mondo granata

Wally, la Due Cavalli

Wally, la Due Cavalli - immagine 1
di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Ragazzi, domenica in occasione di Torino-Cesena potrebbe davvero esserci una gran festa. Pensateci, potrebbe essere il giorno più bello della nostra vita, incrociamo i semiassi! – disse nonno Pinin.- Oggi è stata una giornata terribile, credevo di non uscirne vivo! - osservò lo Squalo - Il mio proprietario è voluto andare in montagna, ma io non ho il motore schermato e lui ha continuato a tirarmi pugni sul volante perchè non riusciva a sentire “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ohi ohi, proprio a me che sono così sensibile! Non bastava la tensione per la partita, pure le botte ho dovuto prendere. Fortuna che ho delle buone sospensioni… ohi, ohi!- Ah! Altro che montagna. Io sono stato qui a soffrire. Ho sentito la radiocronaca dalle finestre. Si sentiva solo quello!

Nonno Pinin era una vecchia 500 sport del 1958, una di quelle con le porte che si aprivano ancora controvento e con il tettuccio apribile in tela. Le due strisce rosse sbiadite lungo le fiancate, erano tutto ciò che restava di quella vecchia tiratura sportiva.Gli anni avevano lasciato i loro segni inesorabili su di lui. La ruggine aveva cominciato a corrodere la parte inferiore delle portiere, un solo faro era funzionante, il tettuccio in tela presentava più di una smagliatura ed il vecchio ruggito del motore ora assomigliava ad un rantolo.Nonno Pinin sembrava non curarsi dei suoi acciacchi ed in quel maggio 1976 non si stancava di raccontare alle altre vetture granata le avventure della sua lunga vita, sebbene ogni tanto perdesse un po’ i colpi.Lo Squalo, che non voleva essere chiamato Squalo ma Abele, era invece una Citroen DS nera. Era buono, aveva l’animo sensibile di un poeta, eppure, essendo grande, grosso e dall’aspetto minaccioso, si era guadagnato l’appellativo poco simpatico che detestava.Gedeone, il maggiolone dormiglione, sembrava essere di contorno nel cortile. Passava il tempo a dormire imbolsito nelle sue forme pachidermiche, ma quando si parlava di Toro diventava sveglio come un grillo. Il suo sogno era quello di diventare bianco. Non come nella famosa barzelletta, beninteso. La sua carrozzeria giallo elettrico attirava insetti di ogni tipo che, soprattutto d’estate turbavano il suo sonno.   Pierino invece, il più giovane del gruppo, era una scattante Mini Minor 1001 di color blu scuro dallo sguardo curioso, che non stava ferma un secondo.Non era raro che di notte, quando tutti dormivano, lui si mettesse a gironzolare al minimo per il cortile, andando a stuzzicare le permalose sorelle Ami 8 e Mehari, che erano posteggiate dalla parte opposta, rischiando però di turbare il riposo della Gina e, cosa ben più grave, di venire scoperto da qualche proprietario, mentre gironzolava da solo.La Gina, una vecchia 600 grigia, riposava nel garage lì di fronte da qualche anno, dove era stata lasciata dal proprietario, che ora la utilizzava come deposito di cianfrusaglie e continuava a ripromettersi ad alta voce che “avrebbe fatto fuori quell’inutile ammasso di ferraglia”.Nonno Pinin passava le ore notturne, quando tutti erano nel cortile, a parlarle e a cercare di tenerle compagnia.Si conoscevano da sempre perché i proprietari erano stati amici ed entrambi grandi tifosi granata. Nonno Pinin le ricordava delle domeniche al Fila o fuori del Comunale, quando loro esultavano insieme per un gol, o fuggivano per una pazza scorribanda tra le strade, approfittando dell’assenza dei loro padroni.La “compagnia del cortile” era completata da Wally, una Citroen due cavalli che era stata verniciata completamente di granata da Jimmy, il suo padrone, un membro degli Ultras, sebbene quel momento non ci fossero entrambi.Erano andati a Verona, dove il Toro aveva giocato nel pomeriggio, pareggiando per 0-0.

- Mi sembra un sogno – disse Gedeone – e non uno di quelli che faccio quando dormo! Ci basta battere il Cesena e abbiamo vinto!- Oh, a proposito! Ecco Wally che arriva. – esclamò Nonno Pinin indicando con una ruota il cancello, dal quale si intravedevano gli inconfondibili fanali rotondi di Wally, la due cavalli.- Non è un po’ in anticipo? Che benzina ha messo per essere già qui? Grappa? Kerosene per aerei? Credevo che le due cavalli non andassero più veloce dei 100 km/h… - disse lo Squalo.Wally, la due cavalli, con il numero 11 bianco dipinto sulle portiere, accostò e le sue luci si spensero.Dal suo interno scese Jimmy, il giovane padrone, visibilmente stravolto, che ciondolò fino alle scale. Non appena quest’ultimo fu fuori dalla visuale, Wally si avviò e si avvicinò silenziosamente e stancamente al gruppetto delle altre vetture.- Uhey… ciao Ragazzi… Nonno, Squalo, Gede, Pierino… - salutò in modo mesto, puntando i proiettori verso il basso. – Nonno, stai perdendo olio… c’è una macchia…- Sì, lo so, lo so... ma piuttosto dimmi che succede, Wally? Non siete andati a Verona? Jimmy è sceso senza neanche una bandiera…- No. – ammise tristemente Wally – Non siamo andati a Verona!- Come è possibile? – chiesero in coro le auto. Persino Gedeone si risvegliò completamente dal torpore.Era tutto molto strano. Jimmy e Wally non perdevano una partita del Toro anche a costo di macinarsi centinaia di chilometri insieme. Cosa era mai potuto accadere per far sì che mancassero proprio a Verona-Torino, la penultima di campionato?- C’è un grosso problema, ragazzi…! – l’intero uditorio pendeva dal paraurti di Wally.- Jimmy è stato lasciato. Questa mattina.- No!- Non è possibile!- Non ci credo, a lui non può capitare!- Quella…. Ma sembravano così innamorati! Com’è possibile?Le vetture sapevano tutto di Jimmy e Loredana, la ragazza del terzo piano. Li avevano visti crescere insieme ed innamorarsi. A dire la verità Wally ne sapeva più di tutti, avendo ospitato le loro gite e i loro incontri amorosi.- Cosa può essere successo…? Oddio era una storia così romantica… mi viene da piangere, mi devo asciugare i fanali! Qualcuno ha un fazzoletto di pelle di daino? – chiese lo Squalo.- E’ capitato tutto questa mattina. Jimmy ed io dovevamo partire per Verona. Abbiamo incontrato Loredana, lei aveva una faccia che la diceva lunga. In quattro e quattr’otto lo ha scaricato. Ha cominciato a dire che era stufa, che per lui c’era solo il Toro, che qui, che là e che lo mollava per un altro.- Ah! Le ragazze… - sospirò Nonno Pinin. Quando eravamo giovani, Gina ed io…- Aspetta, non è tutto! – Lo interruppe Wally – Sai per chi lo ha lasciato?- Ho paura di chiedertelo – disse lo Squalo. Le vetture aspettarono la mazzata.- …lo ha mollato per il padrone di Angeluzzo!- No! – urlò Nonno Pinin – No, quello no!- Quel gobbo! – constatò incredulo Gedeone- Oddio, mi sento svenire. Ho bisogno di benzina – sussurrò teatralmente lo Squalo.- Proprio così, amici! E’ terribile, lo so. Così non siamo andati a Verona. Siamo stati qui dietro in uno spiazzo tutto il giorno. Jimmy non ha fatto altro che piangere…- Impossibile! Jimmy è un Ultras. Jimmy non può piangere, gli Ultras non piangono! – disse Pierino, la piccola Mini Minor.- Vuoi che ti faccia vedere i sedili bagnati di lacrime?! Prima di mollarlo Loredana gli ha anche urlato che l’altro ha una macchina più bella e veloce, che almeno ha i sedili reclinabili. Io invece no, sob!

Angeluzzo, la macchina del truzzo, era un’arrogante Alfasud juventina munita di: alettone posteriore, marmittone cromato, fascioni paracolpi neri che correvano lungo le fiancate, vetri neri, spoiler anteriore, volante in pelle con coprivolante rosso, scritta Abarth sul lunotto posteriore, anche se non c’entrava un accidente, subwoofer stile disco volante, adesivo “juventus primo amore” in bella vista, assetto ribassato, pneumatici maggiorati, tromba tritonale, pomello del cambio argentato anch’esso con marchio Abarth, coppia di fendinebbia aggiuntivi, babacio bianconero terrificante che pendeva dallo specchietto retrovisore, due cuscini ricamati posti sul sedile posteriore e per finire l’adesivo “Non correre, pensa a me!”, con una foto che invitava a premere immediatamente a tavoletta l’acceleratore.Era degno compare del ragazzo suo proprietario, noto esponente della curva bianconera, che girava strafottente per il quartiere con la camicia aperta sul petto, dalla quale fuoriusciva una robusta catenazza d’oro. Per non parlare degli anellazzi alle dita.Angeluzzo era ben conosciuto per le sue scorribande teppistiche notturne, nelle quali era accompagnato da Ggiulia, un’Alfa Romeo Giulia 1600 attaccabrighe come pochi e Jasmine, una taroccatissima Renault Alpine, dipinta di bianco e di nero.

- Sob! – continuò Wally – Che diamine! Che colpa ne ho io se in fabbrica mi hanno imbullonato ‘sto sedile? Cosa ne posso se vado piano? A me sembra di correre a più non posso!- Su, non fare così, tu hai tante altre qualità! - disse lo Squalo.- Sì, quella di sembrare una caffettiera! La disgraziata ha detto anche quello!- Ma no, non è vero… tu hai le curve nei punti giusti…!- Bell’incoraggiamento, – li interruppe Gedeone – detto da uno che è targato Cuneo…- Come sarebbe “targato Cuneo”? – lo stupore si impadronì delle parole dello Squalo.- Perché, non lo sai? Ah, già, è vero che sei talmente lungo che non riesci a guardarti la targa…- BOOOOOH! UAAAAAH! Ora capisco – singhiozzò lo Squalo – perché tutti mi dicono che guido male e vado storto. UAAAAH! SOB!- Calmi ragazzi – si intromise Nonno Pinin – Quello che è successo a Jimmy e Wally è gravissimo. Essere mollati per un gobbo proprio questa settimana, nella quale il Toro potrebbe essere campione, non ha senso. Dovremmo cercare di fare qualcosa…- E’ permesso? Ho trovato aperto e sono entrato… Che succede? E’ il momento della commozione? - I fari rotondi annunciarono l’ingresso di Albert, la Prinz arancione- No, è che lo Squalo ha saputo di essere targato Cuneo. E Jimmy è stato lasciato da Loredana per il padrone di Angeluzzo…- Quel truzzo?- Proprio lui.

Albert, la NSU Prinz arancione, era l’unica macchina che viveva fuori dal cortile, non disponendo di posto auto proprio. S’intrufolava dai suoi amici granata ogni qual volta poteva, o meglio, ogni volta che trovava il portone aperto. Albert non era normale. Era speciale, nel senso che era convinto di essere un inventore. Nessuno sapeva inventore di cosa, poiché che fino a quel momento non aveva inventato mai niente.Quella sera, comunque, riavutosi dalla terribile notizia riguardante Jimmy e Wally, mise al corrente gli amici a proposito di una scoperta sensazionale:- Ragazzi, non ci potrete credere! Ho scoperto che la mia radio può anche sintonizzarsi nel futuro!- Ah ah ah! – l’ilarità tornò nel cortile in un baleno.- Non ridete stolti! Non ho ancora capito come funzioni la cosa, ma ogni tanto la radio va avanti con gli anni.- Forza Albert, facci sentire – Gedeone strizzò il grande fanale ai suoi compari.- Va bene… mi concentro... ed ora… una stazione musicale! Questa l’ho già sentita, deve essere il 2007 o giù di lì.

Io non so parlar d’amore… l’emozione non ha voce…

- Albert! E’ la voce di Celentano! Che razza di 2007 è?- Ma vi dico che è il futuro!- Sì, e magari ci sono anche Morandi, Mina e Mick Jagger che fa le piroette sul palco! Ah ah ah!- Ma io…- Ah ah ah!La porta di uno dei garage si aprì lentamente.- Pev favove, peffenti, potete fave silenzio, banda di sciopevati? Domani devo povtave il mio padvone a giocave a golf e ova devo viposave, chiavo fannulloni?- Gastone! Metti il tuo muso d’alta classe all’interno del garage o ti vengo ad affumicare! – si alterò Nonno Pinin- Zitto, gobbo! – rincarò la dose Wally - A quanti arbitri ti hanno già regalato?Wally aveva ragione. Gastone era una Fiat 132, posseduta dal proprietario di molti stabili della zona. Dormiva al caldo in un garage, aveva la vernice metallizzata, i sedili in velluto e portava l’orologio sul ruotino. Anzi, sulla ruota di scorta. Aveva modi snob ed il padrone aveva l’abbonamento per la juve in tribuna. Di lui si dicevano cose strane. Si diceva che fosse appartenuta ad un arbitro di serie A, regalo che il fischietto aveva visto recapitarsi dopo aver diretto una gara dei bianconeri. Le voci erano incontrollate. Una sola cosa era certa: tra Gastone e le altre auto granata c’era inimicizia aperta.Dopo quel diverbio le auto si salutarono ed andarono a nanna, chi in cortile, chi in strada. Quella sera nessuno immaginava ciò che sarebbe capitato in quella terribile settimana.

La notte seguente, mentre gli uomini dormivano, la truppa delle auto, che stava parlando della partita del giorno precedente, fu richiamata dai messaggi in codice della Prinz Albert, che si trovava in strada. Tre colpi brevi di clacson e una sgommata. Era il segnale d’allarme. Da un mesetto circa i Donega, che erano stati i teppistelli del cortile accanto, erano spariti dalla circolazione, ma il timore di essere rigato o che le gomme gli fossero tagliate non aveva abbandonato Albert. Non appena lo sbadato di turno lasciò socchiusa la porta del cancello, le auto ne approfittarono per sgattaiolare fuori.- Che c’è? – sussurrò Wally all’amico arancione- C’è un emergenza, allarme rosso!- Cosa vuol dire allarme rosso? Spiegati, gli chiese Nonno Pinin.- Vuol dire che c’è una persona che ci sente e che capisce i nostri discorsi.- Eh? Ma tu sei matto- Non sono matto e questa è la verità!Così Albert raccontò loro del figliolo dei suoi padroni, un bambino piccolo. Quella sera stavano tornando a casa dal cinema.Il piccolo era seduto dietro e, quando i genitori erano già usciti dalla macchina e aspettavano che il loro bimbo scendesse, lui aveva fissato lo sguardo sul cruscotto di Albert ed aveva esclamato:- Io vi sento parlare. Sento tutti i vostri pensieri.La madre gli aveva chiesto con chi stesse parlando, ma lui aveva proseguito: - So che nessuno crede alla tua radio che ascolta il futuro. Ma io ci credo. Salutami Nonno Pinin, digli che gli voglio bene!

- E tu non hai detto niente? - E che potevo dire? Ero raggelato! Capite, lui ci sente! Ci ascolta. Anche ora, forse!- E’ impossibile, Albert. E’ una balla come quella della tua radio.- Vi dico che è vero!- Guardali tutti qui i granata! Ciao caffettiera! Cosa dice il tuo padrone ora che la tipetta ha cambiato proprietà? Ah ah ah!Le macchine non si erano accorte del loro arrivo. Angeluzzo, Ggiulia e Jasmine li stavano osservando strafottenti.- Non fare il furbo! Sei più truccato tu di David Bowie! – Nonno Pinin gli si buttò contro- Calmati nonnetto, o ti si scalda la camomilla nel radiatore! – i teppistelli risero in coro.- Sei un pallone gonfiato! Io ti faccio vedere, io ti…- Che hai? Vuoi tirare, Nonno? Vuoi farmi mangiare la polvere? Che dici, tre giri dell’isolato?

- Non lo fare, Nonno Pinin, ti prego, sei troppo vecchio, lui ha il motore truccato!- Devo farlo, voglio dare una lezione a quel pallone gonfiato!- Perdi olio, nonno, lascia stare – lo implorò Wally- Togliti figliolo. Quel pallone gonfiato non sa con chi parla! Vediamo se sono ancora tanto arrugginito! Da giovane ho vinto la gara Carignano-Piobesi, cosa credi?Non ci fu verso di fermare Nonno Pinin dalla sua folle sfida.Il via venne dato e Angeluzzo fu subito in testa, ma il Nonno non mollò, inclinandosi su due ruote ad ogni curva e dopo un giro la sorprendente 500 affiancò la sorpresissima Alfasud, trascinata dal tifo e dai clacson delle altre macchine. Verso la fine del secondo giro Nonno Pinin balzò sorprendentemente in testa, ma poco prima che passasse sul rettilineo di partenza, per iniziare l’ultimo giro, un’ombra scura uscì furtivamente dal cortile e depositò sulla strada una pozza d’olio.Nonno Pinin la vide troppo tardi. Frenò, andò in testacoda, girò su se stesso mentre Angeluzzo passava al comando. - Gastone! – urlò Wally – Maledetto, è stato lui!- Sono desolato… evo venuto a fave i miei bisogni in mezzo a voi peffenti. Oh, povevo nonnino, che dispiaceve!- Io ti… urlò Gedeone, ma Gastone ripartì d’urgenza andandosi a serrare nel suo garage.Nonno Pinin tentò di ripartire, ma le ruote posteriori girarono a vuoto sulla macchia d’olio a lungo, finché non si udì un tonfo sordo ed il suo motore si afflosciò in una nuvola di fumo.Il gran rumore aveva richiamato l’attenzione degli uomini dormienti. Prima che le persiane si spalancassero, le macchine furono costrette a rintanarsi nel cortile.

- E’ finita per me, ragazzi. Il carro attrezzi sta per arrivare e mi porterà in qualche posto dove i miei giorni avranno fine.La voce di Nonno Pinin era solo più un rantolo, priva com’era del timbro del motore.Era la mattina seguente la folle corsa notturna.Tutte attorno a lui, nell’angolo del cortile, le altre vetture avevano un groppo in gola.- Il mio padrone pensa che abbiano tentato di rubarmi. Dice che sono inservibile, “un ammasso di latta ha detto”. Eh, certo che lui non è come suo padre. Lui sì che mi curava… ma è inutile ricordare queste cose. E’ proprio finita, ragazzi- Nonno Pinin, non andartene! – piagnucolò Pierino la Mini Minor- Devo andare, piccolo! Alle volte nella vita dobbiamo affrontare cose che ci fanno male e non riusciamo a capire. E’ l’ordine delle cose, non possiamo farci niente. Non voglio vedervi piangere, amici, abbiamo passato dei bei momenti insieme a tifare Toro… Mi spiace tanto per lei… - indicò il garage dove riposava Gina – Avrei voluto starle vicino ancora un po’. E’ molto debole... -Quando Betsy il carro attrezzi arrivò e lo portò via, le vetture uscirono in strada per salutare il loro vecchio amico che da lontano lanciò loro l’ultimo saluto:- Non dimenticatemi!Le auto piangevano tutte.

Trascorsero due giorni di tristezza in quel cortile e quella che era una settimana di possibile festa si trasformò in un periodo di rimpianto.Il mercoledì sera qualcosa scattò nella testa di Wally.- Non deve, non può finire così! Nonno Pinin è intervenuto contro Angeluzzo per difendere me. E io non ho mosso un dito! –Radunò le altre vetture, Albert incluso e le rese partecipi dei propri progetti:- Angeluzzo merita una lezione. Ora basta! Sono mesi che siamo terrorizzati dalle sue scorribande. E’ causa sua se Nonno Pinin è morto. Vogliamo che continui a fare del male?- No! - Fu la risposta comune- Bene allora. Ho pensato a questo: faremo così… bla bla bla… mentre tu… bla bla bla… e poi noi… bla bla bla! Vi sembra una buona idea?- Splendida! – annuirono gli amici di Wally.- Bene allora! Organizziamoci. Tu Pierino devi andare fino alla cascina qui vicino. Entra dentro. Devi chiedere di un certo Signor Pautasso. Sì, Pautasso, il camioncino grasso. E’ un mio amico, digli che ti mando io. Nella cascina ci sono ancora degli animali… dovresti chiedere… e quindi… sabato sera, ok?- Vado! – rispose Pierino e in un attimo si allontanò per la sua missione.- Squalo! Vieni qua, ora! – Wally era scatenato. – Ho bisogno di te! Tu sei grande e grosso, tutti hanno paura di te… dimmi qualcosa di cattivo, la cosa più cattiva che ti viene in mente...- Rosa…- No, non “rosa”, qualcosa di cattivo, fammi paura!- Birichino…- Non ci siamo, devi fare paura!- Ma io sono delicato!- Non mi importa che tu sia delicato o meno! Dimmi qualcosa di sgradevole!- La formazione della juve?- E’ una buona idea, ma non funzionerà con Angeluzzo. Apri il baule, fammi vedere i denti.- Ma mi vergogno!Wally sospirò - Mi sa che dobbiamo lavorare sodo qui. Riproviamo…

Il sabato sera che precedeva la fatidica domenica di Torino-Cesena, il proprietario di Angeluzzo, passò a prendere Loredana. Jimmy guardò la scena dall’alto della sua finestra, nascosto dalle tendine. Aveva pianto per oltre una settimana senza riuscire a darsi pace.Angeluzzo, seguito a distanza da Ggiulia e Jasmine la Renault Alpine, con proprietari e fidanzate a bordo, dopo qualche giro panoramico della città con le autoradio a manetta, decise di regalare un po’ di privacy al suo padrone e alla sua nuova fidanzata andando a piazzarsi lungo la strada della vecchia cascina, poco distante da casa.Era una strada buia e spettrale, meta abituale delle coppiette, che costeggiava la vecchia cascina del ‘700, quasi completamente diroccata.- Sei sicuro che sia un posto tranquillo? – chiese titubante Loredana- Certo! – rispose il tipo – Vuoi scherzare? Nessuno oserebbe darmi fastidio! Io sono il migliore del quartiere!- Oh, fece lei! Come sei uomo!Il momento d’intimità proseguì fino all’inevitabile scena dei sedili che vennero reclinati.Ma proprio in quell’istante, dall’oscurità del fondo della strada sterrata, poco prima della curva che portava all’ingresso della cascina, si levarono improvvise delle urla di scherno:- An-ge-luz-zo! Sei-un-truz-zo! An-ge-luz-zo! Sei-un-truz-zo! An-ge-luz-zo! Sei-un-truz-zo!Erano Pierino, Gedeone e Albert, che sfottevano a squarciagola l’Alfasud, colta nettamente di sorpresa.- Eh? - Angeluzzo si rivolse a Ggiulia e Jasmine – Mi sfottono? Come osano?- An-ge-luz-zo! Sei-un-truz-zo! An-ge-luz-zo! Sei-un-truz-zo! An-ge-luz-zo! Sei-un-truz-zo!- Vendicare mi devo! La pagheranno! – Così Angeluzzo, senza pensarci due volte rombò sgommando, seguito da Ggiulia e Jasmine, dirigendosi verso le tre macchine.- Aaaaahhhhhh! - urlò Loredana dall’interno dell’Alfasud – La macchina è partita da solaaaa! Aiuto! Questa macchina è stregataaaa! Fai qualcosa!!!Il padrone di Angeluzzo però perse tempo prezioso nel ritornare al proprio sedile perché la catenazza che portava al collo si era impigliata nel cambio della macchina.- Non frena! Non frena!!!- Come sarebbe “Non frena”?- Ti dico che non frena, va da sola!!!Angeluzzo era incavolato nero e si diresse rombando verso le tre auto sul limitare della curva. I suoi fari illuminavano sempre più da vicino le sagome di Pierino, Gedeone e Albert.- Via, ragazzi, ora!I tre amici scattarono oltre la curva e si nascosero dietro Wally e lo Squalo, che attendevano lì dietro.- Hai capito Squal… Abele? Questo è il momento! Quando fanno la curva tu spalanchi il cofano e gli fai vedere i denti, chiaro?- Ma io sono delicato…- Se dici ancora una volta che sei delicato dico a tutti che sei anche gobbo!- Oh, no… - Presto allora! Stanno arrivando! Guarda i fanali, forza, tieniti pronto!- Ma io sono un poeta, non un killer…- Se non spalanchi ‘sta bocca dico a tutti che appartenevi a Franco Causio!Una tale prospettiva disonorevole spaventò a morte lo Squalo, che si piazzò in mezzo alla stradina.Proprio in quel momento Angeluzzo, Ggiulia e Jasmine sbucarono dalla curva con i loro fanali e fendinebbia multipli. Lo squalo si fece forza, spalancò il cofano e mostrò le fauci emettendo un ROARRRR che proveniva dal motore.Angeluzzo fu il primo a spaventarsi e a sbandare.- Oddio, un mostro! – urlò e sterzo a novanta gradi, dove sapeva che c’era un prato.In effetti il prato c’era, ma qualcuno quella sera lo aveva riempito di cumuli di letame.SPLAT – SPLAT – SPLAT fu il rumore delle tre macchine gobbe, che terminarono la loro corsa affondando lì dentro.I loro motori persero giri lentamente, fino a spegnersi.- Grazie amico! – fece Wally all’indirizzo di Pautasso, il camioncino grasso, che aveva procurato tutto quel concime.- Di niente, chiama quando vuoi. Sempre felice di fare un favore a un fratello granata!Wally e gli altri si allontanarono di gran carriera e udirono soltanto le urla in lontananza di Loredana che, uscendo dall’abitacolo e dalla poco nobile sostanza, sbraitava dicendo che “non era mai stata tanto umiliata in vita sua”.

- Ma quello ha detto che sono un mostro… - disse lo Squalo – Perché? Io sono buono e delicato…- Non ci pensare – disse Wally – piuttosto, c’è ancora una cosa da fare e poi i conti saranno completi…- Perché? Gli abbiamo dato una bella lezione, no? – chiese Albert- Ne manca ancora uno…! – rispose Wally. Certo, i Donega non c’erano più e i teppistelli in zona erano spariti. Però lui conosceva da anni Battista, la macchina del gommista.L’ora era tarda, tuttavia non sarebbe stato male andare a fare due parole con lui…

- Aiuto!!! Fatemi uscive di qui! Oddio che figuva! Le mie vuote! Aiuto! – urlava Gastone dal garage- Che ha quello da urlare? E’ così poco poetico – osservò lo Squalo- Oh, niente, però quel damerino ha disturbato il mio riposo – rispose Gedeone il maggiolone, mentre si stiracchiava. - Stamattina si è solo svegliato senza ruote, poggiato su un gruppo di mattoni…!- Oh, poverino, come mi dispiace. Adesso vado a leggergli una delle mie poesie, tanto non può scappare!- Ragazzi, ragazzi ascoltatemi! Mi sa che abbiamo fatto tanto per nulla! – disse Wally, appena tornato da un giretto con Jimmy.Era domenica mattina inoltrata e nell’aria si sentiva un fremito particolare. Quasi tutte le vie di Torino erano state addobbate con coccarde granata  ed il pensiero comune era raggiungere lo stadio il prima possibile.- In che senso? – chiese Gedeone.- Nel senso che è stato tutto inutile! Stamattina Jimmy è voluto andare a fare un giretto e siamo andati a comprare “Alè Toro”. E’ nervoso come non mai, ora è su che mangia, ma non vede l’ora di essere in Curva…- E allora? – chiese lo Squalo- Allora quando siamo arrivati qua davanti, c’era Loredana ad aspettarlo…. Io… diciamo che non ho potuto fare a meno di ascoltare tutta la conversazione, essendo presente… Bè, lei era tutta contrita e triste. Ha cominciato a dirgli che si era sbagliata, che ha preso una cantonata, un momento di abbaglio può capitare a tutti, che lei in realtà l’ha sempre amato… bla bla bla… ricominciare… bla bla bla… uomo stupendo… bla bla bla.- Che scena romantica! – si commosse lo Squalo – ho sempre sognato che qualcuno mi dicesse queste cose!- Romantica un cavolo! – lo interruppe Wally – Sai cosa le ha risposto Jimmy, che piangeva fino a cinque minuti prima? Le ha detto di andare a farsi benedire! Cavoli ragazzi, non ci potevo credere! Le ha detto di tutto, ha detto che una donna che sceglie un uomo per un po’ di lamiera in più vale meno di zero…- Oddio, c’è lamiera e lamiera…- Ha detto frasi tipo “Le donne vanno, il Toro resta! E io mi tengo la mia due cavalli!”, cose di questo tipo! Se non fosse che sono già granata, sarei diventato rosso.- Grande Jimmy, lo sapevo! Lui è uno degli Ultras! Non poteva deludermi – intervenne Pierino- E per finire sapete cosa le ha ancora detto? Che Loredana fa rima con…- Stop! Fermo! – lo fermò lo Squalo – le mie prese d’aria sono caste!- …fa rima con befana. Che cosa avevi capito?Ah, no, niente. Mi sono confuso…- In pratica abbiamo mosso mari e monti per nulla… bè, almeno abbiamo dato una bella lezione ad Angeluzzo e agli altri due…. Ohi! Ecco che arriva Jimmy…! Ragazzi, ci si vede dopo al solito posto come sempre. Mi raccomando e Forza Toro.- Sempre Forza Toro! A dopo! – risposero gli altri

E così fecero. Ognuno di loro si recò allo stadio guidato dal proprietario, parcheggiando in luoghi distanti tra loro.Quanto era difficile trovare un piccolo posto nel quale piazzarsi quel giorno! Sembrava che anche le strade fossero colorate di granata e le gomme ne prendessero il colore.Ma quando la partita ebbe inizio, tutte le vetture svicolarono dai posteggi e si diressero, cercando di dare il meno possibile nell’occhio, verso lo spiazzetto adiacente a Piazza d’armi nel quale ascoltavano ogni volta la partita tramite la radio di Albert.Da lì potevano vedere la Curva e udire i rumori della gente, i cori di quella Maratona che non avevano mai visto se non nei racconti dei loro padroni.Fu un pomeriggio di tensione ed emozioni indimenticabili, turbato solo dalla radio di Albert che saltuariamente si ostinava a collegarsi inspiegabilmente con un Torino-Real Madrid disputato nel futuro, almeno così diceva lui, causando la rabbia degli altri, che volevano sentire quello che stava capitando pochi metri più in là.Poi fu un lento incedere di emozioni, prima il vantaggio del Perugia contro la juve, poi un rumore sordo, una vibrazione in costante aumento che fece vibrare il terreno. Era l’urlo della gente, era il gol di Pulici.- Lo dicevo io! – urlò Pierino – Quel Pulici deve avere una marmitta così!- Ma che dici? Pulici non è mica un auto?- Io ho sentito dire che è una macchina da gol…

Poi furono momenti incredibili, il patatrac di Mozzini ed il tempo che non passava.La tensione si fece sentire, lo Squalo tentò di scambiare qualche parola con Wally, che sembrava rabbuiato.- Che hai amico? Vuoi che ti legga una poesia?- No… davvero, grazie Squal… ehm, Abele, non ora, davvero.- Sei triste per lui, vero?- Sì… ho ripensato a tutto quello che è successo e… non è giusto. Lui oggi doveva essere qui con noi. Questa vittoria, se arriverà, sarebbe stata anche sua. Non doveva andare così.- Senza di lui non sarà la stessa gioia. Mi sarebbe piaciuto poter fare qualcosa, invece...- Non potevamo fare niente, lui era così. E’ questo mondo ad essere ingiusto.Ma proprio in quell’istante il rumore sordo di prima tornò a ripetersi, ancora più forte.Era finita, il Toro era campione. Anche loro erano campioni.Suonarono tutti il clacson all’impazzata. I pullman fermi in attesa della gente risposero al coro, i tram fermi fecero “Deleng-deleng”.Poi fu festa.C’è chi giurò quel giorno di aver visto un gruppo di vetture piangere, uscendo dallo stadio, ma non venne mai creduto e fu preso per ubriaco.

Il cielo stava tramontando su quell’angolo di città. In lontananza si udiva il suono dei clacson che celebravano il Toro campione.- Non parla neanche più? – chiese lo Squalo- Sono giorni che non si muove ed è da stamattina che non parla… Se ne sta andando, amici… - Wally aveva il carburatore che sembrava voler spruzzare lacrime da un momento all’altro.- Gina… dì qualcosa…, forza nonnina… - persino Pierino vinse la sua timidezza.- Ma perché? E’ malata? Di cosa soffre? – chiese ingenuamente Gedeone.- E’ ammalata di malinconia. Non capisci? Prova tu a vivere per tutta la vita insieme a qualcuno che improvvisamente non c’è più…Tutte le auto si radunarono mestamente intorno al garage dove Gina stava trascorrendo i suoi ultimi istanti di vita e abbassarono i fanali in segno di rispetto verso chi aveva trascorso parte del cammino insieme a loro.- Non dobbiamo essere tristi, amici – sussurrò Wally, ma la sua voce, che voleva essere ferma, s’incrinò presto tra i singhiozzi – Non dobbiamo essere tristi perché abbiamo avuto la fortuna di incontrarla lungo la nostra strada e di stare con lei il più possibile. Tutto questo fa parte… fa parte dell’ordine della vita…Le auto spensero le luci lentamente una ad una. Fino a che solo il buio ed il silenzio rimasero a testimoniare quell’attimo di commiato.- Vediamo di cambiare questo cavolo di ordine una volta per tutte, allora!Wally stava accostando le porte del garage col muso, quando udì quella voce imperiosa, seguita da un colpo di clacson che conosceva tanto bene.Le auto fecero retromarcia all’unisono ed accesero i fari per illuminare chi aveva parlato dietro di loro.- Nonno Pinin! – esclamarono in coro.- Già, proprio io. Ancora convalescente, ma con una coppa dell’olio, una batteria e quattro bronzine in più. E meno male che il cancello del cortile era aperto. Fate largo ora, forse sono ancora in tempo. Se il carrozziere si accorge che mi sono “assentato”, col cavolo che mi rimette a nuovo. Fate largo, fate largo, prestoLe vetture lo osservavano a cofano aperto senza riuscire a capire. Nonno Pinin aveva sempre un solo faro funzionante, ma il rombo del suo motore era più sicuro e continuo e le macchie di ruggine erano state raschiate e stuccate.- Nonno Pinin è tornato! – Pierino, la Mini Minor, cominciò a girargli attorno sgommando contenta. Alle sue spalle si era intrufolato anche Albert, la Prinz arancione.- Largo! – insistette Nonno Pinin – lasciatemi passare, forse non è ancora troppo tardi.La luce del suo unico faro illuminò l’interno del garage e la carrozzeria inerme della sua compagna.- Gina… Gina… sono tornato…! Mi senti?Non ebbe risposta.- Ascoltami, ti prego… ci sono grandi novità per noi due, per te e per me insieme. Quando sono arrivato allo sfasciacarrozze ero disperato. Mi avrebbero demolito l’indomani. Ma il mattino seguente è arrivato un signore che diceva di essere un “appassionato di auto d’epoca”. Oh, io non so bene cosa voglia dire ma non mi sento per nulla d’epoca! Fatto sta che ha raccontato una strana storia allo sfasciacarrozze, quasi incredibile: assicurava che il figlio di un suo amico aveva pianto tutta la notte perché una 500 del suo cortile era stata portata via, così gli aveva chiesto di darmi un’occhiata…Le auto si voltarono verso Albert, che disse con senso di rivincita: - Visto? Ve l’avevo detto che era vero!- Gli sono piaciuto, Gina! – continuò Nonno Pinin - Dice che mi farà diventare bello e veloce come quando ero giovane! E gli hanno anche parlato di una “certa” 600 grigia. Gina, sei tu, capisci? Saremo sempre insieme. Forza Gina che c’è ancora un posto in questo mondo per due vecchietti come noi che si vogliono bene. E’ un posto dove le cose belle non finiscono, te lo prometto…Nessuno osava spostare una ruota in quell’istante.- Ti prego, Gina, rispondimi… non lasciarmi solo…. Non lasciarmi proprio ora… Proprio oggi… abbiamo anche vinto lo scudetto, come avevamo sempre sognato, Gina…Con le lacrime nei fanali, le vetture assistettero all’ultimo disperato tentativo di Nonno Pinin.Quando però la vecchia 500 vide che non rimaneva più nulla da fare, si ritrasse sussurrando:- Sono arrivato tardi. Sono arrivato troppo tar…- HONK!Nonno Pinin si voltò con un subitaneo rumore di gomme. Un piccolo, flebile suono di clacson si era levato dall’interno del garage. Il piccolo cuore di Gina batteva ancora.Nonno Pinin si catapultò all’interno sgommicchiando. Furono in parecchi a credere di aver visto una lacrima rigare il suo unico fanale.Un coro di clacson si levò in segno di giubilo e si confuse con gli altri della città in festa.

- Lasciamoli stare, hanno tante cose da dirsi… sembra proprio che il pianto di un bambino possa cambiare il mondo… – disse Wally accostando le porte del garage col suo muso – E ora, tutti in centro a festeggiare!- Evviva!- Yawn… sono stanco, trainatemi!- Andiamo in Piazza San Carlo? – chiese Albert, la Prinz. – Ho sentito dalla radio che nel futuro la chiuderanno al traffico…- Smettila con questa storia, Albert. Tanto non ti crede nessuno! Figurati. Chiudere al traffico Piazza San Carlo! E noi dove posteggeremmo? In tasca ai nostri padroni? Ma per piacere! Tutti in centro, forza. Avanti Squalo, anche tu!- Ma io non sono Squalo! Sono Abele…!- Dai, che sei anche targato Cuneo…. – disse Pierino- UAAAAA! SOB!- Ma no, scherzo, non è vero!- Ah, ecco.- Sei targato CN.- UAAAAAAAAAA! STRASOB!- Hey! E Gastone?- Lasciatelo lì sui mattoni, prima o poi tanto verrà regalato ad un altro arbitro!- Basta ora, ordinò Wally – tutti in centro! Forza Toro e… fiato alle trombe! HONK!- HONK HONK!

- Senti come festeggiano in cortile… aspetta che guardo chi è…- Papà. Papà… è vero che il pianto di un bambino può cambiare il mondo?Il padrone della Prinz si fermò con la mano esitante sul pomello della finestra.- Chi ti ha detto questa cosa? Disse con gli occhi sbarrati- Ed è vero che c’è un posto speciale dove le cose belle non finiscono mai?- Ma… dove hai sentito queste cose. Chi te le ha dette?- Ho sentito un mio amichetto che le diceva…- Ah, ecco! Mi sembrava strano. Le avrà sentite anche lui in giro – l’uomo sembrò tirare un sospiro di sollievo – Un bambino di cinque anni non può dire queste cose…- Ma esiste questo posto?- Eh? …ecco …sì, probabilmente nel mondo dei sogni. Senti…- Papà… ancora una cosa…- Sì, tesoro?- E’ vero che Loredana fa rima con…TUMP!- Mamma! Mamma! Papà è caduto per terra! Deve essere svenuto. Corri, mamma!

Che confusionari i grandi, pensò il piccolo. Se il suo amico Nonno Pinin aveva affermato che questo posto esisteva, allora doveva per forza esistere! Eh sì, ne sapevano certamente più le macchine che i grandi!Quasi senza accorgersene girovagò un po’ tra la veglia e il sonno. Fuori dalla sua cameretta, da qualche parte, c’era la gente in festa e c’erano i suoi amici.Sorrise. Poteva quasi percepirne i pensieri.

Il sedici di maggio si chiuse così, con una festa popolare che la città attendeva da tanto tempo e su una storia di amicizia e amore nata in un cortile, la storia di Wally, di Nonno Pinin, della sua adorata Gina e di uno scudetto indimenticabile.E chissà, forse oggi da qualche parte c’è un papà che la racconta al suo bambino, prima di addormentarsi, chiedendosi ogni volta se quelli siano solo sogni d’infanzia o veri ricordi di un momento e di un posto speciale, dove le cose belle non finiscono mai.

Questo racconto è dedicato a Salvo, che in settimana ci ha lasciati, dopo tanta sofferenza. Amico mio, avrei voluto dedicarti qualcosa di diverso, ma non so scrivere parole che possano lenire questo dolore. Sono parole che forse non esistono.Spero davvero che ora ci sia anche per te un posto speciale, dove le cose belle non finiscono mai.

La citazione di “Mick Jagger che fra trent’anni farà ancora le piroette sul palco”, è tratta dal film “Almost Famous (quasi famosi)” del 2000, di Cameron Crowe. Guardatelo, ve lo consiglio. Mauro Saglietti

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