Ci sono partite che restano indelebili nelle memorie dei tifosi. Ci sono attimi che diventano iconici, diventano simbolo di un credo e di una fede, la fede granata. 41 anni fa, in una domenica di fine marzo 1983, il Torino di Bersellini regalò una gioia che ancora a decenni di distanza rimbomba nei vecchi cuori granata: quello fu il derby di Dossena, Bonesso e Torrisi, fu il derby in cui un Toro di metà classifica piegò in tre minuti la corazzata bianconera composta da niente meno che Platini, Scirea, Zoff, Paolo Rossi, Bettega e soci.
Torino-Juventus 3-2 e il derby dei tre minuti che fa esplodere la Maratona
INTRODUZIONE
—Il decennio degli anni Ottanta era cominciato con grande amarezza: dopo gli anni straordinari dei Gemelli del gol Graziani e Pulici con Radice in panchina, a cavallo fra gli anni '70 e '80 il Toro si era smarrito dando vita a campionati anonimi da metà classifica e a Coppe Italia amare, perse all'ultimo atto. Nelle ultime due stagioni degli anni Settanta il Toro collezionò un quarto e un quinto posto, diverse cessioni illustri come quelle di Castellini, Mozzini, Santin e l'addio di Radice, e una finale di Coppa Italia persa ai rigori contro la Roma. Il Toro potrebbe prendersi la sua rivincita nella stagione successiva, la stagione 1980/1981, ma i rigori furono ancora una volta fatali ai granata, che si arresero nuovamente ai giallorossi. La stagione '81-'82 fu invece un crocevia fondamentale per la storia del Torino: dopo le ultime delusioni Pecci, Patrizio Sala e Graziani fecero le valige e lasciarono Torino cercando gloria nelle piazze di Fiorentina, Sampdoria e Fiorentina. In quella stagione la squadra venne affidata a Giacomini, che attinse a pieno dal vivaio del Toro: i granata arrivarono a schierare anche 10 giocatori provenienti dalla Primavera e, alla fine, per il Toro ci fu il nono posto ed una nuova finale di Coppa Italia, ancora una volta persa contro l’Inter di Bersellini che vinse il doppio confronto grazie alla vittoria di misura a San Siro, mentre bastò l'1-1 al Comunale per vincere la Coppa. La sconfitta di San Siro coincise anche con l'ultima partita in granata di Paolino Pulici che, dopo 134 gol con la maglia granata, lasciò Torino dopo alcune frizioni con l'allora Direttore Generale granata, Luciano Moggi, che dopo il passaggio di proprietà da Pianelli a Sergio Rossi non digerì il fatto che, per stessa ammissione di Pulici in una intervista a Il Giornale, il suo cartellino gli fosse stato ceduto a titolo gratuito da Pianelli stesso in concomitanza con la vendita della società. Anche Pulici quindi partì.
Nella stagione 1982-83, Salvadori e Zaccarelli, diventato anche capitano, furono gli ultimi superstiti dell'ultimo scudetto del Torino vinto contro il Cesena nel 1976. Il nuovo presidente del Torino però si presentò con dei doni per la piazza e portò a Torino Selvaggi, Hernandez, Galbiati, Borghi, Corradini, Torrisi ed Eugenio Bersellini, ex allenatore dell'Inter che appena qualche mese prima aveva alzato la Coppa Italia in faccia al Toro. Con questa ricca campagna acquisti, nonostante il doloroso addio a titolo gratuito di Puliciclone, tornò l'entusiasmo fra i tifosi granata e anche gli abbonamenti al Comunale ne giovarono. Il Torino infatti partì a cannone e, fra Coppa Italia e Campionato, conquistò ben 14 risultati utili consecutivi, ma la striscia verde si interruppe alla decima giornata di campionato: il Toro, ospite dei cugini della Juventus di Trapattoni, fu sconfitto per 1-0. "Ha fatto tutto, a quasi, la Juventus per togliere al Torino l'imbattibilità. Il primo tempo bianconero giocato su alti ritmi, con grande concentrazione difensiva (Brio e Gentile implacabili su Borghi e Selvaggi) e varietà di manovre offensive attorno a Rossi che teneva sulla corda Danova, ottime giocate di Bettega e forte spinta di Boniek, ha messo alle corde i granata che hanno corso grossi rischi e subito il gol (di Platini, al 35') che ha deciso il match" recita l'apertura dell'articolo de La Stampa del 22 novembre 1983. Quella sconfitta minò le certezze della squadra di Bersellini che perse 1-0 le successive due uscite contro Cesena e Hellas Verona e poi nuovamente contro l'Avellino alla 16a giornata, la prima di un girone di ritorno composta da tante ombre e poche luci, una però talmente brillante che splende ancora oggi.
Nonostante quella sconfitta alla prima di ritorno in Campania, il cammino di marcia dei granata non fu totalmente da buttar via: nelle successive partite prima del derby, il Torino collezionò 4 vittorie, 3 pareggi e una sconfitta, di nuovo in Campania contro il Napoli. Ecco dunque in primavera, puntualissimo, il ritorno di campionato contro i cugini bianconeri: il Torino arrivò all'appuntamento col derby con un'esaltante vittoria fra le proprie mura contro la Fiorentina con reti di Beruatto e Borghi, ed era pronta a prendersi la rivincita sulla Juve.
LA PARTITA
—Quella Juventus era a dir poco stellare: il blocco italiano composto da Dino Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi, che nell'estate appena passata avevano alzato al cielo di Madrid la Coppa del Mondo al Mondiale di Spagna '82, i veterani Scirea e Bettega, e come se non bastasse, nella sessione di mercato appena trascorsa erano arrivati sotto la Mole le due stelle Michelle Platini e il polacco Boniek, che formarono insieme a Pablito Rossi un tridente capace di mettere i brividi a tutta Europa. Quella Juve di stelle però, all'andata non passò una domenica tranquilla: i granata guidati da Zaccarelli avevano venduto cara la pelle ed erano caduti solo per una magia di Platini a metà primo tempo resistendo poi alle insidie bianconere nella ripresa mettendo allo stesso tempo i brividi a Zoff e compagni con gli affondi di Torrisi e Bertoneri.
Il Torino voleva vendicarsi, voleva punire i cugini e dare una gioia ai suoi tifosi: un anno addietro, il 7 marzo 1982, la Juventus rimontò il doppio vantaggio granata firmato Bonesso-Dossena dei primi 25 minuti con un poker che rimise in discussione la salvezza granata. Un anno e 20 giorni dopo quella cocente sconfitta, in quasi 60mila occorsero al Comunale per spingere e caricare il Toro verso un'impresa che sembrava utopia. Bersellini non risparmiò nessuno, in campo l'11 titolare composto da Terraneo in porta, Van De Korput terzino destro, Beruatto a sinistra, Danova e Galbiati centrali di difesa, centrocampo composto da Zaccarelli, Dossena, Torrisi e Hernandez mentre in attacco, a Selvaggi e Borghi toccò l'arduo compito di impegnare la difesa bianconera composta da Gentile, Cabrini, Scirea e Brio. Il Toro, organizzato e attento, palleggia bene col pallone fra i piedi ma per il primo quarto d'ora non riesce a rendersi pericoloso dalle parti di Zoff, mentre al contrario, il Torino riesce a tirarsi la zappa sui piedi da solo con Van De Korput che al 15' anzichè liberare l'area su un attacco della Juve con un retropassaggio sbagliato mette in porta Paolo Rossi - a cui prima era stato giustamente annullato un gol per fuorigioco - che con un tocco da vero rapace d'area di rigore punisce Terraneo facendogli infilare la palla fra le gambe. Il Toro subisce il colpo, ma c'è un granata in campo che prova a dare una scossa ai suoi con le sue sgroppate palla al piede: è Giuseppe Dossena, che nella seconda metà di tempo consegna a Borghi un pallone splendido che però l'attaccante sciupa calciando alle stelle.
Dopo 45 minuti di calcio a ritmi forsennati, le due squadre vanno a riposo negli spogliatoi sul risultato di 0-1 per la Juve, che in precedenza aveva protestato per un fallo su Bonini sull'uscio dell'area di rigore che però viene giudicato fuori area dall'arbitro Lo Bello. "Il secondo tempo partiva con la Juve sull'uno a zero, ma con un Torino per nulla rassegnato. Venivano fuori le qualità nate dalla collaborazione fra il tecnico e i giocatori, compresa la pazienza, che ha le radici nella convinzione delle proprie qualità, nella certezza che il lavoro deve "pagare". I granata si rovesciavano in avanti, avevano momenti di buona pressione ma ovviamente concedevano larghi spazi agli avversari - tratto da La Stampa del 28 marzo 1983." Spazi, anzi praterie che la Juventus si prende con Boniek: al 20' della ripresa il polacco semina tutti gli avversari punendo una retroguardia granata sbilanciata in attacco e arriva sul fondo, su di lui arriva come ultimo uomo Zaccarelli che sul tentativo di fermare l'avversario lo atterra concedendo alla Juventus il rigore del possibile 0-2. La sfera arriva nelle mani di Platini, più nervoso del solito e poco incisivo, forse anche stanco dalle fatiche di Coppa dei Campioni in cui la Juve pochi giorni prima aveva abbattuto i campioni uscenti dell'Aston Villa. Il numero 10 bianconero dunque sul dischetto contro il numero 1 granata, Terraneo, già provvidenziale nella prima ora di gioco per salvare laddove possibile il Toro: Platini parte, apre il piatto, Terraneo si tuffa alla sua sinistra e intuisce il tiro e para il calcio di rigore del francese, ma non trattiene il tiro concedendo a Platini l'occasione di raddoppiare sulla respinta, una chance che il 10 non spreca due volte portando la Juventus sul 2-0. Sembra il colpo da KO.
La Maratona, che prima echeggiava canti e cori per i granata, si ammutolisce per un attimo. La batosta servita dal francese sembra aver spento l'entusiasmo del Toro. Ma non è così. Il sergente di ferro Bersellini non ammetteva la resa e i suoi uomini in campo, il Toro, per niente matato ripartì fortissimo come aveva fatto per tutto il secondo tempo e, dopo appena 6 minuti, trovo la rete della speranza con l'uomo più attivo, l'uomo in più che stava facendo venire il mal di testa ai Campioni del Mondo: 71' sul cronometro, un Torino a trazione anteriore prova il tutto per tutto e da un pressing alto con conseguente conquista della sfera, Galbiati, il libero di Bersellini, disegna dalla destra un traversone perfetto per la testa di Dossena che incorna perfettamente battendo Zoff.
La Maratona esplode. Crede nella rimonta e, da vero Dodicesimo uomo in campo, spinge il Torino che, dopo appena un minuto trova il miracoloso 2-2: il Toro recupera il pallone e sviluppa l'azione sula sinistra, sovrapposizione alta di Beruatto che, a testa alta, disegna un cross splendido sulla testa di Bonesso - entrato nell'intervallo per Borghi - che anticipa tutti con un tagli sul primo palo, spizza la sfera battendo ancora una volta Zoff. Il Comunale impazzisce. Un uomo granata, Selvaggi forse, raccoglie la sfera dal fondo della rete per riportarla a centrocampo e riprendere il gioco, quasi come a dire: "Adesso si riparte e completiamo l'opera". Et voilà, usando delle parole care a Platini. La partita riparte, il Toro riparte e per la Juve non c'è scampo: la condizione psicofisica della squadra di Bersellini è straripante, la Juve è ormai schiacciata nella sua area di rigore e al 74' non può per raccogliere per la terza volta la palla dal fondo della sua rete. Ennesima occasione per il Toro con Zaccarelli che dalla trequarti apre il gioco per la sovrapposizione di Van de Korput, l'olandese controlla il pallone e dal fondo mette un traversone a mezza altezza sul dischetto dell'area di rigore. In Spagna lo chiamano "pase de la muerte": quel passaggio all'indietro con tutta difesa schiacciata sulla linea di porta per un compagno che a quel punto è rimasto tutto solo. Van de Korput lo esegue alla perfezione con passaggio chirurgico sul piede di Fortunato Torrisi che si inventa una perla di rara bellezza girando in mezza rovesciata il pallone del 3-2 che completa la rimonta miracolosa del Torino. Un gol magnifico sul quale Zoff e la Juventus si arresero: i bianconeri persero partita e scudetto quella domenica al Comunale in casa dei cugini.
La vendetta è un piatto che va servito freddo. Solo coloro che hanno pazienza riescono a punire al momento giusto. Quella pazienza, virtù dei forti che il sergente di ferro Bersellini ha sempre predicato nel suo calcio e che, seppur non abbia portato i risultati sperati in granata, insieme a Dossena, Bonesso e Torrisi sarà sempre protagonista di quel derby miracoloso che mandò in estasi la Maratona e tutto il Comunale.
IL TABELLINO
—TORINO - JUVENTUS 3-2 (0-1)
Torino: Terraneo, Van De Korput, Beruatto, Zaccarelli, Danova, Galbiati, Torrisi (al 78' Corradini), Dossena, Selvaggi, Hernandez, Borghi (al 59' Bonesso). A disposizione: Longo, Rossi E., Bertoneri. All.: Bersellini.
Juventus: Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. A disposizione: Bodini, Storgato, Furino, Marocchino. All.: Trapattoni.
Arbitro: Lo Bello di Siracusa.
Reti: Rossi 15' (J), Platini 65' (J), Dossena 71' (T), Bonesso 72' (T), Torrisi 74' (T).
Spettatori: 59.049
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