Cari amici, ogni tanto, seppur di rado, mi piace scrivere racconti che si discostino dalla tematica dominante di tutti i nostri scritti.Credo che Toro News possa essere anche una sorta di parentesi nella quale coloro che vogliono fermare i propri pensieri ed entrare in un universo di narrazione, possono farlo agevolmente.La storia che vi propongo oggi ha a che fare con un vecchio furgone, passioni mai sopite e tanto mistero.A tutti coloro che ne avranno il coraggio, buona lettura.Una piccola precisazione.Come vedete dalla foto principale, questo furgone (il Westfalia) ha i fari accesi.Come potete facilmente desumere, non è targato Padova
mondo granata
Westfalia
Tic-toc tic-toc tic-tocGli scrosci d’acqua si abbattono famelici sull’intermittenza di questo tergicristallo asincrono, che lascia trasparire ombre confuse, lì, a pochi metri da me.La luce dei fari sferza a malapena l’uraganoLa testa rimbomba di parole confuse.Qualcuno mi sta parlando, supplicando forse qui accanto a me, forse poco distante.Forse chi lo sa.
Mi chiamano il “Cinico”.Perché? Presto detto. Perché non credo quasi più in nulla.Ho 62 anni oramai, anche se per qualche strana ragione ne dimostro parecchi di meno, ma non è questo il punto.Faccio il fotografo, me la sono sempre cavata abbastanza bene e alcuni miei scatti sono diventati famosi.E’ stato l’hobby di tutta la mia vita, tuttavia se riesco a fare progetti che durano anche una settimana è grazie a una pensione di invalidità che mi trascino dietro da un antico incidente che io stesso ho finito per dimenticare. Ma questo non risolve la questione.Sono stancoNon ho più fiducia in questo paese, in questo Stato nemico, che ti affossa con inesorabile paternalismo.Non credo più alla possibilità di essere migliore.Non credo più nell’amore.E’ inutile mentire, lo specchio non lo fa e non nasconde quello che sono diventato.E io non voglio farlo con me stesso.Sono troppo stanco per sperare e troppo pavido per non lasciarmi vivere.
Vi ho detto di non credere quasi più a nulla, ma vi ho mentito.Oltre alla fotografia c’è una cosa per la quale provo interesse, ed è il mezzo sul quale in questo momento sto scrivendo queste righe.Perché allora vi racconto questa storia?Per mantenere la mia sanità mentale forse. O perché rimanga qualcosa di scritto di quello che sta capitando. Non posso perdere tempo, no ne ho abbastanza.E’ cominciato tutto qualche anno fa, sapete?Con il consiglio di un‘amica ed un territorio di baracche.
L’ho trovato quasi per caso ma forse è più corretto dire forse è stato lui a trovare me.La vita è fatta di incroci, di attimi mancati, di anticipi e ritardi ed io, il giorno in cui questa storia ebbe inizio, fui indirizzato, in caccia di immagini da immortalare riguardante la metropoli post-industriale, nei pressi di uno sfasciacarrozze.Lui era sotto una tettoia, alcune assi di legno appoggiate su quelle che un tempo erano state le sue fiancate ed ora erano squarci di ruggine polverosa.Dal ponte poco distante che sovrastava la suburbia di strade polverose e ancora sterrate nella quale mi ero andato a cacciare, proveniva il rumore di vetture e pullman, incuranti di quell’oasi in negativo, nascosta e afosa, benché ci si trovasse alla periferia di una grande città.Non appena lo vidi, ricordo di aver varcato il cancello di quel recinto di gran carriera, osservato soltanto dagli occhi vuoti di decine di vetture sventrate e da quella che pareva una gran cornacchia, o un corvo, appollaiato silenzioso ed enigmatico su una delle tettoie.Ma il mio interesse non era rivolto all’uccellaccio, era rivolto a lui.Malridotto, forse disperato, i segni di una vita addosso, probabilmente dimenticata.Non vedendo il titolare in giro, mi sono spinto fin quasi ai suoi finestrini polverosi, cercando di scrutare all’interno.- E ‘ molto malridotto, questo vecchio guerriero, ci vorrebbe una bella opera di restauro…Forse piroettai nell’aria per lo spavento, ritrovandomi di fronte un uomo alto e magro dalla canottiera sporca, e dei piccoli baffettini fuori moda, il proprietario, come ebbi modo di scoprire.- E’… E’ un Westfalia! - dissi con un entusiasmo a me raro - Deve essere… questo modello deve essere degli anni ‘60...- Del ‘64 - precisò l’uomo, dallo sguardo rassegnato ma sfuggente.- Oh bè…- Guardi, se me lo toglie dalle scatole mi fa soltanto una cortesia - disse spiccio - Se lo porta via, glielo lascio per…E sparò una cifra ridicola. Anzi, peggio.- Ma… me è un Westfalia… se rimesso a nuovo potrebbe valere…Non gli importava. Sembrava desideroso di disfarsi di quel ferrovecchio a tutti i costi.Non ricordo con precisione cosa scattò in me. Non avevo alcuna esperienza nel campo del recupero rottami.Ma avevo sempre desiderato possedere un Westfalia e quella piccola, breve passione, riaccese per un attimo il mio interesse per quello che mi circondava.
Per coloro che non lo sapessero, e non credo che il numero sia esiguo, il Westfalia era conosciuto col nome più tecnico di Volkswagen T1, dove la “T” stava per “Transporter”. Molti di voi un po’ avanti con gli anni lo ricorderanno arrancare nelle versioni commerciali lungo le strade degli anni ‘60, col frontale a V incattivita e le scarse superfici vetrate, poco prima che la versione T2 lo mandasse in pensione. Il Westfalia era la versione camper del normale transporter, finestrini che correvano lungo i due terzi della fiancata, il classico furgone da Hippy, se per caso avete ancora dei dubbi.Non so per quale motivo, ma aggrappai i miei pensieri a quel furgone, quasi potesse davvero portarmi lontano, in un’epoca dove le cose avevano un senso.Così lo acquistai quel giorno stesso per una balla di fumo, come in trance, senza avere una minima idea di cosa farne, .Tornai con un amico due giorni più tardi a trascinarlo via dallo sfasciacarrozze del Corvo, così come lo soprannominai, lo caricammo sul pianale di un camion e via, quindi lo tenni posteggiato in strada per qualche tempo, senza sapere bene cosa farne.Fin quando dal “Corvo”, così come avevo chiamato quel posto, non mi arrivò una telefonata che mi annunciava che erano arrivati dei ricambi.
Ho ricordi sbiaditi di quel periodo, come del resto di tutta la mia vita. Potrei fare confusione e non è mia intenzione parlare troppo di quel restauro. Fatto sta che l’uomo aguzzo con la canottiera sapeva il fatto suo. Dio solo sapeva quali contatti potesse avere un tizio che aveva la sua sede in una topaia invasa dal fango e dalle serpi, eppure le sue telefonate divennero regolari.Ma io non potevo permettermi quello in cui mi ero infognato.Non mi sono mai potuto permettere nulla, figuriamoci il restauro di un furgone risalente a quasi 50 anni prima.- I soldi non sono importanti… pagherà con calma - mi disse un giorno il tizio mentre mi ero recato nel suo sconquassato recinto, mentre non perdeva di vista, con la coda dell’occhio un cliente perso nei suoi sogni, che si chiamavano in quel caso Fiat 124 coupé.- E’ malridotta, certo… e avrebbe bisogno di un’opera di restauro…
Insomma, fu così che andò, e vi ripeto, i miei ricordi sono annebbiati a tal punto che è difficile farne letteratura. Ci volle un anno, ma alla fine mi ritrovai tra le mani quel brivido che da tempo desideravo.Un furgone Westfalia rosso e bianco, la vernice scintillante da qualsiasi punto la si osservasse, al quale avevo apportato interessanti modifiche.La zona centrale, ad esempio, poteva agevolmente trasformarsi da pulmino a nove posti, in zona svago, supporto di vacanze all’aria aperta che probabilmente non sarebbero mai arrivate.La strumentazione e gli interni poi erano quelli originali del 1964. Un volante gigantesco ed un piantone che attendeva soltanto di conficcarsi nello sterno alla prima frenata, i sistemi di sicurezza di un’epoca lontana e ingenua, ma quel Westfalia era quello che avevo voluto.Diventò parte della mia vita, se non l’interezza di quello che rimaneva.
Nella mia mente post-malinconica, avevo sempre sognato giornate da passare in compagnia degli amici, che forse non ho mai avuto. Giornate nelle quali il tempo potesse fermarsi con noi in una radura montana, in un prato di campagna o sulla riva del mare. Senza legami con partner che non volessero, senza orari e scadenze che inquinassero con la loro attesa anche le ore precedenti, senza più situazioni economiche che bloccassero il respiro. Giornate da trascorrere in giro sul Westfalia con una chitarra che suona nella terza fila di sedili, serate con la luna che si specchia nell’acqua salata avendo la certezza del giorno seguente. Era chiedere troppo? Forse sì.Ed il mio vecchio furgone sarebbe dovuto essere parte di tutto questo, anche se ho sempre saputo benissimo che non sarebbe mai stato possibile. Semmai tutto si sarebbe limitato a frammenti, come le mie fotografie che tentano inutilmente di bloccare il tempo.
I primi tempi del Westfalia tuttavia furono ruggenti.Come vi ho detto, nonostante i miei tentativi di isolarmi dal mondo, non mi era possibile evitare di conoscere persone..Ho lavorato per un’agenzia stampa in particolare negli ultimi anni.Sono i miei unici amici, anche se forse ne farei volentieri a meno.Non chiedetemi perché… Sono fatto così, sono diventato così.Il pensiero che una cosa possa passare mi fa stare male per la sua perdita anche se questo non si verificherà mai.
I primi tempi erano gagliardi e lasciavano sulla pelle il sapore del sole, quando il Westfalia solcava il lungomare nel pomeriggio sulle note di Jim Capaldi, trasmesse dalla stazione di vecchi classici, unica programmazione del Westfalia.
One day you're up Next day you're down She's got your head Spinning aruond That's love It's happening all the time
Oppure in lunghi pomeriggi arrampicati su strade sterrate a specchiare il nostro tempo sulle acque di un lago che nessuno conosce, mentre i bambini correvano tutti intorno.Sì, proprio bambini. Due.
L’abitudine del fine settimana col Westfalia aveva contagiato parecchi dipendenti in quella che era un’agenzia stampa polifunzionale, con annessa tipografia, prima che ovviamente venisse ridimensionata, come viene ridimensionato tutto in questo paese, a partire dai sogni.Partivamo il sabato mattina presto in 7, alle volte in 9, con Franco, uno dei titolari dell’Agenzia, mio, coetaneo a farci da anfitrione, sempre pronto a condividere viveri e vino, conoscitore di tutte le cime alpine soltanto osservandone il profilo.Con i bambini della Fuggiasca che scorazzavano, con Cobra curvo su un libro di fisica anche in spiaggia, oppure con Rasta il pubblicista e le due gemelle…Eh sì, eravamo davvero in tanti all’inizio.Poi la riduzione costi che ha coinvolto l’Agenzia, e la vita hanno fatto il resto.Non ci aspettavamo che Franco ci lasciasse così in fretta.Ogni tanto quando riguardo le cime della montagna, penso che un giorno ne vedrò una simile al suo profilo.
Oggi oltre a me è rimasto Cobra, un giovane laureato in Fisica dal carattere ombroso, che per vivere si occupa di grafica, spesso Rasta, il giovane pubblicista reggae addetto alle rotative, quando la fidanzata gli mette le ganasce, e la Fuggiasca.Sì, la Fuggiasca.Una di quelle donne che hanno un profilo anonimo su Facebook o come cavolo si chiama, per non rinunciare ai contatti e non essere individuati. E’ ancora lontana dai 40, ha due figli ed è separata da un anno circa.Lineamenti che definire graziosi e poco, sotto i capelli corvini, che spesso tiene raccolti dietro la nuca, e che talvolta le incorniciano le spalle.Avessi 20 anni di meno le farei il filo, non le darei tregua, anzi, potrebbe davvero farmi battere il cuore all‘impazzata.Ma non accadrà. Ho davvero venti anni di più e niente da offrire.Non si torna indietro, non siamo in un libro e io non voglio essere ridicolo, anche se forse la mente è ancora quella di un ragazzino.La vita se ne è volata via in fretta, per Franco più in fretta, non so per gli altri.
Era stata lei a consigliarmi lo sfasciacarrozze del Corvo, dal momento che il marito, fanatico dei bolidi e delle vecchie auto d’epoca, aveva trovato lì dentro una vecchia Lamborghini Miura da restaurare.Lo stesso marito diventato ex, denunciato nel frattempo per stalking, che ora la pedina, la minaccia di morte in continuazione e fa anche di peggio.Troppo spesso prima della loro separazione, quando mi ricavo in agenzia, vedevo occhiali scuri che coprivano lacrime e più probabilmente lividi.Forse fui io a spingerla a prendere la decisione finale. Quando lei si decise, Jack il pazzo, nome con cui si iscriveva alle corse amatoriali in pista, non accettò la cosa, ferito nel suo orgoglio di uomo-padrone.Se non fossi arrivato casualmente col Westfalia una sera, probabilmente l’avrebbe ridotta in fin di vita in mezzo alla strada. O peggio. Non so perché, ma fece uno sguardo strano quando la vista dei fari del Westfalia lo investì e scappò via.Feci in tempo a catapultarmi fuori dal furgone e a raccogliere il suo capo, parzialmente coperto di sangue tra le mie mani.Se mai ho pensato di poter sciogliere il mio gelo infuocato è stato in quel momento, ma ho la scorza dura e ce l’ho fatta a resistere.Anche se tra me e lei c’è un rapporto speciale.Anche se ci parliamo senza bisogno di parlare.Da allora lei ha cambiato casa molte volte, ha i suoi amori che la portano al lavoro e la aspettano quando esce.Ma lui è sempre lì nell’ombra, lo sento.Ho paura un giorno di vedere gli abiti della Fuggiasca macchiati di sangue sul fondo di una strada.Questa vita non è giusta e scappare via sul Westfalia è in fondo come scappare dalla vita stessa.
You walk out the door Head for the train Then in a while You're back again That's love You'll never change the world Not in a million years
Cobra, che arriva dal mare e che nasconde il proprio rancore verso il mondo dietro un aspetto da giovane artista maledetto, credo ne sia molto più che innamorato, anche se ha molti anni in meno di lei. All’inizio era un giovane insicuro e vedeva in me l’esperienza che lo avrebbe potuto aiutare, in seguito credo abbia cominciato a vedermi come un avversario, sbagliando.Vorrei poter fare qualcosa per lui, ma spesso non riesco a fare più nulla neanche per me stesso.
Non sarei qui, seduto su questo furgone semi sommerso dalla pioggia ormai scrosciante se non fosse capitato qualcosa.Avevamo la nostra routine, i nostri viaggi.La mia malinconia.Poi è capitata una cosa, circa due mesi fa.E' stata una giostra.
Muoia Sansone con tutti i Filistei.Muoiano quelli che ti inviano richieste di pagamento che tu hai già effettuato e che ti mettono in ginocchio per tutta la vita.Tanto vale quindi spendere quel poco che si ha e restare povero in canna. Nessuno creda che io abbia eredi a cui lasciare eventuali debiti.Ho deciso così di recarmi al mare almeno una volta alla settimana, col mio Westfalia, anche da solo se necessario. Non mi importa della gente che mi guarda o che pensa che io sia un pazzo. Sapete, da qualche tempo ho come la sensazione di poter morire da un momento all’altro, e, visto che il momento prima o poi arriverà, vorrei poter farlo guardando il mare. Sono un montanaro, lo so, ma la montagna mi ha sempre spronato ad andare oltre, ad andare più su, fino alla fine della strada, in un luogo dove non ci siano altri posti dove andare. Ed al mare la strada finisce. La fuggiasca dice che sono uno stupido, una volta mi ha addirittura afferrato per il bavero, sfidando il mio sorriso sprezzante.
Ero dunque da solo a bordo del mio Westfalia, e mi aggiravo per uno dei paesini rivieraschi, alla ricerca di sole e solitudine. Questi paesi sono come delle città fantasma in primavera, pieni di promesse e voglia di bambini che ancora devono arrivare. Alle volte mi piace fermarmi in questi posti solitari ed annusare il profumo dell’infanzia, nell’assurda e nostalgica speranza che possa un giorno tornare.Stavo cercando un posto all’ombra per il Westfalia, quando poco più a Nord ho visto, nei pressi di una zona più ampia del lungomare verso Nord, una grande ruota panoramica che girava lentamente.Non è stata la stranezza di un’attrazione fuori stagione ad attirare la mia stanca curiosità, quanto il fatto che si stagliasse contro i colori intensi del mare e del cielo scuro, testimone di un lontano temporale, neanche fosse una nave attraccata ad un porto fantasma.Ho immediatamente afferrato la macchina fotografica, sempre di fianco a me su questo sedile anteriore sdoppiato e ho tentato di mettere a fuoco, una foto di assaggio prima di scendere e farne altri decenti, ero pur sempre fermo in mezzo alla strada.Mi sono però ritrovato di fronte la fastidiosa crepa sul cristallo anteriore sinistro. L’unica cosa che non sono riuscito a riparare in questo furgone.Il vetro, forse sollecitato da un assemblaggio mediocre, che si spacca in un orizzonte frastagliato.Quando guido non ci faccio caso più di tanto, ma l’occhio del mio obiettivo è qualcosa di inesorabile, così ho aperto la portiera e ho fatto il gesto di scendere, ma un improvviso avvisatore acustico dietro il Westfalia, ha richiamato la mia attenzione.La Polizia Municipale, ovviamente.Strano abbia evitato la multa, di solito non aspettano altro da quelle parti, sono comunque dovuto ripartire, sempre tenendo d’occhio la strana struttura. C’era qualcosa che non andava con quegli spazi, lo ricordo bene, ma non sono stato in grado di comprendere cosa.Una svolta, due svolte, tre svolte, il cellulare che suona e che mi porta via l’attenzione.Non so come sia stato, fatto sta che quando mi sono ricordato della ruota, ero già distante chilometri.Mi sono ripromesso di tornare sul luogo il giorno seguente (sono sufficientemente indipendente e svogliato da aver fatto del Westfalia la mia casa).E così ho fatto.Soltanto che la ruota non c’era più.
Smontata a tempo di record, ho pensato, che assurdità è?Ho trovato un parcheggio per il furgone, ma anche il luogo mi sembrava diverso, rispetto a quanto visto il giorno prima. Il larghissimo spiazzo dove stava girando la ruota, sembrava in realtà molto più piccolo, tant’è che, avvicinandomi, mi sono chiesto se quello fosse realmente il luogo corretto.Quei palazzoni sulla sinistra poi… mi erano sembrati più arretrati, sempre avessi visto loro.- Fate in fretta a smontare le cose da queste parti eh? - Ho chiesto stupidamente a un omone pelato in calzoncini e maglietta rossa, che stava assemblando le cabine per la stagione estiva.Mi ha guardato senza capire e mi ha risposto con la cordialità tipica di quel luogo.- Qui montiamo le cose, signore. Non le smontiamo. Anzi, se vuole darci una mano…Avrei dovuto andarmene, l’esperienza alle volte non serve proprio a nulla.- Mi riferivo alla ruota. A quella che c’era ieri…L’uomo ha smesso di lavorare e si è tolto gli occhiali scuri avvolgenti. Aveva occhi chiarissimi. Mi ha guardato cercando di scrutarmi. Poi dopo quello che è sembrato un tempo interminabile, ha ripreso a lavorare.
Sarebbe stata soltanto una delle tante mattonelle stonate della vita, niente di più.La settimana seguente siamo riusciti ad organizzare nel week end una delle nostre gite di vecchio stampo. La verità è che stavo cercando di affittare un monolocale, proprio nello stesso paese dove avevo intravisto la strana ruota. Se mi piace tanto questo posto, tanto vale che mi ci fermi, almeno finché non avrò terminato la serie di foto che ho in mente di fare.La Fuggiasca si è opposta. Ha detto che sono un pazzo, che il mio posto è in città, che questa corsa all’autodistruzione non mi porterà da nessuna parte. Credo che si sia abituata all’avermi vicino e la paura del marito la travolga. Anche io ho paura per lei e, se non avesse bimbi piccoli che vanno a scuola, le chiederei di trasferirsi con me. Ma lei lo sa. Sono convinto che lo sappia e mi trovo spesso a sorprendere le mie parole ancora da pronunciare nei suoi pensieri.Ha trascorso la giornata imbronciata, occupandosi soltanto dei figli, nonostante il tempo fosse splendido.E’ stato verso le 18 che è capitato.Eravamo tutti sul Westfalia e ci siamo spostati verso il paese rivierasco vicino. Alle volte una birra gelata di fronte al mare ha ancora il suo senso, specialmente prima del viaggio di ritorno.Un parcheggio proibitivo, la fermata di fronte al bar.- Scendete qui, io vado a metterlo laggiù.Il rumore del portellone, e poi la ripartenza.Il tempo che si fa ovattato e i rumori esterni che sembrano sparire, la testa che duole improvvisamente.La presenza della Fuggiasca dietro di me.- Perché non sei scesa con gli altri? - le chiedo in quei pochi metri, mentre anche le mie parole sembrano arrivare da lontano.Sarà un giramento di capo, forse il sole - Forse è meglio che non beva birra, sai? Non credo mi faccia bene oggi… - deglutisco, sento il suo respiro dietro di me, sul sedile posteriore - Perché non parli? Non mi dirai che sei ancora arrabbiata per la storia dell’affitto…Mi infilo nel posteggio e lancio un’occhiata distratta allo specchietto.Freno e mi volto di scatto.Sono solo. Nel Westfalia non c’è nessuno.
- Ti dico che c’era qualcuno. Non sto scherzando. Era dietro di me.Io e la Fuggiasca ci siamo appartati nel corridoio della cremeria che porta alle toilettes.- Ma chi vuoi che ci fosse? Siamo scesi tutti qui davanti… non hai visto?Sospiro. Sembra una pazzia ma sono convinto di quello che dico. Non voglio che lei mi veda mentre mi tremano le mani.- Ti sto dicendo la verità… c’era una donna dietro di me. Sono sicuro che ci fosse!- L’hai vista? Come fai a dire che c’era una donna, se non l’hai vista.- Ho sentito… ho sentito il suo respiro. Ero convinto che fossi tu.Mi ha guardato con quei suoi occhi intensi col quale deve aver guardato tanti fortunati amanti.Lo so, ormai ho l’età per essere compatito.
Durante la settimana seguente sono tornato spesso al mare, per intanto ho trovato una piccola camera in quella che un tempo era una soffitta, in una via larga e assolata del paese della giostra.La mia affittuaria è una burbera nonagenaria, che tiene in alto la fama di spilorceria del luogo. La Fuggiasca mi ha telefonato tutti i giorni, chiedendomi che cosa io abbia intenzione da fare lontano da tutti… alla mia età.- Ecco, grazie per averlo detto – le ho risposto – Sei stata sincera – poi ho riagganciato.Ho soltanto potuto immaginarla mordicchiarsi il labbro inferiore per aver detto una stupidaggine. Lo so, non posso restare senza sentirla troppo a lungo con Jack il pazzo in giro.
La mattina seguente è capitata un’altra stranezza.Stavo partendo per un giro di foto in una delle rare calette non ancora travolte dal dio cemento mascherato da progresso, per i beoni della propaganda, quando ho aperto il portellone posteriore del Westfalia, per depositare la borsa di attrezzi fotografici nello spazio tra l’ultima fila di sedili e la carrozzeria.Ma c’era qualcosa.Ho quasi lasciato cadere a terra la borsa. Ma chi aveva potuto…C’era un triciclo.Un triciclo arrugginito.L’ho preso tra le mani, rendendomele arancioni e poi ho sollevato improvvisamente lo sguardo, come se…Come se sull’ultima fila di sedili ci fosse qualcuno inginocchiato che mi stesse guardando.
Abbiamo fatto pace. L’ho chiamata io, non mi importa più dell’orgoglio da un pezzo.- Tutto bene? Ti sento strano – mi ha chiesto per telefono - Quando torni su da noi? Ci sono richieste per una mano esperta come la tua…Ho capito che non era vero. Ve l’ho detto, alle volte si comunica con la mente prima di farlo verbalmente.Lei se ne è accorta quasi subito e ha sussurrato sospirando – Jack è sparito. Lo ha cercato l’avvocato, ma è da tre giorni che non si fa trovare, sono preoccupata. Ho paura per i bambini… lo sai… Scusa, non volevo angustiarti maggiormente.Ma l’aveva fatto.Spesso mi sono guardato attorno per cercare di scorgere il profilo della vecchia Miura di quel pazzo. Chissà mai, un tartaro dalla mentalità deviata avrebbe potuto pensare che fossi io a portare via la sua donna.Eppure per qualche motivo si è sempre tenuto lontano da me e dal Westfalia.
Mi sono spesso ritrovato in quella settimana, a girovagare per la costa, dimenticando quasi completamente il lavoro che mi ero ripromesso di svolgere, evitando di parlare alla Fuggiasca, o tanto meno a Cobra delle stranezze che diventavano sempre più frequenti.Spesso ho imboccato strane strade che non conoscevo, senza sapere minimamente come ci fossi arrivato. La testa doleva e le atmosfere ovattate si ripetevano in maniera casuale, mentre le mie giustificazioni diventavano ogni giorno più labili.Un giorno mi sono ritrovato a percorrere la via principale di un paesino dell’entroterra, distante forse qualche chilometro, riempito dal mio blackout.La testa forse concentrata su di una vecchia canzone degli anni ’70, non avevo fatto attenzione alla guida.Ma perché mi ero ritrovato lì? In mezzo a quegli anziani che trascorrevano le prime ore del pomeriggio seduti sulle loro sedie di vimini intrecciati, mentre donne con i capelli tra i foulard risalivano il pendio della strada pedalando faticosamente.Ho fatto marcia indietro e ho addirittura pensato di farmi visitare da un medico.Ma da quale medico, se in fondo l’autodistruzione è ciò a cui tengo di più?Alle volte metto in dubbio anche quello.
Due giorni dopo stavo guidando lungo la provinciale, cambiando stazione radio, cercando una canzone piacevole. Il sole del tardo pomeriggio primaverile rendeva scintillante l’interno del Westfalia, mentre imboccavo una strada che conduceva verso i monti, staccandosi dalla provinciale- Questa dovrebbe piacerti… - ho detto dopo aver individuato un vecchio ritornello su una stazione conosciuta.Guidavo contento, lasciandomi alle spalle l’abitato, alternando le curve con dolcezza, lasciando alla destra il vecchio pozzo, si supponeva sprangato.Tutto era pervaso da una strana atmosfera di sicurezza e placidità immobile.La strada si faceva rettilinea ma sempre in salita, affrontando il lato della montagna nascosta dal sole, per poi curvare verso destra e ritrovarsi nuovamente inondata di luce.Ho abbassato la tendina parasole sulle note dei Middle of the road, che ritmavano la loro Tweedle-dee Tweedle-dum.
Now it’s been there, a year or so,Something will happen very soon I know…
Dall’altra parte della montagna scorgevo abitati di piccoli centri, resi disponibili alla vista dalla nuova successione di tornanti.Una nuova vampata di luce dopo una curva, poco prima di riuscire a intravedere le prime case del paese.Ho socchiuso gli occhi portando gli occhi allo specchietto retrovisore, dove l’ombra scura stava muovendosi, forse per evitare il sole.- Non manca molto, dai. Presto le curve saranno finite – ho detto – quasi voltandomi per rassicurare… per rassicurare… per…Ho inchiodato.Il furgone si è messo di traverso, sbilanciandosi in un tornante.- Le curve… le curve saranno… saranno… saranno finite – ho ripetuto tremando.La radio emetteva un unico suono
The tune McDougle always used…
Ripetendo la “u” di used come se il tempo si fosse fermato.Mi sono voltato già sapendo che non avrei visto nessuno.L’ombra nera che avevo intravisto nello specchietto.Non c’era più, solo la luce gialla del sole.Ed io… io con chi stavo parlando?Fino a un attimo prima.Con chi stavo parlando?Mi sono messo le mani tra i capelli che ancora mi ritrovo.La strada asfaltata che avevo percorso fino a un istante prima, era diventata un acciottolato di asfalto sgretolato e invaso dalle erbacce.Non vedevo più le prima case del paese che avevo intravisto poche curve più avanti Cosa stavo facendo, dove ero diretto fino a un attimo prima?
Ho ricordi confusi di quanto sia successo dopo.Ricordo di essere stato a casa, dalla vecchia da competizione, ma è un ricordo annebbiato.Il giorno seguente, preda di confusione e di mille domande sulle mie allucinazioni e sulle ombre che mi sfioravano, sono partito col Westfalia per una nuova serie di foto sulla caletta, indeciso sul da farsi. Dovevo dire tutto alla Fuggiasca? Dovevo chiedere aiuto a una persona che ne necessitava più di me? E se ne avessi parlato con Cobra?Ricordo di avere scattato una ventina di scatti e di essermi spostato col furgone poco più a Nord.E poi…E poi mi sono ritrovato davanti alla ruota panoramica.Ancora una volta non ricordavo di esserci arrivato, ma era lì.Di nuovo. Dovevano averla rimontata.Dovevo avere posteggiato il Westfalia a lisca di pesce, proprio di fronte allo spiazzo.E la cosa incredibile era che per me tutto fosse così ovvio e naturale.Sentivo, in quell’atmosfera ovattata, le corde della chitarra di George Harrison in“My sweet Lord” , uscire dall’altoparlante dell’attrazione.
I really wanna see you…I really wanna Know you, But it takes so long, my Lord…
La ruota girava, accompagnata lentamente dal refrain del pezzo.Era tornata, e c’erano persone sulle navicelle.Altre persone erano radunate alla base, forse i familiari ed amici di chi stava compiendo il giro panoramico.Questa volta ho afferrato immediatamente la macchina fotografica, e ho cominciato a scattare istantanee una dietro l’altra, spostandomi sul lato destro del sedile anteriore del Westfalia, per evitare che l’obbiettivo incocciasse la crepa del parabrezza.Quando sono stato sicuro di averne scattate abbastanza, mi sono spostato nuovamente sul lato guida e ho mormorato qualche parola. Non ricordo quali.So soltanto che con me, sul Westfalia, c’erano due persone.
Sono sceso, confuso e intontito ma presente, la macchina fotografica nella mano destra, unico appiglio alla realtà, e l’aria di mare mi ha improvvisamente investito.Il tempo sembrava essersi messo al brutto improvvisamente e sul fondo dell’orizzonte il blu stava diventando violaceo.Non so perché, ma sapevo quello che avrei visto, spostando lo sguardo sulla mia destra.La ruota non c’era più.
Il luogo sembrava essere profondamente trasformato.Ho fatto due passi avanti, distaccandomi dal Westfalia, cercando di eliminare il senso di capogiro.Le cabine sulla destra erano ormai montate e non c’era più traccia dell’omone grasso che le stava montando.La sabbia della spiaggia dove avevo visto la giostra era modellata soltanto dal vento del mare.Mi sono seduto su di un muretto e ho guardato il Westfalia, immobile, i vetri che riflettevano il mare.Per la prima volta mi è sembrato che i suoi fanali mi guardassero in maniera strana.Chi c’era dietro il parabrezza?Quando sono risalito a bordo, sul lato destro del sedile passeggero c’era un fazzoletto.Era stropicciato e ricamato in rosso, ma non aveva iniziali.- Sto diventando pazzo… - ho mormorato.
Il tempo si è confuso nuovamente.Avrei voluto fermarmi in una farmacia ed acquistare un antidolorifico, ma avevo la sensazione che non sarebbe servito assolutamente a nulla.Così come mi sarebbe piaciuto poter vedere immediatamente le foto scattate alla ruota panoramica.Ma sapete, io sono un nostalgico e non mi piegherei mai alla tecnologia digitale. Esistono ancora ditte che producono pellicole e sono quelle da cui acquisto il materiale.Lo sviluppo da solo naturalmente, ma in queste vicinanze costiere non credo esista più un solo laboratorio che possa farlo. Avrei dovuto aspettare di tornare a Torino per farlo.Sempre che l’avessi mai deciso.
Nello stesso pomeriggio, credo, perché il tempo era diventato frastagliato e sovrapposto, mi sono ritrovato nel paese dell‘entroterra.Ancora una volta con un buco mentale, ancora una volta senza la percezione di esserci arrivato.La testa che doleva un po’ di meno, forse abituatasi a queste stranezze.Non avevo la curiosità di chiedermi dove mi trovassi. Lo sapevo e basta.Ed ero solo. Non avevo ombre scure o presenze al mio fianco.La gente camminava lentamente verso lo spiazzo principale del paesotto, ottenuto sul limitare ghiaioso del declivio. C’era un ampio tendone bianco e azzurro verso il quale famiglie e coppie di fidanzati si stavano dirigendo, come se fosse quello di un circo.Uno di quelli che si fermavano due o tre giorni nei paesini.Mi sarebbe piaciuto guardare meglio, ma stavo cercando un posteggio per il WestfaliaUn bar poco distante aveva un juke-box nel dehor che faceva esplodere i bassi di una canzone che avevo già sentito il giorno della strana corsa, terminata nella terra di nessuno della strada montana malridotta.
Do you hear the sound of people shouting?If you knew the reason for the fighting…You would never understand.
Non ho fatto in tempo a farmi domande sulla stranezza.Non era lì che volevo andare. Per la prima volta ho avuto la sensazione che fosse il Westfalia a condurmi lungo una strada che lui voleva.Poi tutto si è fatto scuro, come se una nube inesorabile fosse spuntata dalla montagna.Ed è cominciato a piovere.
Ore?Potevano esserlo.Dopo un tempo che mi è sembrato inesorabile, mi sono ritrovato in strada, di fronte alla soffitta che la vecchia mi ha affittato.Pioveva ancora ed il tergicristallo fuori sincrono faceva fatica ad arginare il rovescio.Sono sceso e ho fatto qualche passo confuso nell’acqua verso l’abitazione.C’era qualcuno ad aspettarmi.Chissà da quanto.Gli abiti grondanti la pioggia che si riversava dai capelli.Quasi mi è sembrato che piangesse.Era Cobra.
- Dove sei stato? – mi ha aggredito.- Dove sei stato? Sono tre giorni che non rispondi al telefono…!Ho avuto l’impressione di ritornare alla realtà dopo una lunga vacanza.Mi sono dovuto far prendere per il bavero del giaccone perché il concetto entrasse in testa e potessi rispondere.- Che cosa dici…? Nessuno mi ha telefonato… - Lei dice di averti chiamato per due giorni, e io è da ieri che ci provo. Stavo per chiamare la polizia…- La polizia…? Ma che dici?L’acqua scendeva sulla sua barba e si incanalava sul mento, mentre mi fissava senza dire nulla.- Lei…? Dov’è? – ho chiesto improvvisamente allarmato. Come mai sei qui? Dove… dov’è lei?Il suo volto si è fatto duro.E a casa. C’è Rasta con lei… Ieri Jack ha cercato di ucciderla.
Che cosa sono gli strani eventi che si verificano sul Westfalia e che coinvolgono il protagonista? Chi sono le ombre che popolano i viaggi onirici spettrali? Quale è stata la storia del furgone? Perchè una crepa continua ad aprirsi sul parabrezza anteriore? Quale sarà la sorte della Fuggiasca? Che ruolo ha Cobra? E soprattutto è veramente troppo tardi? Lo sapremo, qualora lo vogliate, venerdì prossimo, nella seconda puntata di Vestfalia - E'troppo tardi. Mauro Saglietti
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