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mondo granata
Continua l'abbattimento sistematico di tutto quanto è pubblico in Italia e il pallone non fa che rispecchiare e amplificare tutto ciò. Inizia il campionato e, dopo un mese in cui sui teleschermi passano partite senza alcuna importanza e con giocatori fuori forma, forse non si vedrà in televisione. Agosto italiano. Partite a gogò, Trofei Moretti e Berlusconi, tornei all’estero di grandi squadre (una sorta di prove generali di Champions, una trovata per abituarci all’idea di un Super Campionato Europeo che prima o poi faranno). Del resto, questa non è l’era di Woodstock ma del Cornetto Free Festival e per fortuna – unica consolazione – non se ne ricorderà nessuno.Un arcimiliardario crea dal nulla un torneo in ricordo di suo padre (con tutto il rispetto, uomo di trascurabilissima importanza nella memoria collettiva), ci fa giocare la squadra di cui è proprietario, la trasmette in diretta sulle sue televisioni, passando pubblicità venduta da una sua agenzia. Tutto questo nel Paese dove lui è Presidente del Consiglio, e pochi giorni prima che l’Amministratore delegato del suo Club (nonché ex presidente della Lega Calcio) discuta con la Rai le cifre dei diritti giocando il più possibile al rialzo. Di modo che: o becca più soldi la Lega (ma è una torta che poi si mangiano i grandi club, cioè lui, un petroliere e la famiglia di industriali più importante d’Italia), o avranno più clienti Sky e Mediaset Premium. Così, Ronaldinho lo paghiamo anche noi in tutti e due i casi, come contribuenti della tivù di Stato o come calciodipendenti in cerca di una dose.Forse quest’anno non ci saranno Tutto il calcio minuto per minuto (la cosa più brutta, per me: unica riserva di erotismo calcistico) né La Domenica Sportiva o Controcampo. Nei siti dei più importanti quotidiani nazionali on line migliaia di lettori commentano la notizia con sollievo: sono le persone normali, cittadini, uomini, donne, contribuenti, impiegati, camerieri, segretarie, baby sitter, cicloamatori, bancari, telefoniste, gente a cui del calcio non frega legittimamente nulla e che in questi anni si è vista espropriata di una parte importante della programmazione televisiva, dedicata ossessivamente al pallone. O meglio alle parole, alle estenuanti moviole, ai doppimenti di vecchi giornalisti, ex politici, ex rivoluzionari, alle pettinature da Big Jim di giovani rampanti commentatori o ai vertiginosi accavallamenti delle più chiacchierate modelle. Hanno finito per odiare il calcio, e pensare che noi, frequentatori di stadi, siamo quella roba lì. Non è vero, e quelle trasmissioni non piacevano né a loro né a noi. Semplicemente, quella di abbassare il livello dell’offerta pubblica era un sistema per vendere più tivù privata. Adesso, siamo arrivati fino in fondo e forse tra un po’ anche il telegiornale ci costerà qualcosa.Va ancora aggiunto che per noi granata non cambierà gran che: prima di mezzanotte e mezza – eccezion fatta per le partite contro le squadre del G4 – non abbiamo mai visto un tubo, e sempre dopo aver passato alcune ore della nostra vita sul profilo di Mughini o sui commenti tecnici della Canalis.Insomma, per me, la migliore soluzione all’irrilevante problema del calcio in tivù rimane il 90° minuto di Stato, demoviolizzato e demodellizzato, con un conduttore in stile bulgaro che abbia il dovere (sotto minaccia armata) di passare la linea il più veloce possibile ai campi per un servizio di cinque minuti, con breve commento tecnico possibilmente in italiano e i gol – udite udite – con il replay. Tutto il resto è noia, come cantava uno che peraltro non mi è mai piaciuto gran che. Poi per fortuna c'è il Toro, gli amici da ritrovare, la Maratona che ci aspetta a braccia aperte e, questa volta, pure il centravanti. Oh-Oh!... Oh-oh!... Oh-oh...Bentrovati fratelli. Un abbraccio a tutti e buon Toro. Marco
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