Crudele fu il destino quel 15 ottobre '67, una Torino calcistica esaltata da una vittoria arrembante si trasformò tragicamente in una Torino cupa, disperata per la morte del suo "figlio adottivo", perito in Corso Re Umberto quando, mentre attraversava la strada, l'auto del futuro presidente del Toro Attilio Romero lo travolse. Gigi Meroni non c'era più, la farfalla granata era volata in Paradiso. Il destino, beffardo, volle che esattamente una settimana dopo quella tragica perdita, Torino e Juventus si affrontassero in quello che passò alla storia come il derby delle lacrime e della rabbia.
Juventus-Torino e il derby delle lacrime nel ricordo della Farfalla granata
INTRODUZIONE
—Era un Torino che stava risalendo la china dopo la depressione di fine anni '50 che portarono alla retrocessione in Serie B. I granata arrivavano da una manciata di stagioni di rifondazione e stavano cercando di ricostruire le fondamenta della squadra agli ordini di Nereo Rocco, allenatore del Toro per 4 stagioni dal 1963 al 1967, con cui conquistò uno straordinario 3° posto nella stagione 1964-1965 - il miglior piazzamento nel dopo Superga. Tuttavia, al di là di questo exploit, era un Toro che galleggiava a metà classifica dal 7° al 10° posto in campionato. Nella stagione 1967-1968, il Presidente granata Orfeo Pianelli decise di cambiare guida tecnica e affidò il Torino a Edmondo Fabbri, suo malgrado protagonista nei Mondiali del 1966 con la Nazionale Italiana di una spedizione fallimentare conclusa ai gironi e con il lancio di pomodori al ritorno in Italia. Nonostante questa esperienza, il patron granata crede in lui e gli affida le chiavi di una squadra che vanta calciatori del calibro di Fossati, Puia, Albrigi e Moschino, un attaccante francese dalle spalle larghe arrivato l'anno prima chiamato Combin e l'astro nascente Gigi Meroni, un 24enne nativo di Como e arrivato dal Genoa per 300 milioni di lire per volontà di Rocco, che vedeva in quel ventenne il futuro del calcio italiano e granata. La stagione del Torino di Fabbri cominciò male: una sconfitta 1-0 contro il Vicenza fece crollare l'umore granata dopo un precampionato da invincibili. Quella prima giornata si dimostrò tuttavia solo un abbaglio e il Toro si rimise subito in corsa con 4 risultati utili consecutivi (3 vittorie e un pareggio), l'ultimo dei quali fu un sonoro successo: 4-2 alla Samp con tripletta di Combin e Moschino. Dopo la gioia per la vittoria conquistata però, si passò al trauma e alla disperazione.
Dopo la partita vinta con la Sampdoria, Meroni non potè tornare subito nella sua abitazione in Corso Re Umberto perchè privo delle chiavi, così decise di passare la serata in compagni del suo compagno di squadra e amico Poletti al bar Zambon. I due riattraversarono Corso Re Umberto all'altezza del civico 46 e si fermarono in mezzo alla carreggiata in attesa di completare l'attraversamento, ma, vedendo arrivare una macchina di fronte a loro, fecero un passo indietro. In quell'esatto momento furono investiti da una Fiat 124 Coupé proveniente dalla direzione opposta: Poletti fu preso di striscio, ma Meroni non ebbe la stessa fortuna. La 124 gli travolse la gamba sinistra e lo sbalzò per aria, Meroni cadde a terra nella corsia opposta dove fu nuovamente travolto in pieno da una Lancia Appia. Immediato su il soccorso di un passante che lo portò di fretta e furia all'ospedale Mauriziano di Torino, ma quella corsa contro il tempo fu inutile. Alle 22:40, Luigi Meroni morì, lasciando prematuramente una compagna - Cristiana Uderstadt - e un popolo che grazie a lui stava tornando a respirare glorie del passato. Più di 20.000 persone parteciparono ai funerali di Meroni e il lutto scosse la città. Quella gente che poco meno di 20 anni prima pianse gli Invincibili del Grande Torino fu nuovamente travolta dalla disperazione per aver perso un ragazzo e un idolo per le nuove generazioni, con quel look british e quella spavalderia dei giovani dell'epoca che lui riusciva a replicare in campo grazie all'arte che disegnava con le sue giocate.
Una vera tragedia per la squadra e per i tifosi. Chi più di tutti pianse la scomparsa della farfalla granata furono infatti i suoi compagni, coloro che portarono in spalla il feretro e che avevano il compito di ricordarlo e onorarlo, anche sul campo. Sette giorni dopo quella tragica morte, in un clima surreale in cui il calcio era diventato l'ultimo delle priorità, la sorte decise che era l'ora del derby.
LA PARTITA
—L'ultimo derby vinto dal Torino risaliva a 3 anni prima, al 14 giugno 1964, un Toro-Juve di Coppa Italia vinto 2-0 firmato Hitchens e Peirò, ma per ritrovare una vittoria in campionato dobbiamo tornare indietro di un altro anno, al 3 marzo 1963, quando i granata si imposero 0-1 grazie al gol di Crippa. Negli 8 derby seguenti all'ultimo successo granata, i bianconeri si imposero 4 volte e 4 volte pareggiarono subendo in 8 incontri solo 2 gol. Quella Juventus, la Juve Operaia di Heriberto Herrera, era trascinata dal grande ex Gigi Simoni, e aveva lo scudetto cucito sul petto visto lo scudetto vinto nella stagione '66-'67.
La situazione era pressochè tragica: la settimana di preparazione al derby fu difficilissima da affrontare per i giocatori di Fabbri. Fossati, compagno di stanza di Meroni, raccontò che gli allenamenti furono pochissimi - i preparativi per i funerali del compagno appena scomparso erano diventati primari - e condizionati da un ritmo molle, in surplus, ma allo stesso tempo di rabbia. Fabbri e Pianelli nella settimana di avvicinamento alla sfida avevano provato a rasserenare l'ambiente. I giorni però passano, tra lacrime e dolore, e il giorno del derby arrivò. Il presidente Pianelli, scese negli spogliatoi dopo il riscaldamento e fece un ultimo discorso alla squadra. Toccò l'orgoglio, toccò l'animo e il cuore di quegli uomini, disse loro di provare a tirare fuori quel qualcosa in più per Gigi, di arrivare là dove solo Meroni avrebbe potuto trascinarli.
In quel derby, prima della partita, nel silenzio di entrambe le tifoserie un elicottero inondò il campo di fiori, che furono poi raccolti sulla fascia destra, quella sulla quale danzava Meroni. E fin dal calcio d'inizio, si capì che quella partita era destinata a finire in un solo modo. "Quella rabbia, ad una settimana dal fatto, non c'era ancora passata - raccontò il numero 1 granata Lido Vieri - non ce ne sarebbe stato per nessuno". Infatti, passarono solo 3 giri d'orologio, e Combin, di rabbia, mise a segno l'1-0 con un calcio di punizione di potenza che trafisse Colombo. 4 minuti più tardi Combin ricevette nuovamente palla a centrocampo, strappò palla al piede e dai 30 metri si inventò un eurogol che si spense nell'angolino alto opposto. Quella rabbia che fu trasformata in aggressività agonistica rese il Toro assoluto padrone del campo e dominatore del gioco. Avanti 2-0 dopo soli 7 minuti, la Juventus non fu mai davvero in partita e, al 60', subì il 3-0: Combin scappa sul filo del fuorigioco e da posizione angolatissima, batte per la terza volta personale Colombo facendo esultare nuovamente il Comunale. La "festa" era già cominciata anche se mancava ancora qualcuno all'appuntamento. Non servì aspettare molto, perchè 7 minuti più tardi, il numero 7 granata, quella maglia che 7 giorni prima vestì la farfalla granata, fece gol: ad indossarla e ad onorarla fu Carelli che, con la stessa rapidità della farfalla granata, si immolò sulla fascia destra e con un destro di tensione e nervi siglò il 4-0 del Torino.
Quel derby fu il trionfo che tutti però tutti non avrebbero voluto. Fossati raccontò successivamente che di quella rabbia maturata per la morte del loro amico ne avrebbero fatto volentieri a meno e che avrebbero preferito perdere il derby 4-0 e avere ancora in vita Meroni. Al triplice fischio il pubblico scoppiò in lacrime, i giocatori altrettanto, intonarono un timido "urrà" in ricordo di Gigi, ma la gioia di quella vittoria fu per tutti una magra soddisfazione a confronto della perdita del calciatore, dell'uomo e dell'idolo Meroni, la farfalla granata.
IL TABELLINO
—JUVENTUS - TORINO 0-4 (0-2)
Juventus: Colombo, Gori, Leoncini, Bercellino, Sarti, Salvadore, Simoni, Del Sol, Zigoni, Sacco, Menichelli. A disposizione Fioravanti. All.: Heriberto Herrera.
Torino: Vieri, Poletti, Fossati, Puia, Trebbi, Agroppi, Carelli, Ferrini, Combin, Moschino, Facchin. A disposizione Sattolo. All.: Fabbri.
Arbitro: Francescon di Padova.
Reti: Combin 3', 7', 60', Carelli 67'
Spettatori: 56.204
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