Sembra passato un secolo da quel 19 giugno 1993, data dell’ultimo trofeo conquistato dal Torino. Erano altri tempi, erano altri giocatori, ma erano soprattutto altri uomini sicuramente figli di quegli anni in cui l’Italia del pallone dominava in Europa, il nostro Paese era visto come l’Eden del calcio, e in Serie A approdavano campioni del calibro di Maradona, Ronaldo il Fenomeno, Matthaus, Gullit, Rui Costa, Savicevic, Batistuta e chi più ne ha più ne metta. Quel Torino era guidato dall’eterno Emiliano Mondonico, e in quel giorno di giugno inoltrato il Toro toccò per l’ultima volta le vette d’Italia, regalando una gioia ai fedeli granata dopo che quei pali brutali di Amsterdam, appena un anno prima, gli avevano negato la gioia della Coppa Uefa.
Roma-Torino, 31 anni fa la sconfitta più dolce che sia mai esistita
INTRODUZIONE
—29 aprile 1992. Una data rimasta amaramente impressa nelle menti del popolo granata, una data con cui purtroppo coincide l'inizio del periodo di depressione del Toro. Quella partita in terra olandese che avrebbe potuto portare la squadra di Mondonico nell'Olimpo d'Europa segnò invece la fine di un'epoca molto florida e ricca di soddisfazioni. Nel giugno di quell'anno, un Toro disperato e ancora traumatizzato dal quel 0-0 shock contro l'Ajax che portò alla storica protesta della sedia di Mondonico, la disastrosa situazione economica societaria costringe il Presidente Borsano a smantellare quella squadra di stelle guidata da Gigi Lentini, Martin Vazquez, Benedetti, Roberto Cravero e tanti altri, svenduti per risanare le casse del club.
Un mercato dunque parecchio condizionato da questa condizione d'emergenza: arrivano gli uruguagi Carlos Alberto, detto Pato, Aguilera, il centravanti romano Andrea Silenzi arrivato dal Napoli e il centrocampista tuttofare Daniele Fortunato dal Bari. Il preludio della stagione 1992-1993 non sembra essere dei migliori, ma i mormorii della piazza vengono scacciati con l'inizio del campionato: il Torino infatti volava in campionato, ferma il Milan di Capello e alla nona giornata era ancora imbattuto, l'unica turbolenza fu l'eliminazione al secondo turno di Coppa Uefa contro la Dinamo Mosca nel novembre 1992. Tutto cambiò dal derby perso 1-2 per l'autogol di Venturin al 91': da quella sconfitta i granata faticarono a rimanere attaccati al primo posto, riuscendo comunque a mantenere il secondo posto fino a Natale. Con l'inizio del 1993 il Toro conquistò solo 2 punti nelle prime 4 partite, arrivando ai quarti di Coppa Italia contro la Lazio vivendo un clima che più teso non poteva essere - i rumors di una vendita della squadra intanto continuavano in secondo piano e sui giornali. Nella gara d'andata i granata riescono a strappare un buon pareggio 2-2 di fronte ad avversari del calibro di Gascoigne, Signori e Neri (quest'ultimi autori del momentaneo 2-0) e l'ex Cravero, la cui fascia di capitano passò sul braccio di Fusi che, dopo aver procurato il rigore segnato da Signori, segna il gol del 2-1 prima dell'intervallo che carica un Toro che nel finale pareggia con Scifo. Nella settimana di mezzo tra l'andata e il ritorno però, Borsano riuscì a vendere il Torino per 12 miliardi di lire a Roberto Goveani, un notaio di 35 anni la cui presidenza durò solo un anno. Nel match di ritorno, in un Delle Alpi nebuloso davanti a solo 13'655 persone, grazie al rigore parato da Marchegiani il Torino chiude il primo tempo 1-0, Casagrande e Sordo allungano 3-0 nella ripresa, ma soffre terribilmente nel finale: Signori e Winter siglano un-due che tramortisce il Toro che riesce a salvarsi nel finale. La semifinale si gioca contro la Juventus.
La partita di andata si gioca il 9 marzo, giorno del compleanno di Mondonico, è un Toro orgoglioso e a tratti dominante, ma anche sfortunato: Sergio regala un rigore alla Juve che Baggio trasforma, poi Mondo butta nella mischia Paolino Poggi che in poco più di un quarto d'ora raccoglie la torre di Casagrande e al volo mette in rete l'1-1. Punteggio che resiste anche grazie ai salvataggi di Torricelli da una parte e Marchegiani dall'altra. "Pari e patta. Tutto rinviato al 31 marzo" si legge su La Stampa del giorno seguente. In un Delle Alpi ancora più pieno rispetto all'andata, i bianconeri vanno in vantaggio con un autogol rocambolesco di Marchegiani, sfortunato nella deviazione di schiena nella sua porta che chiude i primi 45 minuti. Mondo sceglie ancora la carta Poggi che, ancora una volta, punisce la Juventus. Ritmi serratissimi, l'1-1 significa supplementari, ma nessuna delle due volle finirci: Ravanelli illude i suoi riportando avanti la Juve, ma neanche il tempo di esultare che il Toro si rituffa in attacco: Poggi restituisce la sponda a Casagrande che accudisce la sfera in un fazzoletto e con un tocco serve l'inserimento di Aguilera che davanti a Peruzzi non sbaglia. Il 2-2 regala la finale al Torino che in finale trovò la Roma di Boskov.
Il periodo di avvicinamento alla finale contro la Roma fu tuttavia molto turbolento: dopo la gioia della semifinale, il Torino crollò nel finale di campionato e vinse solo una delle ultime 9 partite di campionato - proprio contro la Roma per 4-5 - e fu oggetto di contestazione da parte dei tifosi dopo uno 0-5 contro il Cagliari. La finale di Coppa Italia, giocata tradizionalmente dopo la fine del campionato, arrivò il 12 giugno con la gara d'andata in casa Torino: granata col solito 3-4-1-2, Marchegiani, Bruno, Fusi e Annoni in difesa, Mussi, Fortunato, Sordo e Venturin in mediana con Scifo alle spalle di Aguilera e Silenzi. Giallorossi senza Caniggia, squalificato per doping, e i primi due portieri, entrambi squalificati: in porta giocò Fimiani, il portiere della Primavera che, in quella sua malaugurata apparizione, raccolse dal fondo della rete tre palloni contro gli zero di Marchegiani. Silenzi, Cois e Fortunato firmarono il 3-0, due degli innesti di quel mercato estivo del Torino fecero esplodere di gioia il Delle Alpi e Mondonico che, al posto della sedia dell'anno prima, alzò al cielo i pugni per esultare. "È il 3-0 che dovrebbe bastare. Ultimo brivido quando un petardo centrava Fortunato al petto, ma senza conseguenze." chiosava La Stampa del 13 giugno 1993. Tutto rimandato a Roma, 19 giugno 1993.
LA PARTITA
—Il Torino era a 90 minuti dalla vittoria della Coppa Italia. L'ultima la vinse nel 1971 dopo la lotteria dei rigori nello spareggio contro il Milan di Rivera. Una Roma infuriata e pronta a tendere la trappola più beffarda ai granata, accolse il Toro in un clima infuocato: più di 60mila persone crearono un'aurea particolare. Si sa, la passione romanista è forte, ma in quella particolare occasione tra i giallorossi regnava una particolare sicurezza. Protagonista assoluto del match non fu un giocatore, bensì l'arbitro Sguizzato all'ultimo arbitraggio in carriera. Solo lui vide il contatto fallo di Cois su Carnevale che valse il rigore per i giallorossi: Giannini dagli 11 metri non sbaglia. È 1-0 Roma. Ma i granata non si fanno prendere dal panico e puniscono l'atteggiamento ultra offensivo della squadra di Boskov per segnare l'1-1 con il romano Silenzi: Scifo semina il panico sulla trequarti e imbuca per l'attaccante ex Napoli, controllo a seguire per prepararsi al diagonale vincente che bacia il palo e gonfia la rete. Per vincere la Coppa alla Roma servirebbero 4 gol. Sembra fatta.
Nel secondo tempo però accade di tutto. Un giovanissimo Mihajlovic si conquista e batte un corner sulla testa di di Rizzitelli che di testa fa 2-1. Tre giri d'orologio e i gol romani diventano 3: Mussi commette fallo nella sua aerea e Giannini, per la seconda volta a tu per tu con Marchegiani non sbaglia spiazzando il numero 1 granata. Ma non è Toro vero senza sofferenza: al 53' infatti, Silenzi toglie le castagne dal fuoco per il Torino, il pennellone, come lo chiamavano al tempo per le sue lunghe leve, segna di testa sulla sponda di Fortunato. È 3-2 con 3 gol segnati in 6 minuti, ma lo spettacolo non finisce di certo qua. Carnevale crolla nuovamente in aerea: Giannini riceve un altro regalo da Sguizzato e segna la tripletta, la prima della della sua carriera, su rigore portando il risultato sul 4-2 al 55'. Passano 10 minuti di tregua prima che, sull'ennesimo fallo dubbio fischiato dal fischietto veneto, Sinisa Mihajlovic firmasse una perla di rara bellezza da un calcio di punizione dai 30 metri che lasciò impietrito Marchegiani. Mancava ancora mezz'ora. Marchegiani, capitan Fusi, Cois, Bruno e tutta la compagnia granata si compatta davanti alla sua porta a protezione di una sconfitta importantissima che premierebbe quella squadra maledetta che, forse più di ogni altra squadra, è caduta e si è rialzata, trascinata da quel Vecchio Cuore Granata, quello spirito che solo quella maglia può donare. E così, dopo 96 minuti di agonia, in un'arena che sembrava essersi teletrasportata dall'epoca degli antichi romani, il Torino vinse la Coppa Italia, Mondonico trovò sollievo in quella storica sconfitta, la più dolce della storia granata.
"Quel Toro era troppo più forte di tutto e di tutti - pronunciò Mondo - neanche tre rigori ci hanno potuto sottomettere" ricordò postumo lo storico allenatore del Torino, che nel convulso post partita, tra la gioia granata e l'amarezza giallorossa, ha rimediato anche una microfrattura alla mano come "ricordo di una bellissima serata. Il più alto momento della mia carriera al Torino. Purtroppo poi sono cominciati gli anni difficili, questa fu l'ultima felicità che abbiamo potuto dare e avere" concluse Mondonico.
IL TABELLINO DI ROMA-TORINO
—ROMA - TORINO 5-2 (1-1)
Roma: Fimiani, Garzya, Piacentini (al 93' Salsano), Bonacina (al 90' Muzzi), Benedetti, Comi, Mihajlovic, Häßler, Carnevale, Giannini, Rizzitelli. A disposizione: Di Maggio, Petruzzi, Bernardini. Allenatore: Boskov.
Torino: Marchegiani, Bruno, Mussi, Fortunato, Cois, Fusi, Sordo (al 90' Falcone), Venturin, Aguilera (al 77' Casagrande), Scifo, Silenzi. A disposizione: Di Fusco, Zago, Poggi. Allenatore: Mondonico.
Arbitro: Sguizzato di Verona.
Reti: Giannini 22' rig., 50' rig., 55' rig (R), Silenzi 45', 53' (T), Rizzitelli 47' (R), Mihajlovic 65' (R).
Spettatori: 63.646
Ammoniti: Giannini, Sordo, Benedetti, Carnevale, Silenzi e Bonacina.
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