mondo granata

Volare è potere

di Fabiola Luciani
Redazione Toro News

Ci sono giornate che emergono dal lago del quotidiano come isole.

A volte sono giorni piccoli, destinati a segnare il tempo come gli anelli di un tronco, altre sono giorni altissimi e dirupati che si ergeranno minacciosi nel ricordo. Altre ancora, giorni che non li capisci fino a che non li hai scalati fino in vetta: piccole alture che sembrano nulla e invece son le uniche a permetterti di vedere un po' più lontano.

Marcel Proust diceva che la vita sembra brutta solo perché gran parte di essa non la si vive; la si trascorre solamente, fasciati tra due materassi di abitudine, e soggiungeva che, per vedere cose nuove, non serve e non basta viaggiare in posti nuovi, ma occorrerebbero occhi nuovi.

Ebbene qualcosa di nuovo io ho visto oggi, e, come spesso accade, anche qualcosa di antico.Seguendo un filo di simmetrie inconsapevoli, ho letto con attimi di commozione e la mia solita lacrimuccia sul viso, il toccante e bellissimo articolo di Guido Regis tratto dal suo diario di vita” Il vero granata è un eroe, impavido e sincero”. Una lettura che fa emergere un sentimento profondamente insito nel cuore di questo grande tifoso del Toro: l’Orgoglio.

 

Un sentimento comune così profondo attiva una ansiosa ricerca: ha bisogno di  qualcuno che lo rappresenti e lo personifichi, qualcuno in cui immedesimarsi. Ecco il meccanismo di una identificazione con un pubblico come quello granata: si badi bene, non in termini di caciara o di folclore ... questi sono aspetti secondari del tifo, riscontrabili in svariate sfaccettature in molti tifosi; ma in termini di sentimento che, nel popolo granata, raggiunge il diapason.In una parola, questo è il “granatismo”.

Ma riesce difficile ridurre a semplici vocaboli una sensazione vivibile, riscontrabile, a volte assorbibile per osmosi, soltanto da chi è presente sul campo e la vive direttamente.In altri termini, non si può spiegare per parole ciò che significa essere del Toro.Non è semplice tifo, sarebbe riduttivo; non e’ un vezzo ... è probabilmente una “miscellanea” di tante cose, come il morboso attaccamento ad un mito, il rispetto della tradizione, il vincolo alla propria terra e alle proprie origini: un qualcosa di molto simile mi si perdoni l’irriverente paragone al patriottismo dei nostri carbonari nei moti del ’48.

Non si vedrà mai un granata ostentare la propria simpatia nei facili momenti di gloria, per poi occultarla nei momenti tristi della disgrazia; anzi, è più facile che un granata mostri il proprio orgoglio nei momenti peggiori. Avete mai sentito affermare da un tifoso del Toro che le sue squadre del cuore sono, prima la tale, seconda la talaltra e, per finire la tal dei tali?

Per il granata esiste solo il Toro, giocasse anche in serie C.

Non si sentirà mai un granata affermare alla domenica: “Vado allo stadio a vedere la partita”. Si sentirà, invece, dallo stesso affermare: “ Vado a vedere il Toro”, come a dire che l’oggetto e la meta dell’impegno domenicale è il Toro, indipendentemente dall’avversario di turno che talvolta è addirittura sconosciuto fino all’ultimo.

Un tifoso del Toro non è un amante del gioco, è solo un granata. Perciò se nel tempio del Comunale si disputasse Chelsea - Real Madrid e sul greto del Ruffini contemporaneamente si fronteggiassero Toro e Druentina, il granata non avrebbe dubbi, sceglierebbe la seconda situazione. Ecco perché il tifoso del Toro non è uno spettatore da teatro. Non aspetta il cartellone per avvicinarsi al palcoscenico. Va a botta sicura, sapendo che intanto quella speciale recita verrà attuata dall’attore preferito, che si chiama Toro. Il granata vorrebbe solo vedere vincere, perché la vittoria del Toro è per lui una rivincita, un’occasione per rialzare la testa, la circostanza per essere orgoglioso. Non si spiegherebbe perché nei campionati di B, ma con Presidenti credibili, quali Borsano e Cairo il Toro raccolse un grande consenso popolare come forse non mai.

Quando si vuole bene ad una persona, le ci si stringe intorno ancora con maggior affetto quando essa sta poco bene o quando cade in disgrazia. Per questo ritengo che tanti anni di stenti e di malessere, nonché le digrazie, abbiano rinforzato e forgiato ancora di più il sentimento dei tifosi.

Il “granatismo” è una caratteristica unica ed intoccabile.

E’ il patrimonio più grande che il Toro - Società possa vantare in capo ai suoi tifosi unici.

Però nel DNA del tifoso del Toro oltre all’Orgoglio c’è anche il Cuore, perché se la ragione serve a evitare di finire sotto una macchina attraversando la strada, è il cuore a tessere la tela che ci unisce a persone lontane nello spazio e nel tempo, a parlare con chi non c'è ancora e con chi non c'è più.

Ed è questo il dono, immenso e pericoloso, che i tifosi del Toro hanno ricevuto: il dono di credere senza vedere, di sentire senza toccare, di dialogare senza parlare.

Come scrissi una volta, il cuore, nella vita di tutti i giorni serve a poco, anzi, nel calcolare la rotta del sopravvivere ( che è cosa altrettanto essenziale, ma diversa dal vivere ) spesso è un impaccio, uno scarto imprevedibile, un costo non preventivabile e non negoziabile, salto e sofferenza. Nemico della organizzazione, incompatibile con quel mondo che pretende.

Dice Robert Musil, che si sia tutti della dimensione giusta, né troppo lunghi, né troppo corti, per poter stare come matite nella confezione predisposta per tutti noi.

Per tutte queste cose, certo, il cuore non è un bene.

Ma la vita e la storia non sono solo ordinaria amministrazione.

Una volta ogni dieci, cento, mille anni, ci vuole anche qualcuno che sappia fare un salto impossibile nel vuoto, vedere nel buio o vedere cose che non ci sono, e quel salto lo sanno fare solo gli Eroi, la Luce la vedono solo i Santi e i Poeti.E una volta ogni tanto ci si imbatte anche nella Poesia, come quella di Guido Regis. Ed è questa Poesia la nostra rivincita.

Spesso si ripete che volere e potere, ma i tifosi del Toro sono la prova pulsante di un altra verità: volare è potere. Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.