Scompariva esattamente 80 anni fa nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen Vittorio Staccione, un uomo che alla passione per il calcio e per il Torino ha unito l'impegno politico contro il regime fascista, al fianco degli oppressi. Staccione è stato un formidabile centromediano torinese che ha sacrificato la propria carriera e la propria vita per fronteggiare le ingiustizie della sua epoca. Staccione nasce da un'umile famiglia della periferia torinese e scopre il gioco del calcio insieme a suo fratello minore, Eugenio. A soli 11 anni, Vittorio entra nelle giovanili del Toro. È un mediano solido e roccioso, tra i più forti della sua generazione ed esordisce con la maglia granata nel 1924. Ma il calcio non è l'unica passione di Vittorio, che essendo di estrazione proletaria grazie a suo fratello Francesco, si interessa di politica e si avvicina sin dalla giovane età al Partito Socialista.


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Vittorio Staccione, 80 anni fa ci lasciava il “mediano di Mauthausen”
Dopo l'esordio in granata si trasferisce a Cremona per fare il militare e gioca per un'intera stagione (1924/1925) con i grigiorossi della Cremonese. L'impegno politico, infatti, continua anche a Cremona e Vittorio viene minacciato e picchiato più e più volte. Vittorio poi conquista il primo scudetto (poi revocato) della storia del Torino nel 1926/1927 con la maglia da titolare al fianco di campioni come Rossetti, Baloncieri e Libonatti. La sua carriera sembra lanciata, ma c'è il regime fascista a mettergli i bastoni tra le ruote.
Si trasferisce a Firenze, diventando uno dei giocatori più amati della Fiorentina di quei tempi. Nel 2012, infatti, il club viola lo ha inserito nella Hall of Fame Viola come miglior giocatore degli anni '20 e '30. Costretto ad andare via anche da Firenze, milita nel Cosenza per tre stagioni e poi nel Savoia, prima di lasciare il calcio nel 1935, a soli 31 anni. Poi scoppia la Seconda Guerra Mondiale e Vittorio continua la propria attività politica all'interno delle formazioni partigiane e di operai torinesi, fino agli scioperi del 1 marzo 1944. Essendo però molto conosciuto a Torino, viene denunciato e arrestato proprio per la partecipazione a quegli scioperi. Assieme a Francesco, suo fratello maggiore, viene mandato nel campo di concentramento di Mauthausen. Il "mediano di Mauthausen" si oppone alle SS anche durante la sua prigionia, all'interno del campo di concentramento in Germania. Vittorio viene lasciato morire dopo un pestaggio da parte dei militari a Gusen (succursale del campo di Mauthausen) il 16 marzo 1945.
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