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"Giuseppe Vives ha lasciato lo scorso gennaio il Torino ma resterà sempre nei cuori di tutti i tifosi per la sua professionalità unita alla grinta che l'ha fatto sempre contraddistinguere come un giocatore da Toro, squadra di cui poi è diventato anche il capitano ed ha rappresentato la parentesi più importante di tutta la sua carriera. Dal suo arrivo nel luglio del 2011 ne è passata di acqua sotto i ponti a Torino: dalla Serie B passando per l'Europa League ma il napoletano ha fatto anche in tempo a vivere anche la prima parte dell'era di Sinisa Mihajlovic ma è stato spesso relegato in panchina.
"Dopo una stagione in cadetteria passata tra alti e bassi a giocarsi il posto con Iori, dalla stagione successiva in Serie A diventa titolare inamovibile nello scacchiere di Ventura nonché un vero e proprio jolly e gioca in tutti i ruoli: dal centrocampo alla difesa ed ha sempre accettato tutto cercando di dare sempre il massimo apporto alla squadra. L'apice della carriera lo raggiunge nelle stagioni 2013-14 e 2014-15 qualificandosi e poi giocando una storica Europa League incominciando ad indossare la fascia da capitano, quando Glik è stato costretto alla panchina, e, in termini tecnici, ha dato equilibrio alla squadra compiendo il lavoro sporco: per questo spesso le sue prestazioni non venivano spesso risaltate.
"Dopo l'addio di Ventura diventa l'ultimo simbolo di quel Torino partito da Cittadella ed arrivato in Europa ma ormai Miha non lo ritiene più funzionale al progetto e quindi si opta per una cessione molto dolorosa con le conseguenti lacrime sotto la curva Maratona in occasione dell'ultima partita contro l'Atalanta. Dopo sei anni così si conclude con la commozione ed il giusto tributo per un giocatore che, anche se in maniera molto silenziosa, ha contribuito a scrivere pagine importanti di storia granata.
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