mondo granata

Westfalia II

Westfalia II - immagine 1
di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Riassunto puntata precedente. Il Cinico, narratore della vicenda, uomo di 62 anni che vive di una pensione di invalidità e del proprio talento fotografico, si imbatte nella carcassa di un vecchio furgone Volkswagen T1, soprannominato Westfalia, nello sfasciacarrozze di proprietà di uno sfuggente personaggio, che lui soprannomina Il Corvo. Da lìin avanti e per la durata di un anno, comincia una paziente opera di restauro. Senza piùgrandi speranze, illusioni o aspettative, il Cinico cerca di fermare piccoli e semplici attimi di vita nei week end con i colleghi dell'Agenzia, una precaria azienda che si occupa di stampa, per cui collabora. Con lui spesso ci sono la Fuggiasca, una donna attraente perseguitata dall'ex marito. Cobra, un giovane grafico ribelle, attratto con rabbia dalla Fuggiasca, e Rasta, altro dipendente , pubblicista aspirante professionista. Durante un soggiorno del Cinico al mare, per un servizio fotografico, egli si ritrova sul Westfalia di fronte a una grande ruota panoramica situata sulla spiaggia. Quando il giorno seguente ritorna nello stesso luogo per fotografarla con tranquillità, scopre che la ruota non c'è più e che probabilmente non c'era mai stata. Hanno così inizio una serie di avvenimenti sinistri e inquietanti, sempre a bordo del Westfalia.

Prima saltuari, poi sempre più frequenti, durante il soggiorno del Cinico nella cittadina marina della ruota. Il Cinico percepisce presenze sul furgone, ritrova strani oggetti sui sedili, si ritrova addirittura a percorrere le strade di un paese sconosciuto o a trasportare qualcuno che si rivela un'ombra, verso lo stesso paese. Di ritorno da uno di questi “momenti di assenza”, nel quale il Cinico è solitamente tormentato da emicranie e nausee, trova Cobra ad aspettarlo di fronte alla sua residenza, che gli comunica che il marito della Fuggiasca ha tentato di ucciderla.

Sono giunto a casa della Fuggiasca all'una di notte, di ritorno dal mare. Cobra è tornato un'ora prima perchè non guida un furgone del 1964, ma prima di partire aveva avuto già avuto modo di raccontarmi tutta la storia.Una vettura della polizia stazionava sotto casa sua. Gli uomini a bordo mi hanno squadrato in lungo e in largo, prima di farmi cenno di salire.Rasta è comparso sulla porta.E un ragazzo intelligentissimo, dalla capigliatura giamaicana, un fine giornalista con l’intuito dell’indagine.Non fosse per la ragazza capestro che si porta dietro, una di quelle che hanno gli occhi sempre attenti a qualsiasi cosa possa minacciare la proprietà, sarebbe un ragazzo perfetto. Pagherà in futuro la sua invadenza, ma naturalmente non posso dirglielo.Quando mi ha visto, la Fuggiasca è scattata in piedi dalla sua poltrona e mi è corsa incontro.Mi ha gettato le braccia al collo, nonostante la fasciatura all’avambraccio.Una grossa escoriazione le segnava lo zigomo sinistro.- Finalmente… dove ti eri cacciato… perché avevi il telefono staccato?Non ho fatto in tempo a dirle che non era vero.L’ho guardata con tenerezza. Doveva aver pianto a lungo.Si è guardata intorno, forse dimenticandosi di aver lasciato i bambini dai nonni.- Ha cercato di investirmi, qui sotto… mentre rientravo… ieri.

 

 

Non c’erano amanti ad aspettarla quella volta.C’era Cobra, che per combinazione l’aveva seguita proprio quella sera.Ovviamente non ho creduto ad una sola parola.Probabilmente erano mesi che la seguiva di nascosto, dall’uscita dell’agenzia.Quando la Fuggiasca aveva attraversato la strada, due fari si erano accesi e le ruote avevano mangiato l’asfalto con uno stridio di gomme.La vettura le sarebbe piombata addosso se Cobra non si fosse tuffato verso di lei e non l’avesse agguantata, facendola rotolare di fianco alla Miura che stava sopraggiungendo.La macchina aveva poi fatto inversione di marcia, ma i due erano già riusciti a mettersi al riparo dietro altre vetture, e non aveva potuto far altro che dileguarsi nella notte.La Fuggiasca se l’era cavata con la lussazione del polso destro e con una botta sul selciato, oltre che con il terribile spavento, presto soverchiato dallo sconforto.

 

 

- Non si trova più, non è da nessuna parte. Sparito, come volatilizzato nel nulla. Cellulare fuori campo, a casa sua non ha messo più piede.Lo sguardo di Cobra era severo. Lui c’era stato, io no. Lui l’aveva salvata, e ora poteva avanzare pretese, secondo la sua logica distorta.- La polizia lo sta cercando ovunque. Ci ha consigliato…Lo sguardo della fuggiasca lo ha raggelato. E’ arrossito.- …Le ha consigliato di allontanarsi per un po’. Nel frattempo, si spera, lo troveranno.- Allontanarsi… con un criminale in giro?- Dicono che non farà molta strada. Dovesse seguirci lo individuerebbero ben prima.Ho allargato le braccia per nulla convinto.

Siamo partiti col Westfalia, io e lei, per tornare dalla vecchia signora, che mi affitta una topaia al mare. Soltanto per qualche giorno, dopo aver fatto sostituire il parabrezza incrinato dal Corvo, che, manco a dirlo, ne aveva uno a disposizione.Prima di andarmene ho lasciato il rullino con le foto della ruota panoramica a Cobra.Quando lui, Rasta e la ragazza, ci hanno raggiunto dopo qualche giorno, avevo già raccontato tutto alla Fuggiasca.

 

 

Io, Cobra e la Fuggiasca, seduti intorno al tavolo del Westfalia, all’inizio della scorsa settimana. Ognuno guardava l’altro senza parlare, tre solitudini con scopi diversi e inconciliabili.Sulla fila di sedili posteriore Rasta rimuginava sul racconto che avevo appena terminato, la sua ragazza invece avrebbe voluto essere anni luce da lì.Sul tavolo, le foto scattate alla ruota giacevano laconiche, i colori leggermente sbiaditi, quasi che la qualità della pellicola fosse degradata molto in fretta.No, non mi ero inventato nulla. La ruota era esistita veramente.La Fuggiasca ha tamburellato le dita sulle foto e scosso la testa.Con tutti i drammatici pensieri che aveva, i bambini al sicuro, aveva scelto di occuparsi dei miei fantasmi per scacciare i propri.L’ho guardata a lungo.Parte dei capelli che teneva legati dietro il capo le ricadevano lungo il viso.Quanto sarebbe stato bello avere 20 anni in meno, o 30?E poterci credere.

 

 

- Tutto questo non ha senso - è stato il suo commento - Queste sono… persone. Quasi si possono distinguere. Chi è questa gente…? Tutta questa è una follia…- Sapresti ritornare in quel paese, Cinico? - mi ha domandato Rasta. Ho fatto per rispondere. Ma non ce l’ho fatta.Ho intravisto un movimento con la coda dell’occhio.Un’ombra, forse una macchia nera, era seduta di fianco alla Fuggiasca.Ho deglutito, cercando di fare in modo che gli altri non si accorgessero di nulla.Quello che avvertivo, tra la nausea ed i giramenti di capo che, oramai lo sapevo, erano sintomi dell’imminente cambiamento di stato, mi parlava della forza dell’ombra scura.No, non si sono accorti di nulla.Era la fuggiasca, piuttosto, ad avere lo sguardo sbarrato, oltre le mie spalle.Ho tremato pensando al peggio.- Hai bocciato recentemente… oppure hai preso una pietra…?Sul parabrezza era ricomparsa la crepa frastagliata.

 

 

Il mattino seguente ci siamo recati a fare la spesa in un ipermercato. La routine sopravvive agli incubi, e noi abbiamo bisogno di normalità. Mentre loro si occupavano di acquisti, sono andato a cercare qualcuno che fosse in grado di sostituire un parabrezza vecchio di 50 anni, con la promessa di tornarli a prendere.Quando mi hanno trovato, erano passate tre ore.Ero stato al paese, ero stato in giro per strade di montagna in un giorno di pioggia, benché non piovesse assolutamente.Ed ero finito di fronte alla ruota.Seduto sul muretto a secco, mentre cercavo di riavermi dal mal di capo, non vedevo più la ruota.La Fuggiasca ha sbraitato, chiedendomi cosa fosse nuovamente successo, perché il mio telefono non avesse avuto campo per tre ore.Non ho avuto risposte.Sapevo bene che là dove andavo, il mio telefono non sarebbe mai stato raggiungibile.Mi massaggiavo il capo mentre gli amici mi giravano attorno.Potevo immaginare l’interno del Westfalia, dietro di me.Con due ombre nere che ci stavano osservando.

 

 

Ci siamo seduti in un dehor, la brezza del mare ha placato la mia testa e mi ha fatto tornare alla realtà. Davanti a noi, dall’altro lato della strada, il frontale minaccioso del WestfaliaPer la prima volta ne ho avuto paura. La “V” spiovente, il tettuccio che lo trasforma in un viso contorto e beffardo.Ho chiuso gli occhi, preda di me stesso.- So che non mi credete - ho ripetuto.Nessuno di loro ha risposto. - Dici che sei preda di mal di testa e nausee?- Sì - ho alzato le spalle come se non mi importasse - E’… è quando sta per capitare qualcosa.Sono troppo stanco per spiegare.La musica del bar inonda la strada con la vecchia Your eyes dei Cook da Books.Poco più in là, sul muretto del lungomare una coppietta si bacia appassionatamente senza probabilmente aver mai sentito prima questa canzone.Provo una antica invidia per loro.

 

 

I’d explan if only I couldSomething tells me this time it’s real the way that I feel

 

 

- Qual è la storia di questo furgone? - mi chiede la Fuggiasca - Sulla carta di circolazione dovrebbero esserci tutti i proprietari…E’ una buona idea, faccio per alzarmi, ma Cobra mi blocca.- Meglio di no. Io non credo a queste cose. Vado io.Torna col libretto di circolazione e lo apre di fronte a noi.E’ un foglio di carta di quasi 50 anni prima.C’è tutto. Anno di prima immatricolazione, dati tecnici.C’è tutto o quasi.Non c’è traccia dei precedenti proprietari.

 

 

- Questa è assurdo! - sbotta Rasta. Dove hai comprato questa macchina?La Fuggiasca lo sa bene. Menziona il Corvo, poi ritorna a tamburellare le dita sulle foto della giostra.- Perché è così importante conoscere la storia di quel furgone? - chiede ancora Cobra.- Perché… è come se… è come se questa macchina avesse un passato…  I casi sono due. O mettiamo in dubbio la sua sanità mentale (riferito a me), oppure… oppure crediamo in qualcosa che non ha a che vedere con la logica e la razionalità.- Che cosa vuoi fare? Vuoi giocare a fare l’investigatrice dell’occulto?Le si volta e lo guarda facendolo arrossire.- Perché no? – gli pianta gli occhi in faccia, poi si volta verso di me.

Rasta potrebbe diventare un giornalista d’inchiesta, ha la mente analitica e la curiosità giocosa di chi si interessa a tutto. Ma non lo diventerà, lei, la ragazza-tutto-sotto-controllo, glielo impedirà, perché la curiosità e la mente sono difficili da controllare, quindi pericolosi.Si è comunque gettato in questa strana ricerca, a metà della scorsa settimana, con tutto l’ardore che conosce. Abbiamo trascorso i giorni così, spesso stipati nella mia topaia, più spesso in qualche bar della costa, inavvertitamente lontani dal Westfalia.Forse preoccupati dal suo potere sinistro.

 

 

- Chiariamo una cosa – ha detto come preambolo – io credo al Cinico, quindi se andiamo avanti in questa cosa, non mettiamo in dubbio quanto ci ha raccontato e veniamo a patti col possibile paranormale, cercando di non pensarci. Prima di tutto, badiamo ai fatti. Punto primo: questo furgone sembra, e dico sembra, condurre in luoghi particolari, che nessuno conosce, dove ci sono delle cose che non hanno alcun riferimento con i posti che conosciamo. Cinico… non è che per qualche strano motivo tu possa essere caduto in una sorta di trance ed avere guidato per migliaia di chilometri? Magari questa ruota esiste veramente e non è mai stata smontata…- Fatti furbo – mia unica e laconica risposta.- Bene, era quello che volevo sentire. Punto secondo: è evidente che quando il Westfalia raggiunge questi posti… Cinico non ha più contatti con la realtà. Nel senso che il cellulare non ha più ricezione. In più ciò che lui ha visto dal camper, vedi la ruota panoramica, è scomparsa quando lui è sceso. Mi sembra… e qui mi vengono un po’ i brividi, che la realtà sul camper… si sdoppi.- Perché tutto questo? Ha chiesto la Fuggiasca?- Non ne ho idea, neanche la minima. Andiamo avanti comunque… Cinico, hai detto di esserti trovato in un paese. Sapresti descriverlo…? Qualcosa che ci permetta di identificarlo.Mi sono messo le mani dietro al collo e ho sospirato. Sapeva tanto di interrogatorio, ma qualsiasi cosa servisse a tenere lontano il pensiero di Jack il pazzo sarebbe stata utile.- Non lo so… i ricordi sono confusi…- Qualsiasi cosa, provaci.Ho iniziato, lui e la Fuggiasca hanno preso appunti.- Era un paese… dell’entroterra, suppongo da queste parti…- Perché “supponi”? Lo sai o te lo sei immaginato?- Lo so, lo immagino. Quando mi sono fermato improvvisamente su quella strada dissestata, ero a qualche chilometro da qui. E dal momento che stavo andando in quel paese, ne sono certo, il centro non può che essere nelle vicinanze.- Interessante… allora, fai uno sforzo, cosa ricordi di quel paese. Era molto grande? - No, non direi… il classico paese sorto attorno alla strada principale… c’era uno spiazzo ghiaioso, creato sul limitare del pendio, lo ricordo bene… lì stava andando tanta gente… ma  tutto è confuso, io stavo guidando…- C’erano delle ombre con te? - No, quel giorno no…  c’era un grande tendone bianco azzurro. Credo fosse quello di un circo, magari qualche compagnia è rimasta, tra quelle che girano per i paesi…- Che tipo di gente era. Ricordi qualcosa, che ne so, una persona in particolare?- No, niente di niente. Mi sembra che molti vecchi fossero seduti fuori dalla porta di casa, seduti su vecchie sedie. Li ho visti mentre risalivo il paese….Rasta tamburellò con la penna sul blok notes – Uhm… un circo. Un circo e molta gente – qualcosa non lo aveva convinto nel mio racconto – E niente altro? Che ne so, un particolare? Il nome di una via, un cartello stradale, qualcosa che ci possa far capire di più?- No…- Qualsiasi particolare.Mi è tornata alla memoria la scena di quel giorno, inclusi i rumori ovattati.- C’era un bar… un juke box all’esterno..- Un juke box? – ha interrotto Cobra. Doveva essere del 1912 come minimo…- Taci un attimo – lo ha zittito Rasta – Hai detto un juke box… che canzone stava suonando?Ho sbuffato – Non so a cosa possa servire… - Tutto serve. Non credo siano rimasti molti bar ad avere un Juke Box. Se associamo anche la canzone, possiamo ritrovarlo con più facilità…- Era una vecchia canzone, la ricordo bene, ma voi ragazzi non sapete neanche quale sia.L’ho fischiettata, Tweedle dee, tweedle dum. Poi mi sono ricordato del resto.- Era la stessa canzone che andava sul Westfalia quando mi sono ritrovato su quella strada ormai in disuso…Silenzio in aula. La stessa canzone? Era la domanda muta. Rasta ha scartabellato sul suo notebook – Come si scrive…? Eccola qui… Mamma mia. Ma quanto era carina lei?Ha incrociato immediatamente lo sguardo della ragazza-tutto sotto-controllo ed è arrossito.Ricordavo bene Sally la cantante in hot pants dei Middle of the road.- Altri riferimenti? Altri ricordi? Altre canzoni?Le immagini del paese sono state spazzate via da quelle della giostra. Di quel giorno alla giostra.- Cerca George Harrison – mormorato.- Eh?- Cerca George Harrison, il Beatle. Quello dei Beatles. Cerca “My sweet Lord”Le note della canzone si sono diffuse dai piccoli altoparlanti del notebook.- Questa era la canzone diffusa dalla giostra.- Non ricordi per caso qualche volto? – si è intromessa la Fuggiasca. Qualcuno che conoscessi…- Io non conoscevo nessuno – ho scosso il capo in maniera decisa.- Dici che con te ci sono state due ombre… Sei sicuro? Mi è sembrato di essere una sagoma protagonista della trasmissione Blu Notte. Il modo di fare incalzante di Rasta non mi infastidiva.Mi angosciava.Ho incontrato lo sguardo della Fuggiasca. Ci leggiamo spesso nel pensiero vicendevolmente. Stava pensando che io fossi pazzo e si è accorta che l’avevo capito.- Verdetto della giuria? – ho esclamato prima che potesse parlare.Rasta ha allargato le braccia.- Non sono uno parapsicologo… quello che mi sembra evidente è che non dico che quel Westfalia sia dotato di vita propria, ma di sicuro a bordo deve essere capitato qualcosa che fa esplodere echi di passato che tu recepisci. Ma saper dire dove e quando è un problema.- Ricordi qualcosa in più sulle ombre? Quelle sul Westfalia. So che sono state due… diverse. La prima volta ero convinto che fosse lei – ho indicato la Fuggiasca – Un’altra volta stavo portando qualcuno al paese dell’entroterra e gli stavo dicendo che le curve sarebbero presto finite… ma era qualcuno diverso dalla prima volta. Quando poi sono sceso ad osservare la ruota panoramica che non c’era più, ho avuto la sensazione che dal Westfalia mi stessero guardando due persone distinte..Nuovo silenzio in aula, i volti carichi di dubbi, quello di Cobra colmo di rabbia.- Tutto questo è assurdo. Una perdita di tempo.- Tu sei di queste parti – gli ha domandato Rasta – non ti viene in mente nessun paese che assomigli alla descrizione?- Ha alzato le spalle sarcastico – Figuriamoci: Sono più preoccupato da quel pazzo che potrebbe saltarci addosso da un momento all’altro…Ho scostato le tendine della camera-soffitta.Il Westfalia aspettava di sotto, fiducioso e minaccioso.Poco più in là una macchina che avevo già intravisto molte volte nello specchietto, durante i nostri ultimi spostamenti, con due persone a bordo. Gli inquirenti non erano così incoscienti da lasciare andare a zonzo la Fuggiasca per l’Italia senza prendere provvedimenti. Se Jack il pazzo ci fosse saltato addosso, loro lo avrebbero preso prima.- Insomma, mi stai ascoltando?Mi sono girato verso di loro, tutti tesi ad aspettare una risposta alla domanda che non avevo ascoltato.- Ti ho chiesto se sapresti tornare su quella stradina - mi ha chiesto Rasta.- Non lo so, potrei tentare…- Bene, vorrà dire che domani proveremo.

 

 

- No, in questo momento non c’è nessuno seduto qui vicino, stai tranquilla… A quanto pare quando ci sei tu i miei momenti di mancamento passano…L’ho detto per ridere, ma un brivido mi ha attraversato la spina dorsale.Tutto è stato come quel giorno, mentre il pomeriggio seguente siamo saliti lungo una delle tante dorsali che si staccano verso l’entroterra.Il sole era di nuovo quello del tardo pomeriggio, il Westfalia inondato dalla luce che sbucava dietro le montagne ancora troppo brulle e disegnava i contorni di noi cinque.Ero di pessimo umore e ho borbottato a lungo sbagliando strada, finché la figura del pozzo sprangato sulla destra non ha placato il mio blaterare.- Sai cosa penso? - mi ha punzecchiato inaspettatamente la Fuggiasca senza lasciarmi il tempo di comprendere - Che ti dovresti trovare una donna. Dico sul serio, sai?Ho portato l’occhio allo specchietto retrovisore ed ho incocciato lo sguardo di Cobra. Era uno sguardo cattivo, carico di tutto quello che comporta il fatto che una cosa che credi tua venga toccata.Sarebbe stato anche un bravo ragazzo, ma avrebbe dovuto perdere ancora molti amori, prima di rendersi conto che il suo atteggiamento era sbagliato.Ho alzato le spalle, piegando l’angolo della bocca e sollevando un sopracciglio in modo sarcastico, rimanendo in silenzio.- Ho detto qualcosa di sbagliato? - mi ha chiesto guardandomi di striscio.- No… è che mi scappa da ridere - ho risposto scuotendo la testa, aiutato in questo dallo sbatacchiare delle curve. Stavamo percorrendo una strana strada, per la quale non era indicata alcuna destinazione. - Per me ormai è tardi… non ne voglio più sapere… Ti immagini dover stare a spiegare la rava e la fava a una persona, fingere di non avere problemi, non potere fare progetti per… per le cose che sappiamo… - Ho cercato di spegnere il fuoco rabbioso che sentivo dentro pronunciando quelle parole.- No… figuriamoci, chi ha voglia di… di imbarcarsi in tutto questo?- Ma forse non è… - ha provato ad interrompermi.- Ci vorrebbe una persona disposta a prendermi così come sono e a riportarmi in vita, a portarmi via ma… ma dico, hai visto il mio aspetto, conosci l’età che ho? Una persona del genere non esiste neanche per i ventenni, figurati per me. No… no, va bene così com’è.Le mie parole hanno fatto da contrasto al ritmo stradale del brano che una stazione marittima stava trasmettendo in quel momento.

 

 

Ain’t gonna beg you to stay,Gotta ask you what’s wrongAin’t no reason running out For something already done

 

 

Quando ho dato un‘occhiata allo specchietto retrovisore, ho incrociato prima lo sguardo sollevato di Cobra, povero idiota, poi gli occhi della Fuggiasca.E li ho evitati. Non voglio soffrire.

 

 

La strada che stavamo percorrendo diventava sempre più ciottolosa. Superato un ultimo gruppo di case, che avevano la parvenza di essere state abitate di recente, gli arbusti la invadevano inesorabilmente.Finché non sono arrivato nei pressi di un tornante, fermandomi poco prima.Ho spento il motore del Westfalia e sono sceso, seguito dai compagni di investigazione.- Qui finisce l’avventura del signor Bonaventura - ho detto - Impossibile proseguire. Mi sono fermato proprio qui l’altra volta. Chi vuole andare avanti può farlo a piedi. Non io ovviamente.Nessuno ha parlato. Una nuvola aveva coperto il sole, rendendo il posto sinistro e pieno di silenzi.La strada, quella che un tempo era stata asfaltata, proseguiva dissestata in direzione di un bosco, nel quale scompariva.Si poteva soltanto desumere che proseguisse oltre il costone della montagna, verso l’ignoto.- Qui non c’è nessun paese del cavolo - ha sbottato Cobra - Possiamo andarcene? Questo posto mi mette i brividi.- Perché hanno abbandonato questa strada? Dove portava? E se il paese fosse oltre il costone?- Un paese disabitato - ha osservato Rasta - Guardate lassù, dove si intravede l‘altro lato… la montagna è strana, come se fosse grattata. Non c’è vita da quelle parti, sentite che strano silenzio…- Io dico che dobbiamo ritornare indietro…La fretta di andare via di Cobra ha iniziato a spazientirmi.- Ora non c’è nulla ma… forse un giorno c’è stato qualcosa…Ho continuato a guardare il costone della montagna. Ero sicuro che il paese fosse oltre. Ma non il paese che avevo conosciuto io.Quantomeno non più.

 

 

Siamo tornati giù ed è ricomparso il sole attraverso i finestrini.Sapevo che a breve sarebbe stata prevista un’ondata di maltempo da paura.Dovevamo far tesoro di quel sole, finché c’era.Vi giuro che per un secondo, un solo secondo, con la Fuggiasca vicino, ho immaginato come sarebbe potuto essere la mia vita con lei, se solo fossi stato un altro e più giovane.

 

 

And this love is almost nothing I have ever known…Take my hand love,I’m taking you home…

 

 

Le note di questa canzone sconosciuta uscivano con naturalezza dal Westfalia.Un secondo solo. Non dovrei emozionarmi più, lo so. Ma è stato bellissimo.

 

 

Il penultimo giorno della scorsa settimana ci siamo divisi i compiti.Io e la Fuggiasca abbiamo fatto quello che sarebbe stato da fare dall’inizio, cioè fare domande alla mia proprietaria di casa.Rasta, la ragazza così simpatica e Cobra, sono andati a indagare in giro, a fare domande a non si sa bene chi.- Questa foto? - ci ha chiesto la vecchierella da competizione, quando le abbiamo mostrato l’immagine della ruota - Lasciate che mi metta gli occhiali, alla mia età non vedo più cosi bene.E lo credo bene vecchia befana, mi è venuto da dire, invece conti benissimo i soldi a quanto pare.Ha esaminato la foto con una lente per dieci minuti, poi ci ha guardati con calma.- Cosa volete sapere?- Si ricorda di una ruota panoramica simile, da queste parti?Ci ha guardati come se fossimo scemi.- Certo che me la ricordo. Ovvio. Ho buona memoria io.Abbiamo strabuzzato gli occhi, guardandoci. Forse avevamo avuto la soluzione sotto il naso dall’inizio e non ce ne eravamo accorti.- Le giostre arrivavano sempre qui e nei paesi vicini per la Festa di Primavera, sapete? Poi tutto è cambiato, con le nuove normative, non è più possibile montare una ruota laggiù. Per via del vento, sapete…- Quando è stata montata l’ultima volta, signora - le ho chiesto - Sono stato sul luogo, ma non c’è segno di lavori recenti. Quanti anni fa, lo ricorda? 2? 4... 5?La vecchia è esplosa in una risata memorabile.- Figliolo mio, lei è proprio un ingenuo. Il mio povero marito aveva ancora diversi anni davanti a sé da vivere, quando quella ruota girò per l’ultima volta - ci ha sorriso - sono passati almeno 40 anni…!

 

 

Abbiamo camminato a lungo senza parlare, sulla passeggiata, in attesa che gli altri arrivassero, il loro cellulare inesorabilmente staccato.Non c’era tempo per pensare, tutta quella era stata una follia. Avrei riportato il Westfalia, quell’attrezzo infernale, al Corvo, gliel’avrei anche pagato, pur di liberarmi da un incubo che non avevo bisogno di vivere.Abbiamo camminato senza parlare, tra noi non c’è questo bisogno, ponendoci e riponendoci mille volte la stessa domanda. Che storia aveva voluto raccontarci il Westfalia, quale era il suo significato?Il tempo si è incupito. Siamo rimasti sul moletto a guardare le nuvole in lontananza e io, per la prima volta nella mia vita, le ho sfiorato la mano.Quante cose in quel gesto. In fondo avrei sempre desiderato trovare una persona che mi prendesse per mano e mi portasse via.

 

 

Un istante più tardi è squillato il suo cellulare, ormai mi sono abituato a queste ironie perfide del destino. L’ho lasciata alla sua privacy sul moletto e ho fatto qualche passo in direzione della passeggiata.E’ stato in quel momento che mi sono sentito chiamare.Ho ancora una buona vista, una quarantina di metri più in là.Rasta era il capofila e correva nella mia direzione, sventolando il suo blocco per appunti. La ragazza simpaticona gli stava più o meno dietro. Cobra camminava con svogliatezza.Mi sono chiesto cosa fosse capitato e neanche un minuto più tardi Rasta è arrivato, con la sua capigliatura che lasciava intravedere il sudore della fronte.Si è piegato in due sulle ginocchia per riprendere fiato, prima di sventolare i fogli per aria.- Abbiamo… abbiamo … abbiamo capito tutto. Tutto…Ho sbirciato con la coda dell’occhio la Fuggiasca sempre al telefono è ho ascoltato Rasta, mentre gli altri arrivavano con espressione chi inquieta, chi rancorosa. Rasta era agitatissimo, non riusciva a parlare.- Il paese - ha fatto trafelato - Il paese è esistito davvero… Si chiama… si chiamava Pozzo… Ricordi il pozzo lungo la strada…?Spalancai gli occhi. Era vero. Il pozzo.- E un’altra cosa… ha aggiunto. Ci avevo già pensato, ma adesso ne ho avuto la conferma… le canzoni. Le canzoni che hai sentito in quei momenti da solo sul Westfalia… sono tutte del 1971.. Capisci? Il 1971...! Non era un caso.- 1971... - ho mormorato cominciando a comprendere.Ho alzato lo sguardo verso di loro. Ma ho incontrato i loro volti spiritati che fissavano qualcosa dietro di me.Mi sono voltato.La Fuggiasca era dietro di noi.Lo sguardo spento, allibito. Una lacrima che sgorgava lenta…, il telefono ancora nella mano.Le sue parole non sono state più che un singulto.- Hanno… Hanno trovato trovato Jack… - ha preso fiato, portandosi una mano alla gola -  E’ morto…

 

 

Nessuno ha parlato all’interno del Westfalia che correva in direzione Torino, mentre il tergicristallo asincrono cercava di spazzare via le quattro gocce che si adagiavano dal cielo plumbeo.- L’hanno trovato… L’hanno trovato sulla sua macchina, lungo un viale cittadino - ha trovato la forza di dire - Sembra siano state cause naturali…. Gli faranno l’autopsia.- L’hanno trovato in macchina? Da solo? - ha chiesto Rasta, due file di sedili più indietro, senza ottenere risposte.Ho intercettato il suo sguardo nello specchietto.- E’ già il quinto caso in pochi mesi - ha mormorato piano.Nessuno, forse, gli ha prestato attenzione più di tanto.Nessuno ha ricordato più il mistero che stava per essere svelato.La mia mente si sintonizzava sui pensieri confusi della mia giovane amica, che parlavano di sofferenza, dei suoi bambini, ma anche di una punta di sollievo.All’arrivo a Torino, Rasta ha mormorato qualcosa sul fatto che avrebbe fatto altre indagini. Che qualcosa ancora gli sfuggiva.Mi ha guardato strano. Molto strano.Ma avevo altro a cui pensare.

 

 

Il giorno del funerale, questa mattina, abbiamo occupato i banchi dietro la Fuggiasca e i bambini.Il maltempo ha dato momentanea tregua, ma rovesci di forte intensità erano previsti in serata.Di Rasta nessuna traccia, dal momento del ritorno a Torino. Cobra lo aveva sentito al telefono e lo aveva trovato indaffaratissimo. Gli aveva assicurato che ci avrebbe raggiunto a cerimonia conclusa, ma di lui non abbiamo avuto traccia.Al termine della funzione ho abbracciato forte la Fuggiasca.Mi ha tenuto stretto e mi è stato impossibile ricordare chi sia stata l’ultima donna a farlo.Le ho detto che sarei ripartito immediatamente per raccattare le mie cose al mare. L’indomani poi avrei fatto ritorno, per porre fine a quella cosa.Ha insistito perché prendessi la sua vetturetta rossa, ma io sono scioccamente affezionato al mio Westalia.Forse ho immaginato già tutto.- Tu cosa farai? - le ho sussurrato.Ha abbassato lo sguardo e ha mormorato - Devo vederci chiaro su una questione. Appena finita questa… cosa. - ha detto asciugandosi le lacrime e tirando su col naso - E se quella macchina ti… ti porta dove vuole lei?- Non capiterà - ho risposto.Ha guardato prima me, poi il Westfalia con la crepa sul parabrezza.- Torna presto. Ho bisogno di te - ha sussurrato.Ho stretto la mano a Cobra, senza far caso al suo sguardo strano, e me ne sono andato.

 

 

Nuvoloni carichi di promesse di pioggia si addensano sul limitare della strada sterrata, appena oltre il ponte, che si immerge nello svanire del cielo.- Voi state qui! - esclama la donna ai due figli e a Cobra, lasciandoli sulla vetturetta rossa, quasi l’unica cosa a colori in un universo che sta diventando in scala di grigi.Avanza verso lo sfasciacarrozze ma non ha intenzione di fermarsi a lungo in quel luogo pieno di spettri più del dovuto.Il cancello è aperto, ma l’interno sembra essere privo di anima viva.Fa pochi passi e si guarda intorno, l’imbrunire quasi avvolge le carcasse, luogo di fantasmi che forse aspettano soltanto di poterle saltare addosso. Vecchie macchine smembrate, ognuna con la sua storia di un passato da far rivivere.Da sopra una tettoia un corvo la guarda immobile nel suo profilo nero.Sta per riavviarsi verso la macchina rossa, quando un particolare la blocca.La macchina beige che è vicino a lei, la più vicina… E’ una Daf 46... ma è…E’ la macchina di papà.Era la macchina di suo papà.Quella sul cui sedile posteriore giocava da bambina, quella del panino con la marmellata nelle gite in montagna, quella…Abbassa lo sguardo verso quella carcassa e sposta la polvere dal vetro laterale. Appesa allo specchietto retrovisore c’è ancora la calza portafortuna con la quale giocava sempre.Il cuore le si affanna ed un groppo le sale in gola. E’ lei… non la vede da 30 anni! Si chiede come faccia ad essere finita lì, ha sempre pensato che fosse stata demolita e…- Certo, le condizioni non sono le migliori ma…Sobbalza. Poi si volta di scatto.- Ma con una buona messa a punto potrebbe tornare come nuova… non crede?Non riesce a parlare.E’ un uomo dall’età indefinibile, il viso affilato, il mento aguzzo, i baffetti sottili, i capelli quasi impomatati. E’ vestito in un completo elegantissimo, che fa da contrasto alla polvere del luogo.Lo guarda con occhi sbarrati, deglutisce e cerca con lo sguardo la propria macchina, indietreggiando.- Oh… mi scusi, l’ho spaventata… Ogni tanto capita, sono un pessimo anfitrione. E mi perdoni anche se non indosso la mia tenuta da lavoro abituale… - Ha uno sguardo sarcastico e insinuante, il suo sguardo si fonde con la penombra che si è alleata con le nuvole. Il corvo, che fino a pochi istanti prima la osservava nella sua nerezza, è ora sparito. Dalle nuvole comincia a scendere qualche goccia di pioggia isolata.- E comunque, qualora fosse interessata all’acquisto di questa vecchia regina della strada, penso che non avrei difficoltà a reperire i ricambi. Magari… magari non tutti in una volta, ma sono sicuro che riuscirei a trovarli tutti. Anzi, sono disposto a rovinarmi, gliela cedo per un pezzo stracciato. Chissà quali storie avrebbe da raccontarci questa macchina, eh?Si perde in una risatina divertita - Ma lei… lei non mi sembra la persona che si perde in questo genere di cose… No - scuote la testa - io non credo che lei sia venuta fin qui per un acquisto, vero?Lei quasi striscia contro la macchina del padre, la macchina con i bambini sempre nel raggio visivo.- Chi è lei…? - la voce esce brusca, nonostante lei sia terrorizzata.L’uomo alza le spalle e sorride malizioso, ed è un sorriso sarcastico che allarga i baffetti.I suoi occhi sono profondi e senza luce- Non importa chi io sia, quanto quello che faccio. Regalo sogni… Chi non vorrebbe vedere il proprio sogno esaudito? Guardi qui attorno… è pieno di sogni. Prima o poi arrivano tutti… Certo, la felicità ha un piccolo contratto da firmare… ma ai miei clienti poco importa. E lei stessa…! - le punta l’indice contro - A lei stessa piacerebbe tornare a viaggiare sulla macchina di suo papà, vero? Esplorare le stesse strade di allora, magari rivedere…- Lei chi è?! - grida.L’uomo interrompe il suo discorso, la vede terrorizzata, quindi esplode in una fragorosa risata il cui eco si perde tra le baracche- Chi sono io? Fosse solo questo il problema, ragazza mia! Per i miei clienti questa è l’ultima delle preoccupazioni. Loro vogliono ardentemente qualcosa che conoscono sin troppo bene. Ma lei non ha ancora capito, o almeno non vuole crederci, vero?Lei ha la mente confusa, lo guarda come si guarda furtivi il nemico nell’attesa di una mossa inaspettata.L’uomo guarda le nuvole sempre più dense e si accende una sigaretta - Tra non molto pioverà di brutto. Dicono che potrebbero esserci disastri lungo la costa… - Il lumino rosso sembra un terzo occhio inumano, nel suo profilo sempre più stilizzato.Il discorso dell’uomo la ipnotizza. Vorrebbe scappare ma non può. L’unica cosa che riesce a non farla soccombere è il pensiero dei bambini all’interno della vetturetta rossa, a pochi metri.L’uomo sembra accorgersene. Lei non può vedere il suo ghigno, ma sa che c’è, sempre più beffardo.- Vede, nonostante il lavoro che faccio, che sono costretto a fare, non mi manca un barlume di quella che lei chiamerebbe umanità, o comunque qualcosa che vada contro i miei interessi. Questo per lei è il posto sbagliato… Mentre lei è qui che parla con me, qualcuno sta andando incontro alla sua sorte… molto più a sud… Ormai credo sia tardi, anzi, quasi sicuramente lo è…Lei riesce a sradicare i piedi da quell’incantesimo. Indietreggia barcollando fino all’ingresso, la borsa che le batte sul fianco, il vento che si fa insistente, la pioggia che si fa più decisa. La figura nera la osserva, avvolta dall’oscurità, non fosse per il lumino della sigaretta, unico occhio spettrale.Lei corre verso la macchina, salta dentro, le sicure scattano. Cobra è uscito, ma è come paralizzato dal terrore.In quel momento però due fari di macchina sbucano dalla stradina fangosa e accostano sollevando fango e acqua.Rasta si scaraventa fuori dalla macchina e sbraita.- Dov’è? Sapevo che dovevate essere qui. Dov’è il Cinico?Si accorge della presenza dell’uomo con l’occhio spettrale di sigaretta, pochi metri più in là.Deglutisce e si rivolge ancora agli altri - Dov’è?!Scuote Cobra per il bavero della giacca - Dimmi dov’è, idiota!- E’… è…  partito…- Come sarebbe è partito! Se ti avevo detto di non lasciarlo andare! Ora so tutto, maledizione! Ti avevo telefonato apposta per dirgli di fermarlo!La fuggiasca si avvicina a Cobra e gli chiede.- Perché non hai detto nulla?Poi senza aspettare che si possa dipingere un sorriso sardonico, schiaffeggia quella faccia che adesso odia.- Idiota! Tu, maledetto, maledetto!- Non c’è tempo. Dice Rasta. Dobbiamo andare. Dobbiamo inseguirlo.Spingono anche Cobra, inebetito, in una delle macchine, poi ripartono, sollevando polvere e fango, quasi sbandando.- Torni a trovarmi…! Per quei ricambi…! - grida amichevolmente la figura nera mentre loro fuggono.Poi abbassa la voce, quasi tra sé.- Io sarò qui ad aspettarla.

 

Sono qui sul ciglio della strada, vicino al mare in tempesta..Siamo alla fine della storia. L’ho scritta tutta ora, sconvolto da dolori di capo lancinanti. L’ho scritta perché vorrei che qualcuno la ritrovasse.Spero di avere la forza di lasciarla su un davanzale, in un luogo non devastato da questa pioggia.Mi sporgerò dal Westfalia, sperando che non mi porti via prima.Sì, perché questa volta non ci sarà più ritorno.Lo so.Mio Dio come sta piovendo.

 

 

- Rispondi, dannazione, rispondi!!!L’autostrada è un serpente viscido di pioggia battente, trafitta dalla folle corsa.I bambini sono la sicuro, Cobra, l’invidioso, è stato lasciato a casa senza tanti complimenti.Solo Rasta e la fuggiasca solcano l’autostrada acquitrino.- Rispondi! - grida la Fuggiasca, ma la sua rabbia non ha sfogo. Scaglia il cellulare sul fondo della macchina di Rasta. - Maledizione! - grida ancora.Maledizione perché nessun uomo l’ ha mai guardata così… nessuno, come lui.- Ho impiegato due giorni a mettere insieme i pezzi , le cose che non quadravano - dice Rasta E’ tutto lì - indica i fogli sulle ginocchia della Fuggiasca, che li sfoglia incredula.Sono risalito all’immatricolazione, ho consultato il giornale del luogo, ho persino esaminato la scansione di questa foto della ruota.. Guarda…Lei ha il capo tra le mani - No… no… no…- Speravo di fare prima, confidavo in Cobra, ma sono arrivato troppo tardi…La Fuggiasca tiene il capo tra le mani.Forse è troppo tardi.La vettura di Rasta solca una pioggia sempre più forte.

 

 

Questa volta so che non potrò fermarmi.Devo fare in fretta. Devo fare in fretta o loro…Non ho più mal di testa, ormai credo che non potrei più avere neanche quello di ritorno.Come quel giorno, quando ho visto la ruota per la prima volta.Mi sento plasmato, come se fossi passato attraverso una porta di silicone, che una volta attraversata si è richiusa tenendomi strettamente nella nuova stanza.La crepa.. La crepa è sparita, forse compariva soltanto quando ero di là… O forse era il ritorno ad incrinarlo. O forse… non lo so.Forse sto diventando pazzo e basta.L’acqua sta sommergendo la strada principale, credo che molta gente non abbia mai visto una cosa simile.Sono le sei di pomeriggio eppure è buio come se fosse mezzanotte, gli alberi che si scuotono sotto il flagello dell’uragano, l’acqua che sembra provenire da tutte le parti.Mio Dio, mio Dio… devo fare in fretta, devo farcela, so che non posso indugiare… so che non…Il boato dei tuoni e dei lampi rende lo scenario spettarle e psichedelico. La luce nel paese costiero è mancata da parecchio e soltanto pochi fari osano sfidare un canale d’acqua che si sta ingrossando.Una Fiat 1100 giace abbandonata sul ciglio della strada, il proprietario deve aver cercato rifugio in qualche abitazione vicina, ma qui tra poco tutto sarà invaso dall’acqua.Il Westfalia tiene la strada contro le folate di vento. In una curva, un oggetto di plastica scivola sul pianale con un rimbalzo oscurato dal rombo del tempo. Faccio fatica a riconoscerlo… sembra una cosa strana.La vista mi si sdoppia, vedo 4 parabrezza invece dei due separati dal montante.Ora lo riconosco, è il mio cellulare. E’ completamente inutile. Non c’è campo qui, non ce ne può essere.Come gesto automatico e folle accendo la radio e alzo il volume alle stelle perché copra i boati dei tuoni.

Paese mio che stai sulla collinadisteso come un vecchio addormentatola noia, l’abbandono, il niente, son la tua malattia,Paese mio, ti lascio, vado via…

L’ansia mi assale. Devo fare in fretta.Imbocco la strada che si stacca dalla statale e comincio a risalire la montagna.

 - E’ tardi, è troppo tardi - si dispera la fuggiasca.Rasta batte i pugni sul volante.L’imbocco della stradina montana è a duecento metri, ma la polizia stradale ha bloccato le strade.Sulla riviera si sta abbattendo un diluvio senza precedenti. Tutto è un tuono ed un boato. Molte strade sono sommerse.La fuggiasca guarda la montagna da dietro i vetri ondeggianti. Quasi le sembra di vedere due fari che si arrampicano per la montagna.- Anche se fossimo lì, non lo troveremmo - dice Rasta sconsolato. Ormai è passato dall’altra parte… Non possiamo più raggiungerlo… E’ troppo tardi.La Fuggiasca piange e scuote la testa. Poi guarda ancora fuori e pensa a tutte le volte che ha parlato a quell’uomo con la mente, essendo chiuso il suo cuore.- No…! - esclama decisa - Non io…

 

 

I fari del Westfalia illuminano a malapena la strada invasa di un torrente d’acqua che precipita a valle, ed i rami e le foglie.Tanti fantasmi agitano i loro rami di fronte a me, mentre l’universo passa in psichedelico con lampi frenetici e stroboscopici.Devo farcela, devo farcela, devo arrivare.Il Westfalia ruggisce nel buio.Una curva, un’altra ancora, tutto trema, sento dei colpi lungo la fiancata, qualcosa è rotolato dal bosco, qualcosa che si sta mangiando l’intera montagna.Foglie strappate via e accartocciate si depositano sui vetri, ma il parabrezza asincrono sta disputando una partita persa dall’inizio…Ancora qualche curva, devo soltanto superare l’ultimo bosco…Una bicicletta è riversa sul ciglio della strada. Qualcuno stava cercando di fuggire, o ha tentato invano di tornare verso casa… invano… invano…Il torrente melmoso che si stacca dalla montagna si abbatte contro le ruote del Westfalia.Devo faticare, pregare per governarlo, Dio mi aiuti.Un ronzio fastidioso mi rende difficile ordinare i pensieri.Un fischio difficile da interpretare, che si dissolve in un sussurro.Incurante di tutto questo, José Feliciano continua nella sua canzone, che , in una sua versione infernale, sembra non voler terminare mai.

 

 

Amore mio, ti bacio sulla boccaChe fu la fonte del mio primo amoreTi do l’appuntamento dove e quando non lo so…Ma so soltanto che… Ritornerò.

 

 

- Ritornerò - ripeto sussurrandolo - Te l’ho promesso, te l’ho promesso…Stringo tra le dita il foulard con i ricami rossi che sapevo essere sul sedile di fianco a me.So che le case sono là, nel buio, dove la luce è ormai saltata da tempo.Di nuovo il ronzio, qui di fianco, nella mia mente.Poi la voce si fa largo.Chi sei?Scaccio il pensiero con una mano, come se fosse una mosca che mi passa davanti al viso.Chi sei? Che cosa hai fatto nel passato?Ancora la voce di donna, che cerco di scacciare e che mi da l‘impressione di provenire dalla parte destra della mia mente.Perché non si sa nulla di te?Il Westfalia scoda, spingo il pedale, il motore urla.Ancora poche curve.Poche.Ma c’è un rombo ancora più forte.O mio Dio, tutto vibra.Tra un po’ si staccherà tutto, verrà giù la frana dalla montagna.Qual è stato il tuo incidente? Tutti sanno che ne hai avuto uno, ma nessuno sa quale.Quale è stato?- Io… io non ricordo… - dico confondendomi.Accelerò ancora di più, le ruote sul ciglio del burrone.Di nuovo il ronzio, la voce di donna sulla destra della mia mente.Qual è stato il tuo incidente? Che cosa significa? Io devo fare in fretta… devo fare in fretta….Quale è stato il tuo incidente? Dove stavi andando? Da chi stavi andando?- Io…  non lo so! Non lo so! - grido, mentre grida anche il motore.Ora nel bosco, i fari che si perdono quasi nel paesaggio melmoso, sono quasi…FRENA! - un grido alla mia destra.Scosto l’attenzione, il Westfalia sbanda.FRENAAAAA! - urla la donna alla mia destra.Ma chi è..? Tocco soltanto il freno, mentre il bosco sta finendo…Un’ombra si abbatte di fronte a me.Istintivamente schiaccio il pedale. Le ruote del Westfalia abbrancano il fango in una breve e disperata scivolata.Poi l’urto.

 

 

Non so quanto tempo sia passato.Sento aria fredda che entra nel Westfalia.Ho la testa contro il parabrezza anteriore e qualcosa di caldo mi sta colando sul viso.Sono finito sul volante, come avevo sempre temuto, ma il corpo non mi duole.Mi spingo all’indietro, fino ad abbattermi sul sedile.La pioggia canta la sua canzone di morte tempestosa e violenta, incurante di me, fermo nel bosco, con il mondo che crolla vicino..La radio ha cessato di trasmettere dopo l’urto.Mi sollevo fino allo specchietto retrovisore.Sto sanguinando.Sul parabrezza anteriore è ricomparsa la crepa, nel punto esatto in cui l’ho colpito con la testa.Il motore è rimasto acceso.Tic-toc tic-toc tic-toc. Il rombo della pioggia e dei tuoni.Gli scrosci d’acqua si abbattono famelici sull’intermittenza di questo tergicristallo asincrono, che lascia trasparire ombre confuse, lì, a pochi metri da me.La luce dei fari ondeggia attraverso l’uraganoLa testa rimbomba di parole confuse.Qualcuno sta parlando, proprio accanto a me.Qualcuno.Ma io non ho orecchie per ascoltare.Oltre i fari, lì, davanti a me.Ci sono due ombre confuse, nascoste dal movimento delle spazzole.Una donna, vestita in un abitino che fa a pugni con quello che sta capitando attorno. E’ molto giovane, ha la coda di cavallo. Sorride triste, il suo viso un rivolo stanco d’acqua.Tiene per mano un bambino, al massimo di tre anni.Li guardo e gli occhi mi si riempiono di lacrime, che si confondono con la pioggia che scende sui loro volti.

 

 

- Non ce l’avevi fatta, vero? Fu un alluvione… La voce di donna mi parla dalla destra.Sto piangendo, le mani piantate sul volante. Gli occhi persi in quelli delle due persone che sono pochi metri più avanti.Non capisco, non voglio capire.- E‘ stato un albero a fermarti, vero? Li stavi venendo a prendere prima che franasse tutto - dice la Fuggiasca - ha un tono triste, quasi rassegnato.Mi volto a guardarla stupito e sgrano gli occhi.E’ fuori dal Westfalia, ha aperto il portellone laterale e mi parla da lì, inzuppata di pioggia.Scuoto la testa.- Tu non… Tu non puoi essere qui… - sussurro tremando tra i tuoni e schiacciando l’acceleratore, facendo rombare il motore in folle.- Neanche tu sei qui… mi dice. Ha lo sguardo stanco e tiene qualcosa in mano.Sono le fotografie della giostra, inzuppate d‘acqua.Le getta sul sedile, di fianco a me. Si sparpagliano sul sedile, disordinate, tutte nello stesso verso.La ruota sembra quasi girare all’interno delle fotografie.Non voglio capire, mi rifiuto di comprendere.Tengo gli occhi fissi sulle persone dei miei ricordi.Quanto mi piacerebbe perdermi in quelli della ragazza immobile sotto l’uragano, poco oltre il raggio dei fari, che sa di promesse sicure e di semplicità.E sulle guanciotte di quel bimbo, dalle mille parole.Pioggia e folate di vento entrano dal portellone aperto.- Rasta ha fatto delle indagini. Ha trovato i giornali dell’epoca. Qualcosa lo ha incuriosito. C’erano le stesse foto della ruota che tu hai scattato 40 anni dopo. Tu lavoravi per il giornale del paese. Eri stato tu a fare quelle foto… quando vivevi qui, nel 1971.La voce della Fuggiasca è stanca e affranta.- Rasta ha ingrandito una delle foto. C’erano tante persone quel giorno sulle navicelle. In una di quelle foto… in una di quelle foto ci sei tu con un bambino. Sono certa che sei tu… Salutavate in direzione dell’obbiettivo…Tremo scuotendo la testa, che continua a sanguinare. I lampi esplodono nella mia mente, prima che nell’uraganoLo sguardo cade su una delle fotografie, dove la ruota si sta muovendo. Era l’unica che non avessi scattato io quel giorno.Lei soffriva di vertigini, era rimasta giù, e ci aveva fotografati.La ruota gira, mi ipnotizza ed è come se venissi assorbito dall’immagine.

 

 

- Sei contento allora? Fai ciao alla mamma…- Papà… ma di qui si vede il nostro paese?- Certo, è laggiù, oltre quei tetti, tra un po’ saremo un po più in alto e lo vedremo…- Ma.. Io vedo soltanto quei nuvoloni…- Pioverà mi sa… forse pioverà per qualche giorno…La ruota girava lentamente e di diffusori in basso provenivano le note della canzone di quell’estate.

 

 

I really wanna see youI really wanna know youBut it takes so long my Lord…

 

 

Di fronte a me il parabrezza ha formato una ragnatela di vetro e lacrime.La forza del ricordo che mi piomba addosso dopo 40 anni è dolce e malinconico.Se non fosse che è assurdo, direi che ho già sentito questa musica che si sta levando dal nulla.

 

 

I search for you on the other sideWhere the river runs clean and wide

 

 

Eravamo due ragazzi. Diventati adulti troppo presto. Soltanto ora ricordo tutto.Devo inserire la prima marcia e andare via. Devo raggiungerli e salvarli.La ruota gira ancora in quelle foto, e nella mia mente non ha mai smesso di farlo.La Fuggiasca ha occhi grandi e tristi. - Questo furgone era tuo già allora. Non è mai stato di nessun altro. Fu portato via dopo l’incidente…Scuoto la testa.Era mio il Westfalia. Era nostro il Westfalia. Il furgone della nostra vita. Dovevo averlo sempre saputo.Mi guardano, lì davanti, in mezzo a queste note così scarne e profonde.Devo andare da loro. Devo salvarli questa volta.- Ascolta… - mi dice la Fuggiasca. Provo tristezza e rimpianto per lei. Come per me stesso.- Ascoltami… questo furgone è… è una macchina del tempo. Ma è diabolico. Non ti porterà da loro. Non ti porterà da nessuna parte… Stai scomparendo dalla realtà… Il suo tono si fa angoscioso, disperato, sento che sta piantando le unghie sulla carrozzeria del Westfalia ed è uno stridore tra metalli.E’ strano però. Ricordo di aver sempre pensato che mi sarebbe piaciuto viaggiare col mio Westfalia, quasi si fosse trattato di un viaggio nel tempo.Chiudo gli occhi, voglio andare via, ma lei mi trattiene con la mente.- A Jack è toccata la stessa sorte… Anche lui aveva recuperato la Miura dal Corvo. Anche lui ha inseguito i suoi sogni, benché malefici. Alla fine probabilmente ha raggiunto qualche luogo dove era convinto di essersi veramente vendicato, di avermi uccisa sul serio lì. Scuoto la testa. Tu non sei qui - dico tenendo le mani ferme sul volante e lo sguardo fisso sulle due persone che mi aspettano. Neanche tu sei qui dice tra pioggia e lacrime - sei su una diavoleria che ti regalerà la morte, e probabilmente non te ne accorgerai neppure. E’ questo il prezzo da pagare… in cambio dei propri sogni.

 

 

La musica scorre.Io non lo credo, ma se anche fosse la morte? Dove altro andare, in fondo? Svanire nel luogo dove avresti sempre voluto essere, con chi è giusto che tu stia. Raggiungerli, se non salvarli.- Non mi puoi trattenere - le dico, facendo rombare il motore in quell’universo infernale di lampi e rombi.- Da chi stai scappando? Da te o da me, piuttosto? - questa volta il suo tono è più duro, quasi rabbioso. La guardo, nella cornice del portellone laterale. E bellissima, come lo è sempre stata, da quando l'ho incontrata la prima volta in Agenzia. Fa sobbalzare le mie certezze e stringere il volante al Westfalia, il cui contatto rafforza la mia voglia di andarmene. Non ammetteresti mai di esserti innamorato di me, vero? Sei troppo cinico anche per questo? Chiudo gli occhi, il mio cuore sanguina. Allargo le mani sul volante. Non ho niente da offrirti, lo sai.. - le dico col pensiero. - Cosa posso darti? Quale certezza posso offrirti che non sia un affanno? Quale prospettiva posso ritagliare dalle poche speranze, alla mia età.L'ho pensato, ma lei l'ha sentito. La guardo, quasi travolta dalla tempesta. Mi sta parlando senza parlare, o forse lascia che io lo faccia per lei. E se non fosse troppo tardi? Chi ti dice che quello che hai da offrire sia nulla? E se...Chiudo gli occhi. E se ci fosse anche un solo istante da vivere? Insieme? L'acqua urla. Non potrà restare qui in eterno. Andiamocene via, dammi la mano, sporge il braccio all'interno della carrozzeria, mentre riapro gli occhi e vedo gli occhi di quelli che furono la mia compagna e il mio bambino. Che mi aspettano. E'buffo. Proprio ora che è tardi vorrei stupidamente abbandonarmi ad un amore che fosse quello giusto, quello vero. Perdermi nei tuoi occhi immensi e lasciarmi andare. Non è troppo tardi, dammi la mano. Andiamocene da quì ti prego. Trattengo il fiato. I fari del Westfalia fendono la pioggia come due occhi. Tic-toc tic-toc tic-toc, chiudo gli occhi e sento soltanto il rumore dell'acqua sul parabrezza. Il Westfalia romba di fronte a chi mi sta aspettando. Tic-toc tic-toc tic-toc.

Dammi la mano. Dammi la mano. Il Westfalia ruggisce mentre l'acqua scende Tic-toc tic-toc tic-toc. Mauro Saglietti

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