopo il delirio di venerdì a Genova, quella di stasera sarà una partita bastarda. Lo ha detto il Mister, lo dicono tutti. Il Grosseto è forte. Ostico, per usare un termine di quelli che solitamente scrivono sui giornali. E poi non ha mai perso finora e questo vorrà pur dire qualcosa. Magari perderà stasera, pensano i più ottimisti. Continuerà a non perdere, dicono i pessimisti che, trattandosi di tifosi del Toro, sono sempre la maggioranza. E poi noi, che in trasferta siamo implacabili, in casa abbiamo ancora tutto da dimostrare. Su tre partite ne abbiamo vinta una sola. Sarà la volta buona? Tra poco lo sapremo.
Quello che è certo è che stasera saremo tantissimi. Come col Brescia. Forse anche di più. Si sa come vanno queste cose: quando la squadra va bene la gente si muove. E' normale. Forse è anche giusto che sia così. Certo, a noi che ci siamo sempre e comunque questa cosa fa un po' incavolare. Ci viene da pensare: ma dov'erano tutti questi quando noi mangiavamo cacca in poche migliaia? Però, se questo è il prezzo da pagare per avere un Toro che gioca e vince io lo pago molto volentieri. Non ne ho di dubbi. Proprio nessuno.
E adesso andiamo che tra non molto il treno arriva e saluterò con freddezza questi che tornano dal Nautico. Tempo di raggiungere lo stadio a piedi. Di mangiare qualcosa. E poi dentro. A sentire quell'odore unico che percepisci solo allo stadio quando gioca il Toro. Ad applaudire e, si spera, anche a godere. Ci vorranno mesi, forse anni, per provare un godimento come quello di venerdì sera a Marassi. Ma quella serata appartiene al passato. Purtroppo.
Bando alle ciance. Andiamo, andiamo che il Toro mi aspetta. Io sarò puntuale all'appuntamento. Ci sarà anche lui?
“Allora stasera soffriamo insieme?” mi dice mentre mi alzo per scendere la bionda, quella che stasera il marito potrebbe uccidere. Subito la guardo senza capire. Poi comprendo quando vedo che i suoi occhi sono puntati in direzione del mio polso. Benedetto-maledetto braccialetto del Toro che ho sempre al braccio e che mi identifica facendo capire al mondo chi sono e come la penso in fatto di calcio e non solo. Non l’avrei mai detto che la signora e soprattutto il marito assassino fossero dei nostri. Facce da gobbi. O da interisti al massimo. E invece….la vita riserva sempre sorprese. E meno male che è così!
“Speriamo…sto appunto andando allo stadio per….” rispondo un po’ sorpreso.
“….Nostro figlio ci va, invece noi soffriremo da casa! Dai che però quest’anno sembra l’anno buono…” aggiunge il potenziale assassino.
Sembra. Appunto. Speriamo dai. Che poi, se non ci sperassi, mica sarei qui! Me ne starei a casa. Davanti alla tele. O chissà in quale altro posto del mondo. Ma non certo qui dopo una lunga giornata di lavoro.Invece eccomi. Autobus, treno, autobus, piedi. Una pizza veloce in un posto diverso dall’ultimo visto che ho stabilito che quello porta sfiga. Poi un giro bello largo: tanto per dare un’occhiata al Fila e vedere in che condizioni è (in che condizioni vuoi che sia?); tanto per passare sotto la Maratona e vedere come stanno i fratelli. Molto bene, direi. Belli carichi. Belli tosti. E sorridenti, soprattutto. Questo Toro, questo Mister hanno innanzi tutto un grosso merito: quello di averci ridato il sorriso che avevamo perduto da anni. Lo manterremo anche dopo questo match? Lo sapremo tra non molto. Manca meno di un’ora all’inizio, ormai. E’ tempo di entrare nello stadio. E’ tempo di rivedere gli amici. E’ tempo di riabbracciare il Toro. Il Toro che, con la sua forza irresistibile, mi ha attirato fino qui.Stanco morto, ma qui!
Mercoledì 5 ottobre. Ore 22.35 circa.
“Vi vogliamo così!....Vi vogliamo così!”
Non so se il Toro che vogliamo è quello molto pratico e poco spettacolare di stasera. Però….però so che quando si vincono partite come quella di oggi, contro squadre come il Grosseto che si chiudono molto e, per dirla tutta, applicano (benissimo, per carità) quello che ai miei tempi si chiamava catenaccio, dicevo quando si vincono partite come quella di stasera nella maniera in cui l’abbiamo vinta stasera è proprio un buon segno. Segno che ci siamo. Segno che la strada, anche se è iniziata da poco, potrebbe essere quella giusta.
“Vi vogliamo così!”
E io vi voglio così, ragazzi che andate in campo. Sempre grintosi, sempre pronti ad aiutarvi e a recuperare quando commettete un errore. Voglio così anche voi, anche noi, che andiamo sugli spalti: tantissimi e bellissimi. Pochi mugugni e tanti applausi. Anche a Coppola e a D’Ambrosio. Perché quando qualcuno dei nostri è in difficoltà non ha senso mugugnare mettendolo nelle condizioni di fare ancora peggio. E’ giusto cercare di aiutarlo e sostenerlo: così D’Ambrosio, con un suo scatto, risolve la partita provocando la punizione e l’espulsione decisive. Così Coppola salva il match con una sua parata quando si stava ancora sullo 0 a 0. L’anno scorso avremmo preso gol su quella palla. Ma l’anno scorso era l’anno scorso.Ora abbiamo voltato pagina. Questo è un altro Toro. Punto.
“Sa-lu-ta-te la ca-po-li-sta!”
E’ un altro Toro. Lo dimostrano i numeri, al di là delle prestazioni più o meno brillanti. Numeri che conosciamo bene, ma che vale la pena di ricordare, giusto per tirarsela un po’. Sei vittorie su otto partite. Venti punti fatti su ventiquattro disponibili. Primo posto in solitaria con tre punti di vantaggio sulla seconda. Quattro punti in più della capolista dello scorso campionato dopo otto giornate. Quattro reti prese in otto match, ovvero mezzo gol a partita. E poi, lasciando da parte i numeri e passando alle sensazioni, una solidità difensiva impressionante che ci porta a non avere mai la sensazione di essere davvero in difficoltà. L’idea che in campo e in panchina, anche nei momenti difficili, non perdano mai la bussola e sappiano quasi sempre cosa fare. La sensazione di aver scacciato i fantasmi del passato che dicevano che, quand'era il momento di piazzare lo scatto, il Toro si afflosciava sistematicamente. Stasera era il momento eccome, visti i risultati delle altre. E il Toro c’è stato. Altro che.
Come scrissi dopo la partita di Marassi, godiamoci il momento.Domenica ci aspetta un’altra partita difficilissima in una città e contro una squadra che ci sono ostiche da sempre. Sarà un’altra battaglia. E la combatteremo senza il migliore dei nostri difensori. Ci penseremo a suo tempo.Per ora penso soltanto a trascinarmi stancamente fino a casa dei miei qui a Torino e a portare a termine questa giornata iniziata stamattina alle sei e non ancora finita.Per ora penso soltanto a godermi questa vittoria.Per ora penso soltanto a guardare con orgoglio la classifica e a sorridere vedendo il Toro lassù in cima dove mancava da anni.Per ora penso soltanto che ho fatto proprio bene ad ascoltare il mio cuore. A mettere in un cantuccio le difficoltà quotidiane, la paura di stancarmi, i mugugni del capo gobbo. Insomma a lasciarmi attrarre dalla forza del richiamo del Toro. Quella che da sempre mi trascina ad affrontare qualsiasi difficoltà per essere puntuale al mio appuntamento.Per ora penso soltanto a mettermi a letto e a riposare qualche ora in vista della giornata pesantissima di domani (piedi-autobus-treno-treno-autobus-lavoro-autobus-casa). Vorrei solo dormire profondamente. E sognare. Sognare di un Toro che supera tutte le difficoltà.Sognare di un Toro che vince quando è il momento di vincere.Sognare di un Toro, e lo dico fregandomene di ogni scaramanzia, che quest'anno forse ha preso la strada giusta. Quella che porta in alto. Quella che porta in serie A.
(1) Mussa: in Genovese è l’organo sessuale femminile, ma il termine viene utilizzato spesso per indicare la bugia, come appunto in questo caso.
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