Tra inizio novembre e metà gennaio il Torino di Paolo Vanoli ha subito una bella sterzata. Lontani parenti i granata del derby d'andata e i granata del derby di ritorno. Il Torino di ieri sera, sabato 11 gennaio, ha sfornato una prestazione caparbia e ha abbondantamente meritato il pareggio contro la Juventus di Thiago Motta. All'andata fu invece un Torino impalpabile, tra l'altro contro una Juventus tutt'altro che irresistibile. Negli spogliatoi dell'Allianz Stadium Vanoli urlò "così si rischia la Serie B". Da quel momento è iniziata una lenta e complicata analisi dei diversi problemi tecnici, tattici e organizzativi della squadra e nelle ultime settimane si stanno vedendo dei passi in avanti significativi. Aver abbandonato la difesa a tre è già una vittoria perché le risorse attualmente a disposizione permettono al Torino di essere decisamente più performante con una retroguardia a quattro. La crescita fisica di Maripan ha permesso ai granata di completare la propria metamorfosi e nelle ultime tre partite si sono notati dei sostanziali miglioramenti. Inoltre, la mediana a due sta decisamente esaltando Ricci che anche nel derby è stato uno dei più performanti. Resta per il problema un problema atavico: la difficoltà di costruire occasioni da rete; anche ieri i granata hanno calciato troppo poco verso la porta di Di Gregorio.
Il tema
Vanoli ha cambiato il Toro rispetto al derby d’andata. Ma i cambi non convincono
Il merito di aver raddrizato la barca: un Toro molto differente dal derby d'andata
—Vanoli ha quindi raddrizzato la barca. Nella tempesta, sia societaria sia sportiva, il rischio di naufragio per un allenatore esordiente in Serie A all'età di 52 anni era altissimo e invece Vanoli ha dimostrato di essersi guadagnato il massimo campionato con impegno, fatica, studio, dedizione, idee differenziate di gioco. Nelle difficoltà ha fatto tesoro della sua lunga gavetta per traghettare il Torino fuori dalla tempesta. Considerata la classifica, il cammino è ancora lunghissimo perché la salvezza è tutt'altro che scontata (soltanto 4 punti di margine sul Cagliari), però quanto meno c'è un'idea chiara per come raggiungerla. Molto dipenderà anche dall'aiuto che darà la società nel corso del mercato di riparazione perché sono ormai oggettivi i limiti qualitativi del Torino. Detto questo va applaudito il miglioramento del Torino dal derby d'andata a quello di ritorno. Lo stesso non si può dire della Juventus, squadra che appare incapace di incutere timore. I bianconeri hanno provato un forcing a metà secondo tempo, però non hanno mai dato l'idea di essere una squadra in grado di schiacciare il Torino. Certamente dal derby esce con molti più punti interrogativi Motta piuttosto che Vanoli (tra l'altro entrambi sono stati espulsi nella ripresa al termine di un duello rusticano davanti alle rispettive panchine).
Karamoh, Njie e Sanabria: i cambi di Vanoli non convincono
—Tuttavia, alcune mosse di Vanoli non hanno convinto sino in fondo. Ad esempio, Karamoh è uscito troppo presto. Il francese ex Parma e Inter era, insieme a Ricci e Vlasic, il più brillante del Torino, l'unico in grado di puntare l'uomo e di saltarlo. Toglierlo così presto è apparso forzato, soprattutto perché è stato inserito un giocatore come Pedersen che sulla trequarti non può garantirti un minimo di qualità nella spinta, nel dribbling e nel cross. L'uscita di Karamoh è stata troppo conservativa anche perché è avvenuto al 63', quindi quando si era ancora ben lontani dal traguardo finale. Nemmeno le successive mosse di Vanoli sono andate nella direzione di vincere il derby. Ha posticipato fino al recupero del secondo tempo gli ingressi di Njie e Sanabria. Ha tenuto ben tre cambi su cinque per gli ultimissimi minuti della gara. Se si voleva abbozzare un tentativo di vittoria, si doveva pensare all'inserimento di un Njie o di un Sanabria un po' prima.
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